Marchionne a rapporto: Monti lo promuoverà?

 

Per chi presidia, dalle sfilate di Milano Moda Donna al bancone del tg satirico più famoso della televisione italiana, ci sono poltrone che restano vuote, come quella del Senato per esempio, a causa di un incidente non proprio diplomatico di ieri mattina. E se domani a Palazzo Chigi sono attesi Sergio Marchionne e il Premier Monti per discutere del futuro della Fiat, c’è da augurarsi che nessuno dei due dia forfait. Perchè, a quanto sembra, anche i colletti bianchi cominceranno a tremare.

IERI

Veline: si chiamano Alessia e Giulia le due nuove reginette del ballo di Striscia la Notizia. Elette ieri sera in un lunghissimo acces prime time condotto da Ezio Greggio, le due hanno rispettivamente 20 e 22 anni: Alessia studia Scienze Politiche, mentre Giulia frequenta il terzo anno dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Da Ginnaste a Veline: la biondissima Giulia vanta infatti un passato sportivo con tanto di medaglia d’oro al volteggio e argento al corpo libero ai nazionali di Lignano Sabbiadoro. E la medaglia di vincitrici della puntata di ieri sera di Pechino Express se la sono conquistata anche le ex veline Federica Nargi e Costanza Caracciolo, in missione spericolata in India alla volta di Jaipur. Peccato per l’inglese, Shakespeare avrà chiesto aiuto dalla tomba? #helpwe

Renzi in passerella: d’accordo che per l’organizzazione della sua campagna elettorale ha scelto un team tutto in rosa (Simona Bonafè, Simona Biagiotti e Maria Elena Boschi), d’accordo che per diventare un’icona pop occorre fare dell’arte del trasformismo il proprio cavallo di battaglia, ma che ci faceva ieri a Milano Matteo Renzi in prima fila alla sfilata di Armani e a seguire di Ermanno Scervino? La politica deve tornare a occuparsi della moda, perché è la moda che tiene alto il profilo del nostro Paese nel mondo”. Non c’è che dire, chapeau al sindaco di Firenze. (Solo un dubbio: non è che la frase di Renzi porgerà l’assist alla Minetti, consigliera regionale della Lombardia, che si venderà una scusa simile domenica per calcar la passerella di Parah in bikini striminziti?)

Per chi suona la campana: per un sindaco che prende posto in prima fila alle sfilate, una sedia rimane vuota nell’aula del Senato. Colpa di un aereo in ritardo da Catania, quello che avrebbe dovuto portare a Roma Domenico Nania e di un aereo in partenza, quello della vicepresidente Rosi Mauro, che allo scoccare del mezzogiorno, ha abbandonato anche lei l’aula. La campanella dell’intervallo suona in anticipo per i deputati presenti, oggi c’è vacanza.

OGGI

Conti pubblici: il Governo taglia le stime sul Pil del 2012, che scende al -2,4%. Anche se Monti assicura che il segno più tornerà entro il 2014 (+1,1% secondo le previsioni). “Noi non stiamo lavorando per l’aumento delle tasse – ci tiene a precisare il Premier – ma per ottenere una riduzione della spesa pubblica per poter evitare l’aumento di 2 punti dell’Iva già previsto che pensiamo avrebbe avuto un effetto sia depressivo sia perverso”.

Laziogate: dopo le favola ciociara di Batman e Sissi, gli scatti rubati tra ancelle e centurioni ai baccanali organizzati alla Regione Lazio, le luci dello scandalo non sembrano attenuarsi sulla Governatrice Polverini. E spunta l’affaire di una società, la Alisan Srl, della quale Renata Polverini era stata socia dal 1997 al 2000, e alla quale il Caaf dell’Ugl conferì un appalto di 240 milioni di lire per forniture di servizi informatici. La società, oggi divenuta Tavani Srl, è attualmente amministrata dalla signora Giovanna Sensi, madre della Polverini. A quando l’entrata in scena di Cat Woman?

Un Armadillo portafortuna: sarà questo particolarissimo mammifero notturno a fare da mascotte ufficiale ai Mondiali di calcio di Brasile 2014. In portoghese si chiama ”Tatu Bola”, la specie a tre fasce, che vive nel Nord-Est del Paese carioca. Riuscirà a replicare il successo del polpo Paul?

