Ecco come (e di quanto) si sono alleggerite le buste paga degli italiani

di Vera MORETTI

Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro fornisce chiarimenti circa gli effetti che le nuove addizionali Irpef regionali e comunali.

La nota dolente è che si faranno sentire sulle buste paga dei lavoratori dipendenti e sulle pensioni perché “lavoratori dipendenti e pensionati pagheranno il loro tributo al salvataggio del Paese”. E le buste paga saranno alleggerite a seconda della città in cui si pagano le tasse, anche se l’aumento delle addizionali regionali è uguale per tutti, ovvero dello 0,33%.

Gli scaglioni di reddito interessati sono pari a 20.000 euro, 40.000 euro e 60.000 euro e il calcolo è effettuato sullo stipendio lordo annuo.
In ciascuna provincia e per ciascuno scaglione di reddito, sono stati fatti i confronti con i singoli prelievi che sono con segno positivo (maggiore prelievo) e automaticamente è stato messo in evidenza quanto diminuisce il netto in busta (con segno negativo).

Con questo metodo, emerge che nel Lazio il netto in busta paga scende di 86 euro su un reddito di 20mila euro l’anno, di 172 su 40mila e di 258 su 60mila. In Lombardia, il netto diminuisce di 65,48 euro per il primo scaglione, di 210,46 per il secondo e di 316,46 per il terzo. In Puglia, la perdita è, rispettivamente, di 126 euro, 276 e 442 euro. La situazione è uguale per coloro che abitano in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Campania, Sicilia: si perdono 66 euro su 20mila annui, 132 euro su 40mila e 198 euro su 60mila.

Agriturismi in calo dopo un 2011 esplosivo

di Vera MORETTI

Se il 2011 è stato molto florido per le aziende agrituristiche, con una domanda in crescita del 9% e un giro d’affari aumentato dell’8,8% rispetto al precedente, il 2012 non promette gli stessi risultati, a causa del calo di presenze del 4% e della flessione del 5% del volume d’affari.
Agriturist, presentando la sua Guida 2012, ha reso noto queste cifre e indica la crisi come la maggiore colpevole di questo calo, nonché la nuova Imu che presto colpirà gli italiani.

I turisti stranieri sono, al contrario, in aumento, grazie al crescente numero delle compagnie low cost, anche se la durata del soggiorno è ridotta all’osso, con una media di 4 giorni e un record negativo previsto per Pasqua: pernottamenti di una sola notte.
Per questo, le previsioni per l’anno corrente sono di un preoccupante -9%, anche se le strutture si stanno organizzando con iniziative capaci di incuriosire gli ospiti.

Tra queste, sempre più diffusa è la degustazione di prodotti tipici (+12,8%), ma anche le attività culturali (+7,9%), l’equitazione (+5,8%), le escursioni naturalistiche e ambientali (+26%), la bici (+21,2%), corsi vari su mondo rurale, tra i quali i corsi di cucina rappresentano il “pezzo forte“(+102%).

Tra le regioni “regine” della tradizione agrituristica, spicca la Toscana, che si conferma leader del settore, seguita dal Trentino, anche se le crescite più significative sono state messe a segno nel 2010 da Puglia (+26,6%), Calabria (+21,6%), Lazio (18,2%), Umbria (13), Emilia Romagna (12,5%).

Contributi alle filiere produttive delle biomasse

Il Ministero dello Sviluppo Economico ha approvato un bando con il quale cerca di sviluppare il processo di attivazione delle filiere produttive delle biomasse in alcune regioni meridionali (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia).

Il testo prevede lo stanziamento di 100 milioni di euro a sostegno delle filiere produttive sviluppate dalle società, dai consorzi e dalle società consortili, che adottino uno statuto che contenga un esplicito riferimento allo svolgimento – anche attraverso il ricorso a componenti della propria compagine sociale o consortile – di tutte le attività economiche inerenti al ciclo di vita della biomassa, oggetto del programma di investimento.

I richiedenti potranno avere accesso ai contributi per due diverse classi di investimento. La prima è relativa al settore dell’energia, con ammissione di spese per impianti di cogenerazione e trigenerazione alimentati da biomasse legnose, biocombustibili liquidi, biogas o della frazione organica di rifiuti solidi urbani, con potenza da 1 a 4 MWe, e impianti di produzione di energia termica associati ad una rete di teleriscaldamento o teleraffrescamento, alimentati da biomasse legnose, biocombustibili liquidi o biogas, con potenza tra i 3 MWt e i 20 MWt.

