Opzione donna, requisiti ed esempi: ecco di quanto si anticipa la pensione

Anche nel 2022 si potrà andare in pensione anticipata con l’opzione donna: le lavoratrici del sistema contributivo misto lasceranno il lavoro a 58 anni se dipendenti e a 59 anni se autonome. Per beneficiare della misura previdenziale sono necessari anche 35 anni di contributi. Ma come vanno calcolati e quali sono le date di scadenza della misura? Ecco una guida per comprendere meglio come funziona il trattamento di pensione anticipata e alcuni esempi.

Opzione donna 2022: come funziona la misura di pensione anticipata?

La proroga della pensione con opzione donna è arrivata anche quest’anno con la legge di Bilancio 2022. La misura consente alle lavoratrici dipendenti di andare in pensione anticipata a 58 anni di età e alle lavoratrici autonome di uscire a 59 anni. Entrambi i requisiti anagrafici, aggiornati di anno in anno, devono essere stati maturati entro il 31 dicembre 2021. Dati i 35 anni di versamenti contributi richiesti, l’opzione donna interessa le lavoratrici che rientrano nel sistema contributivo misto, ovvero che abbiano degli anni di versamenti già prima del 1996. In caso di mancata adesione all’opzione donna, dunque, la pensione verrebbe calcolata con il metodo misto, che comprende quote di versamenti in regime retributivo.

Opzione donna, quanto si risparmia rispetto alla pensione anticipata e alla pensione di vecchiaia?

La proroga dell’opzione donna ha ridotto sensibilmente le tempistiche per andare in pensione. Ciò rispetto ai requisiti richiesti dalla riforma Fornero (legge numero 214 del 2011) rispetto alla pensione di vecchiaia e alla pensione anticipata. Infatti, rispetto alle due formule di pensionamento, si può calcolare che con l’opzione donna si risparmiano:

  • sei anni e dieci mesi rispetto alla pensione anticipata, prevista per le donne con 41 anni e dieci mesi di contributi (42 anni e dieci mesi per gli uomini);
  • nove anni (le lavoratrici dipendenti) oppure otto anni (le lavoratrici autonome) rispetto all’età prevista per la pensione di vecchiaia.

Opzione donna, quanto si perde di pensione rispetto a quella di vecchiaia?

L’aspetto che maggiormente frena le lavoratrici al ricorso alla pensione anticipata con opzione donna consiste nell’importo dell’assegno mensile. Infatti, quest’ultimo è calcolato in base ai requisiti versati durante la vita lavoratrice e, sicuramente, è più alto se calcolato con il metodo misto rispetto a quello contributivo. Nel sistema misto rientrano, peraltro, i contributi maturati nei periodi lavorativi antecedenti il 1996, rivalutati anno per anno fino a tutto il 1995. La scelta dell’opzione donna azzera questo vantaggio, calcolando i periodi lavorativi tutti con il metodo contributivo. Si calcola che, l’uscita con l’opzione donna, comporti una perdita dell’assegno mensile di pensione pari a circa il 30%.

Cosa considerare nella scelta di uscita con opzione donna ai fini della pensione?

Pertanto, nella scelta se uscire dal lavoro con l’opzione donna ai fini della pensione occorre considerare due aspetti contrapposti:

  • da un lato, lo svantaggio dell’accesso alla pensione con un importo mensile ridotto rispetto al metodo di calcolo misto, ancorché accentuato dal fatto che l’uscita anticipata comporta meno anni di lavoro e, dunque, di contributi versati. Inoltre, la minore età di uscita comporta un calcolo di pensione ancorato a un coefficiente di trasformazione più basso rispetto all’età necessaria per la pensione di vecchiaia o anche per la pensione anticipata;
  • dall’altro lato, la possibilità di poter anticipare di otto o nove anni l’uscita rispetto ai normali requisiti pensionistici fissati dalla legge di riforma Fornero. Anche in questo caso, però, bisogna considerare che la decorrenza della pensione sarà posticipata di dodici mesi per le lavoratrici dipendenti e di diciotto mesi per quelle autonome.

Pensione con opzione donna, come integrare i contributi con il riscatto della laurea?

