Diventare imprenditori per battere la crisi

Italiani popolo di santi, poeti e navigatori, ma soprattutto di grandi imprenditori. La spinta al successo e alla crescita della propria azienda sembra non trovare freni nemmeno nella crisi economica che ha mutato spazi e possibilità di azione: gli imprenditori italiani non si danno per vinti. Mai.

E’ quanto emerge dall’indagine di Confesercenti : nel secondo trimestre del 2012, infatti, il saldo fra aperture e chiusure di imprese è risultato positivo per quasi 21mila unità, che portano il numero totale a sfiorare i 6,1 milioni di unità, dopo il forte calo registrato a gennaio 2012. Confesercenti sottolinea come il dato “potrebbe essere anche migliore e, se si considerano le circa 10.000 aziende attualmente inattive cancellate d’ufficio dal Registro delle Imprese, il saldo positivo salirebbe a 31mila“.

L’istantanea che fotografa le imprese italiane sparse lungo tutta la penisola mette a fuoco grosse differenze fra i diversi settori: a registrare le performances migliori sono le aziende impegnate nella fornitura di energia (+884), le attività professionali (+314) e noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese (+980). Diverso è il discorso se si guarda al commercio (-4.807 aziende), al turismo (-855) e al settore dell’edilizia (-117), che però in compenso, hanno ridotto le perdite: nei primi tre mesi dell’anno i tre settori avevano, infatti, segnato, rispettivamente, -19.583, -4.712 e -12.104.

Ma veniamo alla penisola. Quali sono le regioni che registrano maggior febbre da imprenditoria?

In pole position troviamo gli abitanti di Lecce, provincia che registra un tasso di crescita di imprese dell’1,15%. Seguono in classifica Foggia (+1,02%), Vibo Valentia e Isernia (+1%) e Firenze (+0,89%). Nelle ultime posizioni Ragusa (+0,14%), Imperia (+0,09%), Arezzo (+0,06%) e Vicenza (-0,03%) e Napoli (-0,20%), unici risultati negativi in Italia. Le città con il maggiore numero di imprese totali, invece sono i tre maggiori capoluoghi di regione: Roma al primo posto (456.000), seguita da Milano (382.000) e da Torino (235.000).

Alessia CASIRAGHI

Marche, terra straniera (ma solo d’impresa)

di Alessia CASIRAGHI

Si chiama “Start it up – Nuove imprese di cittadini stranieri” il nuovo bando promosso dalla Camera di Commercio di Ancona per concedere alle nuove start up avviate da cittadini extracomunitari incentivi e aiuti imprenditoriali.

Si tratta di un piano di assistenza e sostegno, tramite l’organizzazione e la promozione di percorsi formativi che aiutino gli aspiranti imprenditori nella redazione dei business plan aziendali iniziali.

I richiedenti dovranno dimostrare di provenire da un Paese esterno alla UE e di essere in possesso di regolare permesso di soggiorno valido da almeno 6 mesi alla data di presentazione della domanda.

Il progetto promosso dalla Camera di Commercio di Ancona prevede l’erogazione di piani assistenza ad hoc nell’avvio di nuove imprese: i richiedenti potranno prendere parte a percorsi orientativi personalizzati, seminari di formazione imprenditoriale e workshop di sostegno nell’elaborazione del business plan iniziale.

Per prendere parte al bando i cittadini stranieri dovranno fare domanda entro il 15 marzo 2012 via email all’indirizzo sni@an.camcom.it. In alternativa potranno consegnare direttamente la documentazione all’Ufficio Nuove Imprese della Camera di Commercio di Ancona.

Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito della Camera di Commercio di Ancona.

Italia, l’artigianato batte la crisi

L’artigianato in Italia di fa un baffo della crisi. Secondo una rilevazione di Confartigianato sulle “imprese che resistono” alla difficile situazione economica (marzo 2010 – marzo 2011), quasi 74mila nuove attività sono nate in un anno, nonostante la crisi economica; il boom è stato nei lavori di costruzione e installazione per le case ‘verdi’ (43.033, oltre la metà del totale).

La coscienza ecologista si fa largo nelle abitudini dei nostri connazionali – si legge nello studio della Confartigianatoe la green economy si afferma come ‘motore’ di iniziative imprenditoriali: in un anno i piccoli imprenditori delle costruzioni e dell’installazione di impianti per la ‘casa sostenibile’ sono aumentati di 43.033 unità (+1%)“. La regione in testa per la maggiore crescita di queste attività è la Campania con un +3,7%. Confartigianato sottolinea l’aumento di 4.854 unità (+6%) delle imprese ‘verdi’ che si occupano di disinquinamento, pulizia di aree pubbliche, creazione e manutenzione giardini e spazi verdi, utilizzo aree forestali (il Veneto è leader con un +9,7%).

