Aumentati i prestiti bancari nei confronti dei privati

La Banca d’Italia, nel bollettino di febbraio sulle principali voci dei bilanci bancari, ha reso noto che a dicembre i prestiti bancari ai privati sono aumentati, su base annua, dell’1,1%, dopo aver registrato uno 0,5% a novembre.

Si tratta di aumenti quasi esclusivamente relativi alle famiglie, per le quali i prestiti sono cresciuti a dicembre dell’1,9% sui dodici mesi (1,8% a novembre).
Vita dura, invece, per le società non finanziarie, per le quali l’aumento su base annua è solo dello 0,2%, dopo uno zero tondo registrato a novembre.

A dicembre il tasso di crescita sui dodici mesi dei depositi del settore privato è aumentato al 4,9% (4,% a novembre). La raccolta obbligazionaria, incluse le obbligazioni detenute dal sistema bancario, è diminuita del 10,9% su base annua (-9 per cento nel mese precedente), mentre al netto delle obbligazioni detenute dal sistema bancario è diminuita del 19,2% (-17,4 nel mese precedente).

Dal comunicato di Bankitalia: “Il tasso di crescita sui dodici mesi delle sofferenze tenendo conto delle discontinuità statistiche, ma senza correggere per le cartolarizzazioni e le altre cessioni, è stato pari a -0,7 per cento (-1,7 per cento a novembre). Correggendo tale tasso di crescita per tener conto delle cartolarizzazioni e degli altri crediti ceduti e cancellati dai bilanci bancari, analogamente a quanto si fa per i prestiti, il tasso di crescita sui dodici mesi delle sofferenze è stato a dicembre dell’11,7 per cento (11,8 per cento nel mese precedente)”.
I tassi d’interesse sui finanziamenti erogati nel mese alle famiglie per l‘acquisto di abitazioni, comprensivi delle spese accessorie, sono stati pari al 2,32 per cento (2,35 nel mese precedente); quelli sulle nuove erogazioni di credito al consumo al 7,64 per cento (8,02 nel mese precedente). I tassi d’interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie di importo fino a 1 milione di euro sono risultati pari al 2,27 per cento (2,23 nel mese precedente); quelli sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia all’1,12 per cento (1,11 per cento a novembre). I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono rimasti stabili allo 0,41 per cento
”.

Vera MORETTI

Imprese, si arresta il calo dei prestiti bancari

Udite udite, finalmente una notizia. A novembre si è fermato il calo dei prestiti bancari a imprese famiglie dopo oltre 30 mesi consecutivi di discese.

Secondo quanto riferito dall’Abi (Associazione bancaria italiana) nel suo outlook mensile, la variazione annua lo scorso mese è stata nulla, contro un calo dei prestiti bancari dello 0,7% registrata a ottobre.

Quello di novembre è stato il miglior risultato dall’aprile del 2012, in quanto il totale dei prestiti a famiglie e società non finanziarie si è attestato a 1.419 miliardi di euro, mentre a novembre 2013 il calo dei prestiti bancari era stato del 4,5%.

Nel complesso, i finanziamenti – inclusi i prestiti alle Pubbliche amministrazioni – si sono attestati a novembre a 1.813,3 miliardi di euro, ancora in calo dell’1,6% anno su anno, ma meglio del -2,1% di ottobre.

Secondo l’Abi, la dinamica di ripresa dei prestiti “non è una caratteristica solo italiana, ma si registra anche a livello dell’intera area dell’euro”; nei primi dieci mesi del 2014 i prestiti alle imprese fino a 1 milione di euro sono cresciuti dello 0,2% su base annua, mettendo uno stop al calo dei prestiti bancari.

Rimane comunque aperto il doloroso capitolo delle sofferenze bancarie, che a ottobre ha toccato il nuovo record di quasi 179,3 miliardi di euro (+21,7% su base annua). In valori assoluti, l’aumento è stato di 2,4 miliardi rispetto a settembre e di 32 miliardi a fronte di un anno prima. A settembre l’incremento era stato del 22% annuo.

Prestiti bancari scesi di 70 miliardi in tre anni

Unimpresa ha reso noto che, negli ultimi tre anni, i crediti bancari hanno subito una contrazione di quasi 70 miliardi.

A seguito di questa brusca e preoccupante diminuzione, i finanziamenti alle famiglie si sono ridotti di ben 14 miliardi.
Da luglio 2011 a luglio 2014, infatti, i prestiti al settore privato da parte delle banche è diminuito complessivamente di 83,1 miliardi (-5,49%) passando da 1.513 miliardi a 1.430 miliardi.

