Imprese e Natale, business in crescita

Un’elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati del registro delle imprese al terzo trimestre 2016 ha messo in luce come in Italia vi siano 464mila imprese che operano nei settori legati al Natale. Di queste, 66mila (il 14%) sono in Lombardia.

Si tratta di imprese che spaziano dalla pasticceria fresca, allo spumante, dai gioielli ai giocattoli, dai cosmetici alle piante, dal catering ai tour operator.

A livello nazionale, gli addetti delle imprese legate al Natale sono 1,6 milioni, per un fatturato di 56 miliardi (303mila, 20%, e 16 miliardi, 30%, in Lombardia). Il settore, in un anno, è cresciuto dell’1,4% in Italia (+6mila imprese) e dell’1% in Lombardia (+700 imprese).

In Italia, per provincia, ecco la classifica per numero di imprese legate al Natale: prime Roma con 39mila imprese (+3,3%, oltre mille imprese in più in un anno), Napoli con 24mila (+2,2%), Milano con 23 mila (+2,1%), Torino con 16 mila (stabile), Salerno e Bari con 10 mila (+2% circa per entrambe), Brescia con 9 mila (stabile), Venezia con 8 mila (+2,7%).

Per addetti, prime Milano (154mila), Roma (126mila), Napoli (64mila), Torino (49mila), Venezia (41mila), Bolzano (39mila).

I settori che crescono di più in un anno sono: alloggi per vacanze (+15,3% in Lombardia, +13,8% in Italia), tour operator (+11,8% e +17,6%), produzione di pasticceria fresca (+9,1% e +15,1%), catering (+8,5% e +7,8%).

L’economia del panettone

Cresce il business del panettone, 2,5 milioni in più rispetto allo scorso anno, +5%. Affari per 60 milioni legati al dolce tipico milanese, che vale circa un quarto delle vendite in pasticceria di questo periodo.

È quanto emerge da un’indagine della Camera di commercio di Milano su oltre trenta pasticcerie milanesi contattate in questi giorni. Il cliente torna e ne acquista uno ogni dieci giorni. Per 9 su 10 il panettone va il liscio con uvetta e canditi. Per i pasticceri è il simbolo principale e naturale di Milano (55% moltissimo, 42% molto). Per il 61% supera la dieta mediterranea (32%) come simbolo del nostro territorio per gli stranieri.

Stranieri che crescono tra la clientela, un cliente su venti, il 5%. Il 32% è favorevole a un panettone in versione estiva per avere un dolce tipico tutto l’anno.

Il 15 dicembre sarà la “Giornata del Panettone: assaggi gratis in 80 pasticcerie”. I pasticceri aderenti esporranno in vetrina la vetrofania per invitare i clienti alla prova del panettone artigianale.

Inoltre il panettone tradizionale in 80 pasticcerie è una iniziativa della Camera di commercio di Milano, di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza – con l’associazione Panificatori, Assofood (dettaglio alimentare), EPAM (pubblici esercizi), Promo.Ter Unione -, Unione Artigiani della Provincia di Milano e APA Confartigianato Milano, Monza e Brianza, insieme ai consumatori.

Sono 150 i pasticceri e i panettieri che hanno aderito all’iniziativa a Milano e provincia e esporranno la vetrofania con il logo in vetrina. Il loro dolce è un prodotto fresco, senza conservanti e artigianale. Il marchio “panettone tipico della tradizione artigianale milanese” è depositato presso l’Ufficio Brevetti della Camera di commercio di Milano.

Se i saldi li guida lo zampone…

Quando si pensa ai saldi, vengono in mente di solito le file chilometriche di fronte ai negozi delle grandi griffe made in Italy o negli outlet affollati come delle bolge. Il tutto per accaparrarsi gli abiti e gli accessori più alla moda dell’ultima stagione.

Esiste però un aspetto dei saldi meno noto ma altrettanto foriero di occasioni, non tanto per la vanità quanto per la pancia. Sono i saldi dei prodotti agroalimentari italiani tipici del Natale, quelli che l’Epifania non si porta via insieme a tutte le Feste ma che restano sul groppone ai negozianti, con il rischio di andare a scadenza e di essere perciò buttati.

