Natale magro per gli italiani

Gli italiani si stanno preparando ad un altro Natale “di vacche magre”, all’insegna del risparmio e, in molti casi, della povertà.
Confcommercio, infatti, alla luce di un’indagine appena condotta, in collaborazione con Format Ricerche, sul mood degli italiani a un mese dalle festività natalizie, conferma che quello del 2013 sarà un Natale di crisi, e forse nemmeno l’ultimo.

Chi sperava, dunque, in una ripresa rapida o, almeno, di festeggiare con spumante e panettone anche la fine della crisi, rimarrà deluso, perché le famiglie italiane, provate da un lungo periodo di privazioni, non hanno nessuna voglia, e nessuna possibilità, di spendere e spandere, e anzi prevedono altri 12 mesi all’insegna del rigore.

Sono ben sette italiani su dieci a pensarla così, e addirittura due su tre coloro che sono convinti che la crisi durerà ancora per almeno due anni.
D’altra parte, sarebbe difficile pensarla diversamente, considerando che, rispetto ad un anno fa, ben il 47% della popolazione si sente più povera.
E, da questa considerazione, alla decisione di non fare regali, il passo è breve.

Nonostante la sfiducia nel futuro, in generale gli italiani non vogliono rinunciare al rituale del regalo e, nell’86% dei casi, si stanno già guardando in giro per accontentare i propri cari. Per piacere o per dovere? In questo caso le percentuali sono quasi in parità.

A vivere il Natale 2013 in maniera più dimessa sarà il 69.3% degli intervistati, contro i 66,4 del 2012.
Ma questa escalation in negativo dura, a dire il vero, dal lontano 2008, perciò, parlare di festività sottotono sembra ormai una triste consuetudine.

Ovvio che siano in minoranza gli ottimisti, coloro che ritengono che questo sia l’ultimo Natale di recessione: sono il 20% contro i disillusi, il 68,6%, convinti al contrario che, a questo, ne seguiranno altri, tutti ugualmente con la cinghia tirata.

A sentire maggiormente questo periodo di difficoltà sono le donne, e in generale nelle persone tra i 24 e i 54 anni, ma in minor numero se di sesso maschile. Lo scetticismo, inoltre, prevale presso coloro che risiedono nelle regioni del Mezzogiorno, ed in particolare nelle grandi aree metropolitane.

In un contesto del genere non stupisce che in vista delle prossime festività natalizie aumenti la percentuale degli italiani che dichiarano di “non” essere intenzionati a fare acquisti per i regali di Natale: erano il 13,7% nel mese di novembre del 2012, sono oggi il 14,2% coloro che non sono intenzionati a fare gli acquisti per i regali in vista del Natale 2013.

La quasi totalità delle famiglie (l’85,8%) restano comunque intenzionate ad effettuare i regali (erano l’86,3% l’anno scorso). L’area di difficoltà cresce presso i consumatori più giovani, ossia presso coloro che hanno meno di 34 anni, presso i consumatori che risiedono nelle grandi aree metropolitane di Roma, Milano, Torino, Genova, Napoli, Bari, e presso i consumatori che risiedono nelle regioni del Nord-Est dal Friuli Venezia Giulia al Veneto, una volta vero e proprio locomotore dello sviluppo del paese, oggi alle prese con una crisi che da economica si sta velocemente trasformando in crisi sociale.

I motivi che tengono gli italiani lontani dai negozi sono molteplici: la diminuita capacità di spesa degli italiani, la minore propensione ad effettuare acquisti in un periodo di crisi (calo della fiducia), anche se ciò non basta per scalfire l’importanza di una festività considerata ancra importante e sacra, regalo o non regalo.

Ciò che maggiormente preoccupa è come la quasi la metà dei consumatori giudichi la propria condizione economica in una posizione di svantaggio rispetto a soli dodici mesi fa. Il 47,4% degli italiani si ritiene difatti “più povero” rispetto a prima e, di questi, due su dieci esprimono giudizi decisamente marcati.
In sostanza la popolazione si divide in due parti se si pensa che esiste una seconda metà che constata una certa invarianza della propria situazione e che risulta del tutto minimale la quota di chi, al contrario, si pensa attualmente più ricco.
Più nel dettaglio il 34,6% degli italiani ritiene che nel 2013 la situazione economica della propria famiglia è diventata “un po’ meno buona” rispetto alla condizione del 2012, mentre il 9,8% ritiene che la condizione economica della propria famiglia oggi è diventata “assai meno buona” rispetto a quella dei dodici mesi precedenti.
Per il 54,1% la situazione è rimasta stazionaria A questi dati fanno riscontro quelli relativi alla previsione degli italiani circa la condizione economica della propria famiglia per il 2014 (prossimi 12 mesi). Soltanto il 4% degli italiani ritiene che la condizione economica della propria famiglia migliorerà entro i prossimi 12 mesi.
Secondo il 20% circa la condizione economica della propria famiglia peggiorerà ancora nel corso del 2014 mentre secondo il 72,4% la propria condizione economica resterà pressoché la stessa del 2013.

