La reazione degli architetti nei confronti della riforma sul lavoro

di Vera MORETTI

E’ stata inviata una lettera al Presidente del Consiglio e ai Ministri della Giustizia, del Lavoro e dello Sviluppo economico scritta dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, per esprimere il proprio dissenso nei confronti della norma che intenderebbe includere gli iscritti agli Albi tra coloro che, ove lavorassero per oltre sei mesi per il 75% per un medesimo cliente e/o utilizzandone le strutture e le attrezzature, dovrebbero essere assunti come dipendenti.

Tale norma, prevista all’interno della riforma del lavoro, se applicata creerebbe gravissimi danni all’intera categoria professionale, sia in termini di disoccupazione che in termini di marginalizzazione dal mercato.
La lettera, infatti, dice che “la struttura media degli Studi di architettura italiani è assai piccola (tra due e quattro addetti) e si basa sulla cooperazione tra titolari e collaboratori, in un ambito di “bottega” o, come si dice ora, di team, con un approccio culturalmente assai distante dal rapporto datore di lavoro/dipendente. Proprio  la dimensione ridotta degli Studi di architettura sta permettendo alla maggioranza dei 150 mila architetti italiani di reggere alla grave crisi del Paese e del settore, pur tra mille difficoltà e grazie ai comuni sacrifici di titolari e collaboratori“.

Per questo, l’obbligo di assunzione in strutture dai volumi d’affari ridotti porterebbe alla drastica riduzione dei propri collaboratori a causa della difficoltà di sostenere nuovi oneri, e porterebbe ad un ulteriore aggravio della disoccupazione giovanile.
Ma non solo: dalla lettera emergerebbero altre conseguenze negative: “la contrazione della dimensione delle strutture con ulteriore difficoltà delle stesse ad essere competitive sul mercato; la drastica riduzione dei contributi a Inarcassa, a cui proprio il vostro Governo ha da poco chiesto di dimostrare la sostenibilità delle pensioni a 50 anni, in quanto i dipendenti diverrebbero contributori INPS e lo snaturamento del rapporto interprofessionale, tra titolari degli Studi e collaboratori, con danni all’oggetto della prestazione ed alla qualità complessiva dei progetti sviluppati“.

Inoltre, i principi di flessibilità e mobilità tipici delle professioni intellettuali, che si basano anche sulla capacità di azione sui mercati globali e di adattamento ad un mercato altalenante.
Inoltre, il mono-mandato di un architetto è pressoché inevitabile, di fronte a progetti a lungo termine, non solo quando si tratta di lavori relativi alla Pubblica Amministrazione, ma anche quando si tratta di privati.

La lettera, però, non si limita d elencare i motivi del dissenso nei confronti della norma, perché propone alcune iniziative per proteggere gli iscritti agli Albi da parte di colleghi che possano agire in modo scorretto in qualità di committenti.
Tra queste, quella di “garantire, all’interno dei Codici Deontologici, il rispetto di regole etiche e tipizzazioni contrattuali nel rapporto tra titolare dello Studio e collaboratore, laddove iscritti agli Albi: la futura terzietà dei nuovi Collegi Disciplinari sarà perfettamente in grado di assicurare giudizi equi e sospendere gli iscritti che svolgano nei confronti  dei colleghi pratiche contrattuali vessatorie“.

Un’altra proposta è quella “di semplificare e rendere maggiormente economiche le forme di associazione professionale, così che i collaboratori possano a tutti gli effetti essere agilmente associati agli Studi di Architettura rendendo così formalmente evidente il loro contributo professionale e la loro appartenenza alla struttura“.

In ogni caso, gli Architetti italiani chiedono di affrontare il tema con consapevolezza e serietà e si rendono disponibili ad una collaborazione con il Governo.