Lo ricorda Coldiretti, così come ricorda che con i saldi alimentari le occasioni d’oro sono dietro l’angolo. Vengono infatti messi in saldo prodotti tipicamente natalizi e di ottima qualità che non possono essere conservati l’anno successivo. Si tratta principalmente di pandori, panettoni, torroni, zamponi, cotechini e spumanti, che possono essere acquistati con diverse formule promozionali o semplicemente a prezzi ridotti.

Coldiretti ricorda di fare attenzione alle date di scadenza indicate sulle confezioni per evitare di consumare prodotti scaduti. Cosa che non dovrebbe accadere con zampone e cotechino: se, come sottolinea l’associazione dei coltivatori diretti, per il 90% vengono consumati durante le Feste, essendo di norma sottovuoto hanno però una scadenza di due anni. Ciò non impedisce a supermercati e negozi di alimentari di inserirli tra i saldi più prelibati con sensibili sconti rispetto ai prezzi di vendita di prima delle Festività.

I saldi alimentari sono quindi sempre più diffusi nonostante Coldiretti stimi che tra Natale e l’Epifania siano stati messi in tavola in Italia oltre 100 milioni di chili tra panettoni e pandori, 50 milioni di bottiglie di spumante, 20mila tonnellate di pasta, 6,5 milioni di chili tra cotechini e frutta secca, dolci, pane, carne, salumi e formaggi.

C’è chi in saldo cerca la borsetta e chi preferisce la filzetta

Una tavola made in Italy per le Feste

Tradizione rispettata a tavola: il Natale degli italiani nel 2015 è stato il trionfo della gastronomia made in Italy. Secondo il bilancio stimato dalla Coldiretti, gli italiani hanno infatti speso per pranzi e cene di Natale 2,2 miliardi di euro per cibi e le bevande made in Italy.

Inoltre, sempre Coldiretti stima che oltre 8 italiani su 10 hanno consumato a casa pranzo e cenone con parenti o amici, prediligendo i piatti della tradizione made in Italy. Cibi esotici e fuori stagione, sottolinea l’associazione dei coltivatori diretti, sono di fatto spariti dalle tavole italiane, lasciando il posto a intramontabili classici come il bollito, il pollame arrosto, i cappelletti in brodo, le pizze rustiche e i dolci fatti in casa.

Sempre dall’indagine Coldiretti/Ixè emerge come, anche a Natale, il made in Italy è stato onorato dalle lunghe preparazioni in cucina. I masterchef di casa nostra hanno infatti trascorso in media oltre 3 ore in cucina a preparare i piatti da servire durante il cenone della vigilia o il pranzo di Natale. Chi non è stato in casa, nel 9% dei casi si è recato al ristorante, mentre il 3% ha scelto l’agriturismo.

Coldiretti fa notare con soddisfazione che l’acquisto di prodotti made in Italy per preparare le tavole di Natale ha comportato una spesa stimata di 850 milioni di euro per pesce e carni, compresi i salumi, 400 milioni per spumante, vino ed altre bevande, 350 milioni per dolci, 300 milioni per ortaggi, conserve, frutta fresca e secca, 200 per pasta e pane e 100 milioni per formaggi e uova.

Panettone, re della tavola e dell’economia

Il panettone si è confermato anche per il 2015 il re dei dolci delle Feste, a Milano e non. Secondo la Camera di Commercio del capoluogo lombardo, per queste Feste i milanesi hanno speso 32 milioni per il loro dolce tipico, con una crescita della spesa di circa 130mila euro rispetto all’anno scorso.

Per il 45% delle persone, il panettone delle Feste deve essere artigianale, il 20% ne ha vari tipi, artigianali e di marca. Scelgono il classico con uvetta e canditi (53%) e senza uvetta (14%). Il peso del panettone che i milanesi mettono in tavola per le Feste è di circa un chilo per quasi la metà, più grande per il 38%. Oltre la metà lo ha ricevuto sul lavoro: confermato il panettone per il regalo in azienda per il 52%.

Il panettone tradizionale, iniziativa della Camera di commercio di Milano, ha coinvolto circa 200 pasticceri e panettieri che realizzano panettone fresco, senza conservanti e artigianale.

Ma che cosa distingue il panettone artigianale milanese dagli altri? Viene realizzato secondo un regolamento tecnico con determinati ingredienti, nelle proporzioni stabilite e seguendo le tecniche della lavorazione artigianale.