Homer vota Romney: il protagonista dei Simpson darà il suo vuoto al candidato repubblicano alla Casa Bianca, salvo poi pentirsene amaramente e finire imprigionato alla catena di montaggio di una fabbrica cinese. Fantascienza? No, un assaggio della nuova stagione della serie più famosa di Fox, che si diverte a sdrammatizzare sulla corsa alla poltrona di Presidente. Almeno in tv.

DOMANI

Italia loves Emilia: appuntamento domani pomeriggio a Campovolo di Reggio Emilia per il concertone dei big a sostegno della popolazione terremotata dell’Emilia Romagna. Sono già stati staccati oltre 150.000 biglietti, per l’evento che promette di vedere sul palco grandi artisti come Elisa, Biagio Antonacci, Claudio Baglioni, Tiziano Ferro, Giorgia, Lorenzo Jovanotti, Ligabue, Litfiba, Fiorella Mannoia, Negramaro, Nomadi, Renato Zero e Zucchero. Grande assente: Laura Pausini, la cantante ha infatti annunciato i giorni scorsi di essere incinta del suo primo figlio.

Vertice Monti Marchionne: l’incontro è previsto per domani alle 16 a Palazzo Chigi. Il premier vuole vederci chiaro, soprattutto per quanto riguarda i piani industriali del futuro, Fabbrica Italia compreso, del gruppo del Lingotto. Intanto quest’oggi l’agenzia Bloomberg ha pubblicato la notizia secondo cui la nuova linea manageriale di Marchionne prevederebbe il taglio di molti posti di lavoro ai vertici del Gruppo Fiat. Non solo gli operai a rimanere disoccupati o in cassa integrazione, anche i colletti bianchi potrebbero cominciare a tremare.

 

Alessia CASIRAGHI

M’Imu o non m’Imu? Una tassa, troppe parole

di Davide PASSONI

Diciamo subito come la pensa chi scrive. Per una volta, siamo d’accordo col premier Monti: l’Imu è una tassa antipatica, colpisce un bene di tutti (o quasi) ma ce la siamo cercata. Togliere l’Ici è stata una mossa che l’Italia non si poteva permettere e ora ne paghiamo le conseguenze: con gli interessi e in tre rate.

Detto questo, è curioso constatare come negli ultimi giorni sull’Imu siano uscite dai partiti le idee più strane, pittoresche, ridicole. Già settimane fa il Pdl, per bocca del segretario Alfano, aveva chiesto all’esecutivo che l’imposta fosse applicata per il solo 2012. Ora ci ritorna: “Lavoreremo affinchè l’Imu possa divenire una tassa transitoria – ha detto –, che vale solo nel 2012 e da non replicare negli anni successivi. La casa è un bene sacro. Lo Stato ha già tassato i soldi per comprare la prima casa“. Ci dite che senso ha incassare l’Imu solo per un anno (al di là del fatto che nessuno ci crede…)? Piuttosto: tagliate spese inutili, prebende e privilegi e recuperate da lì il gettito che verrebbe dall’Imu. Scommettiamo che sarebbe anche più consistente? E siccome errare è umano ma perseverare è… politico, Alfano ha anche ribadito: “Dicono che è stato un errore togliere l’Ici? Io ribadisco che lo rifaremmo domani mattina. Abbiamo fatto bene“. Prosit!

Poi Bersani e il Pd, la cui proposta è quella di “alleggerire l’Imu e affiancarle un’imposta personale sui grandi patrimoni mobiliari“. Oltre a “lasciare l’Imu ai Comuni, se mai diminuendo i trasferimenti dello Stato così da costituire una base di autonomia impositiva dei Comuni“. Si torna all’idea di una patrimoniale, tanto cara al Pd (ma l’Imu, di fatto, non è una patrimoniale mascherata?), ma si introduce un concetto condivisibile, la diminuzione dei trasferimenti dello Stato a favore della maggiore libertà per i Comuni. Ma, chiediamo noi, non potevano essere suggerite prima certe modifiche, anziché entrare a gamba tesa su un Governo che, in questi mesi, ha dimostrato flessibilità solo in rare occasioni? Non ci pare che l’Imu possa essere una di queste…

Infine, i fuochi d’artificio made in Padania. Maroni: “Il 25 maggio è convocata l’assemblea degli amministratori della Lega Nord compresi i nuovi sindaci eletti e decideremo le varie azioni contro la politica fiscale del governo. Tra le proposte c’è quella di licenziare Equitalia e sostituirla con la riscossione fatta da strutture del Comune, oppure con una società regionale di riscossione che funziona gratuitamente. Altra proposta sarà quella di non approvare il bilancio e farlo approvare da un commissario prefettizio e infine la violazione simbolica del patto di stabilità. Se questo viene praticato da 600 sindaci allora si cambia il patto. Decideremo il 25 maggio, ognuno deciderà secondo le sue specifiche territorialità. Anche sindaci di altri partiti hanno aderito alla protesta senza essere della Lega, l’importante è che si faccia la protesta fiscale“.

