Pavia: corsi di formazione Paviasviluppo

Dopo il successo ottenuto in Oltrepò, l’11 aprile prende il via anche in Lomellina il percorso di formazione rivolto a imprenditori, titolari di negozi ed esercizi pubblici. Sono quattordici gli incontri ed organizzati da Paviasviluppo, azienda speciale della Camera di Commercio, che da aprile a giugno propongono momenti formativi per sviluppare ed acquisire competenze a tutti gli attori e gli operatori commerciali dei distretti della Lomellina. 

Il primo incontro di sensibilizzazione “La rete dei commercianti per la promozione del territorio” è in programma l’11 aprile alle ore 21.00, presso la Biblioteca Civica di Sannazzaro de Burgundi. L’incontro è aperto ad operatori del settore del commercio, artigianato, turismo, agricoltura, ai cittadini, agli amministratori e alle associazioni impegnate nella promozione del territorio e delle eccellenze locali

I corsi di formazione partiranno dal 16 aprile e saranno dedicati ad approfondire le tecniche di vendita, i bilancio e il controllo economico, le tecniche espositive prezzi e assortimenti, la gestione ordini e il magazzino, internet come veicolo di promozione. 

I corsi sono gratuiti e per partecipare occorre iscriversi a: PAVIASVILUPPO tel. 0382393261;paviasviluppo@pv.camcom.it.
Il programma completo dei corsi è sul sito camerale.

Fonte: camcom.gov.it

Imu pronta a colpire: nel mirino seconde case, uffici e negozi

La prima rata della nuova Imu, l’imposta sulla casa che ha sostituito l’Ici, sta per arrivare. Nel bersaglio prime o seconde case, ma soprattutto negozi e imprese. E’ su di loro infatti che graverà maggiormente la nuova tassa reintrodotta dal Governo, e i Comuni già corrono ai ripari nel tentativo di far quadrare i conti 2012: il decreto Salva Italia ha infatti previsto che il 50% del gettito sugli immobili diversi dalla prima casa vada dritto nelle casse dello Stato.

Il meccanismo di calcolo dell’Imu, che sarà applicata su qualsiasi tipo di immobile, sia a scopo abitativo che commerciale, è uguale a quello dell’Ici ma esistono dei moltiplicatori che faranno lievitare la base imponibile. Come verrà effettuato il calcolo? Si partirà dalla rendita catastale, che verrà rivalutata e il risultato moltiplicato per un coefficiente. Da tenere in considerazione poi che le rendite catastali sono state rivalutate del 60% rispetto all’Ici.

Ecco la mappa degli aumenti lungo tutto lo stivale: a Torino, per esempio, l’aliquota arriverà al 6 per mille per avere un gettito paragonabile all’ex Ici, nello specifico le aliquote base aumenteranno del 4 per mille sulla prima casa e del 7,6 per mille sulle seconde case.

A Milano invece per un negozio si potrà passare da 360 euro a 1.100 euro, mentre per la prima casa i milanesi si troveranno una bolletta Imu più cara della vecchia Ici, che presentava invece un’aliquota al 4 per mille contro il 6,5 della media italiana. L’ipotesi più probabile è che Palazzo Marino decida di lasciare ferma l’aliquota sull’abitazione principale, mantenendola al 5 per mille, ma aumentando quella sugli altri immobili: sulle abitazioni, le ipotesi parlano di un’Imu al massimo (10,6 per mille) per le case lasciate vuote mentre per le abitazioni affittate a canone concordato si fermerà al 4,6 per mille, e infine per le locazioni di mercato l’aliquota potrebbe attestarsi in futuro al 9,6 per mille.

Veniamo alla capitale: il bilancio in sofferenza costringerà la città di Roma a imporre il 6 per mille sulla casa principale e il 9,6 sulle seconde abitazioni. A Firenze infine finiranno nel mirino della nuova Imu soprattutto le case sfitte con un’aliquota al 10,6 per mille, mentre la tassa sulla prima casa dovrebbe attestarsi al 4 mille.

Saldi, saldi, saldi… dal Black Friday al Boxing Day

di Alessia CASIRAGHI

In America c’è il Black Friday, in Francia li chiamano Ventes au Rabais, in Australia il Boxing Day e perfino a Dubai, regno di sceicchi da Mille e una notte, si festeggia il Festival dello Shopping. La stagione dei saldi è cominciata. Il capodanno dello shopping compulsivo è arrivato, almeno in Lombardia e in molte altre città d’Italia, e si preannuncia già con i botti.