Le lavoratrici che vogliano accedere alla pensione con opzione donna spesso si trovano nella situazione di non raggiungere i requisiti richiesti per pochi anni di contributi mancanti. In questa situazione si può beneficiare del riscatto della laurea che garantisce gli anni di versamenti occorrenti con il pagamento di un prezzo “light”. Ad esempio, una lavoratrice che ha raggiunto l’età necessaria per l’opzione donna di 58 o di 59 anni, ma ha 31 o 32 anni di contributi. In questo caso, il funzionamento del riscatto della laurea a costo ridotto segue determinate regole in quanto le lavoratrici dell’opzione donna rientrano nel meccanismo contributivo misto e il riscatto “light” è previsto per il solo metodo contributivo. Diventa necessaria, pertanto, una scelta.

Opzione donna, come recuperare anni di contributi con il riscatto della laurea?

Le lavoratrici che non hanno dunque tutti i 35 anni di contributi richiesti ai fini dell’opzione donna, potrebbero riscattare i periodi di studio universitario precedenti il 1996. Per beneficiare del metodo di di calcolo ridotto del riscatto della laurea, la domanda si può fare nello stesso momento della richiesta della pensione con opzione donna. In tal caso, le lavoratrici pagherebbero poco più di 5.200 euro per ogni anno di corso di laurea da riscattare. In tal caso, le donne interessate potrebbero seguire le regole della legge numero 26 del 2019.

Quali altri metodi andrebbero bene per il calcolo del riscatto della laurea nel caso dell’opzione donna?

In alternativa, il calcolo dell’onere del riscatto della laurea avverrebbe:

  • con il sistema della riserva matematica, basato sul numero dei contributi accreditato, sul sesso e sull’età al momento della richiesta del riscatto stesso. Di regola, il costo del riscatto è più alto con questo metodo;
  • riscatto a costo percentuale, mediante il quale i periodi sono valutabili con il sistema di calcolo contributivo. L’onere da pagare, per ogni anno di studi, è pari a una percentuale della media delle retribuzioni o dei redditi dei 12 mesi precedenti la domanda. La percentuale varia a seconda della gestione previdenziale alla quale la lavoratrice risulti iscritta. Ad esempio, per i lavoratori dipendenti è del 33%;
  • riscatto agevolato della laurea, mediante il pagamento di un onere del 33% della media delle retribuzioni o dei redditi dei dodici mesi precedenti la domanda. Tale riscatto va bene qualunque sia la gestione previdenziale di iscrizione.

Se si sceglie il metodo di calcolo contributivo, si può avere un ripensamento?

La scelta del metodo di calcolo contributivo, ad esempio per pagare un onere del riscatto della laurea più basso come previsto dal calcolo a percentuale o di quello agevolato del 2019, non ammette ripensamenti. Infatti, l’onere più basso spetta a chi sceglie di conteggiare gli anni di studio (precedenti al 1996) aderendo al sistema contributivo. E, dunque, rinunciando al sistema misto che comprende le quote del metodo retributivo, più vantaggiose ai fini dell’assegno di pensione. Secondo quanto chiarito dall’Inps con il messaggio numero 4560 del 21 dicembre scorso, le lavoratrici che scelgano l’opzione contributiva durante il rapporto di lavoro non hanno la possibilità di revocare tale scelta.

Opzione donna, si possono aggiungere i contributi maturati dopo il 2021?

I requisiti di età e di contributi devono essere raggiunti entro il 31 dicembre 2021 per le uscite del 2022. In tal senso, se il requisito anagrafico è stato raggiunto nel 2021 ma non quello contributivo, che maturerà ad esempio, nel corso del 2022, non è possibile procedere con la richiesta di pensione con opzione donna. Pertanto, oltre la data del 31 dicembre 2021 non è possibile l’accredito dei contributi successivi. Tuttavia, le lavoratrici interessate, in questa situazione, potrebbero far valere i nuovi contributi maturati nel 2022 per l’uscita nel 2023. Ciò nel caso in cui il governo dovesse confermare l’opzione donna anche per il prossimo anno.

Riscatto laurea, quando si può anticipare la pensione?

Il riscatto della laurea permette di anticipare la pensione trasformando gli anni di studio all’università in periodi di contributi. L’obiettivo è sia quello di anticipare l’età prevista per la pensione mediante l’aumento degli anni coperti da contributi, che incrementare l’importo del futuro trattamento pensionistico. L’Inps, recentemente, ha fornito ulteriori chiarimenti, soprattutto in merito alla possibilità di sostenere un costo più leggero per il riscatto della laurea, come previsto dal decreto legge numero 4 del 2019.

