5 motivi per tenere i soldi in casa

Conviene tenere i soldi in casa, piuttosto che su un conto corrente? Vediamo quali possono essere 5 validi motivi per tenere i propri soldi in casa, anziché affidarli ad un conto corrente, nella nostra guida.

Tenere soldi in casa è legale?

Partiamo col dire, innanzitutto, che possedere soldi, in grosse somme contanti, nella propria casa è legale. Non vi è infatti alcun limite di denaro da poter tenere nella propria abitazione, siano essi custoditi in una cassaforte, siano tenuti sotto al canonico materasso.

Ma quali possono essere i vantaggi di tenere grosse somme di denaro, in contanti, nella propria casa, anziché affidarsi ad un istituto di credito, come la banca o l’ufficio postale? Scopriamolo nel prossimo paragrafo.

5 motivi per tenere i soldi in casa

Le acque dell’economia sono sempre agitate ed in tempi di crisi economica, post-pandemia, possono esserlo ancora di più. Quindi avere denaro contante in casa può essere una manna dal cielo, in tempi di magra.

Vediamo quindi 5 validi motivi per tenere i soldi a casa invece che sul conto bancario o postale. Prima di tutto bisogna riflettere sulla curiosa circostanza secondo la quale “I soldi non sono più tuoi se lasciati sul conto corrente bancario o postale”.

– Fallimento della banca

Qualche tempo fa, quando una banca entrava in crisi, lo Stato interveniva per tutelare i correntisti attraverso un fondo pubblico costituito con i soldi dei contribuenti.

Ma, oggi giorno, questa garanzia non vi è più, infatti è l’istituto di credito a dover ripianare i debiti attingendo dalle proprie risorse.

A farne le spese di tale pericolo sono innanzitutto gli azionisti, gli investitori, gli obbligazionisti e i risparmiatori.

La legge, a tal proposito, prevede un ordine gerarchico “di rischio”, dove i primi della lista sono coloro che perderanno subito i soldi.

Stando al passo di tale ordine troviamo in cima gli azionisti, poi i detentori di altri titoli di capitale, successivamente gli altri creditori subordinati, i creditori chirografari e quindi le persone fisiche e le piccole e medie imprese titolari di depositi per l’importo eccedente i 100.000 euro.

Morale della favola: sempre consigliabile tenere un saldo inferiore ai 100.000 euro sul conto bancario.

– Pignoramento del Fisco

Un altro motivo per cui è meglio tenere i soldi in casa è la non tracciabilità degli stessi.

In caso di indebitamento, il conto corrente può subire l’intervento dell’Agenzia delle Entrate e quindi il pignoramento. In pratica, il vostro conto corrente diviene inutilizzabile e le somme dilazionate dall’Agenzia stessa che tratterrà il dovuto, periodicamente per estinguere il debito.

– Inflazione

Da un po’ di tempo alcune banche hanno Iniziato ad applicare tassi negativi sui conti correnti, ovvero ai propri clienti chiedono di pagare la giacenza della liquidità. In pratica, il risparmiatore paga la banca per tenergli i soldi.

Considerando che l’inflazione a novembre 2021 è del 3,7% e i rendimenti sulla liquidità sono addirittura negativi, in 10 anni il calcolo è quello di perdere più del 30% del tuo potere d’acquisto.

Ciò significa che, lasciando i soldi sul conto corrente, poiché non ci sono rendimenti sulla liquidità, si subisce una perdita di potere d’acquisto: per fare un rapido esempio, 1.000 euro depositati oggi in banca, tra un anno permetteranno di comprare meno beni e servizi perché il livello dei prezzi nel frattempo è aumentato.

– Patrimoniale e crisi economica

In caso di crisi economica di un paese – e in Italia ci si è abbastanza in linea d’aria – vi è la cosiddetta tassa patrimoniale.

