Vita sempre difficile per i piccoli negozi

Continua il periodo difficile per negozi e botteghe, che non sono riuscite a risollevarsi dall’ennesima annata deludente nemmeno nel periodo natalizio.

Considerando i dati forniti da Istat, la situazione è davvero desolante, tanto che nel 2017 sono scomparsi altri 10mila negozi e il gap tra piccoli negozi e centri commerciali si fa sempre più grande, ormai incolmabile.

Ad arrancare sono ancora una volta i negozi su piccole superfici, che hanno registrato perdite che vanno ad aggiungersi a quelle degli scorsi anni: -0,3% nel 2015, -0,8% nel 2016, -1,6% lo scorso anno. La situazione è ancora più pesante per le imprese fino a 5 addetti, che nel 2017 registrano un crollo del 3,1%.

Questo accade perché il commercio tradizionale si trova ad operare in condizioni sempre più difficili, anche a causa del dilagare dell’e-commerce, che restringono e riducono all’osso gli spazi di mercato.
Ad incidere è anche la ripresa dell’indice dei prezzi, causata soprattutto dalla risalita dei beni energetici, ovviamente sentita dalle famiglie, che hanno visto diminuire il loro potere d’acquisto.
E questo non migliorerà finche non ci sarà una ripresa stabile, poiché l’inflazione in aumento rischia di portare ad una ennesima riduzione dei consumi, con ovviamente effetti pesanti e conti pubblici.

Come fare, dunque, per risolvere una situazione che sembra affossarsi sempre più? Ci vorrebbe una drastica inversione di marcia, che possa agire sulla leva fiscale e alleggerire famiglie ed imprese, ma anche una contromossa per poter arrivare a colmare gli squilibri evidenti tra negozi di vicinato e grande distribuzione.
Tra i rimedi più prossimi potrebbe esserci il tax credit, o la cedolare secca anche per i locali commerciali. Questi provvedimenti comporterebbero una rinascita pressoché immediata per tante attività, e quindi un’impennata nelle vendite che davvero servirebbe.

Vera MORETTI

Natale sempre più Made in Italy anche all’estero

Il Natale, e più in generale le feste di fine anno targate Made in Italy rappresentano un’attrazione sempre più invitante per i mercati esteri, tanto che l’export del mese di dicembre, relativo non solo al cibo, ma anche a decorazioni e attrezzatura sportiva invernale, vale quasi 200 milioni, il 13% in più in un anno.
Si tratta di un’indagine condotta dalla Camera di Commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi, in collaborazione con Promos, azienda interna per l’internazionalizzazione. Proprio la Camera di Commercio ha istituito quest’anno un marchio di qualità per il panettone artigianale, al quale hanno aderito 150 panettieri e pasticceri.

Carlo Edoardo Valli, presidente di Promos, ha dichiarato: “Le feste intorno al Natale sono un momento importante per il rilancio dei consumi. E’ un dato positivo la crescita delle produzioni tipiche del nostro territorio legate alle festività. Fa parte della notorietà del made in Italy nel mondo che vive un momento favorevole“.

Ma quali prodotti piacciono e viaggiano di più all’estero? Il prosecco continua ad essere amatissimo, richiesto soprattutto nel Regno Unito (267 milioni, +13,1%) e negli Stati Uniti (217 milioni, +17%), ma sta ottenendo ottimi riscontri anche in Russia e in Canada, dove l’export è aumentato rispettivamente del 41 e del 25%.
Segue il panettone, amato in Francia (86,4 milioni, +4%), ma scoperto di recente anche dagli Stati Uniti (+37%) e dall’Austria (31%).
Prosciutti e cotechini si dirigono in Francia (27,6 milioni, +14%) e in Germania (21 milioni, +21%), dove arrivano anche caviale e crostacei. Lenticchie sempre più apprezzate in Germania (+89%) e in Svezia (+26%).

Al di là dei prodotti gastronomici, anche gli oggetti per le feste piacciono agli Stati Uniti, mentre le ghirlande elettriche vanno soprattutto in Germania e i fuochi d’artificio in Francia e in Spagna.
Attrezzature sciistiche amate in particolare negli States (17 milioni, +32,5%) e in Austria, dove amano anche i pattini da ghiaccio.

