Riforma pensioni: assegni più alti, solidarietà intergenerazionale, flessibilità in uscita

Comincia a consolidarsi il disegno di riforma pensioni che potrebbe essere approvata. Ecco come potrebbe cambiare il welfare nel prossimo futuro.

Welfare: aumentano gli importi degli assegni di invalidità

La prima cosa da sottolineare è che nel programma di Fratelli d’Italia, primo partito in seguito al voto del 25 settembre, c’è l’idea di innalzare le prestazioni in favore degli invalidi civili, in particolare si legge che nessuna prestazione di invalidità potrà avere un importo inferiore rispetto ad altre forme di assistenza sociale.

Flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e stop all’adeguamento all’aspettativa di vita

La seconda proposta riguarda la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro. È molto probabile che resti in vigore la legge Fornero, ma che come già avvenuto negli anni passati con la Quota 100 e la Quota 102, ci sarà la possibilità di uscire prima dal mondo del lavoro. Per ora ancora non è chiaro come potrebbe essere applicata tale flessibilità, ma sembra si vada verso la conferma dell’Ape Sociale e di Opzione Donna. Inoltre nel programma c’è un altro elemento importante, cioè lo stop all’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita. Attualmente lo stop già c’è ma è legato all’epidemia Covid che ha portato l’aspettativa di vita a non innalzarsi, quindi si tratta di uno stop automatico, mentre ora dovrebbe essere introdotto in modo strutturale per evitare che i lavoratori si trovino a rincorrere la pensione.

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Riforma pensioni e solidarietà integenerazionale

Fratelli d’Italia punta però al ricambio generazionale nel mondo del lavoro e questo vuol dire per forza di cose che dovrà esserci un’uscita anticipata di massa dal mondo del lavoro e questo anche grazie a incentivi di tipo economico.

Fratelli di Italia punterebbe a un programma di solidarietà intergenerazionale con incentivi fiscali nei confronti di over 65 che sostengono oneri nei confronti di under 36, tra questi oneri riconosciuti vi dovrebbero essere spese sanitarie, per istruzione scolastica e universitaria, pratica sportiva e canoni di locazioni per immobili. In poche parole genitori e nonni che aiutano figli e nipoti dovrebbero avere sconti fiscali.

Nel programma di solidarietà intergenerazionale dovrebbero finire anche le pensioni d’oro, le stesse non dovrebbero essere sottoposte a un ricalcolo per evitare che le pensioni versate non corrispondano ai contributi effettivamente versati, in poche parole si potrebbe introdurre una sorta di tetto, ma ancora non è stato chiarito a quale livello di reddito dovrebbe esserci questo stop.

Buone notizie dovrebbero poi arrivare per tutti i pensionati in quanto dovrebbe esserci una rivalutazione delle pensioni legata non semplicemente all’inflazione, ma alla svalutazione monetaria. Nel programma c’è anche la tutela delle pensioni delle giovani generazioni.

Contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro: addio dal 2022

Il contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro è stato introdotto per la prima volta in Italia con la legge di bilancio 2019 come misura provvisoria in scadenza al 31 dicembre 2021. Sono in molti però a temere una proroga, vediamo quali sono i potenziali rischi.

Cos’è il contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro

Si è detto che il contributo di solidarietà è stato previsto dalla legge di bilancio 2019 (articolo 1 comma 261) sulle pensioni di ammontare superiore a 100.000 euro. Come stabilito dalla norma, la misura risulta proporzionata all’assegno e di conseguenza più è elevato l’importo e maggiore è il contributo di solidarietà trattenuto. La norma prevedeva l’applicazione della decurtazione dal 1° gennaio 2019 fino al 31 dicembre 2023. La Corte Costituzionale, chiamata a pronunciarsi, è intervenuta sottolineando che la durata quinquennale di tale misura era sproporzionata e di conseguenza ha stabilito la cessazione della stessa il 31 dicembre 2021. Appare quindi evidente che dal 1° gennaio 2022, per effetto della decisione della Corte Costituzionale non sarà applicato il contributo di solidarietà e per effetto di ciò i pensionati vedranno crescere il loro assegno.

A quanto ammonterà l’aumento?

Naturalmente l’aumento sarà corrispondente alla decurtazione applicata e quindi:

  • 15% per le pensioni da 100.000 euro a 130.000 euro;
  • 25% sulle pensioni da 130.001 a 200.000 euro;
  • 30% per coloro che hanno una pensione 200.001 a 350.000 euro;
  • 35% per pensioni da 350.001 a 500.000 euro;
  • 40% per le pensioni da 500.001 euro.

A tali aumenti dovrebbe aggiungersi anche l’effetto della rivalutazione delle pensioni 2022.

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi propone il contribuito di solidarietà per contrastare il caro bollette

Non vi sono però ulteriori certezze, infatti il premier Draghi ha proposto un nuovo contributo sulle pensioni di valore superiore a 75.000 euro al fine di agevolare misure volte a contenere i rincari del settore energetico. La norma ha ottenuto l’appoggio di PD, M5S e LEU, mentre  Fratelli d’Italia, Italia Viva e Lega hanno fatto opposizione. La proposta non ha avuto il via libera dal Consiglio dei Ministri.

Sarebbe d’altronde abbastanza strano approvare una norma che amplia addirittura la platea di coloro che dovrebbero partecipare al contributo di solidarietà, infatti la proposta bocciata prevedeva un abbassamento della soglia da 100.000 euro a 75.000 euro. Dal punto di vista della legittimità non dovrebbero esservi problemi perché non si tratterebbe di un’estensione del contributo “bocciato” dalla Corte, ma di un nuovo contributo. L’ipotesi allo studio dovrebbe prevedere il congelamento del taglio dell’IRPEF per i pensionati che percepiscono più di 75.000 euro e dovrebbe generare un importo di 248 milioni di euro. Sicuramente tale contributo avrebbe comunque destato molti malumori perché ci sarebbe una fascia di cittadini di fatto non ammessa a godere del taglio delle imposte.