Nel mai troppo lontano luglio del 1992 il governo Amato impose, tra la notte ed il giorno, un prelievo straordinario dai conti correnti degli italiani pari al 6 per mille (la cosiddetta «tassa patrimoniale»), in caso di crisi statale.

Quindi, in caso eccezionale, vi potreste veder sottratta una somma corposa per la cosiddetta tassa. Nello specifico, l’ imposta patrimoniale colpisce il patrimonio mobiliare (obbligazioni, fondi, azioni, denaro, valori preziosi) e immobiliare (abitazioni, capannoni, magazzini, studi professionali, ecc) del contribuente, sia esso persona fisica che giuridica (ditte individuali, società di persone e di capitali, cooperative, ecc).

– Imposte fiscali

In ultimo ma non ultimo, va tenuto conto delle imposte fiscali.

Al momento attuale, un conto corrente con una giacenza media annua inferiore a 5.000 euro gode di un più favorevole trattamento fiscale: per essi infatti non si deve pagare l’imposta di bollo.

Ma la musica cambia per chi ha un conto con giacenza di 5.000 euro in su in media, andando a pagare circa 34,2 euro, circa il 7 per mille.

Questo dunque è quanto vi è da sapere in merito ai 5 motivi per cui potrebbe essere molto meglio tenere i propri soldi in contanti in casa.

Quanto si può prelevare in contanti al mese?

Lo Stato Italiano è sempre più deciso a limitare l’utilizzo del contante, ma se esistono dei limiti anche per un prelievo cash effettuato mensilmente dal proprio conto corrente postale o bancario?

Quando si parla di contante, si deve tenere conto di una doppia normativa, la prima è fiscale e la seconda riguarda l’antiriciclaggio, una misura presa per contrastare la criminalità.

Se ci soffermiamo ai prelievi effettuati sul conto da professionisti o persone fisiche, l’Agenzia delle Entrate non entra nel merito dell’operazione, quindi, non chiede giustificazioni sui motivi che hanno indotto i soggetti in questione al prelievo. La legge non prevede alcun controllo fiscale nonostante il prelievo possa essere cospicuo, né un successivo accertamento da parte del Fisco.

Ma se il discorso cade sulla normativa penale, la situazione cambia, in quanto vige il principio di combattere la criminalità. In tal senso, quanti contanti si possono prelevare in un mese senza essere segnalati? Prima di approfondire l’argomento, è d’obbligo fare una premessa, ossia, che nel caso di versamenti sul proprio conto bancario o postale, essi sono sempre tracciati e vanno anche giustificati.

Le regole sull’uso del contante

Attualmente, esiste un limite allo scambio di contanti tra soggetti diversi a prescindere dalla giustificazione del trasferimento, in cui possono rientrarci la vendita, la donazione, un prestito e similari. Nell’ambito della stessa operazione il limite è fissato a 1.999,99 euro, ma è bene tenere presente che dal 1° gennaio 2022, la soglia minima scende a 999,99 euro.

Se qualcuno, come è successo in passato prima dei nuovi limiti allargati nuovamente dal governo Renzi, volesse frazionare lo scambio in più rate per aggirare il divieto, sappia che non è più consentito, salvo che per i contratti che prevedono pagamenti rateizzati oppure quando lo si può desumere dalla prassi commerciale (pagamento per stato avanzamento lavori…).

Chi aggira il divieto, che sia una parte o all’altra è passibile di una multa che parte dai 1.000 euro, ma che può arrivare anche a 50.000 euro. Tuttavia, si parla di scambi tra soggetti diversi, in quanto le medesime regole non sono applicabili alle operazioni relative il conto corrente.

Alla fine dei conti, l’ufficio postale e la banca hanno il compito di custodire il denaro del correntista, motivo per cui è possibile prelevare anche più di 2.000 euro dal proprio conto corrente, purché tale denaro non debba venire consegnato allo stesso soggetto.

Quanti contanti si possono prelevare in un mese?