Il solito cavallo di battaglia della protesta fiscale, con un elemento che non è nuovo (“licenziare Equitalia”), ma che è stato già messo in pratica da alcuni comuni come Morazzone (Varese) Calalzo di Cadore (Belluno), Vigevano (Pavia) con buoni risultati, pare. Qui si va oltre l’Imu, si tratta di buttarsi a testa bassa contro la politica fiscale del governo e contro la rapacità del fisco.

Una battaglia che accomuna i sindaci leghisti ad altri primi cittadini di ogni colore (Pisapia, sindaco di Milano, tra questi…) e che marca un distacco preoccupante tra la politica di palazzo e quella del territorio; tra chi fa politica dalla Luna e chi invece si sporca le mani tutti i giorni con i problemi delle città, dei paesi, della gente, delle piccole imprese. Di quelli che l’Imu la sentono per davvero, perché la casa nessuno gliel’ha comprata a sua insaputa e perché l’azienda se la sente scivolare via dalle mani, rosa ogni giorno di più da tasse, credito difficile, mancati pagamenti. Quelli che il dilemma m’Imu non m’Imu non ce l’hanno, sanno benissimo la risposta: non m’Imu. E tanti saluti al salva-Italia e al pareggio di bilancio nel 2013…

Voci dalla crisi – La burocrazia mi ha fatto fallire

La crisi morde e la burocrazia ci uccide? La soluzione, per tanti imprenditori che non vogliono darsi fuoco, è quella di chiudere baracca e burattini (o quello che ne resta, dopo le razzie del fisco) e andare all’estero.

Ecco un’altra lettera giunta in redazione. Signori professori del Governo: vogliamo dare una prospettiva a imprenditori come questi? Visto che il 95% delle nostre imprese è fatto da loro, che succede se scappano tutti dall’Italia? Sveglia!!

Questo è un brutto periodo, da diversi anni ormai le piccole imprese soffrono, nessun aiuto, tasse sempre più soffocanti, poco lavoro data la crisi e banche che voltano le spalle e una burocrazia che può uccidere. Certo è più facile, anche se difficoltoso, per chi ha una liquidità propria.

Questo è il mio spirito, sono una donna di 47 anni nata e cresciuta nell’imprenditoria; dai miei ricordi di crisi ne ho viste e come mi ha insegnato il mio babbo (imprenditore) ci si rialza e si va avanti, magari rimettendosi in gioco, avendo il coraggio di cambiare settore. L’azienda del mio babbo è passata da sas a snc poi srl e ora da diversi anni è una spa. Gli è andata bene, i tempi erano diversi e sicuramente era più facile allora per una azienda crescere. Ho sempre avuto davanti a me un bell’esempio di imprenditoria fatta di testa, mani e passione.

Per me non è andata così… Ho aperto anch’io una piccola azienda nel settore alimentare con le mie sole forze, mettendo in ipoteca la mia casa per ottenere un mutuo che prontamente ho saldato tutto nel giro di quattro anni per poter acquistare macchinari per l’azienda. Nonostante il lavoro massacrante per gli orari, la fatica a gestire contemporaneamente lavoro e contabilità, sono riuscita ad assumere personale. Contenta di come andava avanti e avendo ottenuto bilanci in attivo, decisi di trasferire l’azienda in un’altra regione, avevo bisogno di più spazio (lo spirito imprenditoriale è quello di crescere). Non l’avessi mai fatto!

Mi sono scontrata con una burocrazia che dire lenta è poco….E questa purtroppo mi ha sotterrato. Da ottobre a maggio dell’anno successivo non sono riuscita ad aprire attività grazie all’asl. Lenta a rilasciare permessi con un sacco di documentazioni e planimetrie fatte fare da un geometra. Ho scoperto lì un nuovo mondo… aprire un’impresa non è uguale in tutte le regioni. Ho chiesto nel frattempo nuovi finanziamenti alla banca: mi sono stati rifiutati. Ho cercato di informarmi per finanziamenti all’imprenditoria femminile e lì c’è stato da “ridere”.