Tra i Paesi più lontani, c’è il Giappone per i vini, Emirati Arabi e Qatar per le ghirlande, ancora Giappone, insieme a Hong Kong e Corea del Sud per il caviale, Canada per i fuochi d’artificio, un’altra volta Giappone, unitamente al Messico, per le attrezzature da sci.

Vera MORETTI

Turismo italiano da record, anche a Natale

Il 2017 si sta rivelando e confermando un anno davvero positivo per il turismo, poiché, dopo l’estate più che soddisfacente, anche le vacanze di Natale sembra che andranno alla grande per questo settore che aveva conosciuto un periodo davvero difficile.

Tra Natale, Capodanno e l’Epifania, infatti, le imprese ricettive italiane registreranno 16,8 milioni di presenze, oltre 380mila in più rispetto alle festività del 2016.
Con queste ultime cifre, dunque, l’anno in corso si avvia a totalizzare oltre 420 milioni di presenze, il 4,2% in più sul 2016 e nuovo record storico per il nostro Paese, come si evince anche dall’indagine previsionale sui flussi turistici realizzata dal Centro Studi Turistici di Firenze, per conto di Confesercenti, su un campione di 1.657 imprenditori ricettivi.

La maggior parte dei turisti attesi, ben 12,5 milioni si muoverà tra Capodanno e l’Epifania, e di questi 10,2 saranno italiani, che aumentano del 2,1% rispetto al 2016, anche se l’aumento più consistente riguarderà proprio gli stranieri, con 6,6 milioni di presenze in più arrivando a +2,5% rispetto all’anno precedente.

Dove alloggeranno i viaggiatori? Soprattutto in hotel, dove aumentano sia gli italiani (+2,4%) sia gli stranieri (+2,2%), a differenza delle strutture extralberghiere dove l’aumento degli italiani si ferma al +1,1% e quello degli stranieri sale al +3,9%.

Per quanto riguarda le mete, percentuali positive dovunque, ma soprattutto per il Nord Ovest (+2,7%) e per il Sud/Isole (+2,8%); più contenute le stime per le regioni del Nord Est e del Centro Italia, anche se comunque in progresso di circa due punti percentuali.
Vanno molto bene le città e i centri d’arte, (+2,5% e un incremento degli stranieri del +2,9%) ma anche campagna/collina (+2,3%, con una crescita attesa degli stranieri pari al +4,2%).
Grazie ad un meteo favorevole, bene anche le località montane, con una stima in aumento del 2,2%, ma se la cavano anche le località di mare (+2%) e dei laghi (+1,6%).

Considerando tutta l’annata la crescita è di 5 milioni per quanto riguarda gli arrivi e di 17 milioni per quanto riguarda le presenze turistiche, con aumenti su tutti i fronti, anche se particolarmente bene è andato il comparto alberghiero (+4,3%), anche se l’extralberghiero si attesta al +3,9%.
Dal punto di vista del territorio, molto bene le imprese del Nord Ovest (5,4%) e del Sud/Isole (+5,3%). Anche nel Nord Est la crescita ha toccato valori interessanti (+4,3%), mentre per le aree del Centro la stima si ferma al +1,9%.

Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti, ha dichiarato: “Dopo un’estate da ricordare, anche la stagione invernale conferma il dinamismo del turismo italiano e il contributo che sta dando alla ripresa. Nonostante il settore continui a soffrire i problemi di sempre – dalla promozione insufficiente ai deficit logistici e infrastrutturali, reali e digitali – le imprese turistiche hanno fatto la loro parte, mostrandosi capaci di intercettare e soddisfare la crescente domanda di Italia, interna ed estera. Ma il lavoro aggiuntivo è stato premiato solo in parte: i margini degli operatori continuano ad essere messi sotto pressione dalla concorrenza degli abusivi e dall’eccesso di costi burocratici e fiscali che penalizzano il settore. Gli stessi turisti, in Italia, sono tassati più che in altri Paesi: non solo attraverso un’imposta di soggiorno che è sproporzionata in troppe località, ma anche con un’aliquota IVA sui prodotti turistici più alta rispetto a quella dei nostri rivali. Bisogna che la politica capisca che la competizione turistica è una competizione tra sistemi-Paese e sostenga più convintamente il settore più brillante della nostra economia, anche con un piano di promozione che permetta di andare oltre al turismo mordi e fuggi”.