Tornando al quesito iniziale, non esiste un limite a livello fiscale, ma solo a livello di antiriciclaggio. In questo senso, il correntista non può prelevare più di 10.000 euro in un mese, altrimenti la banca o chi per essa è costretta a chiedere il motivo per cui viene effettuato un prelievo totale di tale entità. Il divieto, tuttavia non è perentorio. Infatti, la banca può limitarsi solo ad annotare e a effettuare la segnalazione, ma non può opporsi categoricamente al prelievo complessivo.

La cosa non è però nemmeno così semplice. Nel caso di uno o più prelievi effettuati dal correntista nell’arco dello stesso mese per un importo uguale o superiore ai 10.000 euro, la filiale della banca è tenuta a fare la segnalazione alla direzione centrale, la quale deciderà se informare l’unità di informazione finanziaria. In tal caso, si parla di segnalazione di operazione sospette, sdrammatizzando, direi che l’acronimo S.o.s. è alquanto appropriato.

Una volta entrata in gioco la Uif (unità di informazione finanziaria), valuterà a sua volta se sia il caso di inoltrare la segnalazione alla Procura della Repubblica, che solo in estrema ratio deciderà se avviare le indagini.

A questo punto, se non ci sono motivazioni particolari e si percorre la strada delle legalità, non si vede perché prelevare oltre 10.000 euro al mese.

Esistono limiti di prelievo giornalieri?

Non ci sono limiti massimi di prelievo quotidiani, a meno che non si superino i “famosi” 10.000 euro nell’arco di un giorno. Tra l’altro, se si parla di bancomat, spesso i limiti di prelievo giornalieri stabiliti con le Poste italiane o con le banche sono decisamente minori.

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Pagare senza contante, ecco tutti i modi

Molti si chiedono come è cambiato il sistema di pagamento, con l’intento di eliminare l’uso, o comunque ridurlo il più possibile, del contante. Oggi andremo a vedere, con una rapida guida, come pagare senza contanti, in tanti modi.

Pagare senza contanti, cosa sta cambiando

Il mondo sta subendo dei cambiamenti radicali, tra questi fenomeni di evoluzione e di ipotetico progresso il pagamento senza contanti si pone in prima linea per la nuova economia.

I cosiddetti pagamenti cashless, ovvero senza cash (contante) più nello specifico con modalità contactless, risultano i più sicuri dal punto di vista igienico e sanitario. E nulla poteva calzare più a pennello, in un momento di pandemia globale. Infatti, i pagamenti senza contante, consentono al cliente di effettuare il pagamento senza entrare in contatto né con il denaro contante né con il terminale POS.

Ma quali sono, dunque, i modi più consoni per passare, per chi non lo avesse già fatto, ad un pagamento cashless? Scopriamolo nei prossimi paragrafi.

Modalità di pagamenti cashless

Possiamo dunque, rapidamente rispondere alla domanda su quali siano i pagamenti senza contanti riconosciuti in maniera univoca. Di seguito una lista dei modi di pagamento cashless in uso.

  • Carte di Credito / Debito.
  • Pagamenti tramite cellulare, via SMS e NFC.
  • Carte prepagate privative.
  • Carte a banda magnetica, Carte a chip (a contatto) e contact-less (NFC)

Andiamo, adesso, in breve a scoprire cosa comportano i sopra elencati sistemi di pagamento. Andremo, ad uno ad uno a vedere di cosa si tratta.

Quando si fa riferimento alle carte di credito e di debito, si fa comunemente richiamo a delle carte di pagamento elettronico che consentono di effettuare pagamenti presso esercizi convenzionati (tramite il sistema POS) e prelievi di contanti tramite gli sportelli bancari automatici (ATM) immettendo il PIN che viene fornito al titolare dall’istituto.

Ma quale è la differenza tra carta di credito e carta di debito?

Una domanda che spesso il consumatore, ma in generale un possessore o futuro possessore di carte di pagamento, si pone è “quale sia la differenza tra carta di debito e di credito”.

