Un Natale in casa… vacanza

C’è la crisi? Viaggiare costa troppo? Gli hotel sono un salasso? Meglio la casa vacanza. Questa, almeno, sembra essere stata la tendenza delle recenti vacanze natalizie per gli italiani. Non un semplice “Natale con i tuoi”, ma un vero boom del business del turismo in casa vacanza.

Il portale Casevacanza.it ha monitorato i trend della domanda e dell’offerta da un lato, e il volume delle prenotazioni dall’altro, e ha rilevato che le case delle località turistiche hanno, in buona parte, registrato il tutto esaurito.

Secondo Francesco Lorenzani, responsabile di Casevacanza.it, “il 2013 è stato l’anno di vera esplosione del fenomeno delle case vacanza in Italia e non è un caso che il picco di richieste si sia registrato proprio alla fine di dicembre e all’inizio di gennaio. Il settore degli alloggi extra alberghieri ha registrato, rispetto al 2012, un incremento delle prenotazioni che sfiora il 30%. Le case vacanze sono viste come strutture più economiche rispetto agli hotel, ma anche più flessibili e pratiche per chi si muove con bambini, anziani o in grandi gruppi”.

Se si scelgono sempre più voli low-cost, si torna a viaggiare in bus e i tour operator parlano di cali superiori al 30% per le prenotazioni in hotel durante le vacanze di Natale, chi non rinuncia alla vacanza vuole risparmiare: la casa vacanza, pare essere l’ideale in questo senso, perché unisce il risparmio alla libertà di gestione.

A crescere, tuttavia, non è solo la domanda ma anche l’offerta di affitti turistici. L’esigenza di “fare cassa” e di mettere a reddito un immobile poco usato, la volontà di diventare piccoli imprenditori nel settore turistico e la semplicità di gestione delle case vacanza sono tutti fattori che hanno fatto aumentare il numero di immobili dati in affitto: la crescita, in media, rispetto allo scorso anno è stata pari al 20%, con picchi del 50% e oltre in alcune zone del Paese.

Il fenomeno, tuttavia, non si sta sviluppando uniformemente in tutto il Paese, limite tipico dell’Italia. Sul fronte della domanda, le regioni da cui arriva il maggior interesse per le prenotazioni sono Lombardia e Lazio, mentre le regioni nelle quali la domanda è cresciuta maggiormente sono Campania e Piemonte; sul fronte dell’offerta, invece, la concentrazione maggiore di case vacanza si ha in Puglia, Sicilia e Toscana: Puglia e Sicilia sono le regioni che nel corso dell’anno hanno visto la crescita maggiore rispetto al 2012.

Turismo, che Natale è stato? Siamo ancora fermi a 20 anni fa?

di Davide PASSONI

Tante volte dalle pagine di INFOIVA ci siamo occupati dell’industria italiana del turismo, sottolineando quanto sia vitale per l’economia del nostro Paese e quanto, come spesso accade per le eccellenze e le “filiere” del made in Italy, chi ne fa parte soffra di un male pericoloso: quello di ragionare, muoversi e decidere in ordine sparso.

Si fa sempre un gran parlare dipingendo la nostra industria turistica come il “petrolio” d’Italia, l’immensa ricchezza da valorizzare ecc.., ma poi le politiche latitano o si dimostrano insufficienti. I nodi, tipicamente, vengono al pettine nei periodi di maggior movimento e afflusso verso il nostro Paese: i ponti di primavera, le vacanze estive, il periodo natalizio, quello appena trascorso.

Nodi grossi, inestricabili che la crisi ha avuto il merito, diciamo noi, di portare in evidenza. Fino a quando la gente aveva di che spendere e spandere, anche quando l’offerta turistica italiana era nel complesso mediocre o comunque non all’altezza di quella di altri Paesi europei o del Mediterraneo, le magagne potevano essere nascoste serenamente sotto al tappeto. Ora non più. I soldi sono pochi, la voglia di avere servizi di livello spendendo, se non poco, quantomeno il giusto è sempre più evidente, le arretratezze o le fregature non passano più. Ecco perché, poi, italiani e stranieri preferiscono passare le proprie vacanze lontano dall’Italia.