Partite Iva, quanta ipocrisia

di Davide PASSONI

In questi giorni sul più grande quotidiano italiano si sta svolgendo un dibattito civile ma fermo sul popolo delle partite Iva. Ne sono animatori Dario Di Vico, firma del Corriere della Sera, da sempre attento a tutto quello che accade nel mondo dei partitivisti, e il ministro del Welfare Elsa Fornero, nella cui discussa ma necessaria riforma del lavoro il ruolo dei lavoratori a partita Iva assume, suo malgrado, un ruolo non secondario. Ha cominciato Di Vico con una lettera “perché nessuno ascolta le partite Iva?”, pubblicata il 25 marzo, di cui riportiamo un passaggio che è, letteralmente, oro colato:

[…] È sempre difficile stimare con precisione il numero delle partite Iva in Italia ma a fronte di flussi che paiono comunque consistenti c’è uno stock che può essere valutato tra i 5 e i 6 milioni. Un popolo fortemente differenziato al suo interno, dove non esiste una figura prevalente ma sono a partita Iva dentisti, consulenti di strategia, commercianti, artigiani, giovani in cerca di occupazione.

È importante sottolineare la compresenza di figure assai diverse tra loro perché nel dibattito di queste settimane c’è stato un eccesso di semplificazione. Si è costruita un’equazione tra lavoro professionale con partita Iva e irregolari del mercato del lavoro e di conseguenza la terapia prevalente che è stata proposta è sembrata essere quella di far transitare queste figure verso il lavoro dipendente regolare.

Quasi che tutto potesse ancora una volta essere ricondotto a due tipologie esclusive, le imprese e i dipendenti. Da qui alla riproposizione dello schema che assegna la rappresentanza sociale tutta a Confindustria e sindacati confederali, il passo è breve.

Accanto a molte finte partite Iva – è stato per primo il Corriere a parlare addirittura di una bolla del mercato del lavoro – esistono però persone che hanno scelto coscientemente il lavoro autonomo che poter usare il proprio tempo con modalità più flessibili, perché non amano le organizzazioni e le gerarchie, perché possono conciliare meglio professione e impegni di altro tipo , perché possono alternare a loro piacimento attività e formazione continua. Molti di costoro sono partite Iva mono-committenti perché magari sono impegnate su un progetto di ampio respiro e quindi totalizzante. Parecchi sono nativi digitali e stanno esplorando le nuove professioni del web. Parecchie sono donne. Se dovessimo applicare a loro gli schemi che si sentono ripetere in questi giorni si dovrebbe decidere d’imperio ‘tu sei una partita Iva finta, tu vera’[…]“.

Ieri, la risposta del ministro la quale, per quanto sia un tecnico, ha scritto al Corriere in puro politichese. In pratica, una non-risposta. Ecco il passaggio più significativo: “[…] abbiamo affrontato il tema delle partite Iva con l’occhio rivolto proprio alla più seria e profonda valorizzazione della componente «professionale» di uno strumento che, purtroppo, ha perso almeno in parte la sua natura originale.

«La riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita» è il titolo del documento che contiene le linee guida sulla base delle quali stiamo dando gli ultimi ritocchi al testo del disegno di legge che presenteremo in Parlamento entro tempi molto brevi. Nel testo, consultabile sul sito del ministero del Lavoro e su quello del governo, sono presenti evidenti indicatori della nostra volontà di combattere seriamente la tendenza a utilizzare la partita Iva non già come libera manifestazione di lavoro autonomo – e quindi come uno dei «volani» dello sviluppo e della crescita – bensì come percorso elusivo per ridurre il costo della manodopera e per evadere gli obblighi contributivi.

Le suggestioni avanzate da Dario Di Vico nella sua lettera sono molte e tutte di grande interesse. Richiedono però, per essere affrontate con serietà e concretezza, analisi relativamente approfondite che saranno definitivamente messe a punto entro pochi giorni […]“.