Vera MORETTI

Natale magro per gli italiani

Il Natale si sta avvicinando a grandi passi e , come sempre in questo periodo dell’anno, l’O.N.F, Osservatorio Nazionale Federconsumatori, ha effettuato il monitoraggio sulle intenzioni di acquisto degli italiani in vista della festività.

Come prevedibile, la voglia degli italiani di buttarsi nella mischia per provvedere agli acquisti natalizi è sotto i tacchi, a causa della crisi che si sta facendo pesantemente sentire.

Se già lo scorso anno le spese delle famiglie italiane si erano bruscamente fermate a 3.5 – 3.8 miliardi di Euro, pari a circa 148 Euro a famiglia, quest’anno ci si aspetta un’ulteriore battuta d’arresto, con una contrazione prevista dell’11,2%.
Se ciò si avverasse, dunque, la spesa media di ogni famiglia scenderebbe a 132 euro.

Ma quali sono i settori in maggiore sofferenza e in che percentuale? Ecco una stima provvisoria di quanto dovrebbe accadere quest’anno:

  • Mobili: arredamento ed elettrodomestici: -31%
  • Turismo: -16%
  • Abbigliamento e calzature: -12%
  • Profumeria e cura della persona: -6%
  • Elettronica di consumo: -6%
  • Giocattoli: -2%
  • Alimentazione: -1%

In controtendenza c’è solo il settore dell’editoria, che registrerà un lieve miglioramento (+0,5%), rispetto al 2012, forte delle promozioni e degli sconti previsti.

Se fino all’anno scorso i settori più gettonati e trainanti delle feste natalizie, ovvero giocattoli ed alimentari, avevano tenuto nonostante le difficoltà, quest’anno caleranno, a dimostrazione che non c’è Natale che tenga: se i soldi non ci sono, il risparmio è d’obbligo.

Le cause principali di questa debacle sono:

  • l’aumento del tasso di disoccupazione;
  • la perdurante cassa integrazione;
  • la situazione di migliaia di esodati;
  • la prospettiva di molte aziende che non riusciranno a garantire il pagamento degli stipendi;
  • le piccole e medie imprese che già hanno annunciato il mancato pagamento delle tredicesime.

Vera MORETTI

In Campania via libera alle vendite promozionali natalizie

Le date dei saldi sono state da tempo decise e devono tassativamente essere rispettate a livello nazionale.

Ma il periodo di crisi e la poca voglia di spendere da parte degli italiani, nonostante il Natale imminente, ha portato i commercianti campani a chiedere la possibilità, se non di anticipare gli sconti, almeno di accattivare clienti con promozioni natalizie.

La norma vigente prevede che tali vendite siano vietate nel periodo che precede i saldi, ma in Consiglio regionale è stata approvata la sospensione del provvedimento, che sicuramente favorirà una leggera ripresa, visto il periodo di scarsa liquidità.

Pietro Russo, presidente di Confcommercio Napoli-Imprese per l’Italia, ha accolto questa decisione con grande soddisfazione, considerandola “un buon di partenza che va incontro alle esigenze degli esercenti e dei consumatori in questi tempi di crisi“.

Vera MORETTI

Natale in rosso… per i consumi

Lo abbiamo visto all’inizio della settimana e le voci che abbiamo ascoltato non fanno altro che ripetercelo: il Natale che ci aspetta tra meno di tre settimane sarà uno dei meno allegri della storia recente, almeno sul fronte dei consumi. Sondaggi, inchieste, voci fanno a gara a spingersi nel terreno del pessimismo. E allora sentiamo anche che cosa dice Confesercenti con il suo sondaggio commissionato a Swg.

