Pausa sigaretta o caffè: quanto dura e quante se ne possono fare?

La pausa sul lavoro, questo tempo di ripristino e rilassatezza durante la propria attività, come funziona, come va svolto? Scopriamo in questa rapida guida quanto dura e quante se ne possono fare di pausa caffè e sigaretta.

Pausa caffè e/o sigaretta sul lavoro: quante e come

La pausa caffè e la pausa sigaretta, talvolta vanno a braccetto, durante l’attività lavorativa. Ma, come vanno gestite? C’è un tempo specifico da poter consumare sul proprio posto di lavoro, per non incorrere in sanzioni o richiami dal superiore.

Ma, soprattutto bisogna chiarire se la pausa sigaretta (o caffè) è un diritto del lavoratore o l’azienda può negarla? E quanto può durare in base alla normativa attuale 2019.

E quanto può essere il limite della sua durata, quante pause sigaretta al giorno sono possibili? Ma soprattutto, è possibile essere licenziati per un abuso o inadempienza da pausa sigaretta?

Scopriamo nel dettaglio la situazione nel prossimo paragrafo

Pausa sigaretta e pausa caffè: normative

Partiamo col dire che la pausa sigaretta sul lavoro è consentita, ma solo se il regolamento aziendale interno lo prevede. Per essere più precisi, occorre dire che non esiste una legge nazionale in materia e la questione si risolve internamente. L’azienda quindi può così decidere se prevederla o meno, lo fissa nelle regole comuni e il lavoratore, nel caso in cui ne voglia approfittare, deve essere sicuro di rispettare le norme per non andare incontro a sanzioni disciplinari che possono addirittura portare al licenziamento.

E non va dimenticato che, in base alle regole generali, non è possibile fumare all’aperto, neanche da parte dei lavoratori, nelle aree degli ospedali, delle università o delle scuole. Anche se qui andrebbe usato il condizionale, per quanto nelle aree all’aperto spesso e volentieri si fuma anche nei luoghi in questione.

Ad ogni modo, nel regolamento interno, ogni aspetto deve essere chiaro, inclusi la durata della pausa sigaretta e il numero giornaliero.

Pausa sigaretta e pausa lavorativa: ci sono differenze?

La pausa sigaretta (o anche pausa caffè, qualora non siate fumatori, ma caffeinomani) va a legarsi inevitabilmente alle regole generali sulla pausa dal lavoro.

Le norme prevedono una sospensione dalle mansioni se la durata della prestazione è maggiore di sei ore nel contesto dell’orario di lavoro. Non a caso, l’intento della pausa è quella del recupero di energie fisiche e mentali, una cosa indispensabile per qualunque tipo di attività, anche aggiuntiva alla doverosa pausa pranzo. Infatti, secondo la legge, ciascun lavoratore ha diritto a staccare almeno 10 minuti per recuperare le energie psico-fisiche nei casi in cui la giornata di lavoro è di almeno 6 ore

Ad ogni modo, è necessario fare sempre riferimento alla contrattazione collettiva di categoria per conoscere la durata e le possibili modalità di fruizione, nella consapevolezza che non tutti i mestieri sono uguali.

Stando ad asserire che la pausa è un diritto comune, un conto è svolgere un’attività monotona e ripetitiva in una catena di montaggio, un altro è lavorare in un comodo ufficio o ad esempio in un luogo di servizio al pubblico. E se la contrattazione collettiva di categoria non regolamenta le pause, la normativa generale prevede comunque sospensioni dal lavoro a un intervallo di almeno 10 minuti.

Questo, dunque è quanto di più utile e necessario da dover sapere in merito alla pausa caffè o/e sigaretta sul luogo di lavoro.

Pausa caffè, in caso di infortunio nessun risarcimento

La pausa caffè è un momento in cui il lavoratore deve prendersi rischi e pericoli in caso di infortunio, la sentenza che fa discutere.

Pausa caffè, la decisione della Cassazione

La pausa caffè è un momento sacro per il lavoratore che può staccare qualche minuto dalla routine del lavoro. Del resto è un diritto del lavoratore anche per riposarsi un attimo. E’ prevista sia per i lavoratori autonomi o per i dipendenti, e quasi sempre prevede un caffè per rigenerarsi.

Ma attenzione se il lavoratore ha un infortunio durante questa pausa non ha diritto a nessun indennizzo. A stabilirlo è la Corte di Cassazione. I giudici hanno accolto il ricorso dell’INAIL contro una dipendente del tribunale di Firenze. La donna aveva subito la rottura di un polso durante la pausa caffè, autorizzata dal capo dell’ufficio. Pertanto la dipendente non avrà diritto alla copertura assicurativa dell’istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro.

Altri dettagli sul caso della dipendente in pausa caffè

La sentenza fa discutere molto. Anche perché la donna, aveva avuto l’incidente nel 2010. Ma aveva già i vinto i due precedenti gradi di giudizio. Pertanto gli era stato riconosciuto un risarcimento del danno permanente pari al 10%. Ma adesso la sentenza cambia completamente la situazione ed è stata condannata a pagare 5 mila euro di spese legali, per aver perso la causa.

Tutto per un caffè ed una voglia di pausa. Ma attenzione a non cadere, perché se si dovesse avere un infortunio, questo non viene risarcito. Anche se è una cosa molto strana, visto che la legge dice che in caso di incidente durante il tragitto per andare a lavoro, vi è la copertura prima e dopo per circa 30 minuti.

Le motivazioni della sentenza

Per i giudici la tazzina di caffè non è una esigenza impellente, ma solo una libera scelta. In base a quanto scrivono i giudici, non ha diritto alla tutela assicurata dell’Inail chi affronta un rischio, scaturito da una scelta arbitraria e mossa da impulsi e per soddisfare esigenze personali, crei e affronti una situazione diversa da quella inerente l’attività lavorativa.

Pertanto da oggi in poi fare la pausa caffè prevede una maggiore attenzione. E non importa se il bar si trova dentro o fuori la sede dell’ufficio, è meglio stare attenti, perché in caso di incidente, nessun indennizzo è dovuto.