Forum Internazionale del Made in Italy

La promozione all’estero del made in Italy può contare su diverse fiere e appuntamenti, ma ce n’è uno alle porte di casa del quale non tutti sono a conoscenze e che, invece, è una delle vetrine più importanti per il saper fare italiano: il Forum internazionale del made in Italy del Principato di Monaco.

La manifestazione è in programma dal 10 al 12 aprile prossimi al Grimaldi Forum ed è promossa dall’Ambasciata d’Italia nel Principato, organizzata dal Forum Internazionale del Made in Italy in collaborazione con l’Associazione degli Imprenditori Italiani del Principato di Monaco e con l’Ice, e conta sul sostegno dei ministeri delle Politiche agricole, dello Sviluppo economico e degli Esteri, oltre a quello del governo del Principato di Monaco.

Il Forum Internazionale del Made in Italy punta a stimolare l’espansione dell’economia italiana mettendo a confronto esperienze di business leader, istituzioni, imprenditori attraverso un fitto programma di sessioni su alcune delle tematiche centrali della nostra produzione artigianale e industriale.

Al Forum Internazionale del Made in Italy si parlerà infatti di enogastronomia, turismo, cultura, innovazione con lo scopo di fornire, a quanti sono interessati ad approfondire le opportunità di investimento nel nostro Paese o a rafforzare la propria vocazione all’export, una visione strategica e per la valorizzazione e la promozione dell’Italia sui mercati mondiali.

Le scarpe italiane sono un affare estero

Le calzature italiane sono sempre più apprezzate all’estero tanto che, dopo essere state prodotte entro i confini nazionali, e precisamente nelle Marche, in Romagna e in Veneto, vengono spedite direttamente all’estero.

I mercati più attivi sono quelli di Russia, Giappone e Corea, paesi che, proprio per la frequenza di scambi ed esportazioni, stanno diventando molto vicini.
L’export verso i Paesi dell’est sta dando linfa ad un mercato che, considerando le vendite interne, sarebbe altrimenti stagnante e per nulla competitivo.

A testimoniare questo trend c’è Baldinini, società specializzata nella produzione di calzature esclusive che si collocano nella fascia altissima di mercato.
Da piccola bottega artigiana fondata nel 1910 a San Mauro Pascoli, è diventata oggi un’azienda che dà lavoro a più di 450 dipendenti e che ha realizzato, nel 2012, un fatturato di 115 milioni di euro, in aumento del 15% rispetto all’anno precedente.
Obiettivo prossimo è non solo confermare il più che soddisfacente risultato ottenuto, ma arrivare, nel giro di pochi anni, a raggiungere 250 milioni di euro.

Gimmi Baldinini, presidente della società, ha spiegato il successo del marchio indicando come formula vincente quella del monobrand, ma anche l’aver intrecciato rapporti di mercato con la Russia, appunto, che da sola contribuisce attualmente per il 70% del giro d’affari totale,e dove l’impresa conta una sessantina di negozi monomarca non solo a Mosca e San Pietroburgo, ma anche nelle regioni più lontane, come Ekaterinburg, Novosibirsk, Tiumen e Krasnodar sempre più sensibili alla moda italiana.

Il Medioriente incalza, con Dubai in prima linea, grazie anche ai quattro store appena aperti, ma tra le nuove mete internazionali c’è anche Cipro, influente approdo turistico.
Accanto alle new entry, ci sono anche le conferme di New York, Londra, Lugano e Montecarlo.

Solo il Belpaese sembra remare contro gli eccellenti risultati ottenuti dalla maison, come il numero uno di Baldinini conferma: “Tutta la nostra produzione è in Italia, anche se non c’è niente che ci stimoli a restare, ma spostare un’azienda all’estero è complesso”.

Non così attaccato alla definizione di Made in Italy è Silvano Lattanzi fondatore e presidente della società Zintala, nata nel 1971 a Fermo, che produce scarpe extralusso in pelle da uomo e da donna fatte a mano: “Il concetto del made in italy è insignificante, è il brand aziendale che tira le vendite. Il mercato interno non esiste; i paesi ai quali ci rivolgiamo sono gli Stati Uniti con New York, la Russia con Mosca, la Cina, il Giappone, la Corea. Da 42 anni abbiamo scelto di puntare tutto sulla qualità artigianale e sartoriale di altissimo livello. Le nostre scarpe sono in grado di accompagnare il cliente per 20 anni e questi paesi sono amanti del bello”.

