Pensionati all’estero e Certificazione Unica

L’Inps torna a pronunciarsi sugli aspetti fiscali relativi ai pensionati residenti all’estero, nello specifico quelli residenti in Brasile e Canada, fornendo alcune informazioni relative alla loro Certificazione Unica 2016.

Il messaggio con il quale l’Inps ritorna sulla questione specifica che l’importo del reddito esentato – in caso di pensioni del tutto o in parte esentate da imposizione in Italia – deve essere indicato nelle annotazioni della Certificazione Unica 2016 con il codice BW, anziché AJ come nel 2015.

Le pensioni in questione sono relative ai casi in cui il pensionato risiede in uno Stato estero con il quale l’Italia ha stipulato una convenzione per evitare che il contribuente paghi doppie imposte dirette e ne ha richiesto l’applicazione utilizzando l’apposita istanza.

Qualora il reddito sia del tutto esentato, l’importo dell’imponibile lordo viene indicato fra parentesi nelle annotazioni con codice BW e preceduto dalla dicitura: “Redditi esentati da imposizione in Italia in quanto il percipiente risiede in uno stato estero: importo del reddito esente percepito”.

Per i pensionati ex lavoratori privati che risiedono in Brasile e Canada, cui è stata applicata la convenzione di cui sopra, l’importo del reddito corrispondente alla soglia di esenzione prevista da ciascuna delle convenzioni in oggetto è indicato, nella CU 2016, fra parentesi nelle annotazioni con il codice BW, preceduto dalla dicitura: “Redditi esentati da imposizione in Italia in quanto il percipiente risiede in uno stato estero: importo del reddito esente percepito”.

Nella sezione “dati fiscali” della Certificazione Unica 2016, alla voce “redditi da pensione”, è invece indicato il reddito imponibile al netto della quota esente, valorizzata in euro.

In Italia 500mila pensioni erogate da quasi 40 anni

Uno dei temi sui quali, in Italia, siamo maggiormente sensibili, è quello delle pensioni. Additate da molti – a torto – come la principale causa del dissesto dei conti pubblici, ogni tanto fanno parlare di sé per dati e numeri interessanti.

Come quelli che emergono dalle tabelle Inps sugli anni di decorrenza delle pensioni sugli assegni di vecchiaia, che comprendono le anzianità, e ai superstiti del settore privato, secondo i quali nel nostro Paese sono quasi 500mila (474mila) le persone che percepiscono pensioni da prima del 1980. Da questo computo sono però escluse le pensioni sociali, quelle degli ex dipendenti pubblici, gli assegni di invalidità previdenziale e gli assegni agli invalidi civili.

Dal conteggio sono esclusi anche i baby pensionati del pubblico impiego ritiratisi dal lavoro prima del 1992 con almeno 14 anni, sei mesi e un giorno di contributi nel caso di donne sposate con figli.

Con queste ultime esclusioni, il dato salirebbe non di poco. Inoltre, dai dati Inps risulta che per le pensioni di vecchiaia l’età media alla decorrenza, quando erogate, era di 54,9 anni mentre per quella ai superstiti scendeva a 41,3 anni.

Le pensioni erogate ai privati prima del 1986 sono più di 800mila e 527mila quelle di reversibilità. In alcuni casi, la stessa persona è titolare di entrambe le pensioni, qualora fosse già in pensione per vecchiaia oltre che superstite di un pensionato deceduto.

Se invece l’analisi si ferma agli assegni erogati prima del 1980 per ragioni differenti rispetto alla vecchiaia e alla reversibilità, quelli di invalidità sono 439.718 (con un’età alla decorrenza di 44,5 anni), quelli sociali poco meno di 25mila (24.308, con 33 anni l’età media alla decorrenza) e quasi 100mila (96.973) quelli di invalidità civile, con una media di 23,21 anni di età alla decorrenza.

Pensioni all’estero, al via gli accertamenti

Con i furbetti delle pensioni è sempre meglio stare all’erta. Non sono rari i casi di persone defunte alle quali l’Inps continua a pagare le pensioni perché gli eredi si sono “scordati” di comunicare il decesso all’istituto. Un’eventualità che può accadere con facilità anche ai pensionati che vivono all’estero.

Ecco perché l’Inps, con un apposito messaggio ha comunicato di aver avviato l’accertamento dell’esistenza in vita per l’anno 2016 dei pensionati residenti all’estero per il pagamento delle loro pensioni.

Gli accertamenti sono svolti in collaborazione con il fornitore del servizio di pagamento delle pensioni all’estero, Citibank, e prevedono la spedizione ai pensionati all’estero della richiesta di fornire la prova annuale della loro esistenza in vita.