Sarà successo così anche in queste ultime festività natalizie? INFOIVA cercherà di capirlo in questa settimana anche perché, se i dati sono negativi, il tempo per recuperare è sempre meno. Passate le Feste, ormai Pasqua e la primavera sono dietro all’angolo. Esagerati? Forse, ma il turismo e il turista non sono più quelli di 20 anni fa: assurdo gestirli o attirarli con politiche vecchie e poco integrate.

Buone Feste un po’ speciali. I nostri auguri per tutti

di Davide PASSONI

Le festività natalizie sono il tempo degli auguri. Nemmeno INFOIVA si sottrae alla tradizione, ma preferisce, come sempre, declinarla a modo proprio. E allora ecco i nostri personali auguri.

Auguri, naturalmente, agli imprenditori e ai professionisti; a quelli che ancora hanno un’impresa o uno studio e a quelli che ormai non l’anno più: possano ricordarsi sempre che il loro, prima che un lavoro, è una missione, dimenticandosi che ci fu un tempo in cui i missionari venivano ammazzati.

Auguri al fisco italiano e a Equitalia: si ricordino che una cosa è il rigore, un’altra è l’accanimento. Si ricordino che chi evade lo fa più spesso per sopravvivere che per fregare gli altri.

Auguri alla burocrazia italiana. Si ricordi di essere un mostro che ingoia imprese e cittadini: con l’anno nuovo non chiediamo che sia più buona, ci basterebbe fosse meno paradossale.

Auguri ai nostri stimati politici, di destra, di sinistra, di centro, di dove diavolo vogliono mettersi. Si ricordino che la disistima e l’accanimento dei cittadini nei loro confronti se lo portano in eredità da chi li ha preceduti e che stanno facendo assai poco per marcare la differenza con loro. E che sono, ahinoi, lo specchio di chi li ha votati.

Auguri al governo italiano. Che sappia essere meno prudente, meno vago, più incisivo e che, soprattutto, ci liberei dalla più insopportabile delle maledizioni: l’incertezza fiscale che grava su imprese e cittadini.

Auguri all’Italia e agli italiani. Si ricordino che, pur con tutti i limiti e i difetti si portano con sé come popolo e come Paese perché “ce li hanno nel sangue”, hanno una capacità di fantasia, di ripresa e una volontà di ripartire sempre e comunque, anche da zero, che pochi al mondo hanno. Usino tutto questo per uscire dal pantano.

E, infine, auguri a voi, nostri lettori. Speriamo ci vogliate seguire ancora nel 2014 e perdonateci se, ogni tanto, siamo venuti meno alla nostra volontà di ottimismo e positività. Con quello che stiamo vivendo da 5 anni, possiamo essere perdonati per qualche scivolone, non credete?

Crisi, si risparmia anche a tavola

Dopo il crollo della spesa per i regali, dopo il crollo della percentuali degli italiani che andranno a godersi le feste in vacanza, inevitabilmente anche la spesa per i tradizionali cenoni che metteranno a dura prova l’invidiabile forma fisica mantenuta durante l’anno, sono destinate a calare drasticamente. Addio interminabili pasti da digerire a festività trascorse, quest’anno anche il rito dell’abbuffata in famiglia sarà low cost.

Meno di un italiano su due trascorrerà fuori casa il pranzo di Natale, passando da un 60% dell’anno scorso all’attuale 45%. Porzioni meno abbondanti e prodotti leggermente più economici, saranno le soluzioni maggiormente adottate e se si opta per il ristorante il 25 dicembre, allora il cenone di Capodanno verrà inevitabilmente consumato tra le mura domestiche.

Addirittura sono 4,1 milioni gli italiani che non potranno permettersi pasti natalizi senza dover chiedere aiuto alle istituzioni, alle organizzazioni o ai privati cittadini, un numero inquietante che è aumentato del 10% rispetto allo stesso periodo del 2012.«Sul totale di 4,1 milioni di italiani indigenti», ha spiegato Coldiretti, «ci sono ben 428.587 bambini con meno di cinque anni di età che nel 2013 hanno avuto bisogno di aiuto per poter semplicemente bere il latte o mangiare, con un aumento record del 13% rispetto allo scorso anno. Ma ad aumentare, con un tasso superiore alla media, è stato anche il numero di anziani, ben 578.583 over 65 anni di età (+14% rispetto al 2012), che sono dovuti ricorrere ad aiuti alimentari e che non passeranno un Natale sereno».