Esiste un ufficio a Roma (ho telefonato lì) che si occupa proprio di questo e mi dicono che non ci sono finanziamenti. Eppure l’ufficio c’è. con dei dipendenti, pagati pure. Sono riuscita con un piccolissimo finanziamento dalla Confcommercio a tirare avanti ancora per un po’ e pagare le aziende che hanno lavorato per la messa in opera di tutta l’impiantistica dell’azienda. Ho dovuto litigare con l’asl perché aveva le mia richiesta con tutti i documenti allegati ferma in una scrivania insieme ad un faldone di domande e chissà quando l’avrebbero presa in mano. Ho aperto con tutta la mia forza e voglia di continuare il mio lavoro interrotto l’anno prima, ma non è bastato, è servito a poco e nulla. Dopo pochi mesi ho dovuto chiudere, avevo perso in quel periodo lungo di chiusura troppi soldi. Avevo perso tutto. Riaprirò, non più in Italia ma all’estero.  (Lettera firmata)

AVETE ANCHE VOI UNA STORIA DA RACCONTARE? SCRIVETECI A infoiva@ejournal.it

Voci dalla crisi – Basta Italia, vado all’estero

di Davide PASSONI

Un’altra lettera, un’altra storia, un’altra voce dalla crisi arrivata alla nostra redazione. La scorsa settimana era la storia di una farmacista, partitivista per forza e, a un anno dalla pensione, obbligata a pensare di dover continuare a lavorare in nero per poter vivere.

Oggi la testimonianza di un avvocato, una professionista che per poter vivere dignitosamente e sfuggire a un Fisco carogna e ai pessimi pagatori è stata costretta a fuggire all’estero. Fuga di cervelli, fuga di professionisti, fuga per la vita… Giudicate voi. Una lettera che, nel suo essere sintetico, trasuda indignazione verso un sistema che spesso, invece di valorizzare l’intrapresa, la castiga e la obbliga a rinnegare la propria missione.

La mia storia è semplice:
– conclusa giurisprudenza a Padova nei tempi più duri, “tiro su uno studio letteralmente dal nulla”, nel senso che ho scarse conoscenze e quindi scarse segnalazioni: i clienti e la loro fiducia me le devo proprio conquistare palmo a palmo;
– il tutto dal 1998 – anno in cui mi iscrivo all’Albo Avvocati, fino a fine 2008: senza fare parcelle stellari o evocare nei clienti l’immagine dell’avidità, riesco a mantenere una famiglia, costruire una casa in campagna, comprare una barchetta e un terreno;
– poi cambia tutto: parcelle di 5000 e più euro impagate, pochissimi nuovi incarichi;
– non ce la faccio a tenere in piedi un’attività professionale, mi metto alla ricerca di un lavoro dipendente;
– mi offrono un posto di lavoro oltralpe: vado. Fortuna che inglese, tedesco e spagnolo li ho imparati e sempre un po’ parlicchiati in varie occasioni;
– duemilatrecento euro per 14 mensilità: era un po’ che non entravano questi soldi netti e aiutano decisamente a farmi sentire un po’ tranquilla;
– ho 43 anni compiuti.
Cordialità.

Un avvocato

AVETE ANCHE VOI UNA STORIA DA RACCONTARE? SCRIVETECI A infoiva@ejournal.it

Riforma del lavoro, le imprese ringhiano

Ora che la riforma del lavoro è passata al Parlamento, vedremo quale testo uscirà dall’esame delle Camere.

Certo è che le “Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita”, così è indicata la riforma, hanno lasciato parecchi scontenti per strada. Era inevitabile, ma forse Monti stesso non pensava che le critiche più feroci gli sarebbero venute da quelle parti, imprese e banche, alle quali è sempre stato sintonicamente più vicino.

Detto della moderata soddisfazione di Cisl e Uil, della insolita apertura della Cgil e della ostinata ostilità della Fiom, dalle forze politiche di maggioranza è arrivato un sostanziale plauso mentre da Abi e Confindustria solo siluri. Alla Marcegaglia, in particolar modo, non è andato giù il dietro front sul reintegro del lavoratore in caso di licenziamento per ragioni economiche; un reintegro che, a detta di Monti, sarà limitato esclusivamente a “fattispecie molto estreme e improbabili“. Tanto che, secondo il premier, le imprese con il tempo capiranno. Intanto hanno capito che questa riforma lascia da parte i problemi veri, aumenta i costi del lavoro e penalizza le prospettive di investimento e di nuova occupazione.

