Il Cav dalla Pascale a… Santoro

di Davide PASSONI

Riprendiamo la settimana con l’osservatorio politico di Infoiva, visto con l’occhio della rete, che fa il punto sulla situazione dei candidati premier alle politiche di fine febbraio alla luce delle ricerche che il popolo del web effettua sul principale motore di ricerca.

E riprendiamo da colui che è stata la nostra cavia all’esordio dell’osservatorio: Silvio Berlusconi. Lo avevamo trovato, e lasciato, ai primi di gennaio “prigioniero” della sua Francesca Pascale; nel senso che, analizzando le principali query e parole chiave cercate online su di lui, a nessuno sembrava interessare del programma politico del Pdl, a quasi tutti della sua avvenente fidanzata campana.

Oggi, analizzando l’andamento delle query nel periodo 7-21 gennaio, scopriamo che poco è cambiato: la Pascale è sempre lì. Quel poco che è cambiato, però, è assai significativo: è entrato nelle ricerche Michele Santoro. Segno inequivocabile che, al di là del voyeurismo e dell’odore di sangue che – metaforicamente – attizza gli utenti della rete (e che, sempre metaforicamente, nell’arena di Servizio Pubblico è scorso a fiumi), forse qualcuno comincia a interessarsi a ciò che il Cav ha in mente per l’Italia e che, si pensa, sarebbe potuto uscire tra un cazzotto e l’altro preso e dato alla coppia Santoro-Travaglio. Ecco i dati rilevati nel periodo 7-21 gennaio:

Ricerche più frequenti
fidanzata silvio berlusconi
silvio berlusconi facebook
fidanzata berlusconi
francesca pascale
mario monti
berlusconi silvio wikipedia
santoro berlusconi
silvio berlusconi santoro
santoro
età silvio berlusconi

Parole più ricercate nel periodo
età silvio berlusconi
fidanzata berlusconi
fidanzata silvio berlusconi
francesca pascale
mario monti
santoro
santoro berlusconi
silvio berlusconi santoro
berlusconi silvio wikipedia
silvio berlusconi facebook

Città da cui proviene il maggior numero di ricerche
Cagliari
Milano
Padova
Bergamo
Bologna
Roma
Bari
Brescia
Firenze
Verona

Ricerche per aree Nielsen
Nielsen 1 (Piemonte, Val d’Aosta, Liguria, Lombardia): 20%
Nielsen 2 (Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna): 40%
Nielsen 3 (Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Sardegna): 30%
Nielsen 4 (Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia): 10%

Il Cavaliere, quindi, sembra cominciare a suscitare qualche interesse, al di là di quello strettamente gossipparo. Il tempo, però, stringe: manca ormai poco più di un mese perché il programma del Pdl faccia breccia tra le ricerche degli internauti in maniera decisa e decisiva. Basterà?

Bersani, poco fumo e tanto… Renzi

di Davide PASSONI

Eccoci ancora qui con l’analisi dell’osservatorio politico di Infoiva, visto con l’occhio della rete, sui candidati premier alle prossime elezioni politiche. Dopo aver visto i trend di ricerca degli utenti su Oscar Giannino (premiato dal web) e su Mario Monti (così così…), chiudiamo la settimana dando un’occhiata a quello che gli utenti della rete cercano relativamente a Pierluigi Bersani.

Il leader della coalizione di centrosinistra, diciamolo subito, nelle query degli internauti sul più importante motore di ricerca non ci fa una grandissima figura. Perché? Perché a quasi due mesi dalle Primarie, sul web Bersani vive quasi esclusivamente in quanto esiste… Matteo Renzi. Quattro delle prime cinque ricerche più frequenti che interessano il segretario del Pd hanno a che fare con le Primarie o con il sindaco di Firenze, così come sei delle prime sette parole più ricercate nel periodo. Tra queste, le parole “programma Bersani” compaiono solo al quarto posto. Più scontati i risultati relativi alle città da cui provengono le maggiori ricerche e alle aree geografiche più interessate al personaggio Bersani. Ma ecco, nel dettaglio, i dati rilevati nella settimana 7-14 gennaio:

Ricerche più frequenti
bersani renzi
renzi
legge bersani
primarie bersani
primarie
pierluigi bersani
pd bersani
pd
bersani samuele
decreto bersani

Parole più ricercate nel periodo
bersani renzi
renzi
primarie bersani
programma bersani
renzi bersani primarie
primarie
matteo renzi
pd bersani
bersani vendola
bersani berlusconi