Il settore alimentare e della ristorazione resta un campo “anticrisi” e registra la nascita di 6.437 imprese di ristorazione (+3,6%) e 2.239 di produzione alimentari (+0,3%) ma cresce anche l’Information & Communication Technology con 3.343 nuove imprese (+7,9%). In questo campo, il Molise vanta a sorpresa il record regionale, con una crescita del 23,8%.

Aumentano anche le piccole imprese dedicate alla cura della persona: sono 8.757 (+0,9%) le nuove attività quali parrucchieri e istituti di estetica, centri benessere, assistenza sociale non residenziale. “I dati dimostrano – sottolinea Giorgio Guerrini, Presidente di Confartigianatoche la crisi non ha fermato lo spirito imprenditoriale degli italiani. La nascita di tante aziende è un segnale di vitalità che va incoraggiato. In questo momento così grave ci aspettiamo quindi che venga rilanciata la crescita, sostenendo il tessuto produttivo delle Pmi italiane“.

Regime fiscale dei minimi modificato, in sintesi

La nuova disciplina del “regime fiscale dei minimi” contempla l’esonero dagli obblighi di registrazione e tenuta delle scritture contabili, delle liquidazioni o dei versamenti periodici Iva (che sarà versata in sede di dichiarazione annuale), nonché il non assoggettamento all’Irap.

Al regime fiscale agevolato può accedere anche chi ha iniziato le attività dopo il 31 dicembre 2007.

Questi soggetti potranno fruire del regime impositivo agevolato (ex articolo 1, commi da 96 a 117, legge 244/2007), con l’applicazione di un’imposta sostitutiva dell’imposta sui redditi e delle addizionali regionali e comunali ridotta al 5%, rispetto a quella attualmente in vigore del 20 per cento.

Per beneficiare dell’agevolazione, la condizione chiave è che il giovane, o il soggetto che perde il posto di lavoro, avvii un’attività d’impresa, arte o professione  come persona fisica.

Il regime cessa qualora si percepiscono ricavi o compensi superiori a 30 mila euro, si effettuano cessioni all’esportazione o si sostengono spese per lavoratori dipendenti o collaboratori (anche assunti a progetto), sono erogati utili da partecipazione agli associati di cui all’articolo 53, comma 2, lettera e), nonché si effettuano acquisti di beni strumentali di importo superiore a 15 mila euro.

La nuova disposizione taglia fuori dal regime dei minimi molti contribuenti che fino a oggi vi rientravano. Per questi ultimi, la stessa norma dispone che essi rientreranno in una sorta di “minimi modificato”,

Sbocciano tante nuove imprese: per far fronte alla crisi?

Basta, mollo tutto e me ne vado!
Quanti avranno avuto questo pensiero, dopo una giornata di lavoro, magari a causa di un capo che, oltre a non apprezzarne le qualità, non li trattava neanche con rispetto?

A quanto pare, molti di loro hanno avuto questo pensiero e sono passati dalle parole ai fatti, almeno dall’inizio dell’anno ad oggi.
Le statistiche, infatti, svelano che nel primo semestre del 2011 sono nate 104.525 nuove imprese.

L’indagine è stata condotta dal Centro Studi di Unioncamere e presentata in anteprima al Meeting di Rimini. Lo studio ha avuto come “campioni” gli oltre 4000 neo imprenditori registrati dalle Camere di Commercio italiane e le motivazioni che hanno portato a questa svolta sono molteplici.

Il 54,4% degli intervistati ha deciso di avviare una impresa per fare una scommessa con se stessi, ma anche per realizzare un sogno, per evitare, dunque, di trovarsi, alla fine della carriera lavorativa, insoddisfatti e pieni di rimpianti.
Per il 32,9%, invece, non si tratta di una avventura ma dell’unico modo per avere un lavoro, viste le poche possibilità che il panorama economico italiano offre.

Le matricole del lavoro autonomo, dunque, sono mosse da motivazioni differenti ma si presentano comunque agguerrite e intenzionate a farcela, confidando pienamente nelle proprie capacita, se si considera che la maggior parte di loro, il 75,7%, si è lasciata alle spalle il lavoro “vecchio” per quello nuovo.
La prudenza ha invece guidato la scelta del 24,3% degli interpellati, i quali hanno confessato di continuare a svolgere in contemporanea anche l’attività precedente.

