Fai conoscere al mondo la tua eccellenza tecnologica con “Italia degli innovatori”

Dopo l’esperienza positiva che ha visto l’Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione promotrice di Italia degli Innovatori a Shanghai nel 2010, si riaprono i termini per la presentazione per la partecipazione all’edizione 2011/2012.
 
Quattro i Paesi obiettivo, Cina, Russia, Brasile e Messico, per promuovere i migliori esempi dell’innovazione e dell’eccellenza tecnologica italiana.
 
Italia degli innovatori nasce dalla volontà di offrire alle innovazioni italiane una vetrina di altissimo livello per mostrarsi al grande pubblico e per incontrare nuovi partner con cui, se ci saranno le condizioni, sviluppare buoni affari insieme“, afferma Davide Giacalone, presidente dell’Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione. “L’Italia – continua Giacaloneè nota nel mondo per il design, la moda, per i prodotti di lusso e per il suo lifestyle. Il nostro obiettivo e fare conoscere un’altra Italia, fatta di tecnologia di altissimo livello, di innovazioni di avanguardia anche in settori che spesso si pensa che siano di appannaggio di altri Paesi“.
 
Italia degli Innovatori ha infatti lo scopo di mostrare le eccellenze tecnologiche italiane e promuovere un’immagine più completa dell’Italia, intesa come “Paese dell’Innovazione“, una realtà che sa creare prodotti innovativi e ad alto contenuto tecnologico negli ambiti più differenti, dalle costruzioni alla tutela dell’ambiente, dalla salute alla tutela del patrimonio artistico, fino a comunicazione, eGovernment e sicurezza.
 
Il progetto è partito lo scorso anno, quando sono state invitate imprese, università e centri di ricerca italiani a segnalare al ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione le loro migliori innovazioni. Ne sono state selezionate 265 che sono attualmente rappresentate a Shanghai – specifica Mario Dal Co, direttore generale dell’Agenzia -. Oltre a realizzare una mostra che permetterà al grande pubblico dei quattro Paesi destinazione di quest’anno di conoscere un’Italia diversa dai soliti stereotipi, un’Italia forte nelle tecnologie e nell’innovazione, abbiamo organizzato, per gli imprenditori e per i ricercatori che hanno partecipato, un insieme di incontri business to business per favorire la reciproca conoscenza e, perché no, per favorire lo sviluppo di buoni affari e di possibili futuri guadagni“.
 
Duplice è l’obiettivo di tale iniziativa: offrire una vetrina di altissimo livello per mostrare le eccellenze del nostro Paese nel campo dell’innovazione e favorire al tempo stesso l’incontro tra domanda e offerta delle imprese italiane in ottica internazionale.
 
Con questa formula innovativa, che unisce cultura e business, si vuole offrire una immagine diversa dell’Italia, legata alle sue eccellenze tecnologiche, spesso poco conosciute – conclude Antonio Cianci, responsabile del progetto -. Questo progetto, vuole essere una ‘fiera di persone’, dove non sono esposti gli oggetti, ma gli uomini e le donne che hanno messo in pratica grandi idee. Italia degli innovatori, grazie all’Expo di Shanghai 2010, ha consentito a tante aziende italiane di conoscere la Cina attraverso la porta principale. E anche di mostrare al mondo cosa siamo veramente capaci di fare. Adesso, oltre a riproporlo in Cina, vogliamo portarlo anche in altri Paesi di grande interesse per le innovazioni italiane“.
 
L’invito a partecipare è rivolto a università, centri di ricerca, imprese, consorzi e a tutti coloro che attraverso le loro iniziative contribuiscono a testimoniare l’eccellenza tecnologica italiana.

Tutte le informazioni sono reperibili sul sito www.aginnovazione.gov.it. Le domande devono pervenire entro il 28 febbraio 2011. Clicca qui per scaricare il bando.

Cara P.A., ora paga i tuoi debiti alle PMI. Te lo impone l’Ue, basta ritardi

di Davide PASSONI

Oggi partiamo da una buona notizia. La Commissione Europea ha finalmente trovato un accordo con l’Europarlamento e con il Consiglio dei ministri Ue per varare una direttiva contro i ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione. Una piaga per l’economia, non solo italiana ma europea, una jattura con la quale si sono trovati a fare i conti molti dei nostri lettori che, quindi, sanno bene di che cosa stiamo parlando.

