Pellet, questo è il momento migliore per comprarlo risparmiando

Il pellet è un ottimo modo per riscaldare casa. Conviene comprarlo già da adesso, è il momento migliore per averlo risparmiando.

Pellet, più quantità si compra, maggiore è il risparmio

E’ una corsa al pellet, visto che sembra essere una delle migliori alternative per riscaldare casa, sganciandosi dal gas e dai suoi prezzi pazzi. Il consiglio è quello di cominciare già da adesso a metterne da parte alcuni sacchi. Sembra appunto che la domanda di pellet sia aumentata e quindi fare scorta potrebbe essere una scelta corretta.

In questo momento comunque ci sono vari negozi che offrono già il prodotto. Ma soprattutto acquistarne quantitativi maggiori permette di risparmiare proprio sul prezzo. Ci sono buone offerte, anche perché non è escluso che i prossimi mesi l’aumento della domanda non comporti un aumento anche del prezzo del combustibile naturale. Quindi è meglio approfittare già di questo periodo di fine estate per fare un giro nei vari negozi di fai da te, bricolage o similari, di solito lo hanno sempre.

Pellet, è possibile comprarlo anche online

Oltre ai negozi fisici c’è la possibilità di comprare il pellet anche online. Basta cercare e ci sono una vasta quantità di venditori con offerte anche interessanti. Tra i prodotti più utilizzati c’è quello di faggio che ha una resa migliore, ma consuma di più e produce residui di cenere più consistenti. Anche quello di abete ha un rendimento termino inferiore ma i consumi sono più contenuti.

E’ anche vero che online possono esserci dei marchi che non sono conosciuti in Italia. Tuttavia ci sono davvero prezzi e qualità differenti. Ebbene è possibile comprarlo sia a sacchi che ad interi bancali. I più venduti sono i pacchi con un formato da 15kg, mediamente stanno intorno ai 7-8 euro.  Mentre per interi bancali, i prezzi oscillano 250 a 350 euro. Molti venditori offrono anche la spedizione gratuita, quindi occorre solo aspettare che arrivi a casa una volta acquistato.

Come sapere se il prodotto è di buona qualità

Comprare online però spesso, non da la possibilità di testare il prodotto. Mentre magari alcuni negozi offrono la possibilità di toccare e vedere cosa si sta acquistando. Per testare il pellet basta prendere un bicchiere di acqua e mettere dentro qualche tocchetto. Se va giù, senza sfaldarsi e senza intorbidire l’acqua, allora si sta comprando una buona qualità.

Per questo motivo attenzione a non farsi ingannare da prezzi troppo bassi, potrebbero nascondere una scarsa qualità. Meglio un buon prodotto e magari in quantità maggiori,  si ottiene così ma si ha la scorta per tutto l’inverno, pur risparmiando.

Stufa a biomassa o pellet: differenze e costi dei vari combustibili

Il riscaldamento è una delle spese che preoccupa di più gli italiani per i mesi invernali. Il prezzo del metano è irrefrenabile, costantemente i politici parlano di razionamento e gli italiani proprio non vogliono rinunciare a un comfort ottimale. Ecco perché tutti cercano soluzioni alternative. Tra queste vi è le stufa a biomassa che non deve essere confusa con la stufa a pellet. Ecco le principali differenze.

Stufa a biomassa: i vantaggi di un combustibile multiplo

Per sfuggire al caro prezzi dei combustibili per il riscaldamento la soluzione migliore è avere la possibilità di cambiare facilmente combustibile in base al prezzi correnti. Una soluzione fantasiosa e utopica? No. Con la stufa a biomassa è possibile. La stufa a biomassa ha proprio questa caratteristica, cioè è in grado di bruciare:

  • pellet ;
  • legna: il costo della legna dipende dalla tipologia e in alcuni casi dal grado di umidità, varia dagli 8 ai 20 euro a quintale e in questa forte oscillazione c’è un potere calorifico molto differenziato. Una legna con un elevato grado di umidità costa meno, ha una resa molto inferiore, rispetto a legna asciutta, e può creare problemi al funzionamento della stufa a biomassa;
  • cippato (cioè scarto della lavorazione del legno per realizzazione di mobili oppure scarto di lavori di potatura di alberi). Il costo del cippato è di circa 4 euro al quintale. In vendita sono disponibili anche dei cippatori “familiari”, cioè piccoli attrezzi in grado di ridurre in piccoli pezzi gli scarti delle potature, ad esempio quelle del giardino. Appare questa una soluzione ottimale per chi ha la possibilità di avere della legna;
  • nocciolino (cioè bucce delle nocciole), costo da 18 a 21 euro al quintale, potere calorifico 4,2 Kwh/kg, livelli di umidità inferiori al 10% residui (cenere) 2%. Uno dei vantaggi dei gusci di nocciole è l’Iva al 10%. Appare una soluzione ottimale anche se con l’aumento della domanda, possiamo aspettarci un aumento dei prezzi;
  • nocciolino di sansa di oliva (scarto della lavorazione delle olive per l’estrazione dell’olio) costo circa 22-24 euro al quintale, con resa che sembra essere addirittura superiore a quella del pellet. Il potere calorifico oscilla 4,5 ed i 6,5 Kwh/Kg in base al grado di umidità e residui (cenere) inferiore al 4%;
  • mais, bruciare mais di questi tempi sembra poco conveniente.

Molti di questi materiali, come si può notare, sono scarto derivante da altre lavorazioni, proprio per questo motivo hanno un prezzo ridotto e sono ecocompatibili.

Costi acquisto e manutenzione di una stufa a biomassa

Per poter acquistare una stufa a biomassa occorre tenere in considerazione che occupa un certo spazio, inoltre rispetto ad una stufa che funziona con un solo combustibile, ad esempio stufa a pellet o stufa a legna, ha un costo più elevato. Difficilmente si riesce ad acquistare una stufa a biomassa con meno di 4.000 euro. Naturalmente si parla di modelli collegati all’impianto di riscaldamento e che di conseguenza riescono a riscaldare anche ambienti grandi. Il prezzo di acquisto può sgonfiarsi accedendo alle agevolazioni fiscali.

La stufa a biomassa rispetto a una stufa a pellet può effettivamente dare delle maggiori difficoltà per quanto riguarda la gestione, infatti quando si bruciano prodotti che hanno un grado di umidità simile, ad esempio pellet, gusci di nocciole ben secchi e cippato lasciato asciugare bene, non vi sono problemi nel passaggio da un combustibile all’altro. Se si intende bruciare legna, magari non asciutta bene (la legna ideale deriva dal taglio di annate antecedenti e tenuta in luogo asciutto, oppure il nocciolino di sansa che può risultare umido, può essere necessario aggiornare i parametri con l’aiuto di un tecnico qualificato.

Stufe a pellet a rischio: mancano componenti per la produzione

Il prossimo inverno sarà difficile da affrontare, il caro prezzi, e in particolare della spesa energetica, metterà a dura prova tanti italiani e il fronte riscaldamento sembra essere il più interessato, infatti continua a crescere il prezzo del metano, c’è difficoltà a procedere al tetto al prezzo del gas-metano. Sono molti quindi a voler ripiegare su altri combustibili e in particolare sul pellet, ma qui i problemi si aprono su più fronti: oltre ad esservi carenza di materie prime, il pellet, cosa che porta i prezzi ad aumenti esorbitanti, ci sono difficoltà anche per l’acquisto delle stufe a pellet. Ecco cosa succede.

Perché è difficile trovare stufe a pellet?

Le imprese sono in difficoltà, a generarle sono gli aumenti del costo dell’energia, non c’è impresa che non abbia bisogno di energia per le sue produzioni, anche se alcune in misura maggiore e altre minore. Non solo energia, in alcuni settori iniziano a mancare le materie prime. A lanciare l’allarme è Davide Borsatti di EdilKamin, azienda produttrice di stufe a pellet e idrostufe, cioè modelli in grado di scaldare anche l’acqua degli impianti e di conseguenza di sostituire in tutto e per tutto il metano. Ha sottolineato che è in forte aumento la richiesta di stufe a pellet, ma l’azienda si trova a dover far fronte a difficoltà di produzione legate alla mancata o ritardata consegna di componenti e materie prime.