Città da cui proviene il maggior numero di ricerche
Firenze
Pisa
Bologna
Cagliari
Parma
Modena
Roma
Ancona
Cosenza
Genova

Ricerche per aree Nielsen
Nielsen 1 (Piemonte, Val d’Aosta, Liguria, Lombardia): 10%
Nielsen 2 (Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna): 20%
Nielsen 3 (Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Sardegna): 70%
Nielsen 4 (Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia): 0%

Insomma, avrà anche vinto le Primarie mettendosi così alla guida del centrosinistra, ma sul web l’ombra lunga di Renzi continua ad offuscare la persona e le idee di Pierluigi Bersani. Vedremo se riuscirà davvero a fare a meno del golden boy di Firenze nella sua futura, eventuale, squadra di governo

La scuola inasprisce i rapporti tra governo e Pd

di Vera MORETTI

A volte ritornano. E quando succede, lo scompiglio è grande.

Ieri è stata una giornata cruciale per il Governo, che ha dovuto scontrarsi con la dura opposizione del Pd, ma ha anche assistito al ritorno dei fantasmi del passato, ovvero dei ministri della passata legislazione.

Il tema su cui i deputati erano chiamati a votare era “caldo”, e riguardava la norma sulle assunzioni di 10.000 insegnanti di sostegno, sulle quali, lo ricordiamo, l’esecutivo aveva dato il via libera martedì. Ma, quella che sembrava una vittoria, per il Pd e per tutti coloro che, a seguito della riforma Gelmini, aveva dovuto mandare giù bocconi amari, si è rivelata un’amara sconfitta.

I più ottimisti già vedevano salvo il tempo pieno nelle scuole primarie, grazie al rinforzo di questo piccolo esercito di nuovi insegnanti di ruolo, e non più precari. E invece…ieri c’è stata un’inversione di marcia.
La norma è stata riformulata in modo da superare il blocco dell’organico della scuola imposto dalla manovra Tremonti del 2008, ma senza andare contro ai tagli previsti dal governo Berlusconi ed opera di Mariastella Gelmini.
Ed eccola riapparire, l’ex ministro della pubblica istruzione, a difendere strenuamente la sua riforma, e uscire trionfante da questo primo round, ovviamente accolto con profonda delusione dal Pd e dai suoi rappresentanti.

Prima fra tutti a dire la sua è intervenuta Francesca Puglisi, responsabile scuola nelle fila del Partito democratico, la quale ha ribadito: “Determinare gli organici della scuola in base ai risparmi e non in base alla popolazione scolastica è un’idea inaccettabile“, alla quale ha fatto eco l’ex ministro Beppe Fioroni, che ha parlato di misura “aberrante“.

La tensione già presente in aula si è ulteriormente alzata quando Gianfranco Polillo, sottosegretario all’Economia, ha ingiunto di cambiare un’ altra modifica introdotta al decreto, altrimenti il governo avrebbe presentato un maxi-emendamento in aula con un testo diverso da quello delle commissioni.
Gianclaudio Bressa è sbottato minacciando che il Pd non avrebbe votato la fiducia al decreto in aula. Questa dichiarazione è stata smentita dal capogruppo Dario Franceschini che però ha ribadito l’esistenza di tensioni con il governo.
Vedere Monti e compagni sposare le tesi del Pdl è stato uno smacco difficile da sopportare.

Anche se, a perderci davvero, è solo e sempre la scuola pubblica.

Il Colap spera nel decreto Cresci Italia

di Vera MORETTI

Gli emendamenti presentati dal Partito Democratico al decreto Cresci Italia sono stati accolti positivamente dal Colap, Coordinamento Libere Associazioni Professionali.

Per quanto riguarda la tutela dell’utenza, Giuseppe Lupoi, presidente dell’associazione, ha dichiarato che: “la previsione di un emendamento relativo alla regolamentazione delle libere associazioni professionali rappresenta un elemento di grande portata innovativa e di sicuro vantaggio per l’intero sistema economico italiano”.

Il provvedimento non viene considerato contrastante con il processo di liberalizzazione del sistema professionale italiano e di riforma degli ordini, ma, al contrario, “un’ulteriore garanzia della qualità dei servizi professionali a tutela dell’utenza finale”.

Per questo motivo, Lupoi si augura che il pacchetto di emendamenti presentati dal Pd possa trovare il consenso del governo e degli altri gruppi politici, per dare l’avvio a quel processo di liberalizzazione e modernizzazione tanto atteso.

