L’Agenda Digitale Italiana protagonista di un convegno a Napoli

Un convegno importante terrà banco domani, 28 settembre, a Napoli, presso l’Unione Industriali.

Il titolo, più che eloquente, è “L’Agenda Digitale Italiana: una sfida per la crescita” e si pone come obiettivo principale quello di approfondire il piano d’azione dell’Agenda Digitale, attraverso un costruttivo confronto sulle prospettive che questa avrebbe se venisse applicata non solo in Campania, ma anche in tutto il Mezzogiorno.

L’incontro è promosso dall’Associazione imprenditoriale, in particolare dalla sua Sezione Ict, dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Napoli e dalla Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, con il Patrocinio del Consiglio Nazionale degli Ingegneri.

Ad introdurre i lavori sarà il presidente dell’Unione Industriali di Napoli, Paolo Graziano, insieme al Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Napoli, Luigi Vinci, oltre al Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Armando Zambrano, il Presidente di Anci Campania, Vincenzo Cuomo, e l’Assessore all’Università e alla Ricerca della Regione Campania, Guido Trombetti.

A coordinare gli interventi, che saranno suddivisi in due sezioni a seconda degli argomenti trattati, sarà il Consigliere dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Napoli, Giovanni Manco.

La prima sessione, intitolata “L’Agenda Digitale Italiana: uno strumento per la crescita” verrà moderata da Giorgio Ventre, professore Ordinario dell’Università Federico II di Napoli, e sarà animata dal Consigliere per la Ricerca e l’Innovazione del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Mario Calderini, lo Strategic Advisor Ict/T3, Fulvio Ananasso, l’Amministratore Delegato di NetConsulting, Giancarlo Capitani, ed infine il Vice Sindaco di Napoli, Tommaso Sodano.

Seguirà la seconda sessione, intitolata ”L’Agenda Digitale Italiana: azioni e cantieri”, introdotta dal Direttore di Key4biz, Raffaele Barberio, e vedrà la partecipazione del Presidente del Cnr, Luigi Nicolais, oltre al Presidente di DigitPa, Francesco Beltrame, il Presidente della Sezione “Ict” dell’ Unione Industriali di Napoli, Aniello Colasante, il Responsabile Sales area Sud della Direzione Top Clients & Public Sector di Telecom Italia, Luciano Albanese, e il Cio di Poste Italiane, Agostino Ragosa.

Il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, si riserverà il discorso finale, che andrà a concludere il convegno.

Vera MORETTI

Ferito e travolto da un muletto, operaio si salva

Ancora un incidente in Campania, ma questa volta nella provincia di Avellino, e precisamente a Mercogliano, presso un’industria metalmeccanica.

Un uomo di 56 anni di Monteforte Irpino è stato travolto da un muletto. In realtà, era lui stesso a guidarlo, quando all’improvviso il mezzo si è capovolto centrandolo in pieno.
Trasportato all’ospedale Moscati, l’uomo sembrava aver riportato ferite di poca entità, considerata la pericolosità dell’incidente, e infatti è stato ricoverato per una medicazione alla testa.

Ma nella notte le sue condizioni si sono aggravate: l’uomo accusava dolori allo sterno e, da un esame più accurato, è stata accertata la presenza di un’emorragia interna.
Per questo motivo, il paziente è stato trasportato al Cardarelli di Napoli dove è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico, andato fortunatamente a buon fine.

Ora il lavoro passa ai carabinieri, che stano verificando la dinamica dell’incidente e a chi attribuire le eventuali responsabilità.

Vera MORETTI

Imprese a terra? C’è chi ancora vuole investire

 

 

Saldo in attivo per le imprese italiane, da Nord a Sud dello stivale: le aziende che aprono i battenti superano ancora nel numero quelle che cessano l’attività. La conferma viene dal saldo del bimestre luglio-agosto: saldo positivo e pari a +9.668 unità, con un tasso di crescita dello 0,16%.

E la crisi? Se da un lato, secondo quanto emerge da una rilevazione di Unioncamere sui dati del Registro delle imprese delle Camere di Commercio, le iscrizioni sono state lievemente più numerose dello scorso anno (quasi 51mila a fronte di poco meno di 50mila di luglio-agosto 2011), dall’altro però hanno superato quota 41mila le cessazioni registrate nel bimestre estivo 2012, il dato peggiore dal 2009.