Sostanzialmente, una carta di debito (come ad esempio, il Bancomat) viene emessa dalla banca presso la quale si ha il conto corrente ed al quale è collegata. A differenza della carta di credito, la spesa effettuata con carta di debito viene addebitata immediatamente sul conto corrente del titolare. Non è invece previsto il rimborso rateale.

Pagamenti tramite cellulare, via SMS e NFC, cosa sono?

Partiamo subito col dire che, attualmente, la tecnologia più diffusa per il pagamento Pos contactless via smartphone è la NFC (acronimo di Near Field Communication), ovvero quella intesa come “comunicazione a stretto raggio”. La NFC mette in comunicazione due dispositivi vicini tra loro, in questo caso il cellulare e il POS, via wifi, identificando la frequenza radio in prossimità.

Mentre, per quanto riguarda il processo di pagamento tramite SMS si può dire che funziona così:

  • L’utente invia un SMS con una parola chiave ad un codice che gli è stato consegnato.
  • In seguito riceve la conferma del pagamento.

Carte privative prepagate, cosa sono?

Le carte privative non sono altro che delle “carte fedeltà”, meglio note come “fidelity card”. Delle carte prepagate, con somme solitamente standard dai 10 euro, alle più comuni 25 euro fino a salire, rilasciate da un’azienda o da un brand (come i buoni Amazon ad esempio, sia digitali che cartacei), con i quali il consumatore può spendere solo in quelle determinate catene il danaro sulla propria carta.

Carte a banda magnetica, a chip e contactless

In ultimo, ma non ultime, andiamo a vedere come pagare con carte a banda magnetica, a chip e le contactless. E cosa le differenzia.

Con le carte a banda magnetica, composte solitamente anche da chip elettronico, si fa riferimento a quelle carte che vengono riconosciute dallo sportello elettronico, come il bancomat o il postamat. Sono tutte le carte con la banda magnetica che si trova sul retro della stessa ed ha la funzione di fornire le informazioni necessarie per le operazioni per le quali è abilitata.

La carta contactless è invece una carta riconoscibile facilmente, difatti si può cercare sulla sua superficie l’apposito simbolo che indica il tipo di funzionalità. Solitamente, si tratta di un simbolo costituito da ondine crescenti che parte dal chip della carta stessa. Il suddetto sistema contactless consente agli smartphone dotati di tecnologia NFC di effettuare acquisti senza dover usare la carta, ma semplicemente avvicinando il telefono al POS (avente anch’esso il chip NFC). Di fatto, la carta di pagamento viene sostituita dal telefono.

Dunque, questo è quanto di più necessario e utile vi fosse da sapere in merito alle nuova tecnologie e modi di pagamento, per pagare senza contanti. Un modo ulteriormente favorevole per governo e finanza di mantenere più attiva la tracciabilità dei pagamenti, attraverso tutti gli scambi di dati necessari, in digitale. E quindi contrastare ulteriormente l’evasione fiscale.

Limiti utilizzo contante: dal 1° gennaio 2022 cambia tutto

A breve, entrerà in vigore la norma che abbassa il limite di utilizzo del contante, come stabilito dalla Legge di Bilancio 2020. La data è quella del 1° gennaio 2022, il provvedimento del Governo è volto ad incentivare l’uso della moneta elettronica, quindi, il pagamento tramite carte o app apposite, allo scopo di limitare l’evasione fiscale.  Ma vediamo quali sono gli importi limite e le altre regole.

Limite uso contante: gli importi

Come appena accennato, dal 1° gennaio 2022 diminuisce il limite d’utilizzo del contante di ben 1.000 euro, è bene ricordare che anche i titoli al portatore sono considerati “contante”. Dall’attuale importo di 1.999,99 euro si passa a 999,99 euro per ciascun pagamento e per transazioni frazionate tra loro nell’arco di sette giorni.