Leggiamo l’uno, leggiamo l’altra. L’impressione che rimane è che anche in questa riforma del lavoro, così come in altre azioni ispirate dal governo come quelle, per esempio, contro l’evasione fiscale, torni comodo e utile dividere gli schieramenti in bianco contro nero, con facili stereotipi che servono solo ad ammannire l’opinione pubblica: partitivista = irregolare, autonomo = evasore, per esempio. Da una riforma del lavoro ci aspettiamo qualcosa di più serio; oltretutto guardandola con gli occhi di chi, avendo la sventura di essere imprenditore di se stesso o lavoratore dipendente, viene investito dalle beghe dell’articolo 18 e vede l’intoccabile statale saldo sul suo piedistallo, immune da flessibilità in entrata, in uscita e licenziamenti per motivi economici. Alla fine, non possiamo che concordare con Di Vico: perché nessuno ascolta le partite Iva?

La lettera di Dario Di Vico

La risposta del ministro Fornero

Fisconline: le tasse 2.0

Le tasse si pagano con un click. Registrare un contratto di affitto, visualizzare versamenti e atti, pagare le imposte, inviare la dichiarazione dei redditi, da oggi è più semplice e a portata di mouse. Grazie ai nuovi servizi offerti dal sito www.agenziaentrate.gov.it, il fisco diventa 2.0.

Ma come si usufruisce dei servizi messi a disposizione da Fisconline?
Destinatari dell’iniziativa sono tutti i cittadini italiani, anche residenti all’estero. Per accedere alle funzione del sito occorre essere muniti di un Pincode, che è possibile richiedere:

  • online, collegandosi al sito dell’Agenzia delle Entrate, www.agenziaentrate.gov.it, e seguendo il percorso “Servizi online > Servizi con registrazione”, che consente di scaricare la domanda di abilitazione.
  • per telefono, al numero 848.800.444, selezionando il servizio di assistenza automatico. Le ultime 6 cifre del Pin e la password per il primo accesso saranno recapitate per posta entro 15 giorni dalla richiesta.
  • presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate.

Sul sito dell’Agenzia delle Entrate è a disposizione inoltre una brochure che spiega le principali funzionalità del servizio. Grazie a Fisconline da oggi pagare online imposte, tasse e contributi con il modello F24, inviare la dichiarazione dei redditi,  registrare un contratto d’affitto, scegliere la cedolare secca, comunicare le proprie coordinate bancarie per l’accredito dei rimborsi,- ottenere le ricevute telematiche della documentazione inviata, trasmettere istanze, inviare la domanda di definizione delle liti fiscali pendenti di importo fino a 20.000 euro.

Se invece vi occorre raccogliere informazioni, Fisconline vi aiuta consentendovi di consultare ogni volta vogliate la dichiarazione fiscale, i dati catastali degli immobili, i versamenti eseguiti e gli atti registrati.

Per chi ancora non possiede un Pincode, sul sito dell’Agenzia delle Entrate sono a dispozione alcuni servizi free come il calcolo dell’importo del bollo dell’auto inserendo la targa, o della potenza del veicolo, o ancora verificare la regolarità dei contrassegni telematici, controllare gli importi per la tassazione degli atti giudiziari, verificare la validità di codici fiscali e partite Iva comunitarie. Da oggi il Fisco diventa più leggero, ma solo per le code!

La Puglia è il Nord del Sud

Il posto fisso, ormai, è diventato una chimera, un lusso che in pochi riescono ad ottenere. E allora, invece di “mettersi in lista d’attesa” tra contratti a progetto e a tempo determinato, in tanti decidono che “non ci stanno” e si avviano ad ingrossare le fila dell’esercito delle partite Iva.

Succede anche in Puglia, segnale che in tutta Italia la tendenza è la stessa e si comincia a sottrarsi ad una burocrazia che aiuta solo certi fortunati, o meglio, certi raccomandati. Ci si rimbocca le maniche e si riparte da zero, artefici unici del proprio successo, o insuccesso. Questa soluzione non garantisce stabilità, almeno all’inizio dell’attività intrapresa, ma una precarietà che appare più accettabile rispetto a quella eterna da dipendenti.