Nell’Ue i pagamenti in ritardo ammontano a quasi 2 miliardi all’anno, con tempi medi di 65 giorni e casi estremi che arrivano a 180. Ora, secondo la direttiva europea in via di approvazione, il termine ultimo per i pagamenti sarà di 60 giorni; dal 61esimo in poi, per le P.A. scatterà l’interesse dell’8% sul debito. Una mossa che dovrebbe sbloccare circa 180 miliardi, in buona parte a favore delle PMI.

Da noi la pubblica amministrazione ha un debito di circa 70 miliardi verso i propri fornitori, molti dei quali sono, guarda caso, PMI. Lo sa bene la Commissione Europea, visto che da Bruxelles ricordano che questa intollerabile morosità è spesso causa del fallimento di imprese che sarebbero altrimenti sane e produttive, specialmente se di piccole e medie dimensioni. Se aggiungiamo che in Italia, sempre secondo fonti Ue, i ritardi nei pagamenti sono passati da 138 giorni nel 2008 a 170 nel 2010 e che il 50% delle nostre imprese registra ritardi medi di 2-4 mesi e il 25% persino di 6, ecco che questo accordo tra Commissione, Europarlamento e Consiglio dei Ministri Ue appare quanto mai salvifico. Purché…

Purché chi nel Palazzo dovrebbe decidere sul futuro e sulla salvezza della nostra economia non trovi qualche gabola per decidere sulla salvezza della pubblica amministrazione. Di fatto già ora la P.A. fa spesso orecchie da mercante, fingendo di ignorare le disposizioni di legge che impongono il pagamento a 30 giorni dal ricevimento della fattura, oltre alla decorrenza e all’importo degli interessi per il pagamento ritardato. Un comportamento non più sostenibile, già più volte sanzionato dal Consiglio di Stato, che continua a essere tenuto con la scusa della mancanza di fondi, della crisi, dei costi della macchina pubblica.

In quest’ottica, c’è da sperare che i due anni concessi ai Paesi Ue per recepire la direttiva non diventino un alibi per prendere/perdere tempo. Lo sa bene il Taiis, che ha chiesto di definire in tempi rapidi la quantificazione dei debiti, per approvare una soluzione che possa sanare il pregresso senza incidere negativamente sui conti pubblici. Una soluzione fattibile con un piano di rientro decennale del debito che inciderebbe sul Pil fino a un massimo dello 0,4% all’anno. Se si pensa che il totale dei debiti commerciali in Italia equivale a 4 punti di Pil, è chiaro quanto la nostra economia possa trarre beneficio da una recuperata capacità di spesa e di investimento da parte delle imprese. 

Non basta quindi la crisi dei mercati mondiali; non basta la stretta sul credito operata dalle banche, che ha ridotto la circolazione di liquidità mandando in sofferenza le piccole e medie imprese che non hanno una capacità finanziaria adeguata per affrontarla; non bastano il nero e l’evasione, cancri che allignano nel nostro tessuto produttivo di base sottraendo ricchezza al Paese e, di conseguenza, risorse alle imprese stesse che credono di fare le furbe. Dobbiamo anche lottare contro una P.A. morosa e supponente.

Ora l’Ue dice basta, redde quod debes. Peccato che, come al solito, sia dovuta intervenire l’Europa per arrivare là dove non siamo in grado di arrivare noi, per furbizia, per ignavia o solo per pigrizia. Vedremo ora se alla P.A. converrà di più pagare a termine o continuare a voltarsi dall’altra parte, accollandosi quell’8% in più.

Business Coach: qual e’ l’identikit del suo assistito?

Settima puntata del viaggio di Infoiva, il Quotidiano online delle Partite Iva, nel mondo del Business Coaching, professione che da qualche tempo si sta diffondendo con successo anche in Italia. In collaborazione con il Dott. Giulio Ardenghi, uno dei pochi e qualificati Business Coach italiani.

Se fino a un paio di anni fa erano soprattutto le multinazionali che si rivolgevano al business coaching, oggi si nota un impulso nelle PMI alle prese con l’innovazione tecnologica, o meglio, a come venderla, a come proporsi sui mercati internazionali, a come dare forte impulso alla rete di vendita e al marketing. Anche le PMI si sono rese conto che non è sufficiente avere un’ottima tecnologia applicata se non la si sa vendere. La competizione è accanita, le novità durano meno che nel passato e vanno sfruttate presto e bene, l’inventiva e l’innovazione continua sono dei doveri come un tempo la manutenzione. Inoltre occorre distribuire il rischio su più mercati. Non sempre le PMI hanno tutte queste competenze, per cui accedono ai servizi del business coaching efficace per muoversi in fretta e bene, evitando gli errori da inesperienza.