Jacopo MARCHESANO

Il Natale ai tempi della crisi, c’era una volta la vacanza

Se proprio a Natale bisogna rinunciare a qualcosa, meglio sacrificare le vacanze. Il Centro Studi del Touring Club Italiano ha diffuso in questi giorni i risultati raccolti da un’indagine sulle intenzioni di vacanza degli italiani per le prossime festività. Dagli interessanti dati emerge come quasi il 40% degli italiani rinuncerà alle gite fuori porta per rimanere a casa in famiglia, cercando di spendere gli ultimi rimanenti risparmi per regali e cenoni vari ed eventuali e il 75% di coloro che trascorreranno un periodo di ferie resterà nel nostro Paese.

Vista la drammatica situazione economica, un italiano su tre destinerà non più di 500 euro alle ferie e il 72% non più di 1.000 euro. In pochi, il 14%, supereranno i 1.500 euro.Confrontando le risposte di coloro che andranno in Italia con quelle di coloro che sceglieranno di varcare i confini nazionale, emerge che nei viaggi domestici l’uso dell’auto è ancora nettamente preponderante (80%), seguita a notevole distanza dal treno (11%).

Nonostante la crisi, gli alberghi detengono ancora il primato  per quanto riguarda le strutture ricettive, mentre le seconde case e le case di amici o parenti rappresentano un’alternativa. Percentuali decisamente inferiori per il settore extralberghiero professionale, con Breakfast e campeggi che non fanno breccia nel cuore degli italiani. Se proprio deve essere vacanza, allora che la sia davvero…

Jacopo MARCHESANO

Voglia di Natale, ecco tutti i numeri

Ancora un Natale sotto il segno della crisi e dei consumi, evidentemente, ridotti. A rivelarlo, come se ce ne fosse stato bisogno di una conferma ufficiale, sono le indagine di Confcommercio e Confesercenti sugli acquisti e le intenzioni di spesa degli italiani per le prossime festività. Gli italiani non rinunceranno allo scambio di doni simbolico, ma sei su dieci ridurranno nettamente le spese. Doni magari meno ambiziosi ma in grado di offrire un’emozione, un messaggio di amore, di amicizia o semplicemente regali utili, meno romantici ma più concreti.

La spesa media dei nostri concittadini per fare regali si aggirerà intorno ai 170 euro, secondo quanto rilevato dal sondaggio Confesercenti-SWG e quest’anno solo il 12% dei nostri connazionali che faranno regali – quasi cinque milioni e mezzo di persone – ha intenzione di spendere per i doni più dello scorso anno: una percentuale comunque in risalita rispetto alla tendenza rispetto agli anni passati. Nettamente superiore, come da previsione, la percentuale di italiani che ha dichiarato di voler ridurre le spese rispetto alle scorse festività, il 57% totale del campione.

La voglia di regalo, di festa e di gioia, dunque, ancora una volta sconfigge, o almeno ci prova, la crisi. Ma se il denaro non basta a pagare tasse e debiti accumulati durante il resto dell’anno, i regali diventano una voce del tutto velleitaria e se proprio a qualcosa bisogna rinunciare, meglio ridurre la spesa per sul dono per sé stesso (il 16%), piuttosto che negare la gioia del regalo al partner (6%) o addirittura ai bambini (9%).

Ma cosa regaleranno gli italiani? I prodotti alimentari salgono in cima alle preferenze d’acquisto. Tre italiani su quattro, infatti, faranno regali “gastronomici” seguiti, immancabilmente, dai giochi per bambini (61%); tengono anche libri, smartphone e prodotti per la cura della persona, in aumento rispetto allo scorso anno; mentre articoli di abbigliamento, calzature e vino, ma anche regali più importanti, come elettrodomestici e viaggi, saranno, invece, meno presenti quest’anno sotto l’albero  delle famiglie italiane.