Vera MORETTI

Patrimonio agroalimentare italiano primo in Europa

In fatto di patrimonio agroalimentare l’Italia è indiscussa leader a livello europeo, e non si tratta dei soliti luoghi comuni, ma di una realtà confermata dai dati: in tutto, infatti, il Belpaese vanta 294 prodotti DOP, IGP e STG riconosciuti dall’Ue, con una crescita negli ultimi vent’anni del 382% e che rappresentano il 21% dei prodotti di qualità registrati in tutta Europa.
Seguono la Francia con 245, la Spagna con 195, il Portogallo con 138 e la Grecia con 105.

Tra i prodotti alimentari più presenti, quando si tratta di qualità, sono ortofrutta, cereali, formaggi e oli, che costituiscono oltre il 70% del totale nazionale.
Gli ortofrutticoli con 110 prodotti costituiscono il 37,4% del totale, i 53 formaggi incidono il 18% , gli oli e grassi il 15,6% e le carni il 13%.

La regione leader in Italia è l’Emilia Romagna che può contare su 43 prodotti DOP e IGP: seguono il Veneto con 36, la Lombardia con 34, la Toscana con 31, la Sicilia con 30 e il Lazio con 27.

Si tratta di un risultato emerso da un’analisi condotta dagli Uffici Studi Confagricoltura Veneto e CGIA di Mestre dove sono state monitorate le tendenze dei consumatori e l’escalation dei prodotti italiani di qualità riconosciuti dall’Unione Europea. In questi giorni di festa, faranno bella mostra sulle tavole italiane buona parte di questi prodotti, e sicuramente anche all’estero.

Il valore economico dei prodotti agroalimentari italiani ammonta a 6,3 miliardi di euro, mentre il valore al consumo di questi prodotti è di circa 13,3 miliardi di euro, pari al 10% della spesa complessiva destinata dalle famiglie italiane ai generi alimentari.
Nei mercati esteri, il volume d’affari ha superato i 3 miliardi di euro.

Vera MORETTI

A dicembre 255mila posti di lavoro in più

Il mese di dicembre ha portato all’attivazione, da parte delle imprese italiane con dipendenti, di ben 255 mila contratti in più, per fronteggiare l’aumento del carico di lavoro in vista del Natale.
Tra questi, infatti, un terzo è destinato alle figure che operano nel settore della ristorazione (oltre 46mila le richieste di addetti) e delle vendite (circa 30mila), a cui si unisce la domanda di personale non qualificato nei servizi di pulizia, di conduttori di veicoli a motori, di tecnici dei rapporti con i mercati.

Si tratta di dati resi noti dal Bollettino mensile del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con ANPAL, sulla base delle entrate previste dalle imprese con dipendenti dell’industria e dei servizi tra dicembre 2017 e febbraio 2018.

Nonostante l’aumento della richiesta, però, risulta comunque difficile reperire il 22% delle risorse ricercate, soprattutto nei settori che richiedono specialità particolari, come quello dei servizi informatici e delle comunicazioni (41%), ma criticità si riscontrano anche nelle industrie del legno e del mobile (38%), nelle industrie estrattive e della lavorazione dei minerali non metalliferi (37%) e in quelle metalmeccaniche ed elettroniche (35%).

Entrando nel dettaglio delle professioni di difficile reperibilità, ci sono gli specialisti in scienze matematiche, informatiche, chimiche, fisiche e naturali (58%), i tecnici informatici, telematici e delle comunicazioni (49%), i tecnici in campo ingegneristico (42%), i saldatori e montatori di carpenteria metallica (46%), gli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (44%) e i meccanici riparatori e manutentori di macchine fisse e mobili (40%).

Ancora più arduo è trovare risorse quanto si cerca tra gli under 29, e in questo caso le professioni a maggior difficoltà di reperimento sono gli specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche (65%), i tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione (48%) e gli operai nelle attività metalmeccaniche ed elettroniche (48%).

Per quanto riguarda gli indirizzi di studio, nel mese di dicembre sono circa 31mila le offerte contrattuali per i laureati, 86mila per diplomati, mentre si attestano a 83 mila quelle per cui è richiesta una qualifica o diploma professionale.

Vera MORETTI

In Lombardia il primato delle imprese dedicate al Natale

Natale significa famiglia, tradizioni e immancabilmente corsa ai regali.
Per questo motivo, in questo periodo dell’anno aumentano enormemente le opportunità di lavoro, anche se temporanee, che siano a tema natalizio.
Questo perché anche le imprese legate al Natale sono in continuo aumento, a cominciare dalla Lombardia, dove se ne contano addirittura 66 mila, con 327 mila addetti e 1,5 miliardi di business per il solo mese di dicembre.