Fonte: gazzettadellavoro.com

A.A.A. Cercansi solo donne

Se a sentirsi discriminate sono quasi sempre le quote rosa – a torto o ragione, visto il sempre crescente numero di donne imprenditrici nel nostro Paese – leggetevi questa storia.

Qualche giorno fa è apparso un annuncio di selezione pubblica per ricoprire il ruolo di addetto stampa della consigliera di Parità della Regione Puglia, Serenella Molendini, che citava testualmente: “il presente bando è rivolto solo a donne in quanto trattasi di un’azione positiva della Consigliera di Parità nei confronti delle donne della Regione Puglia, considerando il gap occupazionale tra donne e uomini in Puglia e tra donne del centro nord e sud Italia”.

L’annuncio ha avuto vita breve, ritirato dopo appena mezza giornata dalla pubblicazione. Il motivo? La pubblicazione del bando così com’è violerebbe il rispetto dei principi generali previsti negli articoli 3 e 51 della Carta costituzionale, che non consente di discriminare i cittadini a causa del loro sesso.

In breve si tratta di un caso di discriminazione al contrario. Che ha scatenato una querelle a suon di lettere fra la Consigliera e Assostampa, il settore Organizzazione del personale della Regione Puglia. Secca la risposta della Molendini: “l’avviso pubblico per una risorsa esperta in comunicazione di genere, informazione e ufficio stampa a supporto della Consigliera di parità è un avviso rivolto alle donne perché trattasi di azione positiva, come da Direttiva europea 54/2006, e dal Dlgs. 5/2010”.

Dal canto suo Raffaele Lorusso, presidente del sindacato dei giornalisti, ha tenuto a precisare: “le azioni che lei cita non possono mai tradursi nella discriminazione di un genere. Nella fattispecie, lei intende promuovere un’azione positiva a favore del genere femminile, discriminando quello maschile. Il richiamo a quella norma è fuori luogo, almeno nel caso in esame, in quanto le misure e le azioni di cui alla citata legge si riferiscono al ‘sesso sotto rappresentato’”.

Ma non finisce qui. Sempre secondo Lorusso, la Molendini avrebbe violato un altro diritto, incorrendo in un’altra forma di discriminazione: nel bando infatti viene indicato come requisito per la candidatura l’iscrizione, da almeno un anno, all’albo dei giornalisti pubblicisti. E i professionisti? “Così vengono esclusi – sottolinea Lorusso – gli unici professionalmente abilitati, come da disposizioni di legge, a esercitare la professione”.

Alessia Casiraghi

La Puglia è il Nord del Sud

Il posto fisso, ormai, è diventato una chimera, un lusso che in pochi riescono ad ottenere. E allora, invece di “mettersi in lista d’attesa” tra contratti a progetto e a tempo determinato, in tanti decidono che “non ci stanno” e si avviano ad ingrossare le fila dell’esercito delle partite Iva.

Succede anche in Puglia, segnale che in tutta Italia la tendenza è la stessa e si comincia a sottrarsi ad una burocrazia che aiuta solo certi fortunati, o meglio, certi raccomandati. Ci si rimbocca le maniche e si riparte da zero, artefici unici del proprio successo, o insuccesso. Questa soluzione non garantisce stabilità, almeno all’inizio dell’attività intrapresa, ma una precarietà che appare più accettabile rispetto a quella eterna da dipendenti.

Sono questi i dati che emergono dalla semestrale di Bankitalia circa l’andamento dell’economia, e che disegnano una regione molto diversa, dove difficoltà e disagi sono molti ma, a differenza del passato, in movimento e con uno spiccato sguardo al futuro.

Vincenzo Umbrella, direttore della sede barese dell’istituto centrale, descrive la sua regione come “il Nord del Sud”, con un mercato del lavoro che sta mostrando segni di ripresa, anche se non esaltanti, ma che, dall’alto del +1,9%, spera di rialzare presto la testa. In cifre, si tratta di 23mila unità in più nel semestre da gennaio a giugno, con un conseguente abbassamento, anche se solo di un punto, del tasso di disoccupazione, da 13,6 a 12,7.

Ciò che testimonia un’inversione di tendenza nel tacco dello Stivale è l’identikit dei nuovi occupati. Sono tutti autonomi e, rispetto all’anno scorso, sono aumentati del 6,8%, con una maggioranza di donne, 3,3%, sugli uomini, 1,2%.
I dipendenti, ovviamente, non sono spariti nel frattempo, ma neanche cresciuti. L’andamento, da questo punto di vista, registra un eloquente 0%.