A rendere difficoltosa la produzione è a sua volta il caro energia, ancora. È un cane che si morde la coda. Infatti le componenti mancanti sono soprattutto in acciaio e in ferro. Le imprese che si occupano della produzione di componenti con questi metalli sono da considerare energivore, sono a loro volta in difficoltà e denunciano che per loro restare in produzione è troppo costoso. da ciò discende anche l’aumento dei prezzi che ormai è quasi difficile da calcolare. Insomma, il sistema produttivo rischia un vero black out globale.

Secondo alcuni distributori, chi oggi ordina una stufa a pellet rischia di ottenere la consegna a marzo 2023, certamente questo mette in allarme chi sta cercando di capire come muoversi. Naturalmente rivolgendosi ai vari punti vendita è possibile trovare modelli già presenti in magazzino e di conseguenza riuscire in breve tempo ad avere la consegna. Al solito, la carenza è accompagnata dall’aumento dei prezzi, come accaduto con il pellet.

Leggi anche: Pellet: quanto costa? Conviene o è preferibile il metano?

Cresce la richiesta di cucine economiche: gli italiani cercano il risparmio

Non solo stufe a pellet, infatti i venditori sottolineano che oggi c’è anche un forte richiesta di quelle che solitamente sono definite “cucine economiche” forse qualcuno ancora oggi la ricorda nella vecchia casa della nonna, cioè la cucina con fuoco a induzione alimentata da legna che riesce quindi contemporaneamente a riscaldare e cuocere il cibo. Naturalmente la cucina economica è in formato rivisitato, sicura e con uno stile esteticamente apprezzabile.

Pellet: quanto costa? Conviene o è preferibile il metano?

Uno dei principali problemi che gli italiani dovranno affrontare nel prossimo inverno è la spesa per il riscaldamento. Le alternative sono diverse, ma ad oggi appaiono tutte costose, tra queste vi è il pellet che negli ultimi anni è stato sempre più richiesto a causa del buon rapporto qualità/prezzo. Oggi però gli italiani si trovano a dover far fronte a prezzi davvero imbarazzanti con raddoppio del 100% del prezzo rispetto allo stesso periodo di un anno fa.

Costo pellet 2022 certificato

La prima cosa da sottolineare è che quando si parla di pellet è bene riferirsi sempre a pellet certificato, cioè un prodotto che rispetti gli standard di qualità previsti dalla normativa. Solo acquistando pellet certificato si può avere la certezza di acquistare un combustibile che abbia una buona resa e non presenti sostanze particolarmente dannose per la salute e per l’ambiente, ad esempio collanti. All’interno poi delle certificazioni ci sono diverse fasce di qualità e di conseguenza di prezzo.

Lettura consigliata: Pellet, metano e gasolio: quanto ci costerà in più il riscaldamento quest’anno?

Ogni paese ha i suoi criteri di certificazione a livello europeo e con riconoscimento internazionale, la certificazione è Enplus, quindi nella maggior parte delle case degli italiani si potrà notare il classico sacchetto con la certificazione Enplus. In alcuni casi accanto a questa si può notare la certificazione Din e Din Plus, che si trova su pellet proveniente dalla Germania, mentre Onorm M 7135 per quello proveniente dall’Austria.

La certificazione Enplus risponde alla direttiva EN 14961-2 ed è una certificazione che offre il vantaggio di seguire tutta la filiera di produzione del pellet: dal bosco, allo stoccaggio della legna alla trasformazione, trasporto e vendita.

La certificazione Enplus ha tre livelli:

  • Enplus A1, cioè pellet di alta qualità (con un residuo ceneri inferiore allo 0,7%);
  • Enplus A2: pellet di una qualità inferiore (con un residuo ceneri inferiore all’1,5%);
  • En-b: prodotto di scarsa qualità, adatto esclusivamente per utilizzo industriale.

Per evitare truffe con false certificazioni basta prestare attenzione a un dettaglio, cioè il codice azienda accanto alla certificazione. Questo può essere verificato sul sito https://enplus-pellets.eu/en-in/ in modo da controllare se l’azienda produttrice è autorizzata ad usare la certificazione Enplus.