È in corso in questi giorni la spedizione ai pensionati del plico con la lettera esplicativa e il modulo di attestazione, personalizzato per ciascun pensionato, che dovrà essere compilato e firmato per poter continuare a godere delle pensioni versate dall’Inps.

I pensionati che riceveranno il plico dovranno utilizzare esclusivamente il modulo ricevuto da Citibank. Qualora non venisse ricevuto o si smarrisca, il pensionato interessato dovrà contattare il servizio di assistenza di Citibank che invierà un nuovo modulo personalizzato.

I pensionati che attesteranno la loro esistenza in vita per non perdere il proprio trattamento pensionistico, potranno chiedere direttamente o attraverso un patronato l’invio dei moduli anche via e-mail in formato PDF.

Cud disponibile solo online

Tempo di vacche magre anche per Inps, che, per risparmiare, ha deciso di seguire, ahimè, una linea piuttosto discutibile.

D’ora in poi, infatti, il Cud con la certificazione dei redditi del 2012, non verrà più spedito al domicilio dell’interessato ma tutto avverrà online.
E, se molti sono gli italiani “computerizzati”, altrettanti non hanno dimestichezza con il pc, ad esempio i pensionati e gli anziani.

Questa spending review attuata dall’Istituto di Previdenza, poi, oltre a mettere in difficoltà un piccolo esercito di utenti, mitra a sbarazzarsi anche degli intermediari, ad esempio dei 28mila Consulenti del Lavoro disponibili a fornire la loro opera gratuitamente in favore di chi ne necessita.

Questo radicale cambiamento è frutto della Legge si Stabilità 2013 voluta dal Governo Monti, che prevede, per gli enti previdenziali, la sola modalità telematica per la certificazione unica dei redditi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati.

Il procedimento prevede che i cittadini debbano reperire il modello:

  • dal sito dell’ente utilizzando il codice identificativo Pin;
  • posta elettronica certificata CEC-PAC, i cittadini, che hanno comunicato all’INPS un indirizzo di posta non certificata, saranno informati via email della disponibilità del CUD sul sito dell’Istituto;
  • richiesta presso le sedi locali dell’INPS, dell’ex Inpdap ed Enpals, che appronteranno appositi sportelli;
  • nei casi di dichiarata impossibilità di accedere alla certificazione si potrà chiedere espressamente l’invio del CUD al domicilio, direttamente o delegando altro soggetto;
  • Centro di assistenza fiscale (Caf) al quale si dovrà conferire specifico mandato;
  • uffici postali appartenenti alla rete “Sportello Amico” in virtù dell’apposita convenzione tra Inps e Poste Italiane, che dietro un corrispettivo a carico dell’utente pari a 3,30 euro, rilascia alcuni certificati per conto dell’Istituto, tra cui il CUD pensionati e il CUD Assicurati.

Per venire in supporto dei contribuenti in difficoltà, i Consulenti del Lavoro hanno anche dato la loro disponibilità a proporsi come ulteriore canale di appoggio per la stampa delle certificazioni, sfruttando la propria articolazione territoriale.

Vera MORETTI

Il CUD 2013 è in scadenza

Si avvicina la scadenza del 28 febbraio per i sostituti d’imposta che dovranno consegnare i modelli CUD 2013 a dipendenti e pensionati, che abbiano riportata la certificazione di emolumenti corrisposti e ritenute fiscali operate in acconto nel 2012.

Le aziende sono tenute a certificare i redditi di lavoro dipendente, equiparati e assimilati. Entro la stessa scadenza dovrà essere consegnata la certificazione di utili e proventi equiparati (Cupe).

Nel CUD dovranno essere indicate generalità e codice fiscale del contribuente che ha percepito il reddito; la natura dello stesso; l’oggetto e la data dell’operazione; la quantità delle attività finanziarie oggetto dell’operazione; corrispettivi, differenziali e premi.

Per i lavoratori transfrontalieri, ovvero i residenti in Italia che prestano servizio in zone di frontiera, il limite di reddito esente dalla tassazione è fissato a 6.700 euro, contro gli 8.000 euro del 2011.
Chi versa i contributi e lavora per la prima volta potrà beneficiare di una ulteriore deduzione per i contributi versati alle forme pensionistiche complementari grazie al plafond accumulato nei primi 5 anni di partecipazione alla previdenza complementare.

Un’altra novità riguarda l’8 per mille, dove fanno ingresso i nuovi beneficiari “Sacra Arcidiocesi ortodossa d’Italia ed Esarcato per l’Europa”, “Chiesa apostolica in Italia” e “Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia”.
In caso di personale impiegato nel comparto sicurezza, la detrazione è fissata per quest’anno a 145,75 euro.