I settori sono molteplici, e vanno dalle imprese dolciarie a quelle che producono giocattoli, senza dimenticare le agenzie di viaggio e i ristoranti. Il Natale è un motore d’affari davvero efficiente e ben rodato, e in Lombardia ancora i più, poiché pesano del 14% su tutte le imprese italiane operative nel settore, con una crescita dell’1% sia a livello regionale sia a livello nazionale.

I dati della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi confermano questo andamento e, in particolare, vanno molto bene soprattutto ristoranti e bar, con 25 mila imprese in Lombardia e 181 mila e 150 mila in tutta Italia.
Poi arrivano gli alberghi, che sono 2.400 presenti in Lombardia e 27 mila in Italia, i fioristi, le profumerie, le erboristerie e i gioiellieri, ognuno dei quali conta circa 2 mila imprese in Lombardia e 15 mila in Italia.

Tra le città lombarde più attive, c’è ovviamente Milano in pole position, con oltre 23 mila imprese e 163 mila addetti, Brescia con 9 mila imprese e 39 mila addetti, Bergamo con 7 mila imprese e 29 mila addetti, Varese con 5 mila imprese e 20 mila addetti, Monza e Brianza con oltre 4 mila imprese e 15 mila addetti. Lodi ha circa mille imprese e 4 mila addetti.
Per business mensile a Milano con un miliardo seguono Bergamo e Brescia, entrambe, con quasi cento milioni.

Vera MORETTI

Italiani più propensi a spendere per Natale

Il Natale si sta avvicinando e, come sempre, la corsa al regalo. Anche se, a causa della crisi economica che ha pesantemente investito il nostro Paese, negli ultimi anni si compra di meno e i regali costosi sembrano ormai un vago ricordo, dicembre rappresenta ancora un mese piuttosto frenetico dal punto di vista delle spese.

L’Ufficio Studi Confcommercio ha presentato uno studio sull’andamento dei consumi, le tredicesime e la propensione al regalo in vista del Natale e rispetto all’anno scorso la situazione è decisamente migliorata, anche se negli ultimi mesi il reddito ha subito uno stop, a causa di qualche oscillazione da parte della produzione industriale. E questo, insieme al calo dell’occupazione, stagnante negli ultimi tre mesi, potrebbe far diminuire anche la fiducia nelle famiglie, riducendone la loro propensione alle spese.

Un’altra motivazione può essere anche il reddito disponibile nel 2018, ormai non tanto lontano, che è ancora molto indietro rispetto al 2007, e di ben 2010 euro a testa, e questa carenza sicuramente si fa sentire. La cosa positiva è che rispetto al 2014 sono stati recuperati 700 euro, quindi una nota positiva ijn realtà c’è.

Mariano Bella, direttore dell’Ufficio Studi Confcommercio, ha aggiunto: “Valutazioni analoghe valgono per i consumi: siamo ancora sotto di circa 1000 euro rispetto al massimo del 2007 ma abbiamo recuperato altri 1000 euro rispetto ai minimi del 2014, con una crescita del 6,3% nel quadriennio 2015-2018”.

Per quanto riguarda le tredicesime, superano 41 miliardi di euro, con una crescita di quasi 1,1 miliardi, passando così da 34,4 a 35,5 miliardi di euro. se a queste si aggiunge anche le risorse che si stima verranno destinate alle spese natalizie, si raggiunge un valore superiore rispetto a quello dll’anno scors, che era di 33,7 miliardi.
Facendo i conti, si dovrebbe trattare di una spesa di 1500 euro a famiglia, valore che si avvicinerebbe ai livelli pre-crisi.

Gli italiani penseranno a mettere ordine nei propri bilanci e nelle proprie case o magari a fare qualche viaggio in più piuttosto che a fare regali, che comunque restano una voce importante a dicembre. A conferma di qualche incertezza presente tra le famiglie c’è la prosecuzione del trend discendente sulla gradevolezza del rito dei regali, un fatto piuttosto importante per il commercio: se si riduce la voglia e la piacevolezza del fare i regali sarà difficile rimettere in sesto molti bilanci aziendali, per i quali il mese di dicembre continua a rappresentare il momento dirimente tra proseguire l’attività o chiudere. Qui credo ci sia bisogno di nuove e più importanti iniziative di marketing per rilanciare il Natale come festa consumistica. Può piacere o meno ma questi dati indicano una certa disaffezione che va recuperata”.