Quali sono le quotazioni prezzi pellet 2022?

Fatta questa doverosa premessa si può ora parlare di prezzi del pellet. La passata stagione invernale era iniziata con pellet Enplus A1 al prezzo di 5 euro per un sacchetto di 15 kg, al termine della stagione però lo stesso sacchetto aveva una media di circa 7,50 euro. Quindi con un rincaro del 50%. Si riteneva che la stagione potesse iniziare da quel prezzo, cioè 7,50 euro per il sacchetto di 15 kg di Enplus A1, invece chi ha preferito la pre-vendita nei mesi estivi, cioè quando il prezzo era più basso ha avuto un’amara sorpresa, cioè in media un pellet Enplus A1 costa 10 euro per un sacchetto di 15 kg.

Quando si parla di prezzi medi del pellet è bene prestare attenzione, infatti, il prezzo dei vari marchi oscilla tra 9,50 euro e 11 euro, con previsioni al rialzo per i prossimi mesi, cioè a partire da settembre. Ci possono essere lievi oscillazioni di prezzo tra pellet di abete e di faggio. Generalmente il faggio brucia più lentamente quindi riesce a mantenere il calore, ma nella fase iniziale di accensione impiega più tempo a raggiungere la temperatura pre-impostata.

Il prezzo ovviamente diminuisce per un pellet Enplus A2, le differenze sono soprattutto di resa, infatti un bruciatore con un prodotto che ha un basso potere calorifero impiega maggior tempo a raggiungere la temperatura impostata, di fatto consuma di più soprattutto nel caso di stufe a pellet in automodulazione, cioè modelli che, raggiunta la temperatura impostata, bruciano solo piccole quantità di pellet per mantenerla. Tendenzialmente il pellet Enplus A2 costa circa 1 euro in meno rispetto ad Enplus A1.

Quali sono i motivi dei rincari prezzo del pellet 2022?

La motivazione ufficiale dei venditori è l’introvabilità dei prodotti che porta i prezzi alle stelle, a ciò si aggiunge la produzione quasi nulla dell’Italia quindi siamo costretti a importare il pellet con spese di trasporto notevoli. Deve inoltre aggiungersi che gli impianti di produzione di pellet hanno un elevato dispendio di energia e di conseguenza i rincari energetici pesano anche in questo settore.

Conviene avere la stufa a pellet o è preferibile il metano ?

Fino a poco tempo fa la risposta era affermativa, oggi è difficile fare calcoli senza sapere esattamente come andrà la stagione. Qualcuno però ci ha provato, i calcoli sono basati su quotazioni del metano nel mese di aprile 2022. In quel caso veniva rilevato che il pellet sarebbe stato meno conveniente del metano nel caso in cui avesse superato il prezzo di 8,90 euro al sacchetto.

Il problema però è un altro, infatti queste stime sono poco convincenti oggi, ad agosto 2022, perché si annunciano nuovi rialzi del metano e soprattutto la razionalizzazione dello stesso perché, sebbene gli approvvigionamenti dell’Italia siano sufficienti anche grazie alla politica adottata con forniture dall’Algeria, la normativa europea prevede che in caso di difficoltà, il metano debba essere redistribuito in favore di altri paesi. A titolo informativo, ad aprile i prezzi del gas metano erano: 0,859 €/Smc, oggi siamo già a 1,08 €/SMC, quindi il calcolo che abbiamo visto in precedenza già non è più valido.

Poi c’è un altro fattore, cioè noi parliamo del costo di riscaldarsi con un prodotto o l’altro, ma dimentichiamo i costi della stufa a pellet o di una caldaia a condensazione, sono simili, ma se abbiamo una stufa a pellet nuova difficilmente ne abbiamo ammortizzato il costo e se compriamo un nuovo prodotto, come un bruciatore a biomassa o una caldaia a condensazione dobbiamo valutare sempre l’ammortizzazione del costo, tranne nel caso in cui possiamo beneficiare di detrazioni. Come ad esempio nel caso in cui si intenda fruire del bonus stufe a pellet.

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