Ma il panettone è solo la punta dell’iceberg, il prodotto principe che ha dietro di sé oltre 5mila imprese attive nel settore dolciario in Lombardia, che danno lavoro a 23mila addetti su 151mila in Italia per un giro d’affari di oltre due miliardi di euro (su dieci in Italia). Dati che emergono da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati registro imprese 2015 e 2014.

Entrando nel dettaglio, in Italia sono 40.786 le imprese coinvolte nella produzione e nel commercio di prodotti di pasticceria e panetteria, di cui 5.125 in Lombardia. Milano, al secondo posto con 1.796 imprese, dopo Napoli (2.328) e prima di Roma (1.789), seguita nella classifica regionale da Brescia (710) e Bergamo (568).

In Lombardia sono circa 23mila gli addetti coinvolti nel settore e 151mila in Italia. Milano è prima in Italia con 8.234 addetti, seguita da Roma (6.158) e Torino (5.358). In Lombardia è seguita da Brescia (2.891), Bergamo (2.414) e Varese (2.135).

I dolci natalizi made in Italy vanno forte all’estero

Le festività di Natale sono tradizionalmente un momento d’oro per l’enogastronomia italiana, tanto sul mercato interno quanto, soprattutto, su quello estero, grazie alle buone performance delle esportazioni.

Spesso, però, si parla più di specialità come cotechini, zamponi, pasta fresca, vini e spumanti e meno dei dolci natalizi. Eppure la tradizione dolciaria italiana legata al Natale è variegata e fortissima, come ben sanno anche all’estero.

Se n’è accorta anche Confartigianato, che in una ricerca ha rilevato come, nell’ultimo anno, l’export di dolci natalizi italiani ha toccato un valore pari a quasi 310 milioni di euro (309,1, per la precisione), facendo registrare un +10,2% rispetto al 2014.

I più golosi e appassionati di dolci natalizi italiani sono i francesi: il paese d’Oltralpe ha totalizzato una spesa di 75,1 milioni di euro di dolci natalizi (il 24,3% del totale del nostro export). Seguono la Germania (53,8 milioni, 17,4% del totale esportato) e il Regno Unito (34,3 milioni, 11,1% del totale).

Se invece si analizzano gli incrementi percentuali dell’export di dolci natalizi italiani, si scopre che il boom è stato registrato Stati Uniti, +45,5% rispetto al 2014, seguiti dalla Germania (+32,1%), dall’Austria (+22,2%) e dalla Spagna (+15,6%).

E siccome l’Italia è un Paese di campanili, è bene sottolineare quali sono, secondo Confartigianato, le regioni che hanno registrato gli incrementi maggiori per l’export di dolci natalizi nel primo semestre 2015. Vince la Toscana (+18,4%), seguita da Campania (+14,8%), Veneto (+11,9%), Piemonte (+5,1%), Emilia-Romagna (+ 4,7%) e Lombardia (+1,%).

A tavola è un Natale made in Italy

A Natale si fa festa a tavola e anche in rete con i piatti della tradizione made in Italy, che rappresentano il 67% delle portate previste nei menù delle Feste. Pasta e dolci sono le pietanze più gettonate.

È quanto emerge da un’analisi della Camera di commercio di Milano e di Coldiretti Lombardia attraverso VOICES from the Blogs, spin-off dell’Università degli Studi di Milano su una base di oltre 20mila risposte on line.

La classifica dei piatti di Natale made in Italy vede al primo posto pasta, ravioli e lasagne (13,4% dei commenti), poi il panettone (9%), al terzo il salmone (7,6%, intruso non italiano) e il brodo (7,4%), al quarto il pandoro (6,7%), al quinto l’arrosto, le lenticchie, il torrone e il cotechino, e al settimo datteri e zampone.

Il dolce indiscusso del Natale made in Italy è quindi il panettone, che raccoglie il doppio delle menzioni del suo diretto antagonista, il pandoro. Cotechino, zampone, lenticchie e datteri presentano un ridotto numero di commenti, anche perché più legati alla tradizione del cenone di Capodanno.

Le valutazioni sui menù di Natale made in Italy, spiega la ricerca Camera di commercio Milano/Coldiretti Lombardia, coinvolgono più le donne degli uomini: il 58% contro il 42%. Per quanto riguarda le offerte ai consumatori, a Milano un imprenditore su tre usa i social network per il proprio business, con una crescita del 5% nell’ultimo anno.