Riscatto laurea, cosa comprende per agevolare l’uscita per la pensione?

Con il riscatto della laurea, il contribuenti agevola l’uscita dal mondo del lavoro per andare in pensione. Il contribuente può riscattare i seguenti titoli di studio:

  • il diploma universitario per una durata dai due ai tre anni;
  • la laurea di tre anni, di quattro anni o a ciclo unico;
  • il diploma di specializzazione post-laurea;
  • il dottorato di ricerca nel caso in cui siano stati versati i contributi alla Gestione separata dell’Inps.

Si può procedere anche non riscattando tutti gli anni di corso di laurea (riscatto parziale). In tal caso il riscatto avverrà su un numero inferiore degli anni di laurea. Non è possibile, invece, riscattare gli anni eccedenti il corso di laurea (fuori corso).

Quanti anni di laurea si possono riscattare per la pensione?

Sul primo chiarimento dell’Inps, la questione è la durata del corso di laurea prevista per legge. Ad esempio, se il periodo degli studi universitari è inferiore a quello legale per effetto del riconoscimento dell’università dello svolgimento di attività lavorative o professionali del contribuente, si possono riscattare tutti gli anni di corso previsti? Il quesito ha risposta positiva. Sul punto è intervenuta l’Inps con il messaggio numero 1512 del 5 aprile 2022. L’Istituto previdenziale ha chiarito che le Università possono riconoscere, come crediti formativi universitari (Cfu), secondo criteri predeterminati, le conoscenze e le abilità professionali certificate ai sensi della normativa vigente in materia, nonché altre conoscenze e abilità maturate in attività formative di livello post secondario.

Riconoscimento di corsi professionalizzanti, attività professionali e formazione per il riscatto della laurea

Il riconoscimento di queste esperienze professionali o formative propedeutiche all’iscrizione al corso di laurea (ad esempio, i corsi professionalizzanti, le attività professionali o le formative in ogni modo attinenti al corso di studi) abbrevia di fatto il numero degli anni di corso, riducendo pertanto la durata degli anni effettivi di iscrizione all’università di riferimento. Si può, in questi casi, accedere al riscatto della laurea a condizione che si consegua il titolo di laurea. Portando anche nel calcolo degli anni di riscatto le attività professionali e formative nel caso in cui il periodo di studi universitari sia inferiore a quello della durata legale del corso. Altra condizione essenziale è che tali periodi non siano coperti da altri contributi.

Come procedere per il riscatto degli anni di corso di studio per le attività e i corsi professionali?

In tutti questi casi, è necessario, in ogni modo, dotarsi di apposita documentazione rilasciata dall’università nella quale si sono svolti gli anni di studio. La documentazione dovrà attestare il percorso universitario del contribuente con il riconoscimento dei periodi di formazione utili all’iscrizione degli anni successivi al primo del corso universitario prescelto. Tale metodologia si applica alle domande ancora giacenti al giorno di pubblicazione del messaggio dell’Inps e alle istanze che verranno presentate successivamente.

Riscatto laurea, come procedere per gli anni di studio precedenti al 1996?

Il riscatto agevolato della laurea ai fini dell’uscita per la pensione prevede, grazie a quanto previsto dal decreto 4 del 2019, di pagare poco più di 5 mila euro per ogni anno di studio da riscattare. Si tratta del riscatto light della laurea che opera a condizione che gli anni di studio rientrino pienamente nel periodo di riferimento del metodo contributivo delle pensione. Ovvero che gli anni di studio siano collocati posteriormente al 1° gennaio 1996. Tuttavia, i periodi di studio precedenti tale data non sono del tutto esclusi. Infatti, sul punto era intervenuta l’Inps con la nota numero 6 del 22 gennaio 2020.

Come riscattare i periodi di laurea precedenti il 1° gennaio 1996 con il pagamento agevolato?

I divieti del pagamento agevolato del riscatto della laurea per periodi non rientranti nel meccanismo contributivo (e dunque per periodi di studi entro il 31 dicembre 1995), si possono bypassare esercitando la scelta di aderire pienamente al sistema contributivo. Ciò significa che i lavoratori che abbiano versato meno di 18 anni di contributi entro il 31 dicembre 1995 (rientranti nel sistema misto) possano scegliere il pagamento del riscatto della laurea light per periodi pre-1996, optando per il metodo di calcolo della pensione interamente contributivo. Ciò comporta un trattamento previdenziale mensile meno generoso rispetto al metodo misto, nel quale rientra anche una quota del meccanismo retributivo.