Bilancio positivo, ma l’ombra inquietante della crisi continua a oscurare le aziende italiane.

La crisi sta progressivamente erodendo la capacità di resistenza di tantissime nostre imprese – ha sottolineato Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, – anche se non spegne la voglia d’impresa di tanti italiani. L’elevato numero di cessazioni e il rallentamento della dinamica espansiva registrato nelle regioni settentrionali nel periodo estivo, suona come un campanello d’allarme delle condizioni difficili in cui sta vivendo il Paese e dello stato d’animo di incertezza dei nostri imprenditori”.

Ma qual è la mappa da Nord a Sud delle imprese che decidono di aprire?

Strano a dirsi, ma il rallentamento della crescita delle imprese ha colpito  le aree produttive maggiormente sviluppate: dal Centro-Nord, che presenta tassi di crescita più contenuti rispetto all’anno scorso, al Nord-Est la crisi sembra “raffreddare” l’anima imprenditoriale dei suoi abitanti. Anche se, va sottolineato, cresce l’indicatore della nati-mortalità di solo lo 0,07%, in contrazione dallo 0,18%  del 2011. Analoga sorte interessa Nord-Ovest e Centro, il cui tasso di crescita nel bimestre è pari allo 0,11%, in riduzione rispetto al +0,17% e +0,25% del 2011.

Segna un punto positivo invece il Mezzogiorno, dove l’indicatore della crescita (+0,28%) è in aumento rispetto a quanto registrato nel bimestre estivo 2011. A Napoli si contano addirittura quasi 2mila imprese in più rispetto a giugno 2011, mentre Palermo, Aosta e Salerno spiccano al vertice della classifica per tasso di crescita.  Maglia nera invece a Vicenza, con -86 imprese nel 2012, mentre in 16 province del Nord le cessazioni hanno superato le iscrizioni, generando così un saldo negativo.

Alla crisi le nuove imprese rispondono optando per una forma giuridica più strutturata: +0,42% l’incremento delle società di capitali, +0,52% le altre forme giuridiche, mentre modesti sono i tassi di incremento delle Ditte individuali (+0,09%) e delle società di persone (0,05%).

Dal punto di vista dei settori più svantaggiati, l’Agricoltura è in assoluto il settore che perde il maggior numero di imprese nel periodo (-416 imprese), mentre meno consistente è la riduzione che interessa il settore manifatturiero (-275 imprese). Saldo positivo ma in deciso rallentamento rispetto a luglio-agosto 2011 quello delle Costruzioni, settore che nel bimestre estivo 2012 aumenta di sole 83 unità, mentre frena la dinamica espansiva di tutti i settori dei servizi, in particolare delle Attività professionali, scientifiche e tecniche (736 le imprese nell’estate 2012 a fronte delle oltre 1000 registrate lo scorso anno). Fa eccezione la Sanità e assistenza sociale, in cui il saldo di 201 unità corrisponde a un tasso di crescita dello 0,59%, in aumento rispetto allo 0,41% del bimestre luglio-agosto 2011.

Alessia CASIRAGHI

Operaio sepolto dai detriti: morto

 

Giuseppe Vuturo, 60 anni, è rimasto sepolto sotto i detriti a seguito del cedimento del terreno sul quale stava lavorando. Il manovale era impegnato, con altri colleghi, in un cantiere edile di Alcamo, in provincia di Napoli,  che si occupava della costruzione di alcune villette nella zona di via Kennedy. Ancora incerte le cause della frana. Su eventuali responsabilità  penali dell’incidente stanno indagando i carabinieri.

Bilancio negativo per i saldi estivi

Nonostante abbiano imperversato da metà luglio in poi, i saldi estivi 2012 non hanno fatto il botto ma, anzi, si sono rivelati un mezzo flop.
Per chi, dunque, confidava in questi 60 giorni di ribassi per rifarsi dopo un’annata di vacche magre, ha dovuto ricredersi e accontentarsi delle briciole.