Ma vi siete mai domandati come sono nati i saldi? Se qualcuno crede che si tratti di un’invenzione che si perde nella notte dei tempi, in realtà i saldi sono un’idea abbastanza recente.

Per i puristi la data di nascita si colloca fra il 1913 e il 1914, quando gli storici magazzini Macy’s di Manhattan, trovandosi con una quantità notevole di merce invenduta, decisero di organizzare una svendita in grande stile.

Dall’America a Londra. Perchè quando si parla di saldi il primo nome che viene in mente è Harrod’s. E’ stato Mohammed Al Fayed, proprietario del regno dello shopping londinese e padre di Dodi, scomparso nel 1997 insieme alla Lady D, a inaugurare la tradizione di far benedire l’inizio della stagione dei saldi da una madrina d’eccezione, che raggiungeva i grandi magazzini in sella ad una carrozza trainata da purosangue neri. Testimonial di Harrod’s lo è stata anche l’italianissima Sophia Loren nel 1999.

In Italia, i primi ad accorgersi dell’estremo potenziale dei saldi sono stati i magazzini Upim, nati nel 1928 a Verona. Caratteristica della catena, oggi di proprietà del gruppo Coin, era ‘l’unico prezzo in mostra‘. Per i più nostalgici, indimenticabili le stagioni dei grandi ribassi del gruppo Rinascente, immortalati in pellicole e foto d’epoca. O ancora, ma in tempi più recenti, le lunghe code che sfilano tra via Montenapoleone e Via Sant’Andrea, simbolo per eccellenza dell’inizio del periodo dei saldi.

Rito globale del mondo civilizzato, che si traduce in un’isteria collettiva da consumismo, i saldi scrivono il loro pezzettino di storia negli anni ’70 in America, quando viene istituito il Black Friday. Il ‘venerdì nero‘, che negli States coincide con il giorno successivo al Thanksgiving Day, ha un’etimologia molto curiosa e un po’ controversa: il nome farebbe infatti riferimento, in primo luogo, alle lunghe code e al traffico congestionato generati dalle svendite dei grandi magazzini. Per latri invece, il significato del neologismo andrebbe invece attribuito al cambiamento di colore dei libri contabili dei commercianti durante la stagione delle grandi svendite: i libretti passavano infatti dal colore rosso, delle perdite, al colore nero, utilizzato per segnare i guadagni nella contabilità classica.

Più pragmatici appaiono invece gli australiani che hanno deciso di ribattezzare il giorno dei saldi Boxing Day, con riferimento molto probabile alla ressa che caratterizza i giorni delle svendite, ad alto tasso di competitività, e nel peggiore dei casi, con qualche ferito di mezzo. Il Boxing Day coincide in Australia – ma anche in Canada, Nuova Zelanda e Gran Bretagna – con il giorno successivo al Natale, quando i negozi aprono all’alba per svendere tutto a prezzi pazzi, causando code fuori dagli esercizi commerciali e veri assalti alla merce in saldo.

Anche se, almeno per quest’anno, tutto non è andato esattamente come previsto: è di qualche giorno fa infatti la notizia che un grande magazzino di Perth “Myer” ha esposto un cartellone per le svendite con un vistoso errore di grammatica.

La frase incriminata, “Early bird get’s the right size”, ovvero chi arriva primo ha la taglia giusta, conteneva un’imprecisione, l’apostrofo dopo il “get”. Ad accorgersi per primi della svista sono stati però i clienti che hanno postato su Twitter lo slogan sgrammaticato. Il risultato? Tra tweet e retweet, le foto dei tabelloni incriminati e la gaffe di Myer hanno fatto il giro dell’Australia, generando un assalto vero e proprio alla catena di negozi e quadriplicando le vendite in saldo. E se ‘per un punto Martin perse la cappa’, per un apostrofo di troppo Mr Myer ha fatto esplodere il suo portafoglio.

Piccoli negozi in crisi

Se, da un lato, secondo la Camera di commercio di Milano, nell’Italia di oggi esistono alcuni settori d’impresa e lavori manuali che la modernità ha offuscato, ma non cancellato del tutto, sul fronte del commercio continuano le chiusure dei mini-mercati di mobili, arredamento per la casa e abbigliamento, che tra luglio ed agosto hanno visto ridurre le vendite. Emerge da un’analisi di Confcommercio sulla distribuzione del commercio in Italia con le rispettive suddivisioni per dimensioni strutturali e regioni. Secondo l’associazione di categoria, aumentano i negozi di informatica e telecomunicazioni (+2,8%), mentre continua la passione per il comparto mobili, arredamento per la casa e l’abbigliamento.