Quali requisiti si devono avere per aderire al metodo contributivo e pagare il riscatto light della laurea?

Per fare in modo di rientrare nel metodo contributivo e pagare il riscatto della laurea agevolato ai fini della futura pensione, è necessario che il richiedente abbia almeno un mese di contributi a una delle gestioni dell’Inps. Il riscatto light, infatti, non è praticabile a chi versa a una Cassa professionale. Inoltre, la gestione Inps alla quale richiedere il riscatto dovrà risultare esistente al momento in cui si è frequentato il corso di laurea. Infine, come regola generale, il riscatto non può coprire anni già rientranti in periodi di contribuzione da lavoro. In alternativa, il riscatto della laurea dei periodi pre-1996 può avvenire mediante il calcolo ordinario di quanto dovuto.

Riscatto laurea, quando si può fare con l’iscrizione alla Gestione separata Inps?

Per i contribuenti che hanno svolto interamente gli anni di studio prima del 1996, e iscritti anche per un breve periodo alla Gestione separata Inps dopo il 1996, può essere conveniente il riscatto agevolato della laurea. Si potrebbe accorciare di qualche anno la maturazione della pensione di vecchiaia o anche quella anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi, a prescindere dall’età), sopportando un costo di poco più di 5 mila euro all’anno, interamente deducibile. Ma vige l’obbligo di aderire al metodo contributivo del calcolo della pensione.

Vantaggi nell’adesione al metodo contributivo per la pensione anticipata

Peraltro, la scelta del metodo contributivo del calcolo della pensione (anziché di quello misto) consenti di aprire porte per la pensione anticipata. I lavoratori del contributivo, infatti, possono accedere alla pensione anticipata contributiva all’età di 64 anni e in presenza di almeno 20 anni di versamenti. La condizione essenziale è che la futura pensione sia di almeno 2,8 volte superiore all’importo dell’assegno sociale.

Riscatto laurea per titolo ottenuto prima del 1996: si può con il costo agevolato di 5.265 euro?

Si può riscattare la laurea ai fini pensionistici per un titolo conseguito prima del 1996 richiedendo il riscatto agevolato previsto dal decreto numero 4 del 2019? La risposta è positiva. Il contribuente può riscattare la laurea pagando 5.265 euro per ogni anno di studio di laurea (escluso gli anni fuori corso). Ma è necessario conoscere i vantaggi e gli svantaggi di chi scelga questa opzione.

Riscatto laurea, si perdono le quote retributive pensione con il pagamento agevolato

Infatti, il riscatto agevolato della laurea per anni prima del 1996 comporta il passaggio del lavoratore alle regole del sistema previdenziale contributivo. Lo svantaggio, dunque, deriverebbe dalla perdita delle quote retributive per gli anni di lavoro svolti entro il 31 dicembre 1995. O addirittura fino al 2012 per i contribuenti retributivi puri, ovvero che abbiano almeno 18 anni di contributi versati prima della fine del 1995. Pertanto, alcuni periodi lavorativi verrebbero calcolati con il sistema contributivo anziché con il più vantaggioso sistema retributivo.

Conviene a un lavoratore con più di 50 anni riscattare la laurea per la pensione futura?

Si può considerare un lavoratore nato nel 1968 che lavori a tempo indeterminato da novembre del 1995 (prima dell’entrata in vigore del regime previdenziale contributivo del 1° gennaio 1996), con 4 anni di corso di laurea da riscattare prima del 1996 e con un anno di militare già riscattato. Senza il riscatto della laurea, il lavoratore andrebbe in pensione di vecchiaia nel 2037; per la pensione anticipata dei 42 anni e 10 mesi di contributi l’uscita da lavoro arriverebbe dopo la pensione di vecchiaia e dunque non sarebbe un’ipotesi da prendere in considerazione.

Quanto conviene riscattare la laurea per andare in pensione prima?

