Professionisti, il 2012 è d’oro

E chi l’ha detto che in Italia il mercato del lavoro per i professionisti è sempre più ristretto? Probabilmente non Confprofessioni, che recentemente ha diffuso le cifre relative all’occupazione dei professionisti in Italia, incrociando i dati Inps sulle posizioni lavorative attive e le cessazioni tra l’1 gennaio e il 30 giugno 2012.

Risultato: nei primi sei mesi del 2012 sono stati creati quasi 40mila posti di lavoro negli studi di avvocati, notai, medici, dentisti, commercialisti, ingegneri e architetti. Nello specifico, si parla di quasi 32mila impiegati e oltre 6mila apprendisti. Cifre di tutto rispetto, ancora più significative se accostate a quelle delle cessazioni dei rapporti di lavoro nel medesimo periodo: 25.730 impiegati e 2.500 apprendisti, con il risultato di un saldo positivo che sfiora le 10mila unità, contro una cifra che, a livello nazionale e negli altri comparti, ha fatto registrare un -76mila nel medesimo periodo.

Quali, però, le professioni più attive? Vince a mani basse l’area economico-amministrativa – quella, per capirsi, popolata da commercialisti, consulenti del lavoro e studi amministrativi e gestionali -, con oltre 5600 assunzioni; in seconda posizione l’area sanitaria, in terza l’area tecnica (architetti, ingegneri, geometri, geologi), in quarta – strano? – l’area giuridica, che si aggiudica uno striminzito +210 assunti.

Dove vincono i nuovi professionisti? A sfatare una leggenda che li vuole principalmente al Sud, i dati di Confprofessioni parlano di un Nord che tira la volata all’occupazione negli studi professionali: sono infatti oltre 4.500 le assunzioni nette. Il Sud, comunque, si difende con quasi 2.500 nuovi posti di lavoro; fanalino di coda il Centro, con 1.803 nuovi occupati.

Infine, l’età. Secondo Confprofessioni sono i giovani che lanciano la ripresa dell’occupazione negli studi. La forma prediletta di ingresso nel mercato del lavoro è quella del contratto di apprendistato: sono oltre 3600 i nuovi apprendisti entrati in studio tra l’1 gennaio e il 30 giugno 2012.

Secondo il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, “questi dati confermano la vivacità del settore professionale che, nonostante la crisi economica, riesce ancora a creare occupazione. Nel desolante quadro della disoccupazione in Italia, gli studi professionali hanno una forte attrattiva, soprattutto per i più giovani e per le donne che rappresentano quasi il 90% degli occupati“. Vero, ma non dimentichiamo che tanta parte di questo fiorire di professionisti è figlio di una crisi che ha espulso tanti di loro dal mercato del lavoro dipendente; il fatto che il mondo degli studi professionali riesca in qualche modo a riassorbirli è sicuramente un punto di merito. Vediamo di non far cessare la tendenza.

Commercialisti e avvocati fanno il punto sulla riforma delle professioni

Con l’entrata in vigore della riforma delle professioni, si assiste a un cambiamento importante nell’attività quotidiana dei professionisti italiani e dei giovani che stanno avvicinandosi alla professione o che lo vorranno fare nei prossimi anni.

Per comprendere gli effetti della riforma e dare risposte ai molti interrogativi che ancora questa porta con sé, l’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano insieme a quelli di Roma e di Torino e all’Ordine degli Avvocati di Milano, ha organizzato il convegno “Riforma delle professioni: quale domani?”.

Il convegno è in programma a Milano il prossimo 5 ottobre dalle 15 alle 19 nella sala Orlando dell’Unione Commercianti in corso Venezia 47. Interverranno, tra gli altri, i presidenti degli Ordini promotori Alessandro Solidoro, Gerardo Longobardi, Aldo Milanese, Paolo Giuggioli e l’on. Pierluigi Mantini.

Scarica il programma del convegno.

Riforma degli ordini, i dubbi di Federarchitetti

Federarchitetti prende in mano carta e penna e scrive una missiva al Ministero della Giustizia, alla Commissione Giustizia della Camera e ai capigruppo dei partiti, a firma del Segretario Nazionale Maurizio Mannanici e del Presidente Nazionale Paolo Grassi, per esprimere tutte le proprie riserve sul testo di riforma degli ordinamenti professionali.