Si conferma l’abbattimento della base imponibile per il cosiddetto rientro dei cervelli in Italia, ovvero lavoratrici (80%) e lavoratori (70%) che hanno avuto esperienze culturali e lavorative all’estero e tornano in Italia: con il codice “Bm” si dà conto degli sconti fiscali per il rientro dei talenti nel Paese. E’ possibile indicare il valore complessivo delle somme erogate e di quelle che non hanno concorso a formare il reddito imponibile dei lavoratori rientrati dall’estero.

Confermati anche le imposte sostitutive dell’IRPEF al 10% per le somme erogate in caso di incrementi della produttività con un massimale di 2.500 euro lordi.

Vera MORETTI

Aumenta la spesa complessiva delle pensioni

Nel 2010 la spesa complessiva per prestazioni pensionistiche, pari a 258 milioni 477 mila euro, è aumentata dell’1,9% rispetto all’anno precedente; in diminuzione, invece, risulta la sua incidenza sul Pil (16,64% a fronte di un valore di 16,69% registrato nel 2009). Lo comunica l’Istat. Le pensioni di vecchiaia assorbono il 71% della spesa pensionistica totale, quelle ai superstiti il 14,9%, quelle di invalidità il 4,5%; le pensioni assistenziali pesano per il 7,9% e le indennitarie per l’1,7%. Il 47,9% delle pensioni è erogato al Nord, il 20,5% nelle regioni del Centro e il restante 31,6% nel Mezzogiorno. L’importo medio delle pensioni è pari a 10.877 euro, superiore di 237 euro rispetto al 2009 (+2,2%).

In totale i pensionati sono 16,7 milioni e percepiscono, in media, 15.471 euro all’anno. Il 14,4% dei pensionati riceve meno di 500 euro mensili; il 31% (5,2 milioni di individui) un importo tra 500 e 1.000 euro, il 23,5% tra 1.000 e 1.500 euro e il restante 31,1% più di 1.500 euro. Il 67,3% dei pensionati percepisce una sola pensione, il 24,8% ne percepisce due e il 6,5% tre; il restante 1,4% è titolare di quattro o più pensioni. Le donne rappresentano il 53% dei pensionati e percepiscono assegni di importo medio pari a 12.840 euro, contro i 18.435 euro degli uomini; il 54,9% delle donne riceve meno di mille euro, a fronte di una quota del 34,9% tra gli uomini. Il 48,5% dei pensionati ha un’età compresa tra 65 e 79 anni, il 22,3% ne ha più di 80; iI restante 29,1% ha meno di 65 anni.

Fonte: agenparl.it

In busta paga gli effetti di nuove addizionali Irpef

Gli effetti delle nuove addizionali Irpef regionali e comunali arrivano nel cedolino. Da questo mese, infatti, “i lavoratori dipendenti e i pensionati pagheranno il loro tributo al salvataggio del Paese” e, “a parità di reddito, la differenza tra chi sborsa di più e chi di meno la fa la città in cui si pagano le tasse”, mentre “l’aumento delle addizionali regionali è per tutti dello 0,33%”.

A spiegare l’impatto in busta paga degli aumenti è il Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro, che ha elaborato circa 7 milioni di rapporti di lavoro riferiti al mese di marzo 2012 e messo a confronto 2012 e 2010. Si precisa, infatti, che “gli aumenti introdotti nel corso del mese di dicembre 2011 riguardano contemporaneamente il 2011 e il 2012, pertanto se si vuole vedere l’aumento rispetto al passato bisogna retroagire al 2010”.

Gli scaglioni di reddito interessati sono pari a 20.000 euro, 40.000 euro e 60.000 euro e il calcolo è effettuato sullo stipendio lordo annuo. In ciascuna provincia e per ciascuno scaglione di reddito, sono stati fatti i confronti con i singoli prelievi che sono con segno positivo (maggiore prelievo) e automaticamente è stato messo in evidenza quanto diminuisce il netto in busta (con segno negativo).

Così, si scopre che nel Lazio il netto in busta paga scende complessivamente di 86 euro su un reddito di 20mila euro l’anno, di 172 su 40mila e di 258 su 60mila. In Lombardia, il netto diminuisce di 65,48 euro per il primo scaglione, di 210,46 per il secondo e di 316,46 per il terzo. In Puglia, la perdita è, rispettivamente, di 126 euro, 276 e 442 euro. Secondo i calcoli dei consulenti del lavoro, poi, uno stesso ‘destino’ accomuna i redditi di Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Campania, Sicilia: si perdono 66 euro su 20mila annui, 132 euro su 40mila e 198 euro su 60mila.