Purtroppo c’è poca sensibilità presso le associazioni di categoria e le camere di commercio a proporre alle PMI di adottare un coach che le segua da vicino: prevale il superato e poco efficace modello della formazione d’aula.

Molte sono le start up che sia avvalgono dei sevizi di un business coach che le segua dalla A alla Z. Un settore, questo, che mi stimola molto e su cui sto ottenendo ottimi risultati.

Anche imprese artigiane si stanno interessando al business coaching per diventare PMI. La prima cosa di cui si rendono conto è che il cliente cerca l’artigiano, ma l’imprenditore cerca i clienti. E il know-how commerciale delle imprese artigiane è basso. Il business coach può, affiancando la struttura, accelerare la crescita delle competenze in azienda.

Un’esplosione recente di richieste è da parte di persone che, volenti o nolenti, uscite dal mondo del lavoro o spinte da necessità, sono alla ricerca di formule che permettano loro di ricercare redditi sussidiari o paralleli. Come sfruttare capitali dormienti o competenze formatesi nel tempo. Qui il business coaching svolge un ruolo sociale importante, ridando speranza e stima a queste validissime persone che cercano di vincere l’indolenza paralizzante che può prendere e bloccare qualsiasi iniziativa e voglia di fare.

Dott. Giulio ARDENGHI

http://www.businesscoachingefficace.com/

Giro di boa e crescita per le pmi italiane

Sono le stesse piccole medie realtà imprenditoriali italiane a dichiararlo, in un’indagine svolta da Fondazione Impresa su 1200 pmi il cui risultato non lascia spazio ad alcun dubbio: “Le piccole imprese italiane sono al metro 59 del tunnel della crisi”. Come a dire, il peggio è superato anche se “manca ancora un lungo percorso prima di uscire definitivamente dalle difficoltà”.

Fondazione Impresa, infatti, ha chiesto a oltre mille pmi italiane dove si posizionerebbero se si trovassero all’interno di un tunnel lungo 100 metri, che rappresenta la crisi.

Per la maggior parte di esse la risposta é stata unanime: il peggio, “il giro di boa“, é passato anche se é c’é ancora un lungo percorso da fare prima di uscire definitivamente dalle difficoltà.

Qualche numero, anzi, “distanza”? Mantendo la metafora velica si potrebbe dire che artigianato, piccola impresa e servizi sono rispettivamente 61,3, 60,3 e 59,9 metri. Meno rosea, invece, la situazione del commercio, che si colloca solo al metro 56.

Ragionando in termini geografici, invece, il Nord Est è in testa “quasi al metro 64”, seguito dal Nord Ovest al metro 61,3 con dietro il Centro e il Sud Italia (a 57 e 55,5 metri).

Infine, sempre secondo la domanda rivolta da Fondazione Impresa alle 1200 pmi italiane, la ripresa della domanda e degli ordini è per quasi il 64,9% dei piccoli imprenditori intervistati uno degli elementi principali che fanno vedere la fine del tunnel della crisi. Per il 27,7% una situazione economica generale migliore e appena per il 4,3% decisioni istituzionali più incisive.

Paola Perfetti

I buoni risultati di PMI Meccanica Vicenza

Buone notizie per le imprese vicentine: solo nel primo trimestre del 2010 il loro fatturato è aumentato del 5% tendenziale che, nel caso della meccanica, sale a +8,8%.

Parliamo di un dato che,  sebbene non compensi le diminuzioni percentuali dei fatturati dei due anni precedenti, è comunque il migliore risultato nel complessivo veneto.

A fornire questi dati è l’Ufficio Studi di Confartigianato Vicenza.

Solo di recente, i metalmeccanici del Mandamento di Vicenza della Confartigianato provinciale, coordinati dal presidente mandamentale Ezio Zerbato e dal presidente provinciale della categoria Antonio Marcon, hanno fatto il punto sull’attuale situazione economica.

Il dato vicentino si conferma con un contenuto calo delle aziende su base tendenziale dell’1,1% (contro l’1,3% regionale) e una significativa diminuzione delle cessazioni (-15%) rispetto al 2009, mentre per l’occupazione si dimezza la media del calo, sia a livello locale che regionale (-2,5%).

Ha ricordato il presidente Marcon:

“Per il 2010, anche in base ai dati Unioncamere, i segnali che giungono fanno ritenere archiviata la fase di recessione e, secondo le stime più recenti, il Veneto registrerà una crescita del PIL pari all’1,2%, lievemente superiore a quella del resto del Nordest e del Paese. Buono anche il recupero delle esportazioni, previste in rialzo del +6,7%. Piu’ debole invece la spesa per i consumi delle famiglie venete (+0,3%) ma con il manifatturiero a trainare la ripresa (+4%)”.