Federarchitetti ritiene infatti inadeguato il testo che, non riconoscendo le peculiarità del comparto tecnico e contraddicendo i principi cardine delle direttive comunitarie sulla necessità di emarginazione dei vincoli nell’esercizio delle professioni, ne tradisce gli obbiettivi fondanti di rafforzamento del ruolo in ambito culturale e strutturale condizionandone il decollo sul mercato internazionale.

Nelle linee generali della Riforma prevale infatti un disegno che disconosce un effettivo processo democratico, dove, ad un eccesso di controllo e sanzioni non si interfacciano momenti di confronto con le rappresentanze sindacali dei liberi professionisti, ignorando ogni legittimo diritto alla tutela di quest’ultimi. Ulteriori procedure di controllo vengono estese al tirocinio ed alla formazione, assoggettate a logiche avulse da ogni concetto di scelta meritocratica nel riconoscimento del mercato della committenza pubblico-privata nel corso dell’attività, ma a logiche di selezione subordinate alla prevalenza di requisiti economici e temporali.

I percorsi ipotizzati dalDecreto, comportano l’assoggettamento del contesto libero professionale ad un ruolo di emarginazione con gravi conseguenze per lo stato sociale e culturale del Paese.

In particolare si evidenzia:

1. le forme di tirocinio devono prevedere un periodo di almeno 2/3 svolto e certificato presso gli studi professionali;

2. una formazione continua deve essere aperta, anche supportata da finanziamenti, e svolta da Enti di formazione accreditati presso le Regioni e promossi dalle Associazioni e Sindacati professionali, con il controllo degli Ordini, per una trasparente distinzione di ruoli: soppressione di forme di credito formativo e copertura con prevalente attività svolta presso gli studi professionali.

3. copertura assicurativa obbligatoria limitata ai soggetti aventi responsabilità presso la committenza pubblica o privata, ed attiva in relazione alla prestazione
professionale;

4. determinazione dell’onorario non d’imperio, ma in contraddittorio con le rappresentanze dei professionisti e comunque in forma preventiva e rapportato, anche, ai costi determinati dall’applicazione del CCNL degli studi professionali;

5. processi disciplinari svolti in contraddittorio con le rappresentanze professionali per garantire adeguate forme di tutela del professionista;

6. netta e chiara separazione fra esercizio della libera professione e svolgimento di compiti professionali in Enti pubblici, o formativi nelle Università, con criteri di contenimento delle forme di consulenza a casi di eccezionale rilevanza specialistica.

7. contenimento del numero degli Ordini a massimo due organismi, (capoluogo e restanti Province), al fine di adeguarne le strutture al sostegno dei professionisti nelle procedure tecnico-amministrative anche per l’attività in Paesi esteri.

In via collaterale, Federarchitetti, esprime contrarietà al provvedimento sanzionatorio previsto a carico degli studenti fuori-corso, bisognevole di più articolati approfondimenti. Un regime, di epurazione culturale, oltre a risultare contraddittorio in un sistema universitario che supporta scarsamente gli studenti, comporta la contrazione di una preparazione specialistica, abbandonando gli studenti, non coperti economicamente dalle famiglie, in aree forzate di disoccupazione o ad accrescere i bacini del precariato: i dati europei contraddicono una tale impostazione, essendo l’Italia un Paese con un basso rapporto di laureati.

Ben più produttivo sarebbe il ricorso, da parte degli Atenei, ad un incremento di iniziative di sostegno, anche per studenti con famiglie a carico, fuori sede o lavoratori, con corsi idonei a consentire loro il proseguimento degli studi, invece di scoraggiarne il prosieguo, fatto salvo l’effettivo impegno dello studente.

Il lavoro c’è, ma non voglio farlo

Vero, siamo in periodo di crisi nera, nerissima. Ma, a cercar bene, il lavoro c’è: basta trovarlo e avere la voglia di farlo. Ne sa qualcosa la Cgia di Mestre, che ha messo in luce quelli che sono i lavori più gettonati in tempo di crisi ma ha anche sottolineato un dato stupefacente: nonostante la crisi e l’aumento della disoccupazione giovanile, nel 2011 oltre 45mila posti di lavoro sono rimasti inevasi. Attività che, nella maggioranza dei casi, sono riconducibili a mestieri tradizionali ad elevata intensità manuale.