A commento di questi risultati, Paolo Longobardi, presidente di Unimpresa, ha dichiarato: “Con questi dati, intendiamo rispondere ai banchieri che, per giustificare la stretta ai rubinetti del credito, puntano il dito contro le aziende, sostenendo che è colpa del cavallo che non beve: la realtà è diversa e racconta di una sistematica azione volta a ridurre drasticamente l’offerta di liquidità allo sportello. E il mezzo fallimento dell’asta Bce conferma che da parte degli istituti di credito non c’è alcuna intenzione di finanziare l’economia reale”.

Questa situazione ha fatto ridurre di 5,6 miliardi (-8,78%) passando da 63,8 miliardi a 58,2 miliardi; i mutui per l’acquisto di abitazioni sono calati di 3,8 miliardi (-1,05%) scendendo da 363,5 miliardi a 359,7 miliardi; i prestiti personali sono diminuiti di 4,6 miliardi (-2,51%) da 185,5 miliardi a 180,9 miliardi.

Non va meglio per le aziende, poiché nel trimestre preso in esame gli impieghi in questo comparto sono scesi di 69,08 miliardi (-7,67%) da 900,2 miliardi a 831,1 miliardi.
I finanziamenti di breve periodo (fino a 1 anno) si sono ridotti di 39,02 miliardi (-11,29%) passando da 345,7 miliardi a 306,t miliardi; i prestiti di medio periodo (fino a 5 anni) sono calati di 12,2 miliardi (-8,71%) scendendo da 140,1 miliardi a 127,9 miliardi; i prestiti di lungo periodo (oltre 5 anni) sono diminuiti di 17,8 miliardi (-4,31%) da 414,3 miliardi a 396,5 miliardi.

Alla luce di questi dati, Longobardi ha aggiunto: “La situazione è gravissima e per dare una svolta servono importanti misure da parte del governo sul versante delle garanzie, che richiedono un massiccio investimento di danaro pubblico. Alle attuali condizioni di mercato ottenere un finanziamento è un miracolo”.

Vera MORETTI

Finanziamenti in aumento a marzo

I prestiti a famiglie ed imprese sono aumentati in marzo, tanto da aver superato 1.850 miliardi di euro, aumentando così di 126 miliardi l’ammontare complessivo della raccolta da clientela, attestata sui 1.724 miliardi di euro.

Il complesso dei finanziamenti registra a marzo un’ulteriore attenuazione della variazione negativa su base annua (-3,2% dal -3,4% del mese precedente).
Anche i finanziamenti a famiglie e imprese si posizionano sul -1,9% come variazione annua a marzo 2014, era -2,6% il mese precedente e -4,5% a novembre 2013.

La quota di nuovi prestiti erogati alle imprese di importo fino a 1 mln di euro é stata pari al 43% a febbraio 2014, era del 39% un anno prima ed era del 32% a fine 2011. Dalla fine del 2007, prima dell’inizio della crisi, ad oggi i prestiti all’economia sono passati da 1.673 a 1.850 miliardi di euro, quelli a famiglie e imprese da 1.279 a 1.434 miliardi di euro.

L’Abi sottolinea inoltre la forte diminuzione, su base annua, della raccolta a medio e lungo termine, ad esempio tramite obbligazioni, che penalizza l’erogazione dei prestiti a medio e lungo termine.
In aumento, invece, i depositi, di circa 12 mld di euro rispetto all’anno precedente su base annua, +1% contro +1,5% di gennaio 2014.

L’andamento della raccolta complessiva registra a marzo 2014 un aumento di 6,5 mld rispetto al mese precedente e una diminuzione di circa 34 mld di euro rispetto ad un anno prima, manifestando una variazione su base annua di -1,9% (-2,2% a febbraio), risentendo della dinamica negativa della raccolta a medio e lungo termine.

Dalla fine del 2007, prima dell’inizio della crisi, ad oggi la raccolta da clientela é passata da 1.513 a 1.724 miliardi di euro, segnando un aumento di oltre 211 miliardi.

Vera MORETTI

La difficoltà di accesso al credito fa calare la fiducia nelle banche

Come era prevedibile, nel 2012 i prestiti delle banche a imprese e famiglie sono diminuiti di quasi 50 miliardi di euro: questo significa che i 200 miliardi che il sistema creditizio ha preso in prestito dalla BCE a condizioni agevolate è finito per lo più in titoli di stato italiani, investiti nel debito pubblico.

A rivelare questi dati è il Centro Studi Unimpresa, che segnala invece l’aumento dei prestiti alla Pubblica Amministrazione.
A rimetterci maggiormente sono state le imprese, mentre, per quanto riguarda le famiglie, il “giro di vite” da parte delle banche ha riguardato per di più credito al consumo (-3,8 miliardi, il 6,06%), mutui (-1,1 miliardi, lo 0,33%), altre tipologie di prestito (-2,2 miliardi, l’1,21%).