Fonte: adnkronos.com

Ecco come (e di quanto) si sono alleggerite le buste paga degli italiani

di Vera MORETTI

Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro fornisce chiarimenti circa gli effetti che le nuove addizionali Irpef regionali e comunali.

La nota dolente è che si faranno sentire sulle buste paga dei lavoratori dipendenti e sulle pensioni perché “lavoratori dipendenti e pensionati pagheranno il loro tributo al salvataggio del Paese”. E le buste paga saranno alleggerite a seconda della città in cui si pagano le tasse, anche se l’aumento delle addizionali regionali è uguale per tutti, ovvero dello 0,33%.

Gli scaglioni di reddito interessati sono pari a 20.000 euro, 40.000 euro e 60.000 euro e il calcolo è effettuato sullo stipendio lordo annuo.
In ciascuna provincia e per ciascuno scaglione di reddito, sono stati fatti i confronti con i singoli prelievi che sono con segno positivo (maggiore prelievo) e automaticamente è stato messo in evidenza quanto diminuisce il netto in busta (con segno negativo).

Con questo metodo, emerge che nel Lazio il netto in busta paga scende di 86 euro su un reddito di 20mila euro l’anno, di 172 su 40mila e di 258 su 60mila. In Lombardia, il netto diminuisce di 65,48 euro per il primo scaglione, di 210,46 per il secondo e di 316,46 per il terzo. In Puglia, la perdita è, rispettivamente, di 126 euro, 276 e 442 euro. La situazione è uguale per coloro che abitano in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Campania, Sicilia: si perdono 66 euro su 20mila annui, 132 euro su 40mila e 198 euro su 60mila.

Trieste: pensioni ancora incassate in contanti

Entra oggi in vigore la norma secondo la quale i pensionati che percepiscono oltre 1000 euro al mese non potranno più incassare la propria pensione in contanti ma dovranno provvedere a farsi accreditare l’assegno mensile su appositi conti correnti bancari o postali, o su libretti di risparmio, che rendano possibile tracciare le cifre percepite.

L’obbligo si estende anche a quei pensionati che superano la cifra di 1000 euro mensili solo una o due volte al mese, con l’incasso della tredicesima o della quattordicesima mensilità. I pensionati interessati possono recarsi in Posta o in banca e compilare l’apposito modulo per chiedere l’accredito dell’assegno sul conto prescelto.

Il discorso non vale per la provincia di Trieste: qui, comunica l’Inps, lo stop al pagamento in contanti delle pensioni superiori ai 1000 euro è stato posticipato al 1 maggio 2012. Invariato invece il termine fissato ad oggi entro cui gli assegni di sostegno al reddito (come assegni di disoccupazione, mobilità o cassa integrazione) non possono più essere effettuate in contanti se superiori ai 1000 euro netti.

Fonte: ansa.it

Vacanze di Natale: 8 italiani su 10 le trascorreranno a casa

di Alessia CASIRAGHI

Casa dolce casa per il Natale 2011. Gli italiani trascorreranno le vacanze sotto il vischio sul loro divano di casa, e per i più fortunati, magari davanti al camino. Secondo un’indagine condotta da Confesercenti-Swg,  8 italiani su 10 non partiranno per le vacanze tra il 22 dicembre e il 6 gennaio.

Natale con i tuoi, Capodanno… Nemmeno le vacanze di fine anno sfuggono alla crisi. L ‘ 83% degli italiani, soprattutto gli appartenenti alle fasce professionali più basse non si sposterranno per un breve break vacanziero.

“La motivazione più forte per giustificare questa privazione è di tipo economica-finanziaria” sottolinea Confesercenti. Ma quali sono le fasce più colpite? Impiegati pubblici, studenti, pensionati e disoccupati al primo posto: il 31% dichiara infatti di non avere sufficiente disponibilità economica per concedersi una vacanza mentre il 15% ritiene che i prezzi siano troppo alti. Il 12% degli intervistati ha dichiarato infatti di preferire altri momenti dell’anno per concedersi una vacanza.

Ma qual è la vacanza tipo di chi invece ha scelto di lasciarsi la città alle spalle e partire? Il 78% prevede un soggiorno della durata massima di sette giorni: di questi, il 51% concentrerà ulteriormente il periodo fuori casa tra i 3 e i 5 giorni. Estero o Italia? Il Bel Paese resta al primo posto tra le mete preferite dei vacanzieri di Natale e Capodanno: il 62% resterà in Italia, dividendosi equamente tra Veneto, Trentino-Alto Adige, Lazio e Toscana. Dato alquanto inaspettato, è aumentata la percentuale di vacanzieri che partirà per l’estero: in cima alla classifica le capitali europee, preferite dai giovani tra i 18 ei 24 anni, e poi Spagna, Francia, Germania e Austria.