Sono questi i dati che emergono dalla semestrale di Bankitalia circa l’andamento dell’economia, e che disegnano una regione molto diversa, dove difficoltà e disagi sono molti ma, a differenza del passato, in movimento e con uno spiccato sguardo al futuro.

Vincenzo Umbrella, direttore della sede barese dell’istituto centrale, descrive la sua regione come “il Nord del Sud”, con un mercato del lavoro che sta mostrando segni di ripresa, anche se non esaltanti, ma che, dall’alto del +1,9%, spera di rialzare presto la testa. In cifre, si tratta di 23mila unità in più nel semestre da gennaio a giugno, con un conseguente abbassamento, anche se solo di un punto, del tasso di disoccupazione, da 13,6 a 12,7.

Ciò che testimonia un’inversione di tendenza nel tacco dello Stivale è l’identikit dei nuovi occupati. Sono tutti autonomi e, rispetto all’anno scorso, sono aumentati del 6,8%, con una maggioranza di donne, 3,3%, sugli uomini, 1,2%.
I dipendenti, ovviamente, non sono spariti nel frattempo, ma neanche cresciuti. L’andamento, da questo punto di vista, registra un eloquente 0%.

Insomma, la situazione non è rosea ma nemmeno nera. La produzione industriale si sta risollevando, poiché il 40% dei titolari di 400 imprese con più di 20 dipendenti ha ammesso un incremento di fatturato, contro il 32% che, invece, ha riscontato una flessione. In questo scenario, è l’export a fare la differenza, dal momento che le esportazioni verso l’estero sono aumentate del 22%, contro il 17,3% degli scambi tra le regioni meridionali e il 15,8% all’interno del Paese.

A “tirare” di più, il settore siderurgico, i mezzi di trasporto e i prodotti farmaceutici, ma tengono bene anche abbigliamento, calzature e mobili.
Tra i Paesi esteri, spiccano le vendite in Spagna e in generale in tutta l’Ue, ma risultati positivi arrivano anche da Svizzera e Asia, raddoppiando le cifre dello scorso anno. Al contrario, diminuiti gli scambi con gli Stati Uniti.

Nel settore dedicato ai servizi, invece, spiccano il turismo, con un sensibile aumento degli stranieri, e i trasporti, sia nei porti, che registrano un +12,3%, e negli aeroporti, +16,5%.

In situazione statica si trovano le costruzioni, con le transazioni immobiliari che calano del 5% e i prezzi delle case al netto dell’inflazione al consumo che scendono dell’1,4%.

Male invece le opere pubbliche, con un negativo del 20,6%, ma anche le banche non se la passano bene, a causa di tassi di interesse troppo alti che scoraggiano l’accensione di mutui e finanziamenti. Per questo, conclude Umbrella, “il denaro torna a essere una merce molto rara“.

Vera Moretti

Arriva l’Osservatorio Online per le Partite Iva

Quanto sono le partite Iva aperte in Italia da inizio anno? Quanti sono i possessori di una partita Iva dormiente? Da oggi a molte di queste domande potrà rispondere il nuovo Osservatorio sulle partite Iva, il nuovo organo del Dipartimento delle Finanze.
In Italia sono circa 8 milioni le partire Iva aperte ufficialmente, ma molte di queste risultano dormienti, ovvero i legittimi titolari alla fine dell’anno fiscale non depositano le relative dichiarazioni. Il nuovo Osservatorio cercherà di fare luce su questo fenomeno che, stando ai primi dati, appare sempre più diffuso.

Un’altra nota negativa emerge dalle prime indagine condotte dal nuovo organo del Dipartimento delle Finanze: nei primi 8 mesi del 2011, vale a dire da gennaio ad agosto, le nuove partite Iva sono state poco più di 389 mila, con una contrazione del 3,7% rispetto allo stesso periodo del 2010. Sulla somma complessiva a incidere sono soprattutto le partite Iva aperte da soggetti con meno di 35 anni di età (più del 50%).