Nel 2012 le banche italiane hanno usufruito di due operazioni di rifinanziamento della BCE assicurandosi liquidità in più per 201,7 miliardi di euro a un tasso dell’1%. Di questi 200 miliardi, circa 140 sono stati usati per acquistare titoli di stato.

Paolo Longobardi, presidente di Unimpresa, ha dichiarato: “Una fotografia che certifica come è nata la stretta al credito per imprese e famiglie. Proprio in banca si è inceppato l’ingranaggio principale per sostenere la ripresa dell’economia: da una parte non viene sostenuta la piccola liquidità dell’impresa, che corre il rischio così di non poter onorare i pagamenti coi fornitori e, soprattutto, di non pagare gli stipendi ai lavoratori; dall’altra non viene concesso denaro alle famiglie e così si bloccano i consumi”.

Secondo Unindustria, “proprio il credito deve essere, insieme con un piano per ridurre il peso del Fisco, il primo punto su cui deve intervenire il nuovo Governo nella prossima legislatura”.

Anche la Banca d’Italia ha registrato il calo dei prestiti, con una flessione, pari al 3,9% del novembre 2012, che non si riscontrava dal novembre 2009.
Ciò ha portato le aziende italiane ad aumentare la sfiducia negli istituti bancari, che ora a malapena raggiunge la sufficienza.
A pesare su questi giudizi è probabilmente la difficoltà di accesso al credito: il 6,8% delle imprese ha ricevuto un rifiuto da parte delle banche e, ovviamente, maggiormente penalizzate sono le pmi.

Secondo l’ultimo bollettino statistico della Banca d’Italia, dicembre 2012, le imprese sono pessimiste sulla situazione economica. Sale al 41,9% (dal 37,1 di settembre) la percentuale di imprenditori secondo i quali nei prossimi tre mesi, dunque entro marzo 2013, le condizioni economiche in cui operano le imprese peggioreranno. Scende al 545 (dal 57%) il numero di coloro che si aspettano una sostanziale stabilità, e scende anche, al 3,9% (dal 5,8%), il già esiguo gruppo di chi invece vede un miglioramento.

Il pessimismo non diminuisce nemmeno pensando al futuro, poiché sale il numero di aziende convinte che la liquidità sarà insufficiente (al 28,6% dal 24,8) e aumentano le imprese che segnalano condizioni peggiorate nell’accesso al credito, (30,5% dal 26,1%).

Vera MORETTI

Imprese: quanto stringe la morsa degli interessi?

La morsa degli interessi alle banche sembra soffocare sempre di più le piccole e medie imprese. L’ennesimo allarme arriva dall’Associazione Unimpresa che ha effettuato uno studio sull’andamento delle redditività del sistema bancario italiano: il risultato?

Secondo Unimpresa nel 2011 la redditività delle banche è peggiorata, con la conseguenza di che se gli ‘affari’ vanno male, il rischio è che le banche aumentino i tassi sui prestiti bancari.

Veniamo ai numeri: Unimpresa ha calcolato che gli incrementi delle commissioni sui fidi e l’aumento degli interessi sui finanziamenti alla piccola e media impresa potrebbero fare un balzo in avanti di 2-3 punti percentuali.

Dal canto suo Bankitalia non lascia dubbi: secondo l’ultima relazione stilata dalla Banca Centrale italiana il rendimento del capitale e delle riserve (Roe) ha segnato un indice negativo (-9,2%, contro il 3,4% del 2010).

Il dato emerso, per nulla consolante, potrebbe paventare scenari poco promettenti per le imprese italiane: gli istituti di credito si troverebbe a dover compensare il calo dei ricavi aumentando i costi per le imprese, che beneficiano di un prestito concesso dalla banca.

A ciò vanno aggiunti altri due fattori determinanti l’aumento degli interessi nei finanziamenti: il costo del debito pubblico italiano e il costante peggioramento dei rating, utilizzati per classificare il grado di affidabilità dei titoli obbligazionari emessi dalle imprese. Se il peso degli oneri finanziari preme sempre più sui bilanci aziendali delle piccole e medie realtà imprenditoriali, le conseguenze dannose sono duplici: da un lato l’impresa si vede costretta, nella peggiore delle ipotesi, a chiudere, e dall’altro la banca erogatrice della linea di credito dovrà sostenere un maggior costo del capitale.

Unimpresa ha stimato che i rincari praticati già adesso dalle banche sui tassi di interesse dei finanziamenti rischiano di compromettere la sopravvivenza di almeno il 20-30% delle piccole e medie imprese in Italia.

Il rischio è di distruggere un fitto tessuto di filiere su cui poggia anche la media e grande impresa – ha sottolineato Paolo Longobardi, Presidente di Unimpresa. – Senza contare che si stanno mettendo a repentaglio centinaia di migliaia di posti di lavoro, che una volta persi deprimeranno ancora di più i consumi interni”.

Alessia CASIRAGHI