Cosa succede se si supera il limite contanti

Qualora ci fosse la necessità di effettuare un pagamento per una cifra superiore al limite fissato per l’utilizzo del contante, l’utente è obbligato ad usare strumenti tracciabili come la carta di credito o di debito, l’assegno o il bonifico postale/bancario. Il limite contanti trova applicazione per tutti i tipi di trasferimento di denaro, inclusi prestiti e donazioni, a prescindere dal grado di parentela.

Il trasferimento di somme di denaro sui propri conti correnti non prevede alcun limite, in quanto non avviene tra due soggetti diversi.

Limite contanti: esiste una deroga?

La normativa che regola l’utilizzo del contante prevede anche una deroga al limite fissato. E’ il caso degli acquisti effettuati da cittadini stranieri e non residenti in Italia, per cui il limite d’utilizzo del contante viene innalzato a 15,000 euro, ma a patto che colui che cede il bene o presta un servizio provveda a una serie di adempimenti che indichiamo qui di seguito.

Il cedente è tenuto ad acquisire la fotocopia del passaporto del consumatore, al momento di effettuare l’operazione. Inoltre, deve entrare in possesso di un’autocertificazione effettuata dal cliente, nella quale attesti di non essere cittadino italiano e di risiedere all’estero.

Il giorno successivo (feriale) a quello dell’operazione effettuata, il cedente deve versare il relativo contante incassato in un conto corrente a lui intestato presso un operatore finanziario, a cui deve fornire la copia della ricevuta della comunicazione. versi il denaro contante incassato in un conto corrente intestato al cedente o al prestatore presso un operatore finanziario, consegnando a

Altresì, il prestatore del servizio o chi ha ceduto il bene è obbligato all’invio di una comunicazione all’Agenzia delle Entrate, compilando il quadro TU del Modello di comunicazione polivalente.

Sanzioni per mancato rispetto del limite d’uso del contante

Nel caso in cui un soggetto dovesse effettuare un pagamento in contanti superando il limite vigente, incorrerebbe in una sanzione.

Una multa compresa tra 2.000 euro e 50.000 euro è prevista per chi viola il limite contanti dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021.

Per violazioni commesse e contestate a partire dal 1° gennaio 2022, la sanzione amministrativa è compresa tra 1.000 euro e 50.000 euro.

Il nuovo limite contanti incide sulle detrazioni fiscali

L’introduzione di un nuovo limite sull’uso del contante modifica anche i costi detraibili dall’IRPEF al 19%. Ecco la lista dei pagamenti che devono essere tracciabili:

  • mediche e visite specialistiche
  • servizi funebri
  • assicurazioni rischio morte
  • addetti all’assistenza personale nei casi di non autosufficienza
  • spese veterinarie
  • interessi passivi mutui prima casa
  • intermediazioni immobiliari per abitazione principale
  • frequenza scuole e università
  • erogazioni liberali
  • iscrizione ragazzi ad associazioni sportive, palestre, piscine, altre strutture e impianti sportivi
  • affitti studenti universitari
  • abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale

Il pagamento in contanti delle spese inerenti prestazioni mediche ricevute da strutture sanitarie pubbliche o private (se accreditate dal Servizio Sanitario Nazionale) e per l’acquisto di medicinali e dispositivi medici.

Pagamento in contanti dello stipendio: quali sono gli obblighi?

E’ fatto divieto a datori di lavoro e committenti, dal 1° luglio 2018, di retribuire i dipendenti e i collaboratori con denaro contante. E’ possibile corrispondere uno stipendio esclusivamente con bonifico bancario o postale, in alternativa attraverso pagamenti elettronici o assegni. Per quanto concerne i rimborsi spese, al momento restano esclusi dal predetto divieto.

I soggetti che pagano le retribuzioni violando l’obbligo di tracciabilità, vanno incontro a sanzioni amministrative per un importo compreso tra 1.000 euro e 1.500 euro.