Ma quali sono le professioni più richieste, oggi? Nei lavori di ambito “intellettivo” ingegneri, addetti alla segreteria e cassieri di banche ed assicurazioni. Tra i lavori manuali, invece, addetti alla pulizia, facchini e autisti. Sono le principali professioni e mestieri che nel 2011 hanno offerto i maggiori sbocchi occupazionali tra i giovani con meno di 35 anni. Un’analisi effettuata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre su dati Istat.

Non mancano anche opportunità per esperti di gestione e controllo delle aziende private, spedizionieri e agenti di commercio/pubblicità, ai ragionieri contabili e interni di cassa. E poi i macellai, i panettieri, i pastai e i gelatai, gli installatori impianti elettrici ed elettromeccanici e i riparatori di apparecchiature informatiche. Infine, i meccanici e riparatori d’auto, frigoristi e montatori di apparecchi e macchine industriali.

Commenta il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi: “Mai come in questo momento è necessario recuperare la svalutazione culturale che ha subito in questi ultimi decenni il lavoro artigiano. Attraverso le riforme della scuola avvenute in questi ultimi anni e, soprattutto, con il nuovo Testo unico sull’apprendistato, alcuni passi importanti sono comunque stati compiuti. Ma non basta. Bisogna fare una vera e propria rivoluzione per ridare dignità, valore sociale e un giusto riconoscimento economico a tutte quelle professioni dove il saper fare con le proprie mani costituisce una virtù aggiuntiva che rischiamo colpevolmente di perdere”.

Lombardia, terra di professionisti

Lombardia, terra di professionisti. Lo dice Milano Produttiva 2011, il rapporto dell’ufficio studi della Camera di commercio di Milano. Medici, dentisti, architetti, ingegneri, commercialisti e avvocati: in Lombardia le attività degli studi professionali occupano circa 130mila lavoratori indipendenti e oltre 30mila dipendenti. Per non parlare delle circa 25mila persone che lavorano come indipendenti e dipendenti in studi professionali associati.

Fatte le somme, si scopre quindi che quasi 200mila occupati (poco meno del 5% complessivo della regione) ricavano il loro reddito da attività di libera professione. La Lombardia, infatti, con circa 300mila iscritti è la regione con la maggiore presenza di professionisti.

Milano è, di conseguenza la città italiana con la più alta incidenza di lavoro qualificato: il 40% circa delle assunzioni degli imprenditori riguardano dirigenti, professionisti, tecnici. A Milano ha sede gran parte delle associazioni nel campo del design, della comunicazione pubblicitaria, del marketing e delle professioni dei servizi creativi alle imprese. Significativa, infine, la presenza di servizi finanziari e immobiliari (promotori finanziari, agenti immobiliari, assicurativi, di borsa ecc.) e nel settore del welfare.

Un esercito di professionisti, il 43% dei quali ha reagito alla crisi cercando nuovi clienti e mercati. Parlano chiaro, infatti, i risultati di un’indagine della Camera di commercio di Milano condotta dal Consorzio Aaster del sociologo Aldo Bonomi su oltre mille professionisti milanesi nel 2011: per il post crisi possibili soluzioni vengono offerte da networking – grazie ai social network usati per lo scambio professionale – e dall’internazionalizzazione. Ben un professionista su quattro si è internazionalizzato (24%) mentre il 37% serve la città e meno del 20% si spinge in Lombardia.

Liberalizzazioni, l’INT plaude all’emendamento

L’Istituto Nazionale Tributaristi (INT) ha accolto con soddisfazione la presentazione al Senato di un emendamento al D.L. Liberalizzazioni che riguarda le attività professionali che non sono ricomprese in ordini o collegi, ovvero quelle professioni che già oggi fanno riferimento alle libere associazioni di rappresentanza professionale.