Ha base a Montebelluna, invece, la calzatura sportiva di Stonefly, che deve buona parte del suo successo al Blusoft, un esclusivo sistema brevettato che consiste in una goccia di gel posta nella suola che permette di camminare con leggerezza e senza fatica.

L’azienda veneta conta oggi 110 dipendenti e vanta, nel 2012, un fatturato di 90 milioni di euro.
Adriano Sartor, AD di Stonefly, spiega così le strategie del brand: “C’è una velocità differenziata a seconda dei mercati in cui si va a operare. Il mercato domestico è in ulteriore contrazione e ci stiamo orientando verso l’Estremo Oriente, in Paesi come Giappone, Corea, Cina, dove stiamo investendo parecchio, sia in termini di collezioni che di risorse. La difficoltà è capire come funzionano questi mercati. Stiamo investendo con uffici nostri dedicati in loco per questo; si tratta però di fare un passo alla volta”.

Vera MORETTI

A vele spiegate con gli ‘artigiani sognatori’ del green

 

Una vela per navigare oltre l’orizzonte, una vela per ritornare’. E’ questo il pay off di Rewind Selection, l’azienda di Montecatini Terme che ha trasformato la passione per le vele in un’insolita miscela di ecologia, arte e design. Riutilizzare le vele usate, spesso difficili da smaltire, per dare loro l’occasione di rivivere in oggetti che ricordino il sogno di evasione del mare.

Dal sacco marinaio alla shopping bag, dalle tovagliette per la colazione ai paraventi, dalle lampade alle poltrone, tutto quello che una vela può ispirare si trasforma in un oggetto nuovo, dotato di una seconda vita.  L’arte del riciclo incontra la passione per le onde e rivela un aspetto insolito di declinazione del concetto di Green Economy. Il cotone utilizzato per creare le vele delle imbarcazioni, il dacron e il kevlar, diventa, grazie a Rewind Selection, materia prima da cui ricavare accessori unici; toccherà poi alla mano sapiente di ‘artigiani sognatori‘ dare nuova forma a quel sogno antico del mare.

Infoiva ha intervistato Antonio Masi, creatore del brand e fondatore di Rewind Selection.

Come è nata l’idea di produrre oggetti di design a partire dalle vele? Passione o coscienza green?
L’idea di produrre oggetti con il tessuto delle vecchie vele è nato frequentando l’ambiente delle regate, i cantieri, le velerie e le banchine dove si trovano vele vecchie abbandonate e destinate a rimanere tali. L’incontro con un velaio esperto di barche d’epoca, il nostro gusto, aiutato dalle mani di artigiani capaci di tradurre un pensiero in realtà, rifacendosi in particolare alla vecchia marineria, usando non solo vele vecchie , ma cime, cuoio, canvas, garrocci, bozzelli, ci ha fatto prendere coscienza che questo insieme di idee, persone e cose potevano dare vita a borse, giacche, complementi di arredo, lampade, paraventi, pareti attrezzate. Oggetti ognuno diverso dall’altro, ma tutti oggetti di design.

Moda e design: qual è la seconda vita ‘green’ che regalate alle vele?
Tutto nasce dalla passione per il mare: ridare vita a vecchie vele ha creato in noi ed in coloro che apprezzano l’arte nautica l’idea di creare dal sogno e dalla passione una coscienza green. E’ così che è nata Rewind Selection, ovvero l’arte del riciclo totale della vela e di tutto quello che gira attorno ad un “albero”.

Il Green: una moda o una vera opportunità di business?
Il green è coscienza, moda e per opportunità di business.

Che cosa significa per voi essere green? Si tratta di un discorso prettamente legato ai processi produttivi o rappresenta una vera e propria filosofia di vita?
Essere green è per noi una vera filosofia di vita che si lega a tutto quello che produciamo.

E’ più facile essere green da piccole imprese?
Se siamo piccoli è più facile essere green, anche se in Italia, come invece accade all’estero, dovrebbe crescere una coscienza sociale e politica che supporti quegli “artigiani sognatori” come noi.

Un breve identikit dell’azienda: qual è il vostro fatturato? Quanti dipendenti conta la vostra azienda?
Rewindselection non ha dipendenti, si avvale di velai con i quali collaboriamo e creiamo i nostri oggetti di design. Il nostro fatturato per il primo anno è si è attestato a circa 10.000,00 euro.

La vostra azienda è attiva anche su altri mercati oltre all’Italia? 
Rewind Selection produce esclusivamente in Toscana ed è presente in Finlandia, a Montecarlo e in Germania, presso negozi e cantieri di fama internazionale.

Alessia CASIRAGHI