Ma riscattando gli anni di laurea, il lavoratore potrebbe andare in pensione anticipata nel 2034. Accorcerebbe dunque la propria permanenza a lavoro di tre anni rispetto alla pensione di vecchiaia. In questo caso, dunque, il contribuente farebbe bene a procedere con la richiesta all’Inps del riscatto della laurea. Tuttavia, diversa è la quantificazione del vantaggio nel pagare il riscatto stesso con le agevolazioni del decreto 4 del 2019.

Quanto costa riscattare la laurea con l’onere agevolato del decreto 4 del 2019?

Innanzitutto, la comparazione è proprio sul costo del riscatto della laurea. Con l’onere agevolato del decreto 4 del 2019, il lavoratore pagherebbe 5.265 euro per ogni anno di corso. Ma in questo calcolo tra costi e benefici bisogna misurare anche la perdita dovuta alla rinuncia delle quote retributive per un calcolo della pensione futura da fare interamente con il metodo contributivo. In alternativa, il costo del riscatto potrebbe essere calcolato con il metodo della riserva matematica. In questo caso, entrano nel calcolo fattori come il reddito che il lavoratore consegue con il suo lavoro.

Cosa bisogna sapere sul riscatto della laurea prima di inviare la domanda all’Inps?

In soccorso dei contribuenti per i dubbi relativi al riscatto della laurea, l’Inps ha previsto strumenti che consentono di fare delle stime sui vantaggi e sugli svantaggi dell’operazione. Il servizio Inps consente dunque di procedere a una stima ai fini del diritto della pensione e del calcolo di tutte le prestazioni pensionistiche trasformando gli anni di corso di laurea in anni contributivi. A tal proposito, prima di inoltrare la domanda di riscatto laurea, si può utilizzare il simulatore presente sul sito dell’Istituto di previdenza.

Simulatore Inps calcolo della pensione con o senza il riscatto della laurea

Il simulatore dell’Inps, infatti, permette di avere informazioni personalizzate e, in base a queste, ottenere risposte su:

  • il costo da pagare per riscattare la laurea;
  • la possibilità di rateizzare il costo della laurea;
  • la decorrenza della propria pensione futura con le varie opzioni di uscita, sia con il riscatto della laurea che senza;
  • di quanto beneficerà l’importo dell’assegno pensionistico futuro con il riscatto rispetto all’ipotesi che non si faccia alcun riscatto.

Tutte le risposte che fornisce il simulatore dell’Inps sarebbero di aiuto al lavoratore del quale abbiamo fatto l’esempio per procedere con la scelta.

Riscatto della laurea, quali regole è necessario seguire?

Per l’utilizzo del simulatore dell’Inps sul calcolo del riscatto della laurea e sulle varie opzione previdenziali di uscita è necessario avere qualche informazione su ciò che si può fare e ciò che non è previsto dalla normativa. Ad esempio, gli anni di riscatto sono solo quelli previsti dal corso di laurea. Non si possono aggiungere al riscatto, pertanto, periodi fuori corso.

Riscatto laurea, quali titoli si possono riscattare e per quali periodi?

Non si possono riscattare, altresì, periodi che sono già coperti dalla contribuzione obbligatoria. Si possono riscattare, invece, i diplomi universitari. Pertanto vanno bene anche i diplomi di durata dai due ai tre anni. Per i diplomi di laurea la durata deve essere compresa tra i 4 e i 6 anni. I diplomi di specializzazione, conseguiti dopo la laurea, si possono riscattare per un periodo non inferiore ai 2 anni. Si possono riscattare anche i dottorati di ricerca e le lauree triennale (oltre alla laurea magistrale e specialistica). Infine, si possono riscattare i diplomi rilasciati dagli Afam (Istituti di Alta Formazione Artistica e Musicale).

Pensioni, cosa avviene se si è lavoratori del ‘misto’ e si paga il riscatto agevolato e contributivo della laurea?

Particolare attenzione devono prestare i contribuenti nel riscatto della laurea con le condizioni agevolate del decreto numero 4 del 2019. La norma infatti permette di riscattare la laurea pagando poco più di 5.200 euro per ogni anno di corso universitario. Il pagamento agevolato, inizialmente concesso ai soli lavoratori rientranti nel sistema contributivo, successivamente è stato interpretato in senso estensivo per includere anche i lavoratori rientranti nei sistemi di pensione precedenti, ma che abbiano da riscattare anni di università successivi al 31 dicembre 1995.

