Imprese e pratiche commerciali scorrette, inchiesta Antitrust per un volto noto

Chiara Ferragni è ancora oggi definita la più grande imprenditrice digitale a livello globale e ci può stare che si commetta un errore in una carriera così brillante. L’imprenditrice, insieme a Balocco, è finita sotto l’occhio vigile dell’Antitrust che ha avviato un’indagine. La stessa può sicuramente creare un allarme per tutte le imprese che correlano le attività di vendita con iniziative benefiche. Vediamo per quale motivo c’è un’indagine dell’Antitrust su Chiara Ferragni e Balocco.

Le campagne di beneficenza possono indurre in errore il consumatore, indagine dell’Antitrus su pratiche commerciali scorrette

Lo scorso autunno, con l’arrivo delle promozioni/campagne pubblicitarie natalizie, è stato messo in vendita un prodotto gastronomico natalizio con firma di Chiara Ferragni, a questo prodotto era correlata una campagna di raccolta fondi di beneficenza. Secondo l’Antitrust dalla campagna pubblicitaria i consumatori potevano dedurre che parte degli introiti derivanti dalla vendita fossero diretti alla raccolta fondi.

Questo implica che i consumatori potevano essere indotti all’acquisto dall’obiettivo di partecipare alla campagna e aumentare il volume delle donazioni in favore del beneficiario.

In realtà da un’inchiesta giornalistica trapelò che la donazione era effettuata a monte e quindi a prescindere dal volume di vendita del prodotto, di conseguenza i consumatori non contribuivano in modo diretto a tale donazione e a prescindere dall’acquisto era già determinato l’ammontare della donazione.

Secondo l’Autorità Garante per la concorrenza sia nei comunicati stampa che sulle confezioni dei prodotti le informazioni erano date in modo da indurre i consumatori/acquirenti a pensare che parte del prezzo da loro pagato andasse in beneficenza. Ciò può aver indotto in errore le persone facendo leva sulla loro sensibilità per iniziative benefiche a sfondo sociale.

Naturalmente si tratta di un’indagine non ancora conclusa e di conseguenza è bene prestare attenzione e ricordare che non è ancora provato tale comportamento scorretto. Allo stesso tempo si ricorda alle imprese che è bene non sottovalutare che le campagne pubblicitarie/promozionali devono essere curate con attenzione perché possono indurre in errore.

Buoni Fruttiferi Postali: Antitrust apre un’indagine per pratiche scorrette

Nei giorni scorsi è stato reso noto che l’Antitrust ( Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato – AGCM) ha dato il via a un’indagine nei confronti di Poste Italiane per pratiche commerciali scorrette inerenti al collocamento dei Buoni Fruttiferi Postali.

Perché parte l’indagine dell’Antitrust sul collocamento dei Buoni Fruttiferi Postali?

I Buoni Fruttiferi Postali sono uno degli strumenti di risparmio più apprezzati dagli italiani, soprattutto da coloro che vogliono avere piccoli risparmi con un rendimento sicuro. Purtroppo negli ultimi anni Poste Italiane è stata al centro di molteplici vicende giudiziarie inerenti il calcolo degli interessi e delle imposte sui Buoni Fruttiferi della serie Q/P, emessi tra il primo luglio 1986 e il 31 ottobre 1995. Rimandiamo agli approfondimenti relativi a tale questione per coloro che sono interessati, ma ora cerchiamo di capire perché c’è un’istruttoria dell’Antitrust.

L’indagine prende il via da un esposto dell’Adiconsum della Regione Sardegna. L’associazione dei consumatori, in seguito alle lamentele di numerosi risparmiatori inerenti l’indicazione sui Buoni Fruttiferi Postali non particolarmente chiara e trasparente delle condizioni e in particolare della scadenza, si sono visti rifiutare il rimborso dei Buoni in quanto scaduti e prescritti.

Per maggiori informazioni sulla prescrizione dei buoni fruttiferi leggi la guida: Prescrizione dei Buoni Fruttiferi Postali: quando si verifica?

L’Antitrust nel provvedimento di apertura dell’istruttoria ha sottolineato che Poste Italiane nella gestione dei buoni caduti in prescrizione negli ultimi 5 anni avrebbe omesso di informare i consumatori della scadenza dei titoli e delle conseguenze che sarebbero derivate in caso di prescrizione degli stessi a causa della mancata richiesta di rimborso dei titoli da parte dei risparmiatori nei termini previsti. Poste Italiane, da quanto emerge, avrebbe continuato ad avere questo comportamento nonostante avesse già ricevuto numerose reclami da parte dei risparmiatori incorsi nella prescrizione.

I prossimi passi per avere tutela in caso di mancato rimborso dei Buoni Fruttiferi Postali

A spiegare i passi successivi da compiere è Giorgio Vargiu, presidente di Adiconsum Sardegna. Lo stesso ha sottolineato che, nel caso in seguito all’istruttoria, l’Antitrust dovesse rivelare che Poste Italiane ha avuto un comportamento scorretto, i risparmiatori potranno intentare causa, da soli oppure affidandosi ad associazioni dei consumatori, al fine di ottenere la restituzione di quanto investito e degli interessi maturati.

Adiconsum ha anche sottolineato che ha tratto in inganno i risparmiatori il fatto che nella scheda di sintesi dei BPF c’era la dicitura “capitale investito sempre rimborsabile”. Ciò ha indotto molti a ritenere che almeno il capitale potesse essere sempre recuperato. Inoltre secondo Adiconsum a trarre in inganno i risparmiatori vi era anche un grafico posto nella scheda di sintesi in cui c’era la dicitura “durata massima di 20 anni”, questo avrebbe indotto i risparmiatori a ritenere che in realtà si intendesse che per 20 anni i buoni avrebbero continuato a produrre interessi e non che non sarebbero più stati rimborsati.

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