Normale che, alla luce di questi ostacoli imprevisti, Monti stia pensando di chiedere la fiducia in Parlamento: poche modifiche, rapidità dell’iter, veloce conversione in legge.

Intanto, il giudizio dei mercati non pare essere positivo, contrariamente a quello della Commissione UE, che in una nota ha scritto: “Il Governo italiano sta dimostrando forte determinazione e impegno per affrontare la doppia sfida di consolidamento dei conti e crescita, i progressi fatti finora sono straordinari, e cruciale è ora l’adozione da parte del Parlamento della riforma del lavoro attesa da tanto“.

Di tono radicalmente opposto un totem dell’informazione mondiale come il Wall Street Journal, che ha scritto: “Gli ottimisti in Italia – ebbene sì, ve ne sono ancora – dicono che una riforma limitata è meglio di niente. forse. Tuttavia Monti è stato scelto per recuperare l’Italia dalla soglia di un abisso greco. La riforma del lavoro è una resa a coloro che la stanno portando laggiù“. Vedremo chi avrà ragione…

Voci dalla crisi – “Capisco quelli che si danno fuoco”

di Davide PASSONI

Riceviamo e non volentieri pubblichiamo. Non volentieri per ciò che ci tocca leggere, non certo perché non vogliamo dare spazio a storie come questa.

Gentile redazione, sono una “vecchia” farmacista (63 anni), ho lavorato prima nella farmacia di mio padre, poi ne sono diventata titolare, per cui sempre iscritta solo all’ENPAF. Alcuni anni fa per problemi famigliari e di salute ho dovuto vendere la farmacia e da allora ho sempre lavorato con p. iva fino a due anni fa nella mia ex farmacia, poi nella farmacia di una mia amica. Non posso dire che cosa mi rimane in tasca tra le spese benzina, tasse, contributi ENPAF che devo pagare per intero, iscrizione ordine dei farmacisti e una grande stanchezza, visto la non più giovane età…

Ora sono stata lasciata a casa, lavoro solo due mezzi pomeriggi, perché con la nuova legge la mia amica ha paura di multe, perché faccio un lavoro continuativo presso un solo datore. Il 30/09/2013 arriverò alla pensione (folle cifra di 600 euro), se la salute regge vorrei continuare a lavorare, perché non posso permettermi di non farlo. Io ho venduto tutta l’argenteria di casa, i gioielli di mia madre e capisco quelli che si danno fuoco, che si buttano dai balconi!

Scusate per lo sfogo, grazie. (Lettera firmata)

Grazie a lei, signora! Questa lettera è stata scelta tra le tante arrivate alla nostra redazione perché offre diversi e amari spunti. Intanto, la nostra lettrice è una partitivista forzata. E, come partitivista, si ritrova a essere tartassata e additata come possibile truffatrice. Poi è una donna, una di quelle donne che intravedono il miraggio della pensione e sanno già che quello che, per tanti, è un periodo finalmente sereno, per lei sarà solo un altro vagone da attaccare al treno della propria vita lavorativa. Altro che relax, tè con le amiche e nipotini da curare. Dove vogliamo andare, oggi con 600 euro di pensione al mese.

Poi, ancora, è una di quelle persone che, nel momento in cui percepirà la pensione e continuerà a lavorare (come scrive), sarà additata come una donna spregevole che sottrae un posto di lavoro a un giovane, lavora in nero e, scandalo!, evade le tasse. L’alternativa a tutto questo? Morire di fame, forse.

Badate, con questo non diciamo che evadere è lecito o bello. Quante volte da queste pagine avete letto del nostro plauso a Befera e ai suoi collaboratori… Prendiamo solo atto di una situazione nella quale la nostra lettrice si trova ora e si troverà tra un anno e mezzo (“se la salute regge“, come ha scritto lei) e che è figlia non tanto della crisi quanto di un intreccio malato tra mercato del lavoro, sistema fiscale e sistema pensionistico i quali, ciascuno per la propria parte e con le proprie storture, finiscono per stritolare i soggetti meno protetti della società: coloro che non hanno la certezza di un reddito, non si possono ricollocare professionalmente, sono donne.

