In aumento testamenti e lasciti solidali

In un continente, l’Europa, che vede aumentare il numero di coloro che decidono di fare testamento, contribuendo all’aumento dei lasciti solidali, l’Italia è il paese che meglio tutela i diritti degli eredi per tradizione e cultura, mentre si piazza tra gli ultimi per il numero di testamenti redatti.

Parlando di numeri, solo l’8% degli italiani ha già fatto testamento, posizionandosi tra i fanalini di coda nel vecchio continente, davanti solo a Spagna, 7%, e Francia, 5%.
Il primato, al contrario, spetta al Regno Unito con una quota del 48%, a seguire l’Olanda (32%), la Germania, che registra il 28% e a seguire il Belgio (25%) e la Scandinavia (20%).

Sono in crescita anche i cittadini europei che inseriscono nel proprio testamento una donazione per una buona causa, e in Italia sono 9 milioni coloro che seguono questo filone, tanto che i lasciti solidali sono aumentati, in 10 anni, del 10%.

Benché, dunque, il Regno Unito sia in testa per numero di testamenti redatti, l’Italia è tra i paesi che meglio tutelano i diritti e il futuro dei propri cari.
Infatti, la possibilità di donare una parte del proprio patrimonio a favore di cause benefiche nel nostro paese non lede i diritti dei familiari, ben garantiti dalla previsione nel nostro ordinamento giuridico della quota legittima, che stabilisce a seconda della composizione del nucleo familiare la parte che spetta a ciascun erede.

Nel Regno Unito, all’opposto dalla nostra cultura giuridica, non è previsto nessun vincolo di destinazione verso i familiari.

Rossano Bartoli, portavoce del comitato Testamento Solidale e segretario generale Lega del Filo d’Oro, ha dichiarato in proposito: “Il comitato Testamento Solidale, con la campagna di informazione su modalità e possibilità di donazioni vuole diffondere e far crescere la cultura dei lasciti solidali in Italia, aiutando a sfatare tabù, come dimostrano gli esempi positivi nel resto d’Europa. Celebriamo oggi insieme, per il secondo anno, la Giornata Internazionale dei Lasciti per ricordare a tutti la possibilità di contribuire concretamente in favore di cause sociali, scientifiche ed umanitarie con un gesto semplice”.

Albino Farina, Consigliere Responsabile dei Rapporti con il Terzo Settore e con le Associazioni dei Consumatori del Consiglio Nazionale del Notariato, ha spiegato: “Oggi, i cittadini desiderosi di avere informazioni corrette sulle regole che i singoli Paesi Europei si sono dati in materia di successioni, possono attingerle dal portale www.succession-europe.eu, creato con il contributo dei notai europei. Gli italiani sono sempre più interessati ad approfondire il tema dei lasciti solidali, in ciò il ruolo “sociale” del notaio diventa decisivo per fornire una consulenza adeguata, senza alcun vincolo o impegno”.

Vera MORETTI

Made in Italy in mostra all’Icff

Si è svolta, tra il 17 e il 20 maggio a New York presso il Jacob K. Javits Convention Center la 26esima edizione di Icff International Contemporary Furniture Fair, fiera internazionale del mobile contemporaneo.

Per capire l’importanza dell’evento, occorre spiegare che Icff è la principale piattaforma nel Nord America per il design internazionale e globale, che raccoglie una selezione dei migliori prodotti e delle ultime tendenze, sia per il segmento home che per il contract.

Se, come è ovvio, la maggioranza degli espositori provengono dagli Stati Uniti, sono presenti anche marchi provenienti da Canada, Regno Unito, Italia, Olanda, Austria, Belgio, Francia, Norvegia, per un totale di seicento espositori da 38 paesi, per un pubblico di interior designers, architetti, rivenditori, rappresentanti, distributori, facility manager, che hanno fatto registrare circa 30mila presenze.
Undici le categorie di settore, che comprendono arredi, sedute, tappeti, luci, outdoor, materiali, rivestimenti, accessori tessuti, tessile, cucina e bagno.

Tra i brand italiani presenti in fiera, ricordiamo Arflex, De Castelli che ha fatto il suo debutto all’ICFF, Seletti, Rotaliana, Antolini, oltre a un nutrito gruppo di aziende del settore ceramico, riunite nel padiglione multimarca Ceramics of Italy organizzato da Confindustria Ceramica e dall’Agenzia italiana per la promozione del commercio.

