Gaetano Stella: nessuna novità sulla riforma del lavoro

“Non vedo grandi novità sul tavolo. Anzi, stiamo tornando indietro. Finché si continua ad affrontare il mercato del lavoro come una partita solo tra Confindustria e sindacati, difficilmente si potranno creare nuovi posti di lavoro”. Lapidario il commento del presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, sull’incontro di oggi tra il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, con alcune parti sociali.

“Assistiamo con preoccupazione all’evolversi della riforma del lavoro“, ha sottolineato il numero uno del sindacato dei liberi professionisti, aggiungendo che “sembra più orientata a tamponare, giustamente, l’emorragia dei posti di lavoro, ma non vedo da nessuna parte la volontà di creare le condizioni necessarie per assicurare un impiego stabile e duraturo, soprattutto per i più giovani”.

“Si continua a battere il chiodo – ha avvertito – su problematiche che sono state ampiamente superate dalla realtà. Si usano strumenti, quali ammortizzatori sociali e apprendistato, come merce di scambio per gestire il consenso con i soliti organismi di rappresentanza, senza tener conto dei profondi cambiamenti in atto nel mercato del lavoro. Il travaso dall’impiego dipendente al lavoro autonomo e alla libera professione è un fenomeno ormai acquisito nella nostra società, ma nessuno sembra prenderne atto. Il governo dovrebbe avere la forza e la determinazione di aprire la riforma del lavoro alle nuove forme di occupazione, alle attività intellettuali e ai professionisti”.

Fonte: adnkronos.com

Paesi Ocse, l’Italia ha la disuguaglianza dei redditi maggiore

La disuguaglianza dei redditi in Italia è superiore alla media dei Paesi Ocse, più elevata che in Spagna ma inferiore rispetto al Portogallo e al Regno Unito. Nel 2008 il reddito medio del 10% più ricco degli italiani era di 49.300 euro, dieci volte superiore al reddito medio del 10% più povero (4.877 euro) con un aumento della disuguaglianza rispetto al rapporto di 8 a 1 di metà degli anni Ottanta. E’ quanto emerge dal rapporto Ocse ‘Divided we stand: why inequality keeps rising’ (Sempre più divisi: perché le diseguaglianze continuano a crescere), presentato nella sede dell’Istat, alla presenza del ministro del Lavoro, Elsa Fornero.

Le imposte sui redditi e i sussidi sociali hanno un ruolo importante, secondo il rapporto, nella redistribuzione del reddito in Italia, riducendo la disuguaglianza di circa il 30%, a fronte della media Ocse di un quarto.

Sempre in tema di redditi, la proporzione di quelli più elevati è aumentata di più di un terzo: l’1% più ricco degli italiani ha visto la proporzione del proprio reddito aumentare dal 7% del reddito totale nel 1980 fino a quasi il 10% del 2008. L’aumento dei redditi da lavoro autonomo ha contribuito in maniera importante, secondo il rapporto, all’aumento della disuguaglianza dei redditi da lavoro: la loro quota sul totale dei redditi è aumentata del 10% dalla metà degli anni ’80 e i redditi da lavoro autonomo sembrano ancora predominare tra le persone con i redditi più alti, al contrario di quanto avviene in molti altri Paesi Ocse.

Anche in Italia, come nella maggior parte dei Paesi dell’area, la differenza tra le ore di lavoro dei lavoratori medio e peggio retribuiti è aumentata. Dalla metà degli anni ’80 il numero annuale di ore di lavoro dei lavoratori dipendenti meno pagati è diminuito, passando da 1.580 a 1.440 ore; anche quello dei lavoratori meglio pagati è diminuito ma in minor misura, passando da 2.170 a 2.080 ore. Figura poi diminuita la redistribuzione del reddito attraverso i servizi pubblici.

In Italia sanità, istruzione e servizi pubblici destinati alla salute contribuiscono a ridurre di circa un quinto la disuguaglianza. Gli stessi tuttavia contribuivano a una riduzione di circa un quarto nel 2000. La spesa sociale in Italia, rileva il rapporto Ocse, è basata prevalentemente su trasferimenti pubblici, come per esempio i sussidi di disoccupazione piuttosto che sui servizi.

Secondo l’Ocse, la via maestra per ridurre le disparità è l’occupazione: anche in una tale ottica è comunque essenziale investire nelle risorse umane, “un processo che -si legge nel rapporto- deve iniziare dalla prima infanzia ed essere sostenuto per tutto il ciclo di istruzione obbligatoria”. Lo strumento più diretto per accrescere gli effetti redistributivi è comunque indicato nella riforma delle politiche fiscali e previdenziali: perdite ampie di reddito per i gruppi a basso reddito evidenziano “l’importanza del ruolo degli ammortizzatori sociali, dei trasferimenti pubblici e delle politiche di sostegno”, meccanismi che l’Ocse auspica siano “ben congegnati al fine di ottenere i risultati sperati”.