L’abbassamento delle soglie limite per l’utilizzo del contante è solo una delle decisioni adottate dal Governo per combattere l’evasione fiscale. Ma esistono interessanti incentivi all’uso dei pagamenti elettronici che a differenza di quello in denaro sono tracciabili.

Attualmente è in vigore il Cashback che permette di ottenere dei rimborsi periodici sugli acquisti effettuati presso i negozi con pagamenti tracciabili. Il Super cashback che premia chi ha effettuato più transazioni tracciabili. E ancora, la Lotteria degli scontrini con cadenza annuale, mensile ma anche settimanale, che ovviamente dà maggiori possibilità di vincita a chi effettuato più pagamenti attraverso strumenti tracciabili.

Inoltre, esiste il bonus POS a favore degli esercenti, al fine di abbassare le spese dovute per l’accettazione di pagamenti elettronici. E l’azzeramento delle commissioni POS (fino al 31/12/2023) per le transazioni avvenute con PagoBancomat e su POS fisico, con importo pari o inferiore a 5 euro.

Gli italiani pagano in contanti

Gli italiani, quando si tratta di pagare, sono ancora molto affezionati ai contanti.
Un’indagine condotta da Bankitalia su “Sepa e i suoi riflessi sul sistema dei pagamenti italiano”, ha rilevato infatti che nel 2012 ben l’83% delle transazioni complessive è avvenuto in contanti, a fronte di una media europea del 65%.

Inoltre, in Italia il numero delle operazioni pro capite annue effettuate non in contanti è di 71 contro le 187 della media europea e delle 194 di quella dell’area euro.

Sotto questo aspetto, l’Italia si stacca nettamente dagli altri grandi partner europei che tra bonifici, addebiti, operazioni con carte di pagamento e assegni, effettuano un numero di transazioni con strumenti di pagamento diversi dal contante ben superiore ogni anno. In cima alla lista ci sono i Paesi Bassi (349 operazioni procapite), seguiti dal Regno Unito (292), dalla Francia (276) e dalla Germania (222).

Le nostre 71 operazioni sono superate nettamente,e quasi doppiate, anche dalla Spagna, che è a 125 operazioni all’anno.
Tra i pagamenti alternativi, primi sono gli assegni (19 operazioni pro capite annue), mentre bonifico e addebito diretto sono utilizzati solo per il 15-17% dei casi, dato inferiore alla media europea (30%).

Fabio Panetta, vicedirettore della Banca d‘Italia, ha dichiarato a proposito: “La creazione in Italia di un sistema dei pagamenti moderno, competitivo, affidabile contribuirà a rendere il sistema produttivo più efficiente e trasparente. L’ammodernamento del sistema dei pagamenti italiano, la sua integrazione con il più ampio mercato europeo produrranno benefici che vanno ben oltre quelli direttamente connessi con l’introduzione di nuovi strumenti e di nuovi standard tecnici. I cambiamenti in atto, alimentati dalla Sepa, il sistema di pagamento unico nell’area dell’euro, aggiunge l’alto dirigente di palazzo Koch, conferiranno chiarezza e trasparenza alle relazioni di affari nell’intero sistema economico, non solo nel settore dei pagamenti”.

Vera MORETTI

Se i saldi vanno in saldo

 

Tempo di acquisti da mettere sotto l’albero anche nella capitale. Se le previsioni sui consumi degli italiani, come a Milano, non sembrano allettanti, la domanda da porsi è: i saldi di gennaio saranno ancora un salvagente per gli acquisti degli italiani?

Infoiva lo ha chiesto a Gianni Battistoni, Presidente dell’Associazione di Via Condotti, luogo storico delle shopping e delle grandi boutique del made in Italy a Roma.

Le previsioni per i consumi del prossimo Natale non sono incoraggianti. Quali saranno, secondo voi i trend di spesa degli italiani?
Via Condotti attende con fiducia e ottimismo la clientela italiana e straniera per gli acquisti del prossimo Natale. Le vetrine sono molto attraenti e gli arredi natalizi creano un’atmosfera propizia per acquistare doni utili e significativi.