Pensioni, il riscatto della laurea per i lavoratori del sistema misto

Può capitare, infatti, che un lavoratore del sistema previdenziale “misto accetti di riscattare la laurea con i vantaggi del decreto 4 del 2019. Si tratta di lavoratori che non hanno i 18 anni di contributi prima del 31 dicembre 1995 e dunque non ricadenti nel “retributivo”. Ma hanno un certo numero di anni di versamenti entro la fine del 1995. L’opzione di riscattare gli anni universitari, eventualmente fatta prima di accedere al trattamento di pensione, potrebbe portare benefici sia sul piano dell’importo della pensione che sul requisiti che ne generino il diritto stesso al pensionamento.

Riscatto della laurea con costo agevolato: non sempre si hanno benefici sulla pensione

Tuttavia, non sempre la scelta di ricorrere al pagamento agevolato del riscatto di laurea previsto dal decreto 4 del 2019 può comportare dei miglioramenti della propria pensione futura. Infatti, riscattare gli anni di università in maniera agevolata ha come conseguenza quella che il calcolo della pensione avvenga mediante il metodo contributivo per l’intera vita lavorativa. E questo potrebbe andare a danno dei lavoratori dei sistemi previdenziali precedenti, come il misto o il retributivo.

Riscatto laurea, prima di pagare è importante fare simulazioni sul sito Inps

Infatti, mettendo sulla bilancia vantaggi e svantaggi del riscatto della laurea con il pagamento agevolato dell’articolo 4 del 2019 ci si potrebbe rendere conto di non aver fatto una buona scelta. Pertanto, prima di prendere una decisione può essere necessario fare un po’ di simulazioni della propria pensione futura. Si può procedere con il servizio messo a disposizione dal portale Inps di calcolo della pensione futura. All’interno del sistema, si potranno inserire i dati relativi alla propria vita lavorativa dai quali risultano anche i contributi versati. Da qui la scelta del contribuente in merito alla situazione che si prospetta. In particolare, riscattando gli anni di laurea e acconsentendo al calcolo contributivo della propria pensione, si è generato un vantaggio futuro sulla pensione oppure una perdita?

Riscatto laurea ai fini della pensione, quale scelta?

Molto dipende dalla carriera lavorativa di ogni contribuente. Tuttavia il calcolo contributivo della pensione molto probabilmente porterà a una decurtazione più o meno consistente della futura pensione mensile. Risulta pertanto importante che prima di prendere la decisione di riscattare gli anni di laurea con le agevolazioni del decreto 4, si studino tutte le ipotesi possibili. In particolare, il contribuente dovrebbe confrontare tutti gli importi di pensione stimata, sia quelli calcolati con il metodo contributivo che quelli del misto.

Pensioni, la scelta di riscattare la laurea con il contributivo è irrevocabile

La questione non è di poco conto, anche perché una volta fatta la scelta non si può più tornare indietro. Ovvero, se il lavoratore decidesse di riscattare gli anni di laurea pagando e aderendo al sistema contributivo, la sua scelta sarebbe irrevocabile. L’istituto previdenziale ha chiarito a tal proposito che, con il pagamento di almeno una rata del riscatto della laurea diventa irrevocabile la scelta di aderire a uno strumento introdotto per il sistema contributivo con relativo calcolo della pensione. Il pagamento, è bene ricordarlo, si può effettuare anche fino a 120 rate mensili. E ciò avviene anche se ancora la domanda di pensione non sia stata ancora formalizzata.

Quanto conviene pagare il riscatto della laurea con il metodo agevolato rispetto a quello ordinario?

Per i lavoratori del sistema misto, dunque, il riscatto della laurea potrebbe rivelarsi dannoso ai fini dell’importo della pensione mensile. Tutto questo senza considerare il costo che comporta il riscatto stesso. Tuttavia, gli stessi lavoratori potrebbero optare per il metodo di pagamento ordinario del riscatto della laurea. Con questo meccanismo, il costo del riscatto verrebbe calcolato seguendo la regola generale. Ovvero si procederebbe moltiplicando il reddito lordo delle ultime 12 mensilità percepite prima di presentare la domanda per la percentuale (del 33%) di contribuzione per gli anni di studio da riscattare.

Pensioni, quali vantaggi con il riscatto della laurea?