Ma la crisi taglia anche gli acquisti del tradizionale albero di Natale, vero simbolo della festività nelle nostre case. La Coldiretti stima un calo del 10% delle vendite di abeti da addobbare. Magari ci concederemo un albero più addobbato e meno illuminato…

Jacopo MARCHESANO

Un Natale da 10 miliardi di euro

Natale, tempo di regali. Nonostante la crisi economica che attanaglia il nostro Paese, gli italiani non rinunceranno, come ogni anno, a scambiarsi regali. EBay, uno dei più grandi marketplace online al mondo, ha indagato come i nostri connazionali affronteranno le festività 2013, quanto spenderanno, quanti regali faranno e le loro inclinazioni nei confronti dello shopping online. Ogni italiano comprerà in media 9 regali, per una spesa media di 196 euro ciascuno, leggermente inferiore rispetto alle statistiche relative allo stesso periodo dell’anno scorso. Un italiano su due comprerà i regali online (uno su quattro dal proprio smartphone), al fine di risparmiare fino all’ultimo centesimo disponibile. Abbigliamento e accessori è la categoria più gettonata per i regali di Natale, ma anche tablet, telefonini, videogames e fotocamere, saranno presenti in gran quantità sotto l’albero pronti da scartare alle prime luci dell’alba.

“Per un italiano su tre il Natale rimane un periodo dell’anno stressante, a causa delle tante preoccupazioni per preparare tutto alla perfezione” – dichiara Irina Pavlova, responsabile comunicazione di eBay in Italia – “I regali che ognuno fa sono in media 9 e servono sempre idee nuove ed originali per sorprendere amici e parenti, ma soprattutto per accontentare il partner, indicato dal 26% degli intervistati come la persona più complicata a cui fare un regalo. eBay, per proseguire nella sua missione di connettere le persone con le cose di cui hanno bisogno e amano, e per ovviare allo stress dovuto alla mancanza di idee nuove, ha creato una sezione completamente dedicata al Natale, dove ognuno può trarre la giusta ispirazione e godersi lo shopping natalizio in qualsiasi momento della giornata e da qualsiasi luogo”.

10 miliardi di euro, è questo quanto costerà agli italiani il Natale 2013, tra regali, cibo e decorazioni. Nonostante tutto, fra tasse che aumentano e si moltiplicano, stipendi sempre più incerti, Natale è pur sempre Natale…

Jacopo MARCHESANO

Natale e crisi, che cosa aspettarsi dalle festività?

di Davide PASSONI

E alla fine, anche in questo 2013, è arrivato l’ultimo mese dell’anno. Dicembre è soprattutto sinonimo di Natale e quest’anno, per imprese e famiglie, quelle che si prospettano sono festività piuttosto magre in linea, purtroppo, con quelle dello scorso anno. Al di là delle botte alle tredicesime degli impiegati causate soprattutto dai rincari portati dalla legge di stabilità, quello che preoccupa di più sono le previsioni per i consumi, che si preannunciano in forte contrazione come nel 2012; il tutto in un periodo dell’anno da sempre votato all’acquisto, alla spesa, al “ma sì, tanto è Natale“.

Ma no, tanto c’è la crisi” pare essere invece il refrain che da più parti si sente suonare. E la ripresa la vedono solo i soloni e i politicanti. O meglio, la ripresa c’è ma non in Italia. Persino la Spagna è uscita dalla fase recessiva e ci sta sorpassando. Organizzazioni di categoria, organizzazioni di consumatori, commercianti guardano con preoccupazione al periodo natalizio e al temuto crollo dei consumi. Del resto, il recente dato sul gettito Iva tra gennaio e ottobre parlano chiaro: -3,4 miliardi, segno evidente che il mercato interno ancora soffre. Se si pensa che quasi un italiano su due taglierà le spese per Natale e più di uno su due riciclerà regali, quello che sconcerta di più è il calo della domanda che, secondo alcune stime, potrà toccare anche il 3%. E i tanto attesi saldi, che scatteranno a gennaio rischiano di non essere più, per i commercianti, il salvagente di una stagione.

Ebbene, in questa settimana cerchiamo di fare il punto della situazione ascoltando la voce delle organizzazioni di categoria per capire che aria tira. Per capire, anche, se davvero non possiamo fare altro che rassegnarci al pessimismo o se, nonostante tutto, possiamo provare a pensare un minimo positivo. Del resto, il Natale è anche festa della speranza: proviamo a prendercela in qualche modo, anche se tanti venti sembrano soffiarci ancora contro.