Negli stand di Ceramics of Italy ventitré importanti produttori italiani – tra cui Appiani, Ceramica Bardelli, Ceramiche Refin, Cotto d’Este, Emilceramica, Fap, Mosaico+, Sant’Agostino, Simas – che hanno potuto esporre in altrettanti corner aziendali le ultime novità di prodotto e le tecnologie più innovative delle piastrelle e dell’arredobagno Made in Italy.

Il mercato del Nord America è, considerato il più importante al mondo per consumo di prodotti di design e di arredamento, e il trend in crescita è molto incoraggiante, nonostante si tratti di compratori molto attenti ed esigenti, soprattutto quando si tratta di alta qualità.
E, in questi casi, le garanzie del Made in Italy rappresentano un notevole biglietto da visita..

I marchi italiani sono stati protagonisti di eventi che, nei giorni del Salone, hanno animato la Grande Mela, in particolare negli showroom di Soho e del Village.
Molteni, ad esempio, ha presentato il divano Controra e la scrivania Segreto nel flagship store di Greene Street, Lema ha allestito da Dom Interiors (Crosby Street) uno spazio con le novità presentate al Salone, come la vetrina Galerist di Christophe Pillet e il tavolo Shade di Francesco Rota.

Altri appuntamenti anche presso gli showroom di B&B Italia (Greene Street e 58th Street), Cassina (Wooster Street), Boffi con Living Divani (Greene Street), FlexForm (56th Street).

Tra le attrazioni più apprezzate c’è stato Wanted Design, esposizione collettiva di marchi, eventi, installazioni, ambientata nel Terminal Stores Building sull’11th Avenue: sessanta i marchi selezionati da tutto il mondo, tra cui gli italiani Moroso, Cappellini, Gufram, Alessi, Seletti.

Vera MORETTI

Italia-Olanda, connubio hi-tech

In vista di Horizon 2020, tra i progetti avviati c’è anche quello di rafforzare la collaborazione tra Italia e Olanda su settori strategici ed altamente innovativi.
Se n’è parlato durante l’Innovation Forum, organizzato in collaborazione con l’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi in Italia e tenutosi presso la sede di Confindustria, al quale hanno partecipato Alberto Baban, presidente Piccola Industria Confindustria, Emanuele Fidora, direttore generale per la Ricerca del Miur, Jasper Wesseling, vicedirettore generale Imprenditoria e Innovazione del ministero olandese per Affari Economici e l’Ambasciatore dei Paesi Bassi in Italia, Michiel Den Hond.

Nel corso della giornata sono stati presentati i distretti italiani e olandesi più innovativi, con workshop tematici e interattivi dedicati ai settori della High Tech Mobility, dell’Agrofood Processing e del Life Sciences & Health. Inoltre sono state delineate azioni concrete di follow-up volte a rafforzare ulteriormente la collaborazione tra i due paesi come partner nell’innovazione.

Baban ha dichiarato: “L’Olanda è uno dei paesi leader nell’innovazione a livello mondiale e l’Italia vanta delle eccellenze nei settori hi-tech. I cluster italiani sono apprezzati su scala mondiale per la tecnologia e la qualità dei loro prodotti e rappresentano una componente del nostro settore industriale viva e capace di essere sempre più protagonista. Favorire un interscambio di conoscenze ed esperienze con un paese come l’Olanda, in questa fase, può contribuire a rafforzare quella cultura dell’innovazione oggi indispensabile per il rilancio economico e la crescita“.

Ha aggiunto Den Hond: “Sono piacevolmente sorpreso dal livello di interesse e partecipazione che durante questo forum sia le autorità che il settore privato italiani hanno dimostrato verso le conoscenze e le esperienze olandesi. È la dimostrazione che il modello olandese della stretta collaborazione tra autorità, istituti di ricerca, università e aziende, si può estendere anche a una fruttuosa cooperazione con i nostri partner italiani”.

Si tratta di un connubio prestigioso, poiché l’Olanda è uno dei paesi più innovativi, che vanta distretti molto tecnologici come, ad esempio, il Brainport Eindhoven (nominata nel 2011 la regione più intelligente a livello mondiale e più favorevole per gli investimenti dell’Europa dell’Ovest), la Food Valley NL a Wageningen e il Leiden Bio Science Park.

Queste realtà posizionano i Paesi Bassi all’ottavo posto nel campo della ricerca e dell’innovazione, con ben 8 università nella classifica delle top-100, ma anche in Italia ci sono esempi di eccellenza nei settori dell‘hi-tech e l‘obiettivo è crearne di nuovi.