Cara lettrice, non guardi chi si butta di sotto o si dà fuoco. Tenga duro e si faccia sentire.

Cari professori al governo, questa è una delle tante lettere che arrivano non solo a noi ma anche a tante altre testate – di carta, sul web, in radio, in tv – in questo periodo nel quale la raccolta di tali testimonianze è diventata quasi una moda: fa lettori, fa opinione, fa vedere di essere “sul pezzo”. Per noi di Infoiva non è una moda, è una missione. Per voi, invece, deve diventare un’ossessione.

Non pensiamo, come quell’invasato di Antonio Di Pietro, che voi abbiate sulla coscienza i suicidi di chi non ce la fa più; pensiamo, più ottimisticamente, che abbiate le chiavi per fare in modo che non accadano. Chiavi che si chiamano tagli alla spesa pubblica, tagli agli sprechi, tagli alle inefficienze, tagli ai privilegi, tagli – conseguenti – alle imposte su imprese e cittadini, incentivi – conseguenti – alle imprese che, con chi le crea e chi ci lavora, tengono in piedi l’Italia. Frugate nelle vostre tasche piene – non come le nostre, vuote – e trovatele queste chiavi. E una volta trovate, usatele: ve lo chiedono in tanti che sono nelle condizioni della nostra farmacista.

AVETE ANCHE VOI UNA STORIA DA RACCONTARE? SCRIVETECI A infoiva@ejournal.it

Imprese, evviva, la PA pagherà!

di Davide PASSONI

Liberalizzazioni. Parola magica, panacea di tutti i mali dell’Italia o semplicemente uno dei passaggi obbligati per fare del nostro Paese un Paese “normale”? Forse la terza di queste opzioni e molte altre cose insieme. Di sicuro, oltre ai tanto strombazzati vantaggi che le liberalizzazioni porteranno ai cittadini comuni, qualche buona notizia arriva anche per le imprese.

Con la firma del decreto da parte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il conseguente arrivo del testo in Gazzetta ufficiale, la prima buona notizia per le imprese fornitrici della Pubblica amministrazione è data dallo stanziamento in decreto di 5,7 miliardi per il pagamento di enti e ministeri. Le risorse vengono trovate in parte riallocando fondi, in parte consentendo l’emissione, fino a 2 miliardi, di titoli di Stato. Il che significa che, finalmente, chi vanta crediti inesatti con lo Stato potrà cominciare a vedere qualche soldino.

I 97 articoli del decreto confermano in larga parte le indiscrezioni circolate il giorno del varo da parte del Consiglio dei ministri, dalle norme sui taxi a quelle sulle farmacie, da quelle sui notai alla possibilità di creare Srl da parte di giovani con un solo euro, dal gas alla Rc Auto.

Quello che interessa di più le imprese, però, – da sempre prese in giro dalla Pubblica Amministrazione, di fatto la prima, vera insolvente del mondo produttico italiano – sono le misure per accelerare il pagamento dei crediti commerciali vantati da parte delle imprese stesse nei confronti delle amministrazioni statali. L’articolo utilizza tre diverse forme di finanziamento per 5,7 miliardi complessivi: 2,7 miliardi saranno messi a disposizione riutilizzando i fondi speciali derivanti dai residui passivi; 1 miliardo, recuperato riallocando alcune poste contabili, servirà a estinguere i crediti relativi ai consumi intermedi; 2 miliardi saranno infine pagati tramite titoli di Stato e l’assegnazione di queste obbligazioni statali non sarà computata nei limiti delle emissioni nette dei titoli di Stato indicata nella legge di bilancio.

Tra le altre novità introdotte dal decreto, un articolo prevede l’applicazione della deducibilità degli interessi passivi per le società, a prevalente capitale pubblico, che forniscono acqua, energia, teleriscaldamento e servizi di smaltimento e depurazione. Alcune modifiche di dettaglio vengono introdotte anche per la tassazione delle rendite finanziarie con l’aliquota unica, prevedendo la soppressione dell’esclusione della tassa del 20% sui redditi di capitale e sui redditi differenti di natura finanziaria, ma anche l’applicazione dell’aliquota del 12,5% sui pronti contro termine su titoli pubblici emessi da Stati esteri e dell’11% sui fondi pensione Ue.