Vera MORETTI

Italiani in viaggio a Natale in aumento

Gli italiani passeranno le vacanze di Natale in viaggio. Altro che regali costosi, meglio prendere una valigia e partire.
A pensarla così sono ben 16,6 milioni di italiani, 3,3 milioni in più rispetto all’anno scorso, e ad aumentare non è solo il numero di chi partirà ma anche il budget medio a persona, che sale del 7% e si assesta a 715 euro. Con questo importo, supera finalmente il valore registrato nel 2007, fermo a 694 euro, per un giro d’affari che quest’anno si stimerà intorno ai 2,3 miliardi di consumi turistici.

Se, dunque, da una parte c’è una propensione a spendere di più per viaggiare, dall’altra c’è invece una minore voglia di spendere per i regali di Natale.
La spesa media di quest’anno sarà di 307 euro, anche se occorre fare delle distinzioni territoriali: nelle regioni del Sud la media a persona è di 298 euro, inferiore del 7,4% ai 320 euro delle regioni del Nord. Tra le grandi città, Milano è quella con la propensione alla spesa più alta, mentre i valori più bassi si rilevano a Palermo.

Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti, ha dichiarato: “La nostra indagine di Natale, quest’anno, rileva importanti segnali positivi, anche se questi coinvolgono soprattutto i consumi turistici. Complessivamente, comunque, il quadro che emerge è di una fase di progressivo rilancio ma ancora delicata. Preoccupa un po’ la ripartenza dell’incertezza sul futuro: quest’anno è ritenuta un condizionamento per le spese di Natale dal 15% degli italiani, il 3% in più dello scorso anno. A pesare, forse, sono i timori di instabilità legati alla prossima tornata elettorale. Cresce anche la sensazione di stare erodendo troppo il risparmio, condizionata dal calo del potere d’acquisto registrato nell’ultimo anno. Segnali che sembrano suggerire un possibile cedimento di quell’atteggiamento fiducioso che gli italiani e le imprese avevano ritrovato e che è prioritario mantenere. Per questo è vitale concentrare gli sforzi, mettendo in campo interventi mirati a dare maggiore impulso alla ripartenza effettiva dei consumi ed al sostegno dei piccoli imprenditori che, purtroppo, sono quelli che hanno pagato il prezzo più alto della crisi e scontano una domanda interna ancora debole. La Legge di Bilancio deve tenerne conto. È fondamentale, in particolare, estendere a tutto il piccolo commercio di prossimità il credito di imposta appena varato per le librerie indipendenti”.

Quindi, niente regali per Natale? Certo che no, perché gli italiani non hanno intenzione di rinunciarvi, anche se nel 41% dei casi si deciderà di fare doni principalmente ai bambini, per i quali si sceglieranno giochi didattici (22%) libri (14%) e vestiario (11%), mentre caleranno, anche se di poco, i giochi tecnologici, dal 10 al 9%.
Il 35% si recherà in un centro commerciale, il 28% in negozi e mercatini, mentre il 34% acquisterà online.

Coloro che partiranno, rimarranno al 66% in Italia, a discapito di chi sceglierà una meta europea, che passerà dal 27 al 23%, mentre aumenteranno coloro che andranno ancora più lontano, dal 7 all’11%.
Ma, rovescio della medaglia, le ferie saranno ancora più brevi. Difficile trovare chi rimarrà fuori casa più di 8 giorni, risicati al 18%, scesi dunque di dieci punti rispetto al 2007.

Per quanto riguarda la tipologia della vacanza, si tratterà soprattutto di viaggi all’insegna della cultura, in particolare in città d’arte, meta del 45% dei viaggiatori.
La montagna rimane al di sotto, anche se in ripresa dal 23 al 29%.