Ma chi sono queste “nuove leve”? Per la maggior parte sono uomini, 75,1%, contro il 24,9% di donne, giovani inferiori a 30 anni nel 24,5% dei casi, percentuale che raddoppia, 44,5%, se si considera anche la fascia di età 31-35 anni.

Le professioni svolte dai nei imprenditori sono quelle di operaio/apprendista, 84,2%, e impiegato/quadro, 79,3%, ma in entrambi i casi le cifre chieste per avviare la nuova impresa sono minime: anche meno di 10mila Euro.

Il risparmio, in questo caso, avviene su tutto, in particolare sul posto di lavoro, che, soprattutto per le donne, ben il 58,3%, rimane all’interno delle mura domestiche. Questo fa emergere un doppio problema: la difficoltà di trovare un lavoro part time e di conciliare lavoro e famiglia.

E in questi casi, l’unica soluzione è costruire il lavoro perfetto proprio su di sé.

Vera Moretti

Il Piemonte aiuta le nuove imprese

Aperto il bando regionale che eroga contributi per la nascita di nuove imprese, conprocedura semplificata “a sportello”.

Le agevolazioni consistono in un finanziamento agevolato a fronte delle spese di investimento ammissibili e in un contributo a fondo perduto erogabile a rimborso parziale delle spese sostenute per l’avvio, l’assistenza tecnica gestionale e la formazione.

Informazioni:
• www.regione.piemonte.it
• www.finpiemonte.info

 

Nuove imprese e spin-off: a Cagliari arrivano i contributi

E’ aperto fino al 7 luglio il bando che eroga finanziamenti a fondo perduto per nuove impresespin-off.

La Provincia di Cagliari, in collaborazione con la Regione Sardegna ed il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, eroga incentivi per la creazione d’impresa.
Soggetti destinatari del bando sono:

1. Lavoratori percettori di ammortizzatori sociali in deroga residenti in Provincia di Cagliari e provenienti da aziende in situazione di crisi e destinatarie di trattamenti di CIGS/Mobilità in deroga;

2. lavoratori in mobilità in deroga iscritti negli elenchi anagrafici istituiti presso i Centri Servizi per il Lavoro della Provincia di Cagliari.

3. Lavoratori svantaggiati non percettori di ammortizzatori sociali o di indennità alcuna legata allo stato di disoccupazione o inoccupazione, iscritti nei Centri Servizi per il Lavoro della Provincia di Cagliari appartenenti ai seguenti target:
– inoccupati/disoccupati da almeno 6 mesi;
– inoccupati/disoccupati che hanno superato i 50 anni di età;
– inoccupati/disoccupati non in possesso di un diploma di scuola media superiore o professionale.

L’importo del bonus per la creazione di impresa è pari a 15.000 euro.

Rif.: Provincia di Cagliari.

Vuoi aprire un’attività o lanciarla? A Firenze, stanziati alcuni contributi specifici

Per le imprese di Firenze e provincia sono disponibili incentivi per finanziare progetti ed iniziative promozionali.

Il contributo può coprire fino al 50% delle spese ammissibili, con i questi massimali:
– settore commercio: contributo a fondo perduto fino a 30.000 euro;
– settore industria: contributo a fondo perduto fino a 30.000 euro;
– settore turismo: contributo a fondo perduto fino a 20.000 euro.

Possono accedere al cofinanziamento anche:

– enti e organismi privati portatori di interessi diffusi e collettivi, quali ad esempio associazioni imprenditoriali, consorzi di imprese, associazioni dei consumatori e di rappresentanza dei lavoratori, nonché soggetti del terzo settore, con sede legale e operativa in provincia di Firenze;
– enti pubblici della provincia di Firenze e organismi a prevalente capitale pubblico con sede legale e operativa in provincia di Firenze per progetti condivisi nell’interesse dell’economia provinciale;
– singole imprese e professionisti con sede legale e operativa in provincia di Firenze, cittadini residenti in provincia di Firenze in relazione a progetti e interventi di rilevante impatto per le imprese della provincia.