Natale magro per gli italiani

Gli italiani si stanno preparando ad un altro Natale “di vacche magre”, all’insegna del risparmio e, in molti casi, della povertà.
Confcommercio, infatti, alla luce di un’indagine appena condotta, in collaborazione con Format Ricerche, sul mood degli italiani a un mese dalle festività natalizie, conferma che quello del 2013 sarà un Natale di crisi, e forse nemmeno l’ultimo.

Chi sperava, dunque, in una ripresa rapida o, almeno, di festeggiare con spumante e panettone anche la fine della crisi, rimarrà deluso, perché le famiglie italiane, provate da un lungo periodo di privazioni, non hanno nessuna voglia, e nessuna possibilità, di spendere e spandere, e anzi prevedono altri 12 mesi all’insegna del rigore.

Sono ben sette italiani su dieci a pensarla così, e addirittura due su tre coloro che sono convinti che la crisi durerà ancora per almeno due anni.
D’altra parte, sarebbe difficile pensarla diversamente, considerando che, rispetto ad un anno fa, ben il 47% della popolazione si sente più povera.
E, da questa considerazione, alla decisione di non fare regali, il passo è breve.

Nonostante la sfiducia nel futuro, in generale gli italiani non vogliono rinunciare al rituale del regalo e, nell’86% dei casi, si stanno già guardando in giro per accontentare i propri cari. Per piacere o per dovere? In questo caso le percentuali sono quasi in parità.

A vivere il Natale 2013 in maniera più dimessa sarà il 69.3% degli intervistati, contro i 66,4 del 2012.
Ma questa escalation in negativo dura, a dire il vero, dal lontano 2008, perciò, parlare di festività sottotono sembra ormai una triste consuetudine.

Ovvio che siano in minoranza gli ottimisti, coloro che ritengono che questo sia l’ultimo Natale di recessione: sono il 20% contro i disillusi, il 68,6%, convinti al contrario che, a questo, ne seguiranno altri, tutti ugualmente con la cinghia tirata.

A sentire maggiormente questo periodo di difficoltà sono le donne, e in generale nelle persone tra i 24 e i 54 anni, ma in minor numero se di sesso maschile. Lo scetticismo, inoltre, prevale presso coloro che risiedono nelle regioni del Mezzogiorno, ed in particolare nelle grandi aree metropolitane.

In un contesto del genere non stupisce che in vista delle prossime festività natalizie aumenti la percentuale degli italiani che dichiarano di “non” essere intenzionati a fare acquisti per i regali di Natale: erano il 13,7% nel mese di novembre del 2012, sono oggi il 14,2% coloro che non sono intenzionati a fare gli acquisti per i regali in vista del Natale 2013.

La quasi totalità delle famiglie (l’85,8%) restano comunque intenzionate ad effettuare i regali (erano l’86,3% l’anno scorso). L’area di difficoltà cresce presso i consumatori più giovani, ossia presso coloro che hanno meno di 34 anni, presso i consumatori che risiedono nelle grandi aree metropolitane di Roma, Milano, Torino, Genova, Napoli, Bari, e presso i consumatori che risiedono nelle regioni del Nord-Est dal Friuli Venezia Giulia al Veneto, una volta vero e proprio locomotore dello sviluppo del paese, oggi alle prese con una crisi che da economica si sta velocemente trasformando in crisi sociale.

I motivi che tengono gli italiani lontani dai negozi sono molteplici: la diminuita capacità di spesa degli italiani, la minore propensione ad effettuare acquisti in un periodo di crisi (calo della fiducia), anche se ciò non basta per scalfire l’importanza di una festività considerata ancra importante e sacra, regalo o non regalo.