Potrebbe essere la diretta conseguenza del nuovo regime fiscale di vantaggio per l’imprenditoria giovanile, che dispone un’imposizione sostitutiva del 5% del reddito al posto di Irpef, addizionali e Iva, secondo Anna Soru presidente di Acta – Associazione consulenti terziario avanzato: “il nuovo regime fiscale introdotto nella manovra di luglio potrebbe aver inciso, ma non sottovalutiamo l’impatto potenziale della crisi che potrebbe aver limitato gli spazi di manovra per le nuove leve alla ricerca di un lavoro dipendente.”

Non bisogna dimenticare che la maxi operazione di sanatoria per la razionalizzazione delle partire Iva introdotta a settembre, che permetteva ai possessori di partite Iva dormienti, di mettersi in regola con l’erario tramite un versamento di 129 euro, si è rivelata un vero flop. La Soru si dichiara però fiduciosa riguardo alla nuova iniziativa di un Osservatorio Onlineporterà alla luce dati finora sconosciuti che impedivano una chiara lettura delle dimensioni quantitative delle partite Iva in Italia”.

Alessia Casiraghi

L’imprenditoria è sempre più giovane

Le cosiddette “fasce deboli” non si fanno intimorire e dimostrano di avere energia e coraggio da vendere.
Stiamo parlando dei lavoratori donne e under 35, i più colpiti dalla crisi econimica con licenziamenti ingiustificati, cassa integrazione, mobilità e riduzione dell’orario di lavoro.

Ebbene, così deboli non sono perché, come confermato anche dai dati provenienti dal Dipartimento delle Finanze, nel mese di agosto sono state aperte il 3,4% in più di partite Iva rispetto al 2010 e, a incrementare il folto popolo di imprenditori e liberi professionisti sono proprio loro: donne, +5,44%, e giovani, +7,36%. Insomma, quando il lavoro che si desidera non viene offerto dal mercato, tanto vale crearselo da sé.

Cosa indica questa nuova tendenza? In primo luogo, che la crisi ha portato ad una rivisitazione del mondo del lavoro e, in secondo luogo, che avviare una propria attività professionale e commerciale rimane una soluzione valida ed importante.

Le agevolazioni governative hanno sicuramente influenzato e contribuito ad incrementare i dati, in particolar modo per quanto riguarda i giovani. Con la manovra di luglio, infatti, sono stati introdotti vantaggi per l’imprenditoria giovanile, con un’imposizione sostitutiva del 5% del reddito in luogo dell’Irpef, delle addizionali e dell’Iva, oltre alla non applicabilità dell’Irap.

Ma una spinta notevole verso la libera professione è data anche dai forum e dai Saloni dedicati al mondo dell’imprenditoria giovanile e femminile, che hanno il grande merito di supportare i neo imprenditori nella fase di start-up e di crescita economica ed organizzativa.

Vera Moretti

Consulenti del lavoro: il decreto anticrisi aiuterà le partite Iva

Vincenzo Silvestri, vicepresidente del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro intervistato dal quotidiano Italia Oggi ha sostenuto, riferendosi al decreto salvacrisi che si tratta di “una sicura opportunità di crescita per il mercato del lavoro e soprattutto per il cosiddetto popolo delle partita Iva, che, grazie a un “accurato e competente controllo effettuato dalle parti sociali”, potrà sfruttare al meglio le nuove norme sulla contrattazione territoriale, o aziendale, che sono contenute nella manovra bis, voluta dal governo“.

Grazie alle misure contenute nel decreto sarà possibile evitare anche il contenzioso e intervenire attraverso la contrattazione di secondo livello. Si procede ad una “liberalizzazione che definisco sana e responsabile, perché non potranno esserci sindacati ‘di comodo’ al tavolo della trattativa”. Dunque, “liberalizzare in questo modo significa dare, in tempo di crisi economica, nuove, preziose opportunità di lavoro e migliorarne, al tempo stesso, la qualità” – ha proseguito Silvestri.