In realtà, nulla di nuovo rispetto a quanto già sentito da consumatori e commercianti: per questo Natale, gli italiani spenderanno 36,8 miliardi, ossia il 3% in meno rispetto al 2011 (allora spesero 38 miliardi). Un dato che, secondo il sondaggio, è soprattutto frutto di un tira e molla emotivo: da una parte la crescita della speranza nelle prospettive del Paese, dall’altra l’aumento del numero di coloro i quali temono che quello del 2012 sarà il peggior Natale del triennio di crisi nel quale siamo immersi. Entrando nelle cifre, sono il 54% del totale quelli che provano ad affidarsi alla speranza (comunque in calo rispetto al 2011, quando erano il 51%), mentre sono il 38% (19 milioni) quelli che vedono il Natale alle porte come il peggiore dal 2010: e qui l’impennata rispetto allo scorso anno è più sensibile, visto che si arriva al 38% da un 25%.

Ma che cosa c’è alla base di questa caduta di fiducia? Soprattutto, dice il sondaggio, una forte diminuzione del cosiddetto “effetto Natale“, quel mix di leggerezza nella spesa e ridotta attenzione al budget che, di solito, caratterizza gli acquisti natalizi: un mix che ha portato la spesa prevista dagli 11 miliardi di euro del 2011 ai 10,7 di quest’anno.

Sempre restando ai freddi numeri, sono venti milioni gli italiani che non vedono differenze con l’anno passato, mentre poco più della metà (11 milioni) prova a vedere rosa. A conferma del fatto che le donne salveranno il mondo (se non l’economia), tra gli ottimisti prevalgono le rappresentanti del gentil sesso.

Pressoché unanime in tutti gli studi effettuati in questo periodo l’analisi sulla destinazione (magra…) delle 13esime. Le italiche formiche destineranno 11 miliardi e 739 milioni al risparmio, accantonandoli per cercare di tappare le falle aperte nel loro bilancio familiare dalle manovre e dalle tasse di questo scellerato 2012. Risultato, la quota destinata agli acquisti calerà di circa 2 miliardi rispetto allo scorso anno, attestandosi a 17 miliardi e 787 milioni. Certo, perché restano da pagare mutui, bollette, tasse, debiti, Imu e balzelli vari: un salasso per il quale serviranno circa 12 miliardi (+641 milioni rispetto al 2011), oltre ad altri 13 per

Circa 12 miliardi provenienti dalle tredicesime, invece, verranno usati per far fronte ai mutui e pagare i debiti (+641 milioni sul 2011), mentre quasi 13 miliardi e mezzo saranno destinati ad affrontare le necessità familiari e della casa di abitazione.

Caro Babbo Natale, quest’anno durante il tuo giro fai pure a meno di fermarti in Italia: ci piacerebbe tanto poter ricevere i tuoi regali ma, scusaci, non ne abbiamo più per pagarti il disturbo. Per cui, magari, limitati a chiamare la tua amica Befana e a farle scaricare una camionata di carbone di fronte a Palazzo Chigi; sempre ammesso che il ministro Clini non ti denunci per disastro ambientale…

Natale, panettone amaro

di Davide PASSONI

Natale, tempo di regali, ma in questo 2012 è soprattutto tempo per fare due conti. A meno di un mese dalle festività, prevale infatti tra le famiglie la preoccupazione: secondo un’indagine di Confcommercio-Format, per quasi 7 italiani su 10 il Natale risentirà fortemente della crisi. Cresce la quota di chi non farà acquisti per regali (13,7% rispetto all’11,8% del 2011), mentre oltre 8 italiani su 10 (86,3%) continueranno a pensare ai doni per parenti e amici.

Le cifre e le tendenze più significative vengono però dalle associazioni dei consumatori. Secondo l’Adusbef, il 90,7% della tredicesima, pari a 31,3 miliardi, sarà destinato a Imu, tasse, mutui e bolli e meno del 10% finirà in risparmi, regali, viaggi.

Più articolato lo studio di Federconsumatori, che tramite il suo Osservatorio Nazionale ha comparato i prezzi dei prodotti tipici delle festività sia rispetto a un anno fa, sia rispetto al 2001, l’ultimo Natale con la lira nel portafogli. I risultati dello studio sono a dir poco sconfortanti. Rispetto al 2011, infatti, le scadenze dei pagamenti di bollette e tasse influiscono in modo sensibile sugli acquisti natalizi: la tendenza è infatti quella di iniziare a programmare il budget per le spese e per gli eventuali regali da parte delle famiglie solo dopo i diversi pagamenti.

