Prezzi pellet per tutte le tipologie. Abete, faggio, nocciolino, betulla, canapa

Gli italiani sono sempre più interessati al pellet perché risulta ad oggi essere più conveniente rispetto al metano. Si è visto in precedenza che ci sono diverse tipologie, ma quali sono i costi di queste?

Pellet a base legnosa: tutti prezzi delle varie tipologie

Facciamo una premessa, l’articolo avrà come riferimento pellet certificati in classe A1. Inoltre i prezzi sono indicativi, tra vari marchi e venditori possono naturalmente esservi delle differenze. Idem per il potere calorifico, infatti possono esservi delle variazioni in base all’umidità del prodotto.

Il pellet più conosciuto è quello di abete, si tratta anche di quello ad oggi più costoso, il migliore sembra essere quello dell’Austria, ma anche il Canada e l’Est Europa sono particolarmente gettonati. Il pellet di abete è anche il più costoso, ha un elevato potere calorifico, 4588 Kcal/Kg, questo vuol dire che il bruciatore impiega meno tempo a raggiungere la temperatura impostata. Attualmente il costo oscilla tra 13-14 euro per un sacchetto da 15 kg, vuol dire che costa 88,66 euro al quintale circa.

La seconda opzione è il pellet di faggio con un potere calorifico di 4578 Kcal/Kg , il prezzo è leggermente inferiore, trovarlo a meno di 12 euro è però improbabile. Questo vuol dire che al quintale costa circa 80 euro.

Il pellet di betulla è particolarmente pregiato e questo perché ha un potere calorifico davvero elevato, 4800 Kcal/Kg , ma di fatto non siamo riusciti a trovarlo quindi non sappiamo il prezzo, supponiamo sia molto alto.

Il pellet di castagno ha anch’esso un elevato potere calorifico, ma è difficile da trovare perché difficilmente si taglia legno di castagno, visto che le aziende preferiscono tenere gli alberi per il frutto, inoltre è utilizzato nella produzione di mobili e parquet. Questo implica che vi è pochissimo materiale di scarto da trasformare in pellet. Il prezzo anche in questo caso non lo abbiamo trovato, o meglio non abbiamo trovato rivenditori.

Abbiamo parlato anche di pellet di canapa, ma in realtà non siamo riusciti a trovarlo in vendita.

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Nocciolino di sansa e pellet di nocciolino

Passiamo ora al nocciolino di sansa, lo abbiamo trovato a 40 euro al quintale, presso un frantoio oleario, questa è la fonte di approvvigionamento preferibile perché vi è vendita diretta, non tutti i frantoi hanno impianti per la trasformazione, ma siamo sicuri che chiedendo potranno indicarvi a chi vendono il prodotto di scarto della lavorazione delle olive per poterlo acquistare. Naturalmente il prezzo potrebbe aumentare.

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Per chi non vuole effettuare trasformazioni alla stufa la soluzione potrebbe essere il pellet di nocciolino di sansa completamente disoleato. Ricordiamo che optando per una stufa a biomassa, il problema della trasformazione non si pone.  Lo abbiamo trovato presso lo stesso frantoio a 50 euro al quintale. Il potere calorifico di entrambi oscilla tra 4,5/4,8 Kw/Kg circa , quindi è buono. L’unico consiglio è affrettarsi a prenotarlo in questo periodo perché vi è la raccolta e lavorazione delle olive.

Tra i fattori da considerare vi è anche la spesa per il trasporto quindi è sempre bene chiedere al venditore la politica adottata in merito.

Stufa a biomassa o pellet: differenze e costi dei vari combustibili

Il riscaldamento è una delle spese che preoccupa di più gli italiani per i mesi invernali. Il prezzo del metano è irrefrenabile, costantemente i politici parlano di razionamento e gli italiani proprio non vogliono rinunciare a un comfort ottimale. Ecco perché tutti cercano soluzioni alternative. Tra queste vi è le stufa a biomassa che non deve essere confusa con la stufa a pellet. Ecco le principali differenze.

Stufa a biomassa: i vantaggi di un combustibile multiplo

Per sfuggire al caro prezzi dei combustibili per il riscaldamento la soluzione migliore è avere la possibilità di cambiare facilmente combustibile in base al prezzi correnti. Una soluzione fantasiosa e utopica? No. Con la stufa a biomassa è possibile. La stufa a biomassa ha proprio questa caratteristica, cioè è in grado di bruciare:

  • pellet ;
  • legna: il costo della legna dipende dalla tipologia e in alcuni casi dal grado di umidità, varia dagli 8 ai 20 euro a quintale e in questa forte oscillazione c’è un potere calorifico molto differenziato. Una legna con un elevato grado di umidità costa meno, ha una resa molto inferiore, rispetto a legna asciutta, e può creare problemi al funzionamento della stufa a biomassa;
  • cippato (cioè scarto della lavorazione del legno per realizzazione di mobili oppure scarto di lavori di potatura di alberi). Il costo del cippato è di circa 4 euro al quintale. In vendita sono disponibili anche dei cippatori “familiari”, cioè piccoli attrezzi in grado di ridurre in piccoli pezzi gli scarti delle potature, ad esempio quelle del giardino. Appare questa una soluzione ottimale per chi ha la possibilità di avere della legna;
  • nocciolino (cioè bucce delle nocciole), costo da 18 a 21 euro al quintale, potere calorifico 4,2 Kwh/kg, livelli di umidità inferiori al 10% residui (cenere) 2%. Uno dei vantaggi dei gusci di nocciole è l’Iva al 10%. Appare una soluzione ottimale anche se con l’aumento della domanda, possiamo aspettarci un aumento dei prezzi;
  • nocciolino di sansa di oliva (scarto della lavorazione delle olive per l’estrazione dell’olio) costo circa 22-24 euro al quintale, con resa che sembra essere addirittura superiore a quella del pellet. Il potere calorifico oscilla 4,5 ed i 6,5 Kwh/Kg in base al grado di umidità e residui (cenere) inferiore al 4%;
  • mais, bruciare mais di questi tempi sembra poco conveniente.

Molti di questi materiali, come si può notare, sono scarto derivante da altre lavorazioni, proprio per questo motivo hanno un prezzo ridotto e sono ecocompatibili.

Costi acquisto e manutenzione di una stufa a biomassa

Per poter acquistare una stufa a biomassa occorre tenere in considerazione che occupa un certo spazio, inoltre rispetto ad una stufa che funziona con un solo combustibile, ad esempio stufa a pellet o stufa a legna, ha un costo più elevato. Difficilmente si riesce ad acquistare una stufa a biomassa con meno di 4.000 euro. Naturalmente si parla di modelli collegati all’impianto di riscaldamento e che di conseguenza riescono a riscaldare anche ambienti grandi. Il prezzo di acquisto può sgonfiarsi accedendo alle agevolazioni fiscali.

La stufa a biomassa rispetto a una stufa a pellet può effettivamente dare delle maggiori difficoltà per quanto riguarda la gestione, infatti quando si bruciano prodotti che hanno un grado di umidità simile, ad esempio pellet, gusci di nocciole ben secchi e cippato lasciato asciugare bene, non vi sono problemi nel passaggio da un combustibile all’altro. Se si intende bruciare legna, magari non asciutta bene (la legna ideale deriva dal taglio di annate antecedenti e tenuta in luogo asciutto, oppure il nocciolino di sansa che può risultare umido, può essere necessario aggiornare i parametri con l’aiuto di un tecnico qualificato.