Silvestri ha lanciato anche un avvertimento: “La quasi totalità del nostro tessuto imprenditoriale è fatto di imprese medie e piccole, che hanno spesso difficoltà ad avviare una contrattazione. Si tratterà, pertanto, di fare una battaglia più che altro di carattere culturale, che si rivelerà, alla fine, fondamentale per il rilancio dell’azienda, qualunque siano le sue dimensioni”.

La Manovra Fiscale: tutte le novità

Le novità contenute nel decreto sulla manovra pluriennale per il 2011-2014 (47 miliardi così distribuiti: 1,5 miliardi per l’anno in corso, 5,5 miliardi per il 2012 e 20 miliardi per ciascuno degli anni 2013 e 2014) sono poco confortanti in quanto prevedono l’introduzione di nuove tassazioni: stangata sulle banche, superbollo sui suv e le auto potenti, ritorno dal 2012 del ticket sulla diagnostica e i codici bianchi del pronto soccorso e dal 2014 anche di quelli sui farmaci. Definanziamento delle opere pubbliche per quanto riguarda gli stanziamenti del 2009 non utilizzati e rinvio dei tagli dei costi della politica, i beni culturali entrano nella destinazione del 5 per mille. Poche altre novità lasciano ben sperare come l’introduzione del forfettone fiscale del 5% a favore delle nuove attività che vengono avviate da giovani sotto i 35 anni.

Per i Suv in partciolare verrà applicata una tassa automobilistica che sale in base alla potenza del veicolo a partire da 225 Kw. Chi non pagherà incorrerà in sanzioni che arrivano fino al 30% del dovuto.

Le banche vedranno applicare l’aliquota del 35% il risultato netto delle attività di trading. Torna il fissato bollato sulla transazioni (1,5% per mille della transazione).

A partire da gennaio 2012 si pagheranno 10 euro sulla diagnostica e di 25 euro sui codici bianchi di pronto soccorso per quanto riguarda la sanità e i pronto soccorso.

Le casse professionali devono prevedere l’obbligatorietà dell’iscrizione per i soggetti già pensionati che percepiscono un reddito dalla loro attività’. E’ previsto un contributo previdenziale soggettivo minimo non inferiore al 50% di quello ordinario.

Per le partite Iva arriva una sanatoria per la mancata dichiarazione di cessazione attività. Le partite iva dormienti (inattive da 3 anni) vengono cancellate mentre sul fronte lavoro viene prorogato il  fisco agevolato anche nel 2012 sul salario di produttivita’. L’aliquota sara’ stabilita’ entro il 31 dicembre 2011.

Per la proroga fino al 31 dicembre 2011 delle missioni di pace vengono stanziati 700 milioni di euro, per la sicurezza delle strade 36,4 milioni (per il secondo semestre dell’anno) e 314 milioni vanno al trasporto pubblico locale. Altre novità riguardano la Croce Rossa che diventa ente di diritto privato dal primo gennaio 2012 e l’introduzione di un sovrapprezzo del canone che gli operatori ferroviari pagano per utilizzare la rete ad alta velocitaà.

Ecco il FORFETTONE. Professionisti ed Imprenditori: quali novità con la manovra?

Il Consiglio dei Ministri da il via libero al decreto legge contenente la manovra 2011-2014. Una manovra da 47 miliardi che dovrebbe consentire di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014.

Stangata sulle banche, superbollo sui suv e le auto potenti, ritorno dal 2012 del ticket sulla diagnostica e i codici bianchi del pronto soccorso e dal 2014 anche di quelli sui farmaci. Definanziamento delle opere pubbliche per quanto riguarda gli stanziamenti del 2009 non utilizzati e rinvio dei tagli dei costi della politica: li deciderà una commissione. Forfettone fiscale del 5% a favore delle nuove attività che vengono avviate da giovani sotto i 35 anni. I beni culturali entrano nella destinazione del 5 per mille. Queste sono alcune delle novità contenute nel decreto sulla manovra pluriennale per il 2011-2014 su cui il governo ha già annunciato il voto di fiducia.