Ciò che maggiormente preoccupa è come la quasi la metà dei consumatori giudichi la propria condizione economica in una posizione di svantaggio rispetto a soli dodici mesi fa. Il 47,4% degli italiani si ritiene difatti “più povero” rispetto a prima e, di questi, due su dieci esprimono giudizi decisamente marcati.
In sostanza la popolazione si divide in due parti se si pensa che esiste una seconda metà che constata una certa invarianza della propria situazione e che risulta del tutto minimale la quota di chi, al contrario, si pensa attualmente più ricco.
Più nel dettaglio il 34,6% degli italiani ritiene che nel 2013 la situazione economica della propria famiglia è diventata “un po’ meno buona” rispetto alla condizione del 2012, mentre il 9,8% ritiene che la condizione economica della propria famiglia oggi è diventata “assai meno buona” rispetto a quella dei dodici mesi precedenti.
Per il 54,1% la situazione è rimasta stazionaria A questi dati fanno riscontro quelli relativi alla previsione degli italiani circa la condizione economica della propria famiglia per il 2014 (prossimi 12 mesi). Soltanto il 4% degli italiani ritiene che la condizione economica della propria famiglia migliorerà entro i prossimi 12 mesi.
Secondo il 20% circa la condizione economica della propria famiglia peggiorerà ancora nel corso del 2014 mentre secondo il 72,4% la propria condizione economica resterà pressoché la stessa del 2013.

Vera MORETTI

Artigianato, il rilancio passa dai giovani

Quale sia la strada per valorizzare le manifatture artigiane in Italia lo ha mostrato all’inizio di novembre CNA Giovani Imprenditori della due giorni di dibattito “Manifatture, IV Festival dell’Intelligenza Collettiva”, che si è tenuta nella capitale italiana del bello e della creatività, Firenze.

Un incontro con protagonisti di vari settori, non solo di quello economico, per fare il punto sul Made in Italy e gli asset per il rilancio del sistema Paese: manifattura di qualità, cultura, bellezza, export. Due giorni di dibattito con al centro una domanda e, per fortuna, un sacco di risposte: come valorizzare il potenziale manifatturiero italiano per trasformarlo in opportunità di sviluppo ed esportazione?

Magari cominciando a investire sui giovani. In Italia ci sono 1.438,601 imprese artigiane (il 23,6% del totale delle imprese del Paese) che generano un fatturato di 150 miliardi di euro, il 12% del valore aggiunto italiano. Sul totale delle imprese italiane, quelle giovanili sono 675.053, ma solo il 3.2% (195.842) sono artigianali e solo il 7,6% delle nuove imprese create appartiene al settore manifatturiero. Perché non investire in questo settore dove si intravedono ampi spazi di crescita ed occupazione per i giovani?

Se nel mondo, come emerso dal dibattito fiorentino, stiamo assistendo a una nuova rivoluzione industriale che passa dal taylorismo al tailor made e molti Paesi stanno già attuando importanti politiche di investimento a sostegno della nascita di nuove piccole imprese manifatturiere, in Italia il tessuto di Pmi è già florido e rappresenta il 99% del tessuto produttivo. I nostri simboli del made in Italy: moda, design e alimentare, continuano a crescere, ad esportare e generare fatturato, un motivo in più per tutelare, sostenere e promuovere il Made in Italy va tutelato, sostenuto e promosso.

Secondo Andrea Di Benedetto, Presidente dei Giovani Imprenditori CNA, “il nostro potenziale sta proprio nella capacità manifatturiera che accomuna oltre 100mila Pmi italiane. Imprenditori che devono avere come obiettivo la penetrazione dei mercati esteri trovando linfa nell’innovazione. L’attuale incertezza economica deve diventare quindi lo stimolo per affermarci quali produttori di qualità, riempiendo sapientemente le nicchie del mondo”.

Secondo Di Benedetto, “qualità del prodotto e digitale sono le leve per consentire alle nostre imprese di internazionalizzarsi ed essere competitive nei mercati globali. Il tempo delle lauree come strumento di emancipazione sociale è finito. Oggi è emancipato chi è realizzato. E’ tornato il tempo del fare, del produrre, del creare con le mani e vendere in tutto il mondo grazie ad una comunicazione efficace e all’utilizzo del web per promuoversi e costruire, raccontandola, una nuova epica dell’artigianato”.

Parole sante. Ora aspettiamo i fatti, dalle imprese e da chi, a livello politico e fiscale, avrebbe il compito di sostenerle, non quello di affossarle.