Gli interventi ammessi a contributo variano da settore a settore:

1) Commercio:
– iniziative e/o progetti per favorire la promozione, la qualificazione e la valorizzazione delle imprese, nonché la promozione e la commercializzazione dei prodotti e dei servizi offerti;
– iniziative e/o progetti finalizzati alla diffusione dell’innovazione e della qualità;
– azioni di informazione e sensibilizzazione dei consumatori per favorire scelte di acquisto consapevole;
– realizzazione di studi, ricerche, pubblicazioni, mostre e fiere, ecc. su tematiche di interesse e attualità per il sistema economico provinciale attinenti al settore commercio;
– realizzazione di azioni di formazione e informazione, quali seminari, convegni, percorsi formativi, produzione di materiale informativo e formativo;
– iniziative e/o progetti che incentivano l’aggregazione fra imprese e lo sviluppo di reti di imprese, e realizzazione di relative azioni promozionali.

2) Industria:
– iniziative e/o progetti per favorire la promozione, la qualificazione e la valorizzazione delle imprese, nonché la promozione e la commercializzazione dei prodotti e dei servizi offerti;
– iniziative e/o progetti che incentivano l’aggregazione tra imprese, lo sviluppo di reti di imprese e realizzazione di relative azioni promozionali;
– iniziative e/o progetti finalizzati alla diffusione dell’innovazione e della qualità;
– progetti, iniziative e azioni di informazione mirati alla salvaguardia dei prodotti “Made in Italy”, anche con riferimento al fenomeno della contraffazione;
– realizzazione di studi, ricerche, pubblicazioni, ecc, su tematiche di interesse e attualità per il sistema economico provinciale attinenti al settore industria;
– realizzazione di azioni di formazione e informazione, quali seminari e convegni, e produzione di materiale promozionale;
– iniziative e/o progetti rivolti al risparmio energetico e ai  miglioramenti dei processi gestionali e/o operativi che portano alla tutela dell’ambiente.

3) Turismo:
– progetti che favoriscono la ricerca di sinergie fra settore turistico e produzioni di qualità;
– realizzazione di studi, ricerche, pubblicazioni, mostre e fiere, ecc. su tematiche di interesse e attualità per il sistema economico provinciale attinente al settore turismo;
– realizzazione di azioni di formazione e informazione, quali seminari e convegni, e produzione di materiale promozionale;
– iniziative e/o progetti per favorire la promozione, la qualificazione e la valorizzazione delle imprese, nonché la promozione, la qualificazione, la valorizzazione e la commercializzazione dei prodotti e dei servizi offerti;
– iniziative e/o progetti innovativi e rilevanti per lo sviluppo dell’economia provinciale con particolari ricadute sul settore turismo;
– iniziative e/o progetti finalizzati alla diffusione dell’innovazione e della qualità;
– iniziative e/o progetti che incentivano l’aggregazione fra imprese e lo sviluppo di reti di imprese e realizzazione di relative azioni promozionali.

Le domande di partecipazione (commercio; industria; turismo) devono essere inviate, a partire dal 12 giugno ed entro il 12 luglio 2011, con una delle seguenti modalità:
– all’indirizzo di Posta Elettronica Certificata: cciaa.firenze@fi.legalmail.camcom.it , oppure
– a mezzo raccomandata con avviso di ricevuta, alla:
CCIAA di Firenze – Unità Operativa Interventi Promozionali e Sviluppo Nuove Imprese
Piazza dei Giudici, 3, 50122 Firenze

 

Proposta di legge: Indennità del 50% per lavoratori in difficoltà che avviano una nuova impresa

Nei giorni scorsi è stata presentata in commissione Lavoro, una proposta di legge che prevede che i lavoratori che fruiscono di specifici trattamenti di sostegno al reddito e che intendano avviare una nuova attività d’impresa, potranno godere di un’indennità pari al 50% dell’importo del trattamento di cui sono titolari. Il testo è già stato approvato dalla Camera e ora è sottoposto all’esame del Senato.

Si tratta di una sorta di “esperimento” da applicare per 2 anni al fine di darne una valutazione prima di confermarla a tempo indeterminato. La misura si rivolge ai lavoratori che beneficiano di ammortizzatori sociali, in particolare indennità ordinaria di disoccupazione non agricola, con requisiti normali o ridotti; trattamenti di cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria; trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria, di mobilità e di disoccupazione speciale in deroga; contratti di solidarietà stipulati con società non incluse nell’ambito di applicazione della disciplina della Cigs. I lavoratori interessati potranno avviare un’attività in proprio percependo, un’indennità pari al 50% dell’ammontare ordinario, con contribuzione figurativa del 50%, in sostituzione a quanto spetterebbe loro ordinariamente. Si potrà usufruire de beneficio erogato dall’Inps per 18 mesi.