Il nostro paese, infatti, mira al rafforzamento di collaborazioni con partner stranieri anche nell’ottica del perseguimento di obiettivi europei puntando allo sviluppo di cluster nazionali fortemente innovativi.
Le autorità italiane e il settore privato guardano con molto interesse alle conoscenze e alle esperienze olandesi in questi settori in virtù anche della stretta collaborazione tra autorità, istituti di ricerca, università e aziende, una delle chiavi di successo del modello olandese.

Vera MORETTI

Italia seconda solo alla Germania per innovazione

Italia tradizionalista, ancorata al passato e poco innovativa?
A quanto pare no, se, guardando i dati del Trade Performance Index dell’Unctad-Wto, secondo i quali il Belpaese si piazzerebbe secondo dietro alla sola Germania per numero di migliori piazzamenti nelle 14 classifiche 2012 di competitività relative ad altrettanti settori del commercio mondiale.

Ciò che stupisce maggiormente è che, dopo Germania e Italia, c’è praticamente il vuoto, se si pensa che il terzo Paese europeo più competitivo, l’Olanda, ha ottenuto solo tre secondi posti, un terzo e un quarto posto, per quanto riguarda i piazzamenti di vertice, contro tre primi posti, tre secondi posti, un terzo posto e un sesto posto dell’Italia.

Le buone notizie non finiscono qui, perché, dei 935 prodotti in cui l’Italia è prima, seconda o terza al mondo per attivo commerciale con l’estero, ben 415 di essi appartengono a settori innovativi della meccanica e dei mezzi di trasporto diversi dagli autoveicoli.

Insomma, la convinzione che l’Italia è indietro anni luce rispetto alle altri “grandi” d’Europa costituirebbe solo un mito da sfatare, poiché la realtà è ben diversa.
C’è da auspicare che questa positiva inversione di tendenza possa farsi presto sentire anche a livello nazionale, per risolvere una situazione di crisi ormai insostenibile.

Vera MORETTI

Dirigenti PA: gli italiani sono i più pagati

Forse le Pubbliche Amministrazioni italiane non riescono a saldare i debiti che hanno nei confronti delle imprese a causa degli stipendi troppo alti riservati ai loro dirigenti.
Si tratta di un paradosso, ovviamente, ma quello che risulta, invece, reale, è che i dirigenti della nostra PA sono quelli meglio pagati, tra tutti i Paesi Ocse.

Sembra, infatti, che i fortunati percepiscano, in media, una retribuzione di 632 mila dollari l’anno, ovvero tre volte di più rispetto alla media degli altri Paesi, dove la media si ferma a
232 mila dollari.
Al secondo posto, dopo l’Italia, c’è la Nuova Zelanda, dove i dirigenti guadagnano 400 mila dollari all’anno, e al terzo il Cile.
Il distacco con Francia e Germania, rispettivamente quarta e quinta, è ampio, poiché si fermano entrambi intorno a 250 mila dollari.

Perdono il primato invece i dirigenti italiani di secondo livello della pubblica amministrazione, anche se, con 176 mila dollari l’anno, si collocano comunque ben sopra la media Ocse di 126 mila, anche se vengono nettamente superati dagli americani che portano a casa circa 250 mila dollari l’anno.
Retribuzioni più alte rispetto a quelle degli italiani anche per i dirigenti di Olanda, Francia e Belgio.

Risultano sottopagati i funzionari italiani della pubblica amministrazione con 69 mila dollari l’anno contro una media Ocse che sfiora i 90 mila dollari.
Anche per questa fascia primato ai dirigenti degli Stati Uniti con 160 mila dollari l’anno, oltre 100 mila dollari anche per i funzionari pubblici di Belgio, Danimarca, Olanda e Spagna.

Dal rapporto Ocse, inoltre, emerge che i dipendenti pubblici hanno una incidenza inferiore rispetto alla media Ocse, poiché essi rappresentano il 13,7% del totale degli occupati contro il 15,5% della media dei paesi Ocse.
Nei paesi scandinavi i dipendenti pubblici sono circa il 30% del totale degli occupati, in Francia superano il 20% e in Gran Bretagna sono il 18%.
Anche gli Stati Uniti superano l’Italia: ogni 100 occupati 15 lavorano nella pubblica amministrazione.

Vera MORETTI

Bocciatura per l’ICT in Italia

Se, come era prevedibile, l’Italia è tra i primi utilizzatori di telefoni cellulari e smartphone, non si può dire la stessa cosa per quanto riguarda la diffusione di pc e banda larga.
In questo ambito, anzi, siamo, se non proprio fanalino di coda, comunque relegati in posizioni basse.