Fonte: adnkronos.com

Confprofessioni e la riforma del lavoro

di Vera MORETTI

Gaetano Stella, il presidente di Confprofessioni, si è espresso a favore della riforma del lavoro, con coinvolgimento degli studi professionali, in occasione del suo incontro con il vice-ministro del Lavoro Michel Martone.

Ciò a cui auspica Stella è una maggiore considerazione dei soggetti più deboli e un intervento più consistente delle parti sociali nei sistemi informativi, oltre a concrete possibilità di incontro tra domanda e offerta per collocare e ricollocare i disoccupati.

Ciò che, secondo l’opinione della Confederazione dei liberi professionisti, non aiuta il mercato del lavoro è la rigidità che da sempre lo caratterizza, ma anche la mancanza di tutela dei lavoratori stessi. In questo comparto, sono compresi i liberi professionisti che, a detta di Stella, vivono una situazione “assolutamente critica” ed è proprio per questo che “è prioritario ripensare ai sistemi di Welfare diretto aperto anche i soggetti che svolgono attività libero professionale”.

Innovazione, dunque, potrebbe essere la parola d’ordine da seguire per avviare una giusta riforma, che dovrebbe passare da formazione, collaborazioni e lavoro autonomo, apprendistato e contratti di inserimento.

Per quanto riguarda la formazione, ottima l’intuizione del presidente di Confprofessioni, ovvero quella di assoggettarla a detraibilità fiscale, anche parziale: “Pensiamo ai benefici che potrebbe determinare una misura di questo tipo nell’assunzione di soggetti over 50 che perdono il posto di lavoro e hanno bisogno di acquisire nuove competenze professionali”.

Anche l’apprendistato sta a cuore a Stella e alla sua organizzazione, perché visto come strumento privilegiato per l’accesso dei giovani nel mondo del lavoro, tanto che Confprofessioni è stata la prima, in Italia, a regolamentare l‘apprendistato attenendosi alle disposizioni del nuovo Testo Unico.
Per incentivare, dunque, l’apprendistato, la proposta parte dall’azzeramento dei contributi per tutti i datori di lavoro che impiegano meno di 35 dipendenti.

Anche la flessibilità è un elemento dal quale è impossibile prescindere, perché “un irrigidimento eccessivo in entrata ed in uscita potrebbe essere controproducente. E’ opportuno considerare la necessità di non operare stravolgimenti eccessivi degli strumenti contrattuali attualmente a disposizione e riflettere maggiormente sulle tutele da offrire a chi perde il lavoro”.

Ultima, ma non meno importante, la questione delle libere professioni, il cui statuto “arrivi a delineare le caratteristiche, gli strumenti e le prerogative del comparto nella sua accezione più ampia, dotandolo di quelle attenzioni e strumenti che merita l’unico settore che prospetta crescita ed evoluzione”.

Riforma delle pensioni: l’attesa è quasi finita

Nonostante il “cambio della guardia” ai vertici del governo, la riforma delle pensioni viaggia spedita, tanto che dovrebbe essere approvata a breve, in tempi più rapidi del previsto.

Ciò, ovviamente, avrà ripercussioni significative sui lavoratori italiani, dal momento che l’età pensionabile si allungherà, come richiesto anche dalla UE.

La notizia è arrivata direttamente da Elsa Fornero, nuovo ministro del Lavoro, in occasione dell’assemblea della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa. A rafforzare questa linea di condotta, il ministro ha confermato che l’Italia sarà chiamata a compiere dei sacrifici, che però dovranno essere “calibrati sulla capacità dei singoli di sopportarli”.

A conferma di ciò, è stato chiarito che la riforma si fonderà su tre principi fondamentali, ovvero rigore finanziario, equità di interventi e crescita per dare prospettive alle nuove generazioni. E questo si potrà ottenere non solo con i tagli ma con provvedimenti che possano servire a stimolare la crescita ed eliminare gli ostacoli che impediscono lo sviluppo del Paese. Questa, dunque, è stata la risposta di Elsa Fornero all’appello di Ivan Malavasi, presidente CNA, il quale ritiene che la riforma abbia carattere di urgenza. E non è il solo.

Anche per Emma Marcegaglia la riforma delle pensioni è la prima cosa da fare “non solo per fare cassa, ma per aiutare e sostenere il costo del lavoro dei giovani e delle donne: non si devono tagliare gli assegni ma cancellare le anomalie che il sistema pensionistico ancora ha, come per esempio le pensioni di anzianità“.

Si dovrà aspettare ancora poco, ci auguriamo che non siano solo dolori.

Vera Moretti