Sempre più vacanzieri prenoteranno via internet (47%, erano il 42% lo scorso anno) o acquistando, sempre sulla rete, offerte last minute (8%, stabile rispetto al 2016). Praticamente stabili però le agenzie di viaggio, scelte dall’11% degli intervistati, contro il 12% del Natale precedente.
In aumento il numero di chi dormirà in hotel, sistemazione segnalata dal 32%. Il 27% andrà a casa di amici o parenti, mentre il 20% soggiornerà in una casa in affitto o in un B&B. Ma c’è anche un 14% che si fermerà in una casa di proprietà, un 5% che sceglierà la pensione ed un 4% che andrà in un campeggio, in un villaggio o in un’altra struttura all’aria aperta.

Viaggi di coppia per il 39% degli intervistati, in famiglia per il 34% e con gli amici per il 19%.

Vera MORETTI

Articoli religiosi? Una bella impresa

Le festività di Natale e Capodanno sono un periodo di grande lavoro per le imprese che si occupano di articoli religiosi.

Si tratta di imprese spesso antiche, familiari, sparse un po’ in tutta Italia. Da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati del registro imprese al terzo trimestre 2016 e 2015 relativi a sedi e unità locali emerge che nel Paese vi sono oltre 700 negozi specializzati nella vendita di articoli religiosi e arredi sacri.

Roma è prima con 96 attività di vendita di articoli religiosi (13,4% italiano, +7%), seguita da Napoli (51 e +4%), Foggia (37), Caserta (32) e Bari (25).

Il 7% di imprese che vendono articoli religiosi si trova in Lombardia, che conta due province tra le prime venti in Italia per numerosità di attività, Bergamo al nono posto e Milano al decimo, entrambe con 16 attività.

Dall’analisi emerge che la vendita di articoli religiosi è un’attività a forte presenza femminile: il 40% delle attività in Italia è infatti condotta da una donna, contro una media che nel commercio al dettaglio si ferma al 33%.

Pochi sono i giovani che si dedicano a questa attività, 11% in Italia, mentre ancora pochi sono gli stranieri, la cui percentuale si ferma al 5%.

Professionista a Natale? Son soldi…

Oggi è Natale e guai a voi se, per caso o sventura, oggi vi capita qualche disavventura in casa. Dovreste essere pronti a mettere pesantemente mano al portafogli.

Lo testimonia anche un’indagine di ProntoPro.it, dalla quale emerge come, a Natale, l’intervento di un professionista che non può essere assolutamente posticipato (perdita d’acqua, guasto alla caldaia, cancello automatico bloccato…) può costare carissimo.

L’indagine ha coinvolto circa un centinaio di idraulici ed elettricisti operanti in tre grandi città – Milano, Roma e Napoli -, chiedendo loro quali siano i casi più frequenti di richieste e quali le maggiorazioni applicate sulle tariffe in caso di guasti che necessitino un pronto intervento in giorni festivi come il Natale. Dall’indagine è emerso che in tutte le città coinvolte i costi possono lievitare fino al 50% in più.

Tutti i professionisti intervistati nelle tre città hanno spiegato che se l’intervento viene richiesto nei giorni super festivi (24, Natale e 26 dicembre, 1 e 6 gennaio) la cosiddetta “uscita” deve essere rimborsata con una tariffa maggiorata del 50%.

Allo stesso tempo però, a Roma e Napoli, 3 professionisti su 5 hanno dichiarato di premiare la fedeltà dei propri clienti: se la richiesta di pronto intervento proviene da qualcuno con cui si è già lavorato in precedenza, la maggiorazione non viene applicata anche se è Natale.

Milano è la città più cara: qui in media si spendono 45 euro. Roma e Napoli invece si rivelano a pari merito leggermente più economiche, con costi compresi tra i 30 e i 35 euro.

Per quanto riguarda i motivi che spingono più degli altri a richieste di pronto intervento proprio a Natale e nei giorni festivi, gli idraulici non hanno dubbi: al primo posto tra tutte le richieste ricevute c’è quella di riparazione dovuta ad improvvisa perdita di acqua; al secondo la riparazione della caldaia e al terzo la disostruzione di tubi.

La classifica degli elettricisti: il ripristino dell’energia elettrica in seguito ad un black out è il maggiore motivo di richiesta di intervento; al secondo posto si trovano gli interventi alle fotocellule di cancelli elettrici e al terzo gli improvvisi problemi con il salvavita.

Secondo Marco Ogliengo, amministratore delegato di ProntoPro.it, “la difficoltà di conoscere personalmente un artigiano unita al fatto che i professionisti non sono sempre disponibili sono due dei motivi del successo della ricerca di queste figure sul web”, anche e soprattutto a Natale.