Gli italiani hanno stretto la cinghia su tutto, vacanze incluse, e le sirene dei prezzi ridotti anche del 60% non si sono rivelate poi così tanto attraenti.
Niente code fuori dai negozi, niente gruzzolo messo da parte per le spese pazze di fine stagione.

Questo è il bilancio, mesto, redatto da Federazione Moda Italia, a pochi giorni dalla fine delle vendite scontate, che registra un calo del 13-15%.
Si tratta di una media tra le boutique dei centri cittadini, dove a risollevare le sorti di un’economia al palo sono stati soprattutto i turisti russi, cinesi, coreani e brasiliani, e i negozi delle periferie, dove nessun viaggiatore si spinge.

Tutte le città principali chiudono con segno negativo: a Milano le vendite segnano -9%; Roma si attesta su -15%-20% dopo un iniziale -25%; Firenze e Venezia -13-15%; Napoli -10%.

Tra i settori, l’abbigliamento arranca mentre le calzature “tengono”, chissà che non ci sia un “ribaltone” proprio negli ultimissimi giorni, con i saldi dei saldi. Ma, al rientro dalle vacanze e con la benzina alle stelle, c’è ben poco da spendere, semmai il contrario.

Per invogliare i potenziali clienti, molti comuni si stanno organizzando con notti bianche ed occasioni di festa. Molti commercianti, poi, sperano che la vanità degli italiani ritorni a galla e con lei la voglia di rinnovare il guardaroba in vista della stagione autunnale.

Anche se, a giudicare dall’andamento delle vendite degli ultimi anni, più che di un desiderio si tratterà di una necessità.

Vera MORETTI

I saldi a Napoli, dove il negozio ‘è di famiglia’

A Napoli il 95% delle attività commerciali del centro storico sono affidate a piccole imprese. Un dato in forte controtendenza rispetto al resto dell’Italia, Milano in prima fila, dove a dominare sono le grosse catene e i franchising.

Il debutto della stagione dei saldi ha aiutato le piccole attività commerciali a saldare in positivo il bilancio di un anno particolarmente difficile?

Infoiva lo ha chiesto a Pietro Russo, Presidente di Confcommercio Napoli – Imprese per l’Italia, che nei giorni scorsi, alla vigilia del debutto della stagione dei ribassi, aveva sottolineato come il settore del commercio a Napoli necessitasse più che mai una boccata di ossigeno. “Domenica i negozi resteranno aperti tutto il giorno – aveva dichiarato Russo. –  C’e’ bisogno di portare un po’ di ossigeno al nostro settore perche’ i dati che abbiamo sono oltremodo negativi, e anche l’atmosfera che si respira in citta’, in quelle che erano le “vie dello shopping“, e’ tutt’altro che entusiasta. Si fa fatica anche a vendere costumi e teli mare“.

Ma com’è andata davvero?

Primo weekend di saldi a Napoli: qual è il bilancio di quest’anno? E se dovessimo fare un confronto con il 2011?
Il bilancio è sicuramente negativo. Ci aspettavamo una ripresa delle vendite che, purtroppo, non c’è stata. Il calcolo è stimato intorno al 30% in meno di vendite rispetto al 2011.

Quali sono le tipologie di acquirenti che hanno acquistato in saldo? Italiani/ stranieri? Altospendenti/mediospendenti?
Si tratta di quei consumatori che acquistano qualsiasi prodotto, senza guardare al brand o alla qualità della merce, mentre, anni addietro, le vendite in saldo rappresentavano un’occasione per acquistare anche prodotti di marca. Tra le tipologie di acquirenti evidenziate, ritengo che si tratti soprattutto di mediospendenti.

I commercianti di Napoli e provincia hanno scelto di aderire ai ‘saldi anticipati’? Se si, questo ha portato beneficio o ha svantaggiato la consueta partenza dei saldi del 7 luglio?
I commercianti napoletani hanno deciso, vista la crisi economica, di effettuare numerose promozioni anche prima del periodo dei saldi, che, comunque, non hanno cambiato lo stato delle cose. Nonostante le offerte, non si è riusciti a fronteggiare le difficoltà legate alla caduta dei consumi.

Quali sono le previsioni sulle prossime settimane di saldi ?
Ritengo, purtroppo, negative. A meno che un aumento degli sconti non richiami, in maniera più forte, l’attenzione dei consumatori. I saldi restano, a mio avviso, un’opportunità per i consumi e per i consumatori, prima ancora che per gli esercenti.