Lo scopo di tale misura è di incentivare l’avvio di nuove imprese da parte di lavoratori, garantendo una fonte di reddito minima. Atri benefici sono: accesso a finanziamenti bancari garantiti dai fondi speciali antiusura, oltre che a un regime fiscale agevolato e a procedure amministrative semplificate in materia di sicurezza e di tutela ambientale e l’esonero dal versamento dei contributi obbligatori qualora nell’impresa siano assunti dipendenti con ammortizzatori sociali.

Mirko Zago

Imprenditori per necessità: servono davvero?

di Davide PASSONI

Che ogni crisi porti in sé anche delle opportunità non è solo un modo di dire. Se ne ha dimostrazione anche durante questi anni di magra, quando, a fronte di tanti pessimisti che si limitano a piangersi addosso e sperano in una rapida fine della recessione senza cercare idee per fronteggiarla, ci sono, per fortuna, persone sveglie e volenterose che si rimboccano le maniche e stabiliscono che, crisi o non crisi, il business deve crescere. O, almeno, deve provare a farlo.

Lo dimostra una recente indagine del Centro studi di Unioncamere, condotta su un campione di 5.200 imprese attive nate nel 2010 per le quali è possibile identificare il settore di appartenenza: un campione rappresentativo delle oltre 213mila “vere” nuove imprese iscritte nel corso dell’anno. Dalla ricerca emerge infatti che tra coloro che nel 2010 hanno deciso di fondare, da titolari o da soci di maggioranza, una nuova azienda, rischiando in prima persona e investendo proprie risorse economiche, più di un terzo (34%) lo ha fatto perché impossibilitato a trovare un impiego stabile o per lasciarsi alle spalle l’incertezza del precedente contesto occupazionale. Circa 1800 persone prematuramente estromesse dal mercato del lavoro, o che lo stesso mercato non ha voluto saperne di assorbire, hanno deciso di fare da sé, di mettere sul piatto la propria esperienza, professionalità o buona volontà e fare impresa.

C’è poi un 52% di persone che ha aperto un’attività facendo tesoro dell’esperienza acquisita, perché consapevole delle proprie capacità o convinto di avere una idea di business innovativa, perché insoddisfatto dell’attività svolta in precedenza o desideroso di affermarsi professionalmente e personalmente.

Una notizia buona, ma che dà lo spunto per fare alcune riflessioni su quello che, nel nostro Paese, è ancora oggi il concetto di cultura imprenditoriale. Se, infatti, quel 52% ha tutto sommato fondato la propria scelta sulla consapevolezza di ciò che significa fare impresa, vuoi per la propria storia professionale, vuoi per “fame” di affermazione, non possiamo essere certi del fatto che chi si è messo in proprio perché non aveva alternative lo abbia fatto con altrettanta consapevolezza o know-how da spendere. Una decisione che, se presa alla leggera come unica alternativa alla disoccupazione, potrebbe avere una duplice, pesante ricaduta; da una parte sul neoimprenditore il quale, incapace magari di differenziarsi sul mercato, senza una visione a lungo termine e orientato a un approccio del tipo “intanto incasso quattro soldi, mi sistemo e poi vediamo come sviluppare il business”, si ritroverebbe a breve con un lavoro sì, ma che non gli porta nulla, anzi, con l’aggravante di aver investito capitali propri senza un ritorno; dall’altro sul sistema delle imprese, per il quale ogni fallimento, piccolo o grande che sia, rappresenta un costo e quindi un ulteriore ostacolo sul cammino di una ripresa difficile.

Certo, idee di business vincenti e solide ci saranno sicuramente, così come ci saranno imprenditori svegli e capaci: non tutti i rappresentanti di quel 34% sono destinati a implodere, ci mancherebbe… Ma non possiamo escludere che una parte di loro lo farà. È il ciclo di vita delle imprese, si dirà; il mercato è giudice e carnefice, si dirà; e ancora si dirà che una percentuale di fallimenti è fisiologica, nulla di strano. Viene però da chiedersi se, con la prospettiva di dinamiche simili, il nostro sistema produttivo, fondato per il 95% su realtà medio piccole, abbia bisogno di imprenditori poco consapevoli in un momento in cui il mercato, dove ancora c’è, è già selettivo di suo ed è ancora più carogna con chi vi entra a cuor leggero.

La crisi morde, la crisi passerà. Attenzione però ad affrontarla con gli strumenti giusti, altrimenti le opportunità che porta con sé, anziché diventare occasioni per rialzare la testa, saranno ulteriori armi di cui disporrà per sparare ad alzo zero su un tessuto economico e produttivo già boccheggiante.