Che cosa maggiormente scoraggia alla spesa per questo Natale? Incertezza, strette fiscali, limiti alle spese in contanti… ?
Le incombenze fiscali dei mesi di novembre e dicembre hanno operato un forte drenaggio dei capitali. L’incertezza ha una sua rilevanza nella flessione degli acquisti ma sono soprattutto le norme relative ai vari sistemi di pagamento che creano gli ostacoli maggiori.

Sul fronte dei limiti alle spese in contanti, il tetto di 1000 euro imposto dal decreto Salva Italia, che conseguenze ha avuto o avrà sugli acquisti (soprattutto di compratori stranieri) in via Condotti?
Nonostante la simpatia con la quale la stragrande maggioranza degli italiani ha accolto il governo Monti, credo che in alcune norme abbia peccato di miopia. Tra queste il tetto di 1000 euro che, anziché Salva Italia, andrebbe ribattezzato Affossa Italia. Le faccio un esempio: quest’estate in Corsica era esposto un grosso striscione con su scritto: “Merci Monsieur Montì”, e lo stesso è successo in Costa azzurra, a Montecarlo, in Grecia e nell’ex Jugoslavia. Norme come il tetto imposto di 1000 euro per gli acquisti in contanti andavano perlomeno concordate ed armonizzate con quanto vigente negli altri membri della comunità. Ha ragione Oscar Giannino nell’ affermare che in certi campi i “professori” si sono dimostrati dei veri e propri somari (una per tutti?La tassa sugli elicotteri: introito previsto 40 milioni, incassato 1 milioni con gravi danni all’industria). Dal canto nostro, il fascino di Via Condotti fortunatamente è tale che i Clienti sia italiani che stranieri credo che faranno qui i loro acquisti di Natale. Ma quanti altri opteranno per le condizioni più agevoli (di pagamento) dei Paesi confinanti?

In che percentuale le boutique di Via Condotti aderiranno all’ iniziativa delle promozioni anticipate pre Natale? Secondo lei si tratta di una valida iniziativa?
Non mi risulta che le aziende di Via Condotti effettuino delle vere e proprie promozioni pre natalizie, tuttavia ognuna potrà riservare, a sua discrezione, facilitazioni alla propria clientela. Ed in questi periodi un incoraggiamento in tal senso non guasta…

Capitolo saldi: sono ancora il salvagente di una stagione, o la gente non ne ha più nemmeno per aspettare il 5 gennaio?
Con l’apertura dei numerosi centri commerciali (spesso in vendita promozionale) e degli outlet che effettuano saldi tutto l’anno, stabilire per legge una data per poter effettuare i saldi è una grossa idiozia. Aggiungo una riflessione: credo che la legge sia anche illegittima in quanto le aziende non hanno un prezzo di vendita imposto e di conseguenza, se non danno pubblicità alla parola saldi (ovvero non espongono il consueto cartello) ipoteticamente – e praticamente – possono applicare il prezzo che vogliono, quando vogliono.

Secondo le sue previsioni, i saldi partiranno da riduzioni più alte rispetto agli anni passati?
Più o meno ritengo che le percentuali di sconto saranno simili a quelle degli anni precedenti.

Il 2013 sarà l’anno delle elezioni. Quali politiche chiedete al governo attuale, nella sua ultima fase, e a quello nuovo per rilanciare il sistema Paese?
Forse sarà meglio chiedere una politica di rilancio del sistema Paese al nuovo governo, sperando che lo inserisca come priorità nel proprio programma. E poi cancellare tutte quelle norme che permettono alla burocrazia di strangolarci quotidianamente, la riduzione dell’ormai insostenibile carico fiscale e lo sviluppo del Turismo. L’unico modo per vendere il “prodotto Italia” all’estero è una politica seria e fatta da persone capaci ed oneste.

Alessia CASIRAGHI