Paola Perfetti

Capitale di rischio: nel 2009 è stata la scoperta delle piccole imprese italiane.

Le piccole e medie imprese italiane cominciano a scoprire i pregi del capitale di rischio.  Mentre gli effetti della crisi finanziaria internazionale si sono manifestati anche sul venture capital e sul private equity, con un rallentamento dell’attività che nel 2009 ha visto investiti 2,6 miliardi di euro, con un calo del 52% rispetto al 2008 (quando l’investimento aveva superato i 5 miliardi), c’è stato un segnale inusitato sul fronte delle piccole e medie imprese.

Lo scorso anno, in particolare, si è osservato un incremento del peso delle aziende di piccole e medie dimensioni: il 77% degli investimenti (71% nel 2008) ha riguardato imprese con meno di 250 dipendenti. E risultati simili si riscontrano analizzando il fatturato delle società target: il 75% delle operazioni si è concentrato su aziende aventi un fatturato inferiore ai 50 milioni di euro, contro il 67% del 2008.

Inoltre, metà del totale di operazioni registrate nel 2009 ha riguardato piccole imprese con meno di 50 dipendenti. Il dato corrisponde al 65% degli investimenti in piccole e medie imprese effettuati nel corso dell’anno. Guardando il fatturato delle società target, invece, emerge che il 60% degli investimenti realizzati nel 2009 in piccole e medie imprese (45% del numero totale di investimenti) ha avuto ad oggetto imprese con un fatturato inferiore ai 10 milioni di Euro. Per quanto concerne la distribuzione geografica degli investimenti, nonostante l’incremento dei capitali destinati ad imprese situate del Sud Italia (108 milioni di Euro, +55% rispetto al 2008), il loro coinvolgimento rimane marginale e pari ad appena il 4% del totale. Risultati analoghi si riscontrano anche in termini di numero di operazioni, con solamente 12 investimenti realizzati nel 2009, corrispondenti ad un peso sul numero totale del 5%. Proprio per favorire l’avvicinamento delle piccole e medie imprese al capitale di rischio, il Ministero dello Sviluppo Economico ha siglato ad aprile scorso un accordo di collaborazione con l’AIFI-Associazione Italiana di Private Equity e Venture Capital, con l’obiettivo anche di organizzare di incontri informativi/formativi in materia con il coinvolgimento delle Associazioni di impresa e delle Camere di Commercio, con una particolare attenzione al Mezzogiorno.

fonte: Ministero dello Sviluppo Economico

Pmi ecoinnovative sono il motore del piano economico europeo

E’ l’ecosostenibilità il motore propulsivo delle piccole medie imprese (Pmi).

Ecoinnovazione, quindi, non solo per il benessere dell’ambiente ma soprattutto per garantire la crescita in salute delle nuove realtà imprenditoriali, la competitività economica e nuovi posti di lavoro.

Ad essere protagoniste sono circa 23 milioni di piccole e medie imprese facenti capo all’Unione Europea.

Lo stabilsce il Blog Reporting the World Over, che tratta del ruolo dell’ecoinnovazione contestualmente agli sforzi compiuti dall’Europa per promuovere una crescita economica sostenibile anche dal punto di vista ambientale.

Secondo la nostra fonte, infatti, sono proprio queste Pmi votate all’attenzione per tutto ciò che è “verde” a rappresentare il 99% dei posti di lavoLero totali.

Pertanto, uno loro aiuto e stimolo sarebbe altrettanto produttivo per colmare il divario tra crescita economica e sostenibilità ambientale.

Certo, la prima soluzione necessaria da affrontare sarebbe quella di eliminare le barriere che ostacolo lo sviluppo di queste realtà imprenditoriali. Si pensi, per esempio, alla mancanza di fondi disponibili, gli elevati costi connessi alle attività di innovazione, la percezione che l’ecoinnovazione rappresenti un rischio commerciale, le lungaggini di posizionamento sul mercato delle nuove imprese, ostacolate ulteriormente dai tempi e dai costi esagerati.

Risulta allora pressoché fondamentale fornire un sostegno eco-tecnologico di prossima generazione che assecondi la creatività e il dinamismo delle tante piccole medie imprese “verdi” , per non parlare dei finanziamenti e delle agevolazioni importantissime per l’avvio di un’azienda e superamento della fase di start up.