Le parti sociali incontrano Pierluigi Bersani: la politica è ancora troppo distante dalle imprese

Susanna Camuso, Emma Marcegaglia, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti… tutti assieme ieri (17 novembre), a Roma, hanno incontrato Pierluigi Bersani, segretario del PD. L’incontro ovviamente era incentrato su tematiche economiche, sul controllo dell’economia e i rapporti tra politica e impresa.

“Abbiamo espresso un giudizio comune sulla necessita che nella manovra ci siano strumenti per la crescita e sollecitato un’attenzione agli ammortizzatori sociali. Tutto il resto si vedrà”, così ha sintetizzato al termine della riunione il segretario generale della Cgil, Susanna Camuso. Secondo il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, “l’importante e fare presto: non è un momento in cui si possa vivacchiare. Bisogna decidere, fare in fretta: l’appello e sempre lo stesso: bisogna occuparsi dei problemi dell’ economia e dell’occupazione e trovare una soluzione che permetta a questo Paese di essere davvero governato”. Reddito, produttività e investimenti: sono questi, per il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, i nodi cruciali da affrontare indicando una strada al Paese, lontana da populismi di destra e sinistra. “Sul resto – ha detto il segretario della Cisl – le parti sociali sono gia al lavoro, stiamo tentando una via per darci un indirizzo comune e speriamo di trovare convergenze anche con le forze politiche”. Un appello a far tornare il dibattito politico sui temi che interessano alle persone è quello che arriva, infine, dal leader della Uil, Luigi Angeletti che sintetizza: “oggi abbiamo fatto un salto nella realtà”.

“Liberiamo le imprese”. Sì, ma come? – Atto II

di Davide PASSONI

Ed eccoci qui. Come promesso nell’articolo del 9 luglio scorso, dopo le proposte del presidente del consiglio Silvio Berlusconi per “liberare” le imprese italiane da normative troppo vincolanti e renderle, a suo dire, più agili e competitive sul mercato, vediamo che idee arrivano in tal senso dal maggiore partito di opposizione, il Pd. Punto di partenza può essere, a tal proposito, un intervento che il segretario del partito, Pierluigi Bersani, ha tenuto nei giorni scorsi a Rainews 24, ospite del direttore Corradino Mineo.

Nella prima parte di questa chiacchierata Bersani parte lancia in resta contro la proposta del Cavaliere di modificare l’articolo 41 della Costituzione (ricordata da Berlusconi nell’audio che vi abbiamo proposto la scorsa settimana) definendola una “bolla di sapone” e, senza entrare nello specifico delle proposte del Pd, fa cenno a 4 progetti inseriti tra gli emendamenti alla manovra finanziaria su liberalizzazioni e semplificazione dell’attività d’impresa richiamando le sue mitiche “lenzuolate“, che hanno fatto la felicità di tanti consumatori di sinistra – ma anche di destra, ammettiamolo, suvvia… -, ma che hanno fatto incazzare aziende e multinazionali (telefoniche, farmaceutiche e assicurative in testa). Poi Bersani, imbeccato da Mineo, divaga su crisi, Europa, Fiat, Fiom e redditi di Berlusconi lasciando per strada le proposte a sostegno dell’impresa.

Andiamo dunque da prenderle noi, dal sito del Pd, limitandoci a due documenti significativi: il più fresco, del giugno 2010, con le sei “mini lenzuolate” a favore di imprese e consumatori; il meno fresco, del maggio 2008, con la proposta di legge dell’allora Governo Ombra in materia di “semplificazione dei procedimenti riguardanti l’avvio di attività economiche e la realizzazione di insediamenti produttivi“. Se avrete la pazienza e il tempo di leggerli con attenzione, vi accorgerete di due cose: 1) per il Pd la “lenzuolata” sembra essere un po’ come l’aspirina: qualsiasi sintomo ho, la prendo e vedrai che starò meglio; 2) quando parlano di semplificazione delle pratiche di avvio di un’impresa, Pd e Pdl a tratti non parlano un linguaggio tanto diverso.

E allora, vi chiediamo, oltre alla domanda del nostro sondaggio “che cosa ci vuole per liberare veramente le imprese italiane”: perché è tanto difficile trovare delle soluzioni condivise? Perché continuare a farsi la guerra sulla pelle dell’imprenditore? Su questa pelle restano i segni di una crisi che si fatica a contrastare, sul mercato ma, soprattutto, nel Palazzo; sulla pelle delle poltrone di Palazzo Madama e di Montecitorio resta, al massimo, il segno del lato B dei nostri deputati e senatori. Se ce lo consentite… tra i due non c’è paragone.