Napoli e gli esercenti della moda: quanti negozi sono stati costretti a chiudere nell’ultimo anno? Saldo in negativo o positivo?
Sull’intero territorio provinciale il saldo delle aperture/chiusure è negativo per l’1%. Metà di queste attività commerciali appartengono al settore del tessile e abbigliamento. Un altro fenomeno in notevole aumento riguarda invece la chiusura dei negozi storici del centro o il loro trasferimento in aree periferiche della città.

In percentuale, tra le attività commerciali del centro di Napoli, quante sono ancora a conduzione familiare (piccole imprese) e quante sono di proprietà di grosse catene e franchising?
Oltre il 95% sono imprese con meno di dieci dipendenti, generalmente a conduzione familiare.

Alessia CASIRAGHI

Vacanze di Pasqua sì, ma in Italia

di Vera MORETTI

La crisi non scoraggia gli italiani che, desiderosi di concedersi una pausa, non rinunciano alle vacanze di Pasqua.
Se rinuncia c’è stata, in questo senso, riguarda solo i giorni di permanenza, che saranno ridotti all’osso e in prossimità dei giorni di festa, ma la voglia di fuga dalla città ha preso il sopravvento sul pessimismo che aleggia incontrastato.

A primeggiare, tra le mete preferite, rimangono le località balneari, che registrano un considerevole +20% rispetto al passato, con Viareggio che ha registrato un aumento della domanda del 22%, e le città d’arte, forti di un sostanzioso +11%. Nel dettaglio, Firenze rimane la città preferita in assoluto, con un +17% imbattibile, ma vanno molto bene anche Palermo, che registrerà l’11% in più di presenze, e, a seguire, Roma e Napoli.

Daniele Mancini, amministratore delegato di Casa.it, ha dichiarato: “La crisi economica ovviamente va ad impattare anche sulle scelte di vacanza degli italiani, per il 2012: l’incremento rispetto al 2011 delle richieste per una serie di mete turistiche che è stato messo in luce dalla nostra analisi, indica che gli italiani non vogliono rinunciare alle vacanze ma preferiscono brevi soggiorni, proprio come quello offerto dal ponte di Pasqua“.
Il Belpaese dunque quest’anno non teme rivali, per quanto riguarda le scelte vacanziere degli italiani, e c’è già chi scommette sullo stesso trend anche per la prossima estate.

In città si vive meglio con le onlus

di Vera MORETTI

Vivere in città? Non solo è più costoso, a cominciare dalla casa, ma la qualità della vita è peggiore rispetto alla vita di provincia, a causa di aria inquinata, strade sporche, traffico intenso e poco verde.
Nonostante il 27% degli italiani abiti in comuni con più di 250mila abitanti, dunque, la metropoli non è amica dei cittadini e, anzi, sembra a volte complicarne la vita. L’inefficienza dei servizi proposti, infatti, rende quasi impossibile amare il luogo in cui si vive.

E allora, che fare? Fuggire in campagna spesso non si può, e né lo si desidera, ma è provato che, nelle città in cui il terzo settore è più forte, la vita quotidiana è migliore.

Esempio lampante di ciò è Firenze, che grazie ad edilizia popolare e verde pubblico è diventata vivibile e a misura d’uomo, ma ricevono apprezzamenti soddisfatti da parte dei propri cittadini anche Bologna, prima per trasporti e mobilità, e Torino, che si aggiudica la medaglia d’oro per attività e strutture per il tempo libero.
Fanalini di coda sono Palermo, maglia nera per i trasporti, e Napoli, che ottiene il pollice verso per rifiuti, verde e tempo libero.

Sono questi i dati resi noti dal sesto rapporto sull’abitabilità delle città della Fondazione per la Sussidiarietà. Per conto della Fondazione, il Politecnico di Milano ha condotto lo studio Sussidiarietà e… città abitabile, che ha preso come campione dodici grandi città, tutte sopra il 250mila abitanti, che rappresentano complessivamente il 15% della popolazione italiana totale, ovvero: Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo e Genova, Bologna, Firenze, Bari, Catania, Venezia e Verona.