Sul fronte prezzi, l’andamento dei costi relativi a questa festività registra aumenti moderati, tra l’1 e il 2%, con picchi tra gli alimentari (3-4%). In crescita anche gli addobbi natalizi e gli alberi di Natale, quasi fermi i prezzi dei giocattoli, dei viaggi e degli articoli da regalo. La vera discriminante secondo Federconsumatori non è però l’aumento dei prezzi in sé, ma in rapporto alla diminuzione del potere di acquisto delle famiglie (-13,2% dal 2008): alla luce di questo rapporto, la spesa totale famiglie per Natale, secondo Federconsumatori si attesterà a 3,5-3.8 miliardi, con una riduzione rispetto al 2011 di circa l’11-12%.

Il dato è preoccupante, ma quello su cui meditare sono le tabelle di Federconsumatori, che riportiamo qui sotto, specialmente per quello che riguarda l’incremento dei prezzi dei vari generi presi in esame, e specialmente dal 2001 a oggi. La conferma che il passaggio all’euro è stato un affare solo per pochi è più che un’evidenza. Meditate gente, meditate…

A Natale borse firmate? No, borse di studio

Il comparto della pelletteria è uno tra i più ricchi e vivaci per la piccola e media impresa italiana. Tenerlo attivo e creativo è interesse non solo del proprio settore, ma dell’intera economia del Paese. Ecco perché assume grande importanza l’iniziativa lanciata dall’Alta Scuola di Pelletteria Italiana (Aspi), che per Natale ha chiesto alle aziende associate di destinare al sostegno della formazione dei giovani, ovvero all’apprendimento e alla trasmissione di quel “saper fare” che costituisce la prima ricchezza del comparto della pelletteria di lusso, le risorse solitamente riservate agli omaggi natalizi.

L’appello di Karlheinz Hofer, presidente dell’Alta Scuola di Pelletteria Italiana: “A Natale risolvi il problema dei regali aziendali scegliendo un dono davvero speciale, che parli di te e della tua azienda. Scommetti sui nuovi talenti e sul futuro della pelletteria di lusso. E sponsorizza le borse di studio che permetteranno a tanti ragazzi e ragazze di acquisire le competenze adeguate per entrare da protagonisti nel mercato del lavoro“.

Molti imprenditori hanno già manifestato la volontà di intervenire a supporto dei tanti allievi della scuola, mettendo a disposizione nuove risorse economiche integrative. Gucci, per esempio, ha risposto alla proposta con ben dieci sottoscrizioni.

Durante tutto l’anno – prosegue Hoferorganizziamo percorsi formativi e di specializzazione, con l’obiettivo di trasmettere le competenze e la passione per la professione. Ma dato il costante aumento delle richieste di figure tecniche da parte delle aziende del nostro territorio e il rinnovato interesse dei giovani per questo settore, sentiamo anche il bisogno e il dovere di ricercare risorse finanziarie aggiuntive affinché i candidati meritevoli possano accedere ai vari corsi. Ogni anno, infatti, molti aspiranti pellettieri di talento, privi di basi economiche sufficienti, non riescono a frequentarli“.

E siccome non si fa niente per niente, in segno di riconoscenza e per dare la giusta visibilità all’impegno di chi ha aderito all’iniziativa, Aspi invierà a tutti i clienti e i fornitori degli sponsor un biglietto d’auguri elettronico personalizzato, impegnandosi a garantire un ritorno di immagine attraverso i suoi strumenti di comunicazione.

Per info: Laura Chini, 335 465935, Tiziana Morganti – Teresa Sampugnaro, 055 756039, www.altascuolapelletteria.it, info@altascuolapelletteria.it

Apertura domenicale dei centri commerciali

Fare la spesa la domenica. Per molti una comodità, per altri – e in particolare per chi lavora nella grande distribuzione – la necessità di sacrificare al lavoro un giorno tradizionalmente dedicato al riposo e alla famiglia. Chi sarebbe d’accordo con l’apertura domenicale dei centri commerciali?