Quasi un italiano su quattro (37%) per le feste di Natale, secondo una ricerca Coldiretti/Ixè, farà shopping su internet e la rete si afferma anche come strumento per fare raffronti e per ricercare suggerimenti.

Alta qualità, legame con il territorio e ricerca dei piatti della tradizione made in Italy, spiegano Coldiretti Lombardia e Camera di Commercio, sono i criteri che guidano le scelte dei consumatori e i periodi delle feste sembrano rafforzare questa tendenza registrata, in genere, lungo tutto l’anno.

Natale anticipato per il Fisco

Chi ha detto che il Natale arriva il 25 dicembre? Per il Fisco e per lo Stato ladro, invece, Gesù Bambino si è presentato mercoledì 16 dicembre e ha portato in dono una camionata di soldi sotto forma di ritenute Irpef, di Iva, di Tari, di Imu e Tasi: 37,2 miliardi.

A fare i conti di quanto è entrato nelle casse dello Stato ci ha pensato, ancora una volta, la Cgia, il cui Ufficio studi ha calcolato un ammontare di 13 miliardi di euro di sole ritenute Irpef di dipendenti e collaboratori. Una cuccagna per il Fisco.

Non sono bruscolini nemmeno i soldi derivati dal prelievo dell’Imu sugli immobili strumentali e sulle seconde e terze case: si tratta di un gettito, per Comuni ed erario, di 9,6 miliardi di euro. L’Iva di novembre versata al Fisco da imprese e lavoratori autonomi è invece pari a 9,1 miliardi di euro.

Capitolo Tasi e Tari. Da queste due simpatiche imposte i Comuni hanno incassato rispettivamente 2,3 e 1,8 miliardi di euro, mentre le ritenute Irpef dei lavoratori autonomi hanno garantito all’erario 1 miliardo di gettito. In fondo all’elenco delle depredazioni rimangono voci apparentemente secondarie, ma fonte di introiti non indifferenti per il Fisco italiano: 231 milioni di euro dall’imposta sostitutiva della rivalutazione del Tfr e 162 milioni di euro dalle ritenute dei bonifici per le detrazioni Irpef.

Una spoliazione che ha colpito con eguale ferocia sia le imprese, sia le famiglie, come ha ricordato il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo: “In linea di massima le imprese, i lavoratori autonomi e i dipendenti hanno subito un prelievo di 20,3 miliardi. Tra Iva, Imu, Tasi e Tari, invece, le famiglie hanno versato direttamente, o attraverso le imprese come nel caso dell’imposta sul valore aggiunto, 16,9 miliardi di euro”.

La scadenza del 16 dicembre è stata, per le aziende italiane, l’ennesimo bagno di sangue, considerando che pagano ben 110,4 miliardi di tasse all’anno al Fisco. Un valore che, in Europa, è secondo solo a quello tedesco: secondo gli ultimi dati disponibili, riferiti al 2012, le aziende tedesche versano in termini assoluti 121 miliardi. Peccato però la Germania abbia circa 20 milioni di abitanti in più dell’Italia e che il riscontro in termini di qualità dei servizi al cittadino e alla società finanziati con il gettito erariale sia impietoso nei confronti del nostro Paese.

Amara la conclusione di Zabeo: “Il peso fiscale in capo alle nostre imprese ha raggiunto livelli non riscontrabili nel resto d’Europa. Nonostante la giustizia sia poco efficiente, il credito venga concesso con il contagocce, la burocrazia abbia raggiunto soglie ormai insopportabili, la Pubblica amministrazione si confermi la peggiore pagatrice d’Europa e il sistema logistico-infrastrutturale registri dei ritardi spaventosi, lo sforzo fiscale richiesto alle nostre imprese è al top”.

Natale 2015? In montagna e in case vacanza

Abbiamo visto che il recentissimo Ponte dell’Immacolata, da sempre prova generale per le vacanze di Natale, ha fatto ben sperare gli operatori del turismo. Ora, aspettando la neve sulle località montane del Nord, fioccano le ricerche e le indagini sui consumi e sul turismo per il Natale 2015 e riservano sorprese interessanti.