Nonostante però il piccolo dettaglio rappresenti la componente numericamente più consistente della rete di vendita, subisce le maggiori criticità in quanto risente in misura più significativa della riduzione dei consumi, che blocca o ridimensiona i piani di sviluppo aziendali, con riflessi anche in termini riduzione delle unità locali e della superficie di vendita complessivamente disponibile.

Secondo quanto dichiara in una intervista a Repubblica Renato Borghi, vice presidente delegato di Confcommercio, “la crisi sta facendo una strage di negozi“. Solo relativamente a Milano, Borghi indica che nei soli due mesi di luglio e agosto hanno chiuso circa 110 negozi tra abbigliamento, calzature e mobili. Le cause di questa dinamica pare siano da ritrovare nella riduzione del numero di clienti e nell’aumento degli affitti.

Periodo difficile anche per i Grandi magazzini, in quanto in Italia tale formula non ha trovato grande diffusione e ha registrato periodicamente una revisione della propria identità e della tipologia di offerta, che oggi si caratterizza per un assortimento centrato sull’abbigliamento, gli accessori e i prodotti di bellezza, con estensioni al tessile casa, complementi d’arredo e agli altri articoli per l’abitazione, con un posizionamento medio-alto dal punto di vista della qualità e del prezzo. Comunque, per tale formula è già in atto una fase di rilancio per riprendere spazi di mercato che ipermercati, grandi superfici specializzate, outlet stanno gradualmente acquisendo.

Infine, un ruolo non secondario nel sistema distributivo italiano, viene giocato da altre forme distributive – come il commercio ambulante (mercati quotidiani e periodici, fiere, venditori itineranti), il commercio elettronico e la vendita attraverso i distributori automatici, che negli ultimi anni hanno dimostrato una forte dinamicità.

In tutta Italia si potranno decidere orari e giorni di chiusura dei negozi

Manca poco al via libera per la liberalizzazione degli orari di apertura al pubblica dei negozi al dettaglio. Fin’ora il regolamento vigeva solo nei centri artistici e turistici. La misura è stata proposta dal ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, che l’ha vigorosamente difesa in un’intervista a ”Libero” affermando di non riuscire a ”capire” le obiezioni di alcune associazioni di categoria e sindacati su quella che è ”una vera e propria rivoluzione liberale, qualcosa che in questo Paese nessuno era riuscito a fare”.

Il governo – continua la Brambilla – deve prima di tutto rispondere alle richieste dei cittadini e pensare alla competitività del Paese. Ovunque funziona così. E l’Italia non può restare indietro soprattutto nel particolare momento economico che stiamo vivendo. Come si fa a criticare una norma che in una situazione di crisi fa crescere l’offerta e di conseguenza anche la domanda? Rimettiamo in moto un circolo virtuoso che parte dai consumi e dà impulso all’economia e all’occupazione“.

A breve è previsto un tavolo con i sindacati per dar vita ad una concertazione necessaria per porre in essere la nuova normativa senza disguidi.

Mirko Zago

I consumatori vogliono negozi aperti anche la domenica

L’Ipsos, per conto del Ministro del Turismo, ha svolto una indagine d’opinione su un campione di mille persone chiedono l’opinione sull’eventuale apertura dei negozi di domenica. Il 78% di consumatori italiani sarebbe d’accordo, percentuale  che aumenta fino all’82% tra i «responsabili degli acquisti», ma che si riduce al 76% per i residenti in un Comune a vocazione turistica e a 65% degli abitanti nelle grandi città. Solo il 26% sarebbe contrario all’estensione della proposta in tutti i Comuni italiani.

Tra tutti gli intervistati sono i lavoratori a esprimere maggiore contentezza per la proposta. L’apertura in orari extra o domenicali agevolerebbe infatti questa categoria.

Il ministro Brambilla ha voluto che la liberalizzazione delle aperture domenicali e della mezza chiusura infrasettimanale (almeno in via sperimentale), in Comuni a vocazione turistica e città d’arte, diventasse legge dello Stato, con una precisa norma nella manovra sui conti pubblici votata nei giorni scorsi. Le associazioni del commercio l’avevano accolta molto tiepidamente in quanto arrecherebbe non pochi problemi ai dipendenti.

Resta critico il presidente della Camera di Commercio di Milano, Carlo Sangalli, secondo il quale «è inaccettabile che un provvedimento del genere si sia fatto senza consultare le organizzazioni del commercio e dei servizi, ed è assai discutibile perché c’è un’invasione di campo rispetto alle Regioni».