L’intervento dovrebbe essere di 1,5 miliardi nel 2011, di 5,5 miliardi nel 2012, e rispettivamente di 20 miliardi nel 2013 e nel 2014.

Ma quali saranno le principali novità per il mondo dei Professionisti e delle Piccole Imprese?

  • Casse Professionali: devono prevedere l’obbligatorietà dell’iscrizione per i soggetti già pensionati che percepiscono un reddito dalla loro attività. È previsto un contributo previdenziale soggettivo minimo non inferiore al 50% di quello ordinario.
  • Giovani Imprenditori: dal primo gennaio 2012 i giovani sotto i 35 anni che iniziano una attività potranno usufruire di un forfettone del 5% che vale fino ad massimo di cinque anni.
  • Partite Iva: ci sarà una sanatoria per la mancata dichiarazione di cessazione attività. I titolari di partita iva che non hanno presentato in tempo la dichiarazione possono regolarizzare la loro posizione entro 90 giorni dall’entrata in vigore del decreto usufruendo di uno sconto sulla sanzione minima. Le partite iva dormienti (inattive da 3 anni) vengono cancellate.

Il progetto di riforma punta a ridurre il numero dei tributi statali (imposte sui redditi, sul valore aggiunto, sui servizi di accisa), alla riduzione a tre sole aliquote per il prelievo dai redditi personali (20%, 30%, 40%) a semplificazioni degli adempimenti tributari, ad agevolazioni specifiche per l’attuazione di investimenti esteri, alla razionalizzazione delle agevolazioni esistenti per una loro concentrazione in regimi di favore essenzialmente su natalità, lavoro e giovani, alla graduale eliminazione dell’Irap.

Aspettando il voto del Parlamento, vi terremo aggiornati sulle novità che ci riguardano più da vicino.

Il partitivista dal punto di vista del diritto: professionista di nome, dipendente di fatto

Secondo l’Agenzia delle Entrate, a fine marzo 2010, in Italia, risultavano aperte circa 10 milioni di Partite IVA, la stragrande maggioranza delle quali non faceva capo a società o imprese, ma a figure professionali autonome: un numero sicuramente impressionante, indice sì di vitalità del mercato del lavoro, ma anche dell’instabilità del medesimo.

Il fenomeno del boom delle partite Iva inizia negli Anni ’80, quando comincia la cosiddetta “ristrutturazione terzistica” dell’economia italiana: l’apertura della partita IVA, difatti, diviene lo strumento per divenire imprenditori di se stessi, è sufficientemente agile e snello e non richiede titoli di studio o eccessiva burocrazia.

In tutti questi anni, il popolo delle partite IVA è costantemente cresciuto, ma non ha mai avuto modo di organizzarsi con il solo risultato che, specialmente nel caso di giovani professionisti, vi sia esclusivamente una legislazione fiscale e non una di tutela. La partita IVA, infatti, solo in linea teorica consente di esercitare una professione in modo libero, autonomo ed indipendente, ma, in realtà, è più spesso lo uno degli strumenti, che il giovane avvocato, commercialista, architetto, o il professionista in generale è costretto ad utilizzare pur di entrare a far  parte del mondo del lavoro.

Negli ultimi anni, difatti, si è sviluppata la prassi di utilizzare la partita Iva come strumento per flessibilizzare il mercato del lavoro: invece di assumere un dipendente che lavora part time o addirittura full time, gli si suggerisce di aprire la sua partita Iva; ma, lo strumento in parola gli garantisce al massimo e nel migliore dei casi un lavoro, ma non la tutela che da esso dovrebbe derivare.

E’ indicativo il fatto che molti avvocati e commercialisti chiedano, declassandosi, un posto da impiegato o cerchino comunque carriere alternative. La partita IVA non garantisce una sicurezza, non dà, ovviamente, diritto a ferie né malattie e neppure, almeno per ciò che concerne i giovani professionisti, a quel miraggio di libertà, autonomia ed indipendenza che è stato il motivo per cui si è scelta una professione.