Pur provenendo da città diverse, i cittadini si sono trovati concordi nel bocciare la qualità dei servizi pubblici erogati. Il 60% è critico soprattutto per i pochi servizi per l’edilizia popolare, seguito, per il 56%, da trasporti e mobilità. Insufficiente anche il verde pubblico per il 51% e per il 46% la pulizia delle strade. La situazione sembra essere migliore per quanto riguarda le attività e le strutture del tempo libero, bocciate “solo” dal 44% degli intervistati.

A chi spetta il compito di risolvere questi problemi e migliorare i servizi? I cittadini non hanno dubbi: il Comune ed altri enti pubblici hanno la responsabilità dell’andamento, e quindi del miglioramento, dei servizi offerti dalla città.
Anche se, laddove sono presenti associazioni di famiglie e residenti, nonché cooperative e onlus, la qualità della vita cittadina migliora di gran lunga, soprattutto per quanto riguarda il tempo libero, 39,7% ma anche il verde pubblico, 30,6%.

Il presidente della Fondazione, Giorgio Vittadini, spiega così questa tendenza: “Da una parte si registra un ritorno di sfiducia nei confronti della dominanza della logica del mercato in questi settori. Dall’altra appare improbabile che l’intervento pubblico possa di per sé garantire l’abitabilità delle città. In questo contesto desta un rinnovato interesse l’ipotesi che la sussidiarietà, l’iniziativa libera di chi riconosce una specifica esigenza e si unisce ad altri per rispondervi, possa portare un contributo originale e insostituibile“.

Questo perché le associazioni sono più vicine alla vita di quartiere e comprendono più a fondo le sue problematiche, tanto da riuscire a risolverle in modo efficace.
Esempi concreti di ciò sono il Centro Pompeo Leoni a Milano, nato in risposta all’esigenza di trovare case a prezzi accessibili agli studenti universitari fuori sede, l’Amicobus di Torino, nato per accompagnare gli anziani invalidi. Oppure la storica Polisportiva Ponte Vecchio a Bologna e i Friarielli Ribelli a Napoli, gruppo spontaneo che ha reclutato adepti via Internet e rimesso a nuovo piazze diventate discariche. Perché la città partenopea non ci sta ad essere sempre il fanalino di coda.

Solo il 25% delle imprese arriva al primo passaggio generazionale

“Solamente il 25% delle imprese italiane sopravvive al primo passaggio generazionale, e addirittura soltanto il 5% delle aziende arriva alla terza generazione. La successione rappresenta un momento molto delicato nella vita di un’impresa familiare”. “Il passaggio generazionale, ossia il cambiamento di leadership in azienda che prevede la successione da parte dei figli, è un momento molto particolare nella vita di un’impresa. Se poi consideriamo che circa il 90% delle aziende del Sud è a conduzione familiare, possiamo immaginare quali possano essere le ripercussioni sull’economia del territorio”.

Lo ha detto Antonio Tuccillo, consigliere dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli, presentando il forum “La famiglia-impresa” che si terrà venerdì 2 marzo alle ore 10 presso la sede dell’Odcec partenopeo (Piazza dei Martiri 30), presieduto da Achille Coppola. Il convegno è stato organizzato dall’Ordine con il patrocinio del Consiglio notarile dei distretti di Napoli, Torre Annunziata e Nola e dell’Ordine degli avvocati di Napoli.

“I patti di famiglia, in particolare, – ha continuato Tuccillo – possono consentire all’imprenditore di indirizzare la successione ereditaria nell’azienda a favore di un figlio o di un altro: si tratta di accordi che vengono raggiunti tra l’imprenditore e i suoi familiari sulla conduzione dell’attività. Non è un patto sui beni da ereditare, quindi, ma sull’impresa e sul business, su chi riceverà in affidamento le sorti dell’azienda”.

“Un altro aspetto sul quale è necessario soffermarsi – ha evidenziato Fabio Foglia Manzillo, procuratore rotale – riguarda l’impatto di separazioni e divorzi sulle imprese. Mentre nel primo caso si ha solo una sospensione di alcuni effetti sul matrimonio, con il divorzio si ha una ricaduta anche sugli effetti patrimoniali ed economici. Nel caso di nullità ecclesiastica del matrimonio, invece, tutti gli effetti patrimoniali vengono annullati dal momento in cui il matrimonio è stato stipulato”.