Nel testo vengono fissate anche le norme sull’autotrasporto (cari autotrasportatori, che tanto ci state facendo penare in questi giorni…) e rispetto all’ultimo testo vengono introdotte alcune novità che sembrano confermare la volontà di rendere inefficace l’effetto degli aumenti dei carburanti per il settore. Una modifica – spiega la relazione tecnica – resa opportuna per equiparare la normativa italiana a quella degli altri Paesi europei ma anche per limitare l’esposizione finanziaria che gli aumenti delle accise comportano in attesa del rimborso, che è oggi annuale e diventerà trimestrale. Nella relazione tecnica infatti il governo riconosce che “i recenti aumenti delle accise sul gasolio per autotrazione stanno mettendo a dura prova la tenuta del comparto, che ha già dovuto sopportare ulteriori rincari di altre voci di spesa come assicurazioni e manutenzione dei veicoli, in un contesto economico che è tuttora al di sotto dei livelli antecedenti alla crisi“. Chissà se la norma impatterà anche sui pescatori, anch’essi colpiti duramente dal caro-gasolio

Liberalizzazioni, avvocati in sciopero a febbraio

Le liberalizzazioni non piacciono a nessuno. Dopo benzinai e tassisti, ora tocca agli avvocati indire uno sciopero per protestare contro gli interventi del governo Monti. Si asterranno dal lavoro il 23 e il 24 febbraio e hanno programmato un’altra settimana di stop a inizio di marzo; il tutto condito da sit-in davanti Palazzo Chigi e Camera e Senato e occupazione simbolica degli uffici giudiziari.

Alemanno: necessari interventi sulla Spesa Pubblica

di Alessia CASIRAGHI

I tributaristi d’Italia dicono sì alla nuova manovra economica, ma sollecitano l’intervento più che mai necessario sulla spesa pubblica. Riccardo Alemanno, Presidente dell’ Istituto Nazionale Tributaristi ha riaffermato la necessità di seguire la strada indicata da Monti, data la situazione di emergenza in cui versa l’Italia, ma ha ricordato anche che per il futuro sono più che obbligatori interventi mirati sulla spesa pubblica e sulle singole problematiche. “Condividere la manovra economica è quasi obbligatorio date le ragioni di urgenza ed inderogabilità di interventi forti e di immediata efficacia – afferma Alemanno – ma ciò porterebbe a non raggiungere gli obiettivi come è avvenuto per le tante (troppe) manovre dell’estate e dell’autunno”.

Per l’INT sono necessari interventi mirati nel settore fiscale, come l’ immediata revisione delle norme relative alla comunicazione delle operazioni IVA , il cosiddetto spesometro. I tributaristi auspicano la completa revisione della normativa alla luce dell’ulteriore abbassamento dell’uso di contante per i pagamenti (da 2.500 a 1.000 euro). Come? Reintroducendo al posto delle comunicazioni, gli elenchi clienti e fornitori contenenti le operazioni anche nei confronti dei privati

Il divieto di uso del contante oltre la soglia dei 1.000 euro rende inutile la comunicazione di operazioni non fatturate superiori a 3.600 euro. Allo stesso modo la tracciabilità di tutti i pagamenti superiori, anche per le operazioni fatturate, dovrebbe rendere inutile la comunicazione delle singole operazioni fatturate superiori ai 3.000 euro.

Ai fini della lotta all’evasione, secondo l’INT sarebbe molto più utile e quindi necessario conoscere la totalità delle spese sostenute anche dai privati. Per le imprese dovrebbe essere istituito un primo controllo incrociato automatizzato, che si avvalga della trasmissione telematica dei dati e degli importi fatturati.

Alemanno invierà nei prossimi giorni una nota al Ministero dell’Economia e delle Finanze che affronti il problema delle comunicazioni delle singole operazioni: “la comunicazione di singole operazioni, già difficoltosa per gli importi superiori ai 25.000 euro previsti per il 2010, sarebbe molto più complessa per gli importi ridotti a 3.000 per il 2011 soprattutto per le aziende non strutturate” ribadisce il Presidente. Che conclude “Sarebbe auspicabile che tutti commercialisti, tributaristi, consulenti del lavoro, e revisori facessero sentire la loro voce in un solo senso senza strumentalizzazioni per una efficace semplificazione senza volere impedire l’utilizzo di strumenti utili per la giusta lotta all’evasione“.