Secondo il Presidente dell’INT Riccardo Alemanno, “l’approvazione dell’emendamento presentato al Senato sarebbe un atto di grande lungimiranza e una innovazione estremamente positiva per il Paese e per i giovani in particolare“. “L’intervento normativo – prosegue Alemannonon concede ai professionisti interessati ulteriori spazi operativi, ma stabilisce la piena coesistenza di ordini ed associazioni nel settore professionale, che rappresenta la vera modernizzazione del settore“.

Clicca qui per scaricare il testo dell’emendamento

Ecco le professioni più richieste nel mese di luglio

Jobs in Progress, rivista bimestrale dell’agenzia di recruiting online InfoJobs.it, ha reso note le professioni più richieste nel mese di luglio.

Ciò che emerge è che l’offerta di lavoro maggiore ha riguardato i settori del commercio, distribuzione, pubblicità, marketing e PR.

Ciò nonostante, la prima posizione tra i profili più ricercati, anche rispetto a giugno, rimane la categoria operai e produzione, mentre la seconda, nonostante un leggero calo dello 0,66%,  riguarda amministrazione, contabilità e segreteria, con un incremento in percentuale del 9.92%.

Le regioni più attive sul territorio italiano rimangono pressoché le stesse, con la Lombardia al primo posto con il 34,97%, seguita da Emilia Romagna, 13,84% e Veneto con il 12,51%.

Troviamo poi il Piemonte con il 10,28%, il Lazio con il 6,92% e la Toscana con il 5,64%. Fanalini di coda le Marche, la Campania, il Friuli Venezia Giulia e la Puglia anche se, con l’1,64% questo mese fa meglio della Liguria.

Chi offre più posti di lavoro on line è il settore  del commercio al dettaglio, che riporta un notevole incremento, pari al 5,13%, raggiungendo il 17,17% nel mese di luglio 2011. Ma anche internet e servizi informatici (13,59% con +0,42%) e consulenza di sistemi informativi (11,54% e un incremento dello 0,93%), rimangono settori di interesse e sempre in cerca di nuovi collaboratori.

Notevoli incrementi anche per le aziende che cercano profili in pubblicità, marketing e PR. In flessione invece le offerte di lavoro on line di banche, assicurazioni e servizi finanziari.

Chi cerca lavoro online è generalmente giovane, di età compresa tra i 25 e 35 anni, con un’esperienza di oltre 3 anni e in possesso di diploma di maturità.

Vera Moretti

“Tariffe minime per contrastare l’evasione fiscale”

Il presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri Gianni Rolando alza la voce per commentare la segnalazione inviata al Governo e alle Camere dall’Antitrust in vista dei lavori parlamentari per la conversione della Manovra, nella quale si auspica l’eliminazione del riferimento legale alle tariffe: “Stabilire delle tariffe minime inderogabili e dare il compito agli ordini professionali di riscuoterle per poi pagare i professionisti. In questo modo si darebbe una spallata definitiva all’evasione fiscale dei professionisti“, ha dichiarato a LABITALIA.

Sicuramente la mia è una proposta provocatoria però avrebbe la sua efficacia, anche se nella nostra categoria non si contano molti casi di evasione fiscale. La liberalizzazioni delle professioni rappresenta una grande opportunità per mettere mano a una questione complessa troppo spesso rimandata e per riscrivere i fondamenti di un nuovo modo di concepire la professione“.

Rolando concorda poi con l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato nella volontà di “ridurre la durata del tirocinio. Anche se questo non è un problema che tocca la nostra categoria: per gli ingegneri non esiste tirocinio, il tasso di successo all’esame di stato è dell’89%, gli iscritti all’albo sono 228 mila, con un aumento del 65% in dieci anni e meno del 10% di loro svolge la professione perché ‘ereditata’ dai genitori“.

In generale ritieniamo corretto che il tirocinio duri il meno tempo possibile, per aiutare veramente le giovani generazioni ad entrare nel mercato del lavoro. Si tratta comunque – ha concluso Rolando di uno strumento necessario perchè serve per preparare al mondo del lavoro i giovani che, magari anche se a livello tecnico hanno acquisito tutte le competenze necessarie, a livello pratico hanno ben poca esperienza“.