Il forum, moderato da Massimo Cesare Bianca, emerito dell’Università “La Sapienza” di Roma e presidente della Commissione parlamentare sulla Riforma del diritto di famiglia, sarà introdotto dagli indirizzi di saluto di Achille Coppola, presidente Odcec Napoli; Francesco Caia, numero uno dell’Ordine degli avvocati partenopeo; Antonio Areniello, presidente del Consiglio notarile di Napoli, Torre Annunziata e Nola. Interverranno Lucilla Gatt, ordinario di Diritto privato dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli; il magistrato Raffaele Sdino; il notaio Paolo Guida; Roberta Foglia Manzillo, componente della Commissione Famiglia e Minori del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli; Domenico Ruggiero, associato di Diritto Privato presso la Seconda Università di Napoli.

Fonte: agenparl.it

Vedi Napoli e poi evadi

di Davide PASSONI

Ci risiamo. La Guardia di Finanza si è rimessa i costumi di scena ed è tornata sul palcoscenico e sotto i riflettori per un’altra operazione “spettacolare” contro i furbetti dello scontrino. Dopo i blitz dei mesi scorsi nelle località più “in” del Nord, da Cortina a Portofino, e nei locali ed esercizi della Milano da bere, questa volta è toccato al Sud, a Napoli.

Li avevano invocati, il governatore del Veneto Luca Zaia altri esponenti leghisti, controlli spettacolari ed efficaci anche al Sud. Eccone uno di tutto rispetto, per la città interessata e per i risultati sconcertanti ottenuti. Un blitz per scoprire che cosa? L’acqua calda fiscale, ovvero che l’Italia è veramente unita almeno quando si tratta di uccellare il fisco.

I numeri del blitz partenopeo parlano chiaro. I militari hanno effettuato controlli nelle zone dei mercati (Sanità – Pignasecca – Sant’Antonio Abate – Sant’Anna a Capuana) e in quelle a più alta vocazione commerciale (Vomero – Chiaia – via Toledo – corso Umberto I). Su 386 esercizi commerciali controllati, 317 sono risultati irregolari, tanto che l’82% di loro, di fatto non adempiva agli obblighi fiscali previsti dalla vigente normativa. Nel mercato di Sant’Anna a Capuana, con l’arrivo dei finanzieri gli incassi sono nettamente aumentati: su circa 50 ambulanti presenti, 40 di loro erano privi del misuratore fiscale e, all’arrivo dei militari, si è registrata una variazione media degli incassi del 133%, con un picco del 985%.

E vogliamo parlare delle auto? Su 35 veicoli controllati, 8 sono risultati intestati a persone fisiche o imprese con un reddito totalmente non in linea con il valore del veicolo. Basti dire che gli intestatari di una Porsche Carrera e di una Audi A5 non hanno mai presentato la dichiarazione dei redditi.

Occhi puntati anche sulla movida. Nelle ore serali e notturne sono stati eseguiti controlli in 30 esercizi commerciali: su 261 lavoratori intervistati, 34 sono risultati irregolari. Nei confronti di 5 locali sarà avanzata la proposta di sospensione dell’attività per gravi irregolarità in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.

E visto che siamo a Napoli, tolti gli abiti borghesi e rimessa la divisa, alcune pattuglie hanno dato attuazione nel centro della città a una serie di attività per contrastare e prevenire l‘abusivismo commerciale, la contraffazione dei marchi, tutelare la sicurezza prodotti e del made in Italy e combattere la vendita di sigarette di contrabbando.

Insomma, dove vai vai la storia è sempre la stessa. Del resto, quali che siano le ragioni storiche o antropologiche (se ci sono….), un dato resta certo: vista la qualità dei controlli e la natura delle sanzioni, c’è chi si fa due conti e ne deduce che, alla fin fine, perché non provarci? Conviene di più non dichiarare che farsi ammazzare di tasse. Fino a quando la musica cambierà. Speriamo che questo sia solo il preludio di una bella sinfonia “eroica” contro i furbetti dello scontrino.