Anche seguendo il metodo di riscatto ordinario della laurea, i lavoratori interessati dovrebbero prima verificare quali vantaggi potrebbe comportare l’operazione. In particolare, si può procedere con la stima della propria pensione senza e con il riscatto della laurea. Di certo, a fronte del costo da sostenere, potrebbero aversi benefici sia in termini di uscita anticipata dal lavoro che sul futuro importo della pensione.

Pensioni, l’Inpgi passa all’Inps: ecco cosa cambia per i giornalisti

La previdenza dell’Inpgi passera all’Inps dal 2022. È quanto riportato dal disegno di legge di Bilancio del prossimo anno con evidenti cambiamenti per le pensioni dei giornalisti, ma anche per gli ammortizzatori sociali e le assicurazioni per gli infortuni sul lavoro Inail. In particolare, la legge prevede che le regoli pensionistiche dei giornalisti iscritti all’Inpgi verranno uniformate a quelle vigenti al Fondo pensione dei lavoratori dipendenti dell’Inps con decorrenza dal 1° luglio 2022. Il calcolo della pensione a partire da quella data sarà basato sul meccanismo pro rata.

Cosa cambia per i giornalisti con il passaggio dall’Inpgi all’Inps?

Le novità per le pensioni dei giornalisti ricadono sulle quote di pensione dopo il 30 giugno 2022. Fino a quella data, infatti, le quote di pensione saranno calcolate seguendo le medesime regole attualmente in vigore da parte dell’Inpgi. A decorrere dal 1° luglio 2022 subentreranno le regole dell’Inps. La differenza tra i regimi adottati dai due istituti previdenziali risiede innanzitutto nel metodo di calcolo della pensione. Infatti, l’Inpgi ha adottato il meccanismo di calcolo della pensione contributivo solo dal 2017. Lo stesso metodo contributivo è in vigore per chi è iscritto alla gestione delle pensioni Inps per tutti già dal 2012, dopo l’approvazione della legge Fornero. Il che significa che dal 2012 ad oggi non vi sono contributi calcolati con meccanismi diversi (misto o retributivo) da quello contributivo.

Pensioni Inpgi, quando potranno uscire da lavoro i giornalisti?

Con il passaggio della previdenza dall’Inpgi all’Inps le pensioni in essere non subiranno delle modifiche. È quanto stabilisce l’articolo 28 del disegno di legge del Bilancio 2022 che, però, ne detta anche le novità e a chi sono rivolte. Il regime pensionistico che vige al momento all’Inpgi verrà uniformato a quello dell’Inps, ad eccezione dell’applicazione del meccanismo pro rata. Ciò significa che anche i giornalisti andranno in pensione di vecchiaia a 67 anni di età con 20 anni di contributi, come avviene per gli iscritti all’Inps. Inclusi gli aggiornamenti dell’età di uscita dovuti all’applicazione del meccanismo della speranza di vita.

Come cambia la pensione dei giornalisti passando all’Inps?

Il cambiamento delle pensioni dei giornalisti con il passaggio dall’Inpgi all’Inps comporta un innalzamento dei requisiti di uscita. Infatti, attualmente i giornalisti vanno in pensione di anzianità maturando almeno 40 anni e cinque mesi di contributi e 62 anni e cinque mesi di età. Con il passaggio all’Inps, dal 1° luglio 2022 per uscire anticipatamente dal lavoro saranno necessari 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e con 41 anni e 10 mesi per le donne. Ciò significa che chi matura i requisiti per l’uscita entro il 30 giugno 2022 potrà andare in pensione con gli attuali requisiti richiesti dall’Inpgi. Chi matura i requisiti successivamente, dovrà seguire le regole previdenziali dell’Inps, sia per la pensione di vecchiaia che per quella anticipata.

Ammortizzatori sociali Inpgi con il passaggio all’Inps: cosa cambia?

Il passaggio del regime previdenziale Inpgi all’Inps comporta dei cambiamenti anche per gli ammortizzatori sociali e le assicurazioni sugli infortuni. Per entrambi gli istituti è stato decretato un regime transitorio. Ciò significa che dal 1° luglio 2022 e fino a tutto il 2023 agli iscritti Inpgi continuerà a essere applicata la normativa vigente dell’istituto previdenziale di appartenenza, anche se l’erogazione delle prestazioni avverrà sempre da parte dell’Inps e dell’Inail. Dopo il 2023 entrambi gli istituti erediteranno le regole già in vigore per gli iscritti al Fondo pensione lavoratori dipendenti.