Le statistiche dicono come oltre i due terzi di questi “lavoratori” oscilla tra i 30 e i 40 anni d’età ed un livello alto di istruzione e di professionalità. A ciò occorre aggiungere come non esistendo praticamente barriere di entrata, la concorrenza sia pressocchè incontrollata e sarebbe necessario riformare l’intero modello favorendo gli accorpamenti, prevedendo una legislazione ad hoc e limitando altresì, la cifra spropositata che sfiora i summenzionati 10 milioni.

L’introduzione del c.d. “forfettone” per i redditi sotto i 30mila euro e la possibilità di dividere il reddito tra moglie e marito ha aiutato questo giovane popolo in termini di fisco leggero, ma sono mezzi “placebo” che non accontentano né tutelano se non in minima parte.

Questa la realtà lavorativa per la stragrande maggioranza dei titolari di partite Iva in Italia. Nel 60% dei casi hanno un solo committente e lavorano in sede con ritmi e orari pressoché identici a quelli di un dipendente. Mediamente guadagnano mille euro al mese e restano a lungo nella famiglia d’origine. Professionisti di nome, quindi, ma dipendenti di fatto.

L’esistenza di tali figure professionali “ibride”, genera un ulteriore problema; e cioè il ricorso indiscriminato (a volte giustificato a volte no) alla Giustizia civile (ed in particolare al Tribunale del Lavoro), nella speranza, da parte del “lavoratore” / collaboratore ricorrente, che il Giudice voglia qualificare, di fatto, il rapporto come di lavoro dipendente, nonostante esso sia mascherato da “lavoro autonomo”. La circostanza di essere titolare di partita IVA non è infatti elemento risolutivo per conferire al soggetto titolare, la posizione di lavoratore autonomo, se poi nella realtà dei fatti, il rapporto si manifesta secondo i canoni tipici della subordinazione o della parasubordinazione, quali possono essere l’assoggettamento al potere gerarchico del “datore” di lavoro, il rispetto di orari prestabiliti di entrata e di uscita, ecc…

Avv. Matteo SANTINI | m.santini[at]infoiva.it | www.studiolegalesantini.com | Roma

È titolare dello Studio Legale Santini (sede di Roma). Il suo Studio è attualmente membro del Network LEGAL 500. || È iscritto come Curatore Fallimentare presso il Tribunale di Roma; Presidente Nazionale del Centro Studi e Ricerche sul Diritto della Famiglia e dei Minori; Membro dell’AGIT (associazione avvocati Giusconsumeristi); Consigliere Nazionale AGIT (associazione avvocati Giusconsumeristi); Responsabile per la Regione Lazio dell’Associazione Avvocati Cristiani; Membro dell’I.B.A. (International Bar Association); Membro della Commissione Osservatorio Giustizia dell’Ordine degli Avvocati di Roma; Segretario dell’Associazione degli Avvocati Romani; Conciliatore Societario abilitato ai sensi del Decreto Legislativo n. 5/2003; Direttore del “Notiziario Scientifico di Diritto di Famiglia”; Membro del Comitato Scientifico dell’ A.N.A.C. || Autore del Manuale sul trasferimento dell’Azienda edito dalla Giuffré (2006); Co-autore del Manuale sul Private Equity (2009 Edizione Le Fonti). || Docente di diritto e procedura penale al Corso in Scienze Psicologiche e Analisi delle Condotte Criminali (Federazione Polizia di Stato 2005). || Collabora in qualità di autore di pubblicazioni scientifiche con le seguenti riviste giuridiche: Diritto & Giustizia (Giuffré Editore); Corriere La Tribuna (Edizioni RCS); Notiziario Giuridico Telematico; Giustizia Oggi; Associazione Romana Studi Giuridici; Il Sole 24 Ore; Studium Fori; Filo Diritto; Erga Omnes; Iussit; Leggi Web; Diritto.net; Ius on Demand; Overlex; Altalex; Ergaomnes; Civile.it; Diritto in Rete; Diritto sul Web; Iusseek.