Ha provato ad indagare Promoqui, portale dedicato alla grande distribuzione italiana. Secondo l’indagine del sito internet, fatta tra i circa 100 mila utenti registrati, sono favorevoli alla spesa di domenica il 69% degli intervistati, mentre è contrario il 31%. Tra i favorevoli a trovare i centri commerciali aperti di domenica il vantaggio maggiore sarebbe quello di non avere limitazioni nella scelta di quando fare la spesa (63%), ma la stragrande maggioranza (81%) troverebbe utile anche solo un’apertura domenicale al mese. Il 10% comunque non prenderebbe l’abitudine di far la spesa la domenica, anche se le aperture fossero costanti tutto il mese, mentre il 49% approfitterebbe di questa opportunità solo in casi particolari.

Gli italiani che abitano nelle grandi città, ad esempio, troverebbero sensata un’apertura domenicale soprattutto vicino a festività come Natale e Pasqua (19%). Il 94% delle donne che ha partecipato al sondaggio ha la responsabilità degli acquisti familiari. Per il 70% sono favorevoli all’apertura festiva, soprattutto perché consente loro di fare la spesa quando si ha tempo (46%). Il 70% degli uomini che ha partecipato al sondaggio si è dichiarato il responsabile degli acquisti familiari. Per il 36% sono contrari all’apertura domenicale dei centri commerciali: soprattutto perché si perde il senso della domenica come giorno di riposo (20%) e perché si perde il senso del “santificare le feste” (4%). Dal punto di vista di chi lavora, l’87% dei favorevoli all’apertura domenicale sarebbe in qualche modo d’accordo anche a stare dietro banconi e casse dei centri commerciali: non farebbe piacere al 50% (con la consapevolezza però di non essere gli unici a lavorare di domenica) mentre il 37% non ne vedrebbe proprio il problema, avendo libero poi un altro giorno. Tra gli intervistati maschi, il 20% di chi dovesse lavorare in un supermercato, non vorrebbe farlo di domenica perché andrebbe ad intaccare la qualità della vita (solo uno scarso 36% si “consolerebbe” nella consapevolezza che tante professioni richiedono questo tipo di impegno).

Fonte: ansa.it

1 italiano su 10 andrà in vacanza a Natale

Quasi un italiano su dieci sarà in viaggio durante le vacanze per le feste 2011, per una spesa media pro capite di circa 650 euro. Un italiano su sette tra quelli in viaggio si concederà, invece, una vacanza più dispendiosa dal costo superiore ai 1.000 euro.

Tra gli italiani che vanno in vacanza, all’estero o tornando nel luogo di origine per passare il Natale in famiglia, il 67,9% ha scelto come meta l’Italia (71,4% per i romani) mentre un viaggiatore su quindici passerà le feste in una capitale europea o straniera e circa il 4% festeggerà in una località di mare tra Carabi e Brasile. Un italiano su undici, invece, deciderà dove trascorrere le feste solo all’ultimo minuto, confidando magari nelle occasioni last- minute. Quest’anno sotto l’albero, quasi un italiano su cinque (19,5%) vorrebbe ricevere un viaggio verso una capitale europea o internazionale anche se i napoletani sognano soprattutto la crociera (21,7%) e i romani una destinazione da mare d’inverno (16,5%). E l’8,2% dei milanesi vorrebbe fare l’esploratore in posti esotici, anche rischiosi.

“Per le vacanze delle feste si scelgono in prevalenza mete italiane o capitali europee rimanendo nella tradizione e contenendo i costi– ha dichiarato Luigi Maderna, presidente Fiavet Lombardia, Associazione regionale delle agenzie di viaggio aderente all’Unione Confcommercio di Milano –. Si sogna anche una crociera o un bel trattamento al centro benessere. La novità di quest’anno è poi il Capodanno nei casali ristrutturati della Toscana”.

Laura LESEVRE

Vacanze di Natale: 8 italiani su 10 le trascorreranno a casa

di Alessia CASIRAGHI

Casa dolce casa per il Natale 2011. Gli italiani trascorreranno le vacanze sotto il vischio sul loro divano di casa, e per i più fortunati, magari davanti al camino. Secondo un’indagine condotta da Confesercenti-Swg,  8 italiani su 10 non partiranno per le vacanze tra il 22 dicembre e il 6 gennaio.

Natale con i tuoi, Capodanno… Nemmeno le vacanze di fine anno sfuggono alla crisi. L ‘ 83% degli italiani, soprattutto gli appartenenti alle fasce professionali più basse non si sposterranno per un breve break vacanziero.