Una di queste è l’affermazione delle case vacanza come formula per trascorrere le vacanze di Natale 2015. Dalle analisi effettuate dal portale Casevacanza.it monitorando le ricerche e le prenotazioni effettuate per il periodo tra il 21 dicembre e il 10 gennaio, emerge che la domanda di queste strutture ricettive è cresciuta di circa il 20% per il Natale 2015 rispetto al Natale 2014. Parallelamente è aumentata l’offerta, in media del 25% nelle località montane.

La motivazione principale che spinge gli italiani alla scelta delle case vacanza per trascorrere le festività del Natale 2015 è legata al risparmio, che è in media del 35% rispetto a un hotel di pari livello nelle principali località montane italiane.

E, a proposito di destinazioni, sempre secondo le rilevazioni di Casevacanza.it, le mete predilette per il Natale 2015 in montagna sono Livigno (Sondrio), Cortina d’Ampezzo (Belluno) e Ponte di Legno (Brescia), seguite da Andalo, Folgaria e Pinzolo (Trento).

Passare le vacanze nelle case delle tre località ha costi diversi: si va dai 190 euro a notte per una casa vacanza con quattro posti letto a Cortina (cifra che sale a 300 euro a Capodanno) ai 70 euro di Ponte di Legno.

Come era immaginabile, le località delle Alpi distribuite tra Trentino Alto Adige, Lombardia e Valle d’Aosta mettono insieme oltre la metà delle prenotazioni di case vacanza per il Natale 2015: 55%. Gli utenti delle case vacanza montane non mancano però nemmeno al Centro, grazie soprattutto alle località abruzzesi di Ovindoli e Roccaraso.

Il commento di Francesco Lorenzani, amministratore delegato di Feries srl, società proprietaria del portale Casevacanza.it: “Il comparto turistico montano è uno dei più significativi del nostro Paese. Gli ultimi dati dell’Osservatorio turistico della montagna hanno rivelato un fatturato complessivo pari all’11,5% del sistema turistico nazionale. In questa ampia fetta, il settore degli alloggi extra alberghieri ha ormai assunto una rilevanza notevole: le case vacanza sono sempre più amate e non a caso registriamo una leggera crescita dei prezzi, pari al 5-7%“.

Mercatini di Natale tra folklore ed economia

La maggior parte delle persone che frequenta in questo periodo i mercatini di Natale ne vede e ne gode quasi esclusivamente il lato tradizionale e quello pittoresco, legati alla ricorrenza del 25 dicembre. Non tutti, invece, si rendono conto del fatto che i mercatini di Natale sono anche una grande occasione per, come si dice, far girare l’economia locale e non solo.

Lo dimostrano anche i dati emersi da una analisi Coldiretti/Ixè, secondo i quali quasi sei italiani su dieci (il 59%, per la precisione) frequenteranno i mercatini di Natale. Non solo quelli tradizionali altoatesini, ma anche quelli sorti sull’onda del successo in località marine o di pianura, nelle quali gli chalet di legno con la finta neve sanno tanto di artefatto.

Il successo dei mercatini di Natale, secondo Coldiretti, quest’anno (a differenza dello scorso) può anche contare su due fattori ulteriori: la scelta generalizzata di viaggi e spostamenti più brevi (dettata soprattutto dalla paura di attacchi terroristici all’estero) per le imminenti festività e la scelta degli italiani di concentrare il proprio budget da tredicesima per l’acquisto di cibo e bevande (34%), regali originali (23%) e abbigliamento (17%). Tutti articoli che caratterizzano i mercatini.

Una tendenza – sottolinea Coldirettiche favorisce i mercatini che sono una opportunità molto italiana di unire il relax con la possibilità di fare acquisti con curiosità e novità ad originalità garantita per sfuggire alle solite offerte standardizzate”.

Tra quanti frequenteranno i mercatini di Natale in Italia e all’estero – continua Coldirettisolo il 14% non farà alcun acquisto mentre la maggioranza del 43% spenderà in prodotti enogastronomici ma molti altri in decori natalizi, prodotti per la casa, oggetti artigianali, capi di abbigliamento e i giocattoli”.

Insomma, i mercatini di Natale non fanno bene solo al folklore e al buonumore, ma anche all’economia, in un periodo nel quale le tracce di ripresa si fanno sempre più consistenti. Meglio non farsi sfuggire l’occasione.