A questo proposito, solo pochi giorni fa vi abbiamo segnalato l’iniziativa della Regione Lombardia proprio riferita a questo contesto, ma bisogna ammettere che l’Unione europea ha già iniziato a eliminare le barriere che ostacolano le PMI ecoinnovative varando, a partire dal 2004, il piano d’azione europeo per le tecnologie ambientali (ETAP, Environmental Technologies Action Plan).

Negli ultimi 6 anni, è stato proprio l’ETAP a migliorare le condizioni di mercato agevolando la transizione dalla ricerca al mercato stesso e favorendo così la conoscenza e l’implementazione dell’ecoinnovazione.

Oltre a questo, è bene segnalare altri strumenti introdotti proprio a sostegno di queste realtà imprenditoriali:

Programma quadro per la competitività e l’innovazione (CIP, Competitiveness and Innovation framework Programme), che prevede lo stanziamento di quasi 200 milioni di euro (tra il 2008 e il 2013) per aiutare le Pmi ecoinnovative a trasferire le proprie soluzioni ambientali dai laboratori teorici al mercato del lavoro.

Piattaforma di innovazione europea per l’ecoinnovazione (European Innovation Platform for Eco-Innovation), volta alla risoluzione dei problemi del mercato che ostacolano il cambiamento.

Fonte

Paola Perfetti

Mutuo sospeso per le Pmi

L’ABI (Associazione Bancaria Italiana) e alcune realtà dell’Osservatorio permanente su banche-imprese hanno siglato un accordo speciale dedicato alle Pmi.

Per loro, è stata promulgata l’iniziativa atta a sospendere il pagamento di una rata del mutuo per le piccole e medie imprese.

Questa iniziativa è funzionale alla patrimonializzazione delle imprese così da agevolarle.

In che cosa consiste

L’accordo sulla sospensione di una rata del mutuo per le Pmi prevede:

– interventi di interruzione per un anno del pagamento della quota capitale del mutuo;

– pausa per un anno o per 6 mesi del pagamento della quota capitale che sia inserita nei canoni di operazioni di leasing immobiliari (sospensione di 1 anno) o mobiliari (6 mesi).

Sono da considerarsi attinenti a questa categoria anche le operazioni di allungamento a 270 giorni delle scadenze del credito di breve periodo.

E’ infine possibile ottenere un contributo per rafforzare il patrimonio delle Pmi in previsione di un finanziamento specifico oppure per altre tipologie.

Il termine ultimo di presentazione delle domande è il 30 giugno 2010.

Perchè possano beneficiare della sospensione di una rata del mutuo, però, le imprese devono corrispondere a queste caratteristiche:

– devono avere un numero di dipendenti determinato entro le 250 unità;

– l’importo complessivo del fatturato annuale deve essere di 50 milioni di euro;

– non devono avere rate non pagate, scadute da più di tre mesi;

– devono essere connessi a finanziamenti bancari (si di breve e che di lungo periodo) o a contratti di leasing finanziari.

Modalità di presentazione della domanda

Per effettuare la domanda è necessario che

– l’impresa al 30 settembre del 2008 non sia stata inserita tra le società non in bonis o in sofferenza;

– che le rate del pagamento siano in scadenza o scadute da non più di 180 giorni al momento di presentazione della domanda.

Paola Perfetti

Pmi verso l’Export: via libera alla riforma

Via libera definitivo alla riforma degli strumenti di agevolazione finanziaria mirati all’Export.

La novità è stata annunciata dal viceministro allo Sviluppo Economico, Adolfo Urso, con delega al Commercio Estero e attraverso il Comitato Agevolazioni.

In particolare, il Viceministro Urso ha dichiarato: “In questa fase difficile della congiuntura economica è un sostegno concreto a chi scommette sull’internazionalizzazione come arma vincente per agganciare la ripresa”.

Ecco quali sono gli aggiornamenti.

In primo luogo, è stata introdotta la riduzione del tasso agevolato applicabile: con la riforma passa dal 40% al 15% del tasso di riferimento.

E poi:

– trasferimento della quota erogabile a titolo di anticipo dal 10% al 30%;

– ammissibilità delle spese sostenute dall’impresa fin dalla data di presentazione della domanda;

– garanzie per le Pmi di ricevere condizioni più favorevoli in funzione della loro affidabilità e capacità di rimborso;

– introduzione di uno scoperto di garanzia fino al 50% del finanziamento agevolato concesso per le Pmi meritevoli.

Paola Perfetti