“La motivazione più forte per giustificare questa privazione è di tipo economica-finanziaria” sottolinea Confesercenti. Ma quali sono le fasce più colpite? Impiegati pubblici, studenti, pensionati e disoccupati al primo posto: il 31% dichiara infatti di non avere sufficiente disponibilità economica per concedersi una vacanza mentre il 15% ritiene che i prezzi siano troppo alti. Il 12% degli intervistati ha dichiarato infatti di preferire altri momenti dell’anno per concedersi una vacanza.

Ma qual è la vacanza tipo di chi invece ha scelto di lasciarsi la città alle spalle e partire? Il 78% prevede un soggiorno della durata massima di sette giorni: di questi, il 51% concentrerà ulteriormente il periodo fuori casa tra i 3 e i 5 giorni. Estero o Italia? Il Bel Paese resta al primo posto tra le mete preferite dei vacanzieri di Natale e Capodanno: il 62% resterà in Italia, dividendosi equamente tra Veneto, Trentino-Alto Adige, Lazio e Toscana. Dato alquanto inaspettato, è aumentata la percentuale di vacanzieri che partirà per l’estero: in cima alla classifica le capitali europee, preferite dai giovani tra i 18 ei 24 anni, e poi Spagna, Francia, Germania e Austria.

E’ in arrivo un Natale low profile

La crisi si riflette anche sul Natale e sulle spese che gli italiani riserveranno alle feste. Se negli anni passati, nonostante la situazione non proprio rosea, le rinunce erano state meno evidenti, quest’anno, al contrario, molte famiglie hanno deciso di “stringere la cinghia”.

Secondo l’indagine di Confesercenti-Swg, infatti, il 64% della popolazione conterrà le spese, a causa di paure nei confronti del futuro.
L’incertezza, dunque, prevale per due terzi degli italiani, nonostante il periodo generalmente dedicato a spese e shopping sfrenati.

Prudenza è il denominatore comune di questo Natale, con una fetta di risparmiatori, il 22%, che intendono tagliare le spese del 50%, contro uno sparuto 4% che prevede di aumentare il bugdet destinato agli acquisti natalizi.
Ma la speranza è l’ultima a morire e l’incertezza, per un italiano su due, è accompagnata da una voglia di ripresa anche se il 32%, invece, pensa che le prossime saranno festività difficili, se non austere.

In questo scenario, la solidarietà viene abbandonata, a dimostrazione che le famiglie italiane, troppo coinvolte nei propri problemi, non hanno tempo, né disponibilità per pensare ad aiutare qualcun altro.

E le tredicesime? Una consistente fetta di esse, pari a 8 miliardi di euro, verrà impiegata per pagare i conti, prima di tutto le bollette di casa, ma anche saldi o debiti in sospeso, per il 20% dei casi, ma un buon 7% sarà utilizzato per le rate dei mutui. Il rimanente, circa 1 miliardo, sarà accantonato.
Solo la metà verrà spesa per gli acquisti, per una cifra pari a 19 miliardi e 805 milioni, ben 1 miliardo e 234 milioni in meno del 2010, ma, tra questi, solo 5 miliardi verranno utilizzati per gli acquiesti di Natale. In questo caso, l’83% sarà speso per beni alimentari, mentre tra gli oggetti dei desideri spiccano i prodotti tecnologici.

In generale le tipologie di acquisti tecnologici si mantengono sostanzialmente invariate rispetto allo scorso anno. Sempre al primo posto tra le preferenze quelle relative agli accessori e alle utility per il computer: 11%. Due le importanti variazioni: una riguarda gli acquisti di computer portatili (a quota 7%, il 3% in meno rispetto al 2010), l’altra concerne i tablet non a marchio Apple (6%, +5% rispetto al 2010). Il tablet, considerata anche la quota di iPad (4%) è l’oggetto del desiderio tecnologico per questo Natale, specie per i 25-34enni. Anche il nuovo iPhone sta incontrando consensi, per il 5% dei consumatori, +3% rispetto al 2010.

Tra i desideri sotto l’albero, il più comune, soprattutto da parte dei giovani, è trovare un lavoro, ma anche meno tasse e un refresh generale della classe politica sono auspicabili dalla maggioranza degli italiani, mentre per un ristretto 7%, formato forse dai più pessimisti, vorrebbe vedere l’Italia fuori dall’euro.

Vera Moretti