La distanza che ci separa dalle prime in classifica, ovvero Finlandia, salita di due posizioni rispetto alla rilevazione del 2012, seguita da Singapore, Svezia, Olanda e Norvegia, è abissale, tanto che l‘Italia è solo al 50esimo posto, sorpassata anche da Barbados, Giordania e Panama.

La bocciatura rivela come il Belpaese non riesca a stare al passo con i tempi, e considerando la crisi economica attuale e le previsioni per il futuro, è difficile sperare in una ripresa a breve.
La tecnologia, infatti, come anche gli scambi in rete, potrebbero favorire un’inversione di tendenza ma, a quanto pare, non ci sono le premesse perché questo possa avverarsi.

Il rapporto del World Economic Forum, inoltre, rivela una profonda divisione tra le economie del nord e gli altri paesi: ciò significa che la tecnologia non basta, perché è anche necessario “creare migliori condizioni per le imprese e l’innovazione“.

L’economia digitale potrebbe essere quindi un meccanismo per generare PIL e posti di lavoro, anche considerando che a livello mondiale la digitalizzazione ha aumentato il prodotto interno lordo mondiale di 193 miliardi di dollari negli ultimi due anni, creando 6 milioni di posti di lavoro.

Vera MORETTI

Sbloccati i fondi Ue a favore dell’Emilia Romagna

Finalmente è stato raggiunto un accordo tra i membri della Commissione Europea e, nonostante le ultime resistenze da parte di Germania, Olanda, Finlandia, Svezia e Gran Bretagna, verranno sbloccati i fondi Ue a favore delle zone dell’Emilia Romagna danneggiate dal terremoto.

Si tratta di un fondo di solidarietà di 670 milioni di euro che saranno utilizzati per sostenere le iniziative di famiglie, imprese ed enti danneggiati dal sisma.

Il voto è stato piuttosto sofferto e difficoltoso, poiché alcune nazioni avevano “nicchiato” sulla possibilità di concedere il fondo all’Emilia Romagna e si erano inizialmente poste contro le richieste di rettifica del bilancio 2012 e la conseguente aggiunta di 9 miliardi di euro.

Jenusz Lewandowski, commissario Ue al Bilancio, ha commentato il raggiungimento dell’intesa con soddisfazione: “Abbiamo fatto quanto necessario per rispondere all’obbligo morale che abbiamo nei confronti dell’Italia e di chi ha subito i danni del terremoto”, ma ha anche espresso la necessità di trovare nuove risorse per coprire il rosso del bilancio 2012 che tocca sia i fondi Erasmus e sia i fondi strutturali per l’Italia.

Vera MORETTI

In Italia gli stipendi più bassi d’Europa

Un lavoratore italiano guadagna in media la metà che un dipendente in Germania, Lussemburgo e Olanda. Lo dicono i dati nell’ultimo rapporto diffuso da Eurostat “Labour market Statistics”, prendendo come riferimenti gli stipendi lordi annui del 2009: il Bel Paese si piazza al 12° posto nell’area euro, più in basso di Irlanda, Grecia, Spagna e Cipro.

“In Italia abbiamo salari bassi e un costo del lavoro comparativamente elevato. Bisogna scardinare questa situazione, soprattutto aumentando la produttività” ha commentati il Ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che si è detta però fiduciosa sulla possibilità di un’intesa sulla riforma del lavoro e del temuto articolo 18.

Ma veniamo ai dati emersi dall’indagine Eurostat: il valore medio dello stipendio annuo in Italia per un lavoratore di un’azienda dell’industria o dei servizi (ovvero con almeno 10 dipendenti) è pari a 23.406 euro.
In Lussemburgo il medesimo valore medio si attesta a quota 48.914 euro, in Olanda 44.412 euro e in Germania a 41.100 euro. L’Italia è prima solo su il Portogallo (17.129 euro l’anno).

Il rapporto diffuso da Eurostat amplia lo sguardo anche sui dati di crescita delle retribuzioni lorde annue dell’Eurozona: l’avanzamento per l’Italia risulta però tra i più ridotti. Dal 2005 al 2009 il rialzo è stato del 3,3%, molto distante anche dai dati sulla crescita riportati da Spagna ( +29,4%) e Portogallo (+22%).

Una buona notizia per l’Italia, arriva quantomeno dalle differenze di retribuzioni tra uomini e donne, quello che Eurostat chiama “unadjusted gender pay gap”. Ma si tratta solo di un’illusione: l’Italia, con un gap tra uomini e donne attorno al 5% è di gran lunga sotto la media europea, pari invece al 17%, risultando seconda solo alla Slovenia.