Insomma, la situazione non è rosea ma nemmeno nera. La produzione industriale si sta risollevando, poiché il 40% dei titolari di 400 imprese con più di 20 dipendenti ha ammesso un incremento di fatturato, contro il 32% che, invece, ha riscontato una flessione. In questo scenario, è l’export a fare la differenza, dal momento che le esportazioni verso l’estero sono aumentate del 22%, contro il 17,3% degli scambi tra le regioni meridionali e il 15,8% all’interno del Paese.

A “tirare” di più, il settore siderurgico, i mezzi di trasporto e i prodotti farmaceutici, ma tengono bene anche abbigliamento, calzature e mobili.
Tra i Paesi esteri, spiccano le vendite in Spagna e in generale in tutta l’Ue, ma risultati positivi arrivano anche da Svizzera e Asia, raddoppiando le cifre dello scorso anno. Al contrario, diminuiti gli scambi con gli Stati Uniti.

Nel settore dedicato ai servizi, invece, spiccano il turismo, con un sensibile aumento degli stranieri, e i trasporti, sia nei porti, che registrano un +12,3%, e negli aeroporti, +16,5%.

In situazione statica si trovano le costruzioni, con le transazioni immobiliari che calano del 5% e i prezzi delle case al netto dell’inflazione al consumo che scendono dell’1,4%.

Male invece le opere pubbliche, con un negativo del 20,6%, ma anche le banche non se la passano bene, a causa di tassi di interesse troppo alti che scoraggiano l’accensione di mutui e finanziamenti. Per questo, conclude Umbrella, “il denaro torna a essere una merce molto rara“.

Vera Moretti

L’high tech non ha più misteri per le donne impreditrici

L’Osservatorio sull’imprenditoria femminile curato dall’Ufficio studi di Confartigianato porta buone nuove a proposito, appunto, dell’imprenditoria in rosa. A quanto pare, infatti, nonostante la crisi e il clima funesto che avvolge l’economia italiana, le aziende al femminile del Belpaese non solo “reggono” ma sono le prime in Europa per quantità.

Nel 2011 risultano in Italia 1.531.200 imprenditrici e lavoratrici autonome e, se consideriamo che la Germania, seconda in classifica, ne conta 1.383.500, il primato è scuramente ragguardevole.

A conferma di questi dati è anche il peso che l’imprenditoria femminile ha sul totale delle donne occupate: si tratta del 16.4$, a fronte di una media europea del 10.3%.

Ma dove si concentrano le imprenditrici, per quanto riguarda il territorio? La regione leader è il Friuli Venezia Giulia, seguito da Emilia Romagna e Umbria. Maglia “nera”, invece, per Calabria, Sicilia e Puglia.

I settori che impegnano maggiormente questo piccolo grande esercito non sono più quelli prevalentemente femminili, perché, ormai, le donne si occupano anche di high tech. La presenza “rosa” in questo campo è di 12.261 imprenditrici, che ora è riduttivo definire pioniere, e che si occupano di robotica, elettronica, chimica farmaceutica, produzione di software e apparecchiature ad alta precisione, telecomunicazioni, ricerca scientifica e consulenza informatica, per un totale del 22.5% di imprese innovative capitanate da donne.

Un bel numero, che ci auguriamo possa aumentare ancora di più.

Vera Moretti

Puglia, il mattone conviene

La Puglia si conferma una regione nella quale poter fare ottimi affari a livello immobiliare. Secondo l’Osservatorio Casa.it, che ha analizzato il mercato immobiliare della regione, le quotazioni sono in calo in tutto il Tacco d’Italia. Se a Bari si registrano le quotazioni più alte nel centro storico per l’acquisto di un bilocale, Lecce si aggiudica il titolo di seconda provincia più cara, con una media di 2.750 euro al mq per l’acquisto della stessa tipologia d’immobile nelle zone centrali.

Secondo Daniele Mancini, Amministratore Delegato di Casa.it, “nel centro storico di Bari per l’acquisto di un immobile la media si attesta sui 3.100 euro al metro quadro. In generale, le tipologie maggiormente richieste sono i trilocali di piccole dimensioni in particolare dotati di box o posto auto le cui quotazioni oscillano in media tra i 2.000 e i 2.400 euro al metro quadro a seconda che l’immobile sia o meno da ristrutturare“. “Da un’analisi delle richieste pervenute al nostro portale abbiamo rilevato, inoltre, che la domanda immobiliare barese in questo ultimo anno sembra essersi concentrata maggiormente su zone meno centrali, dove sono presenti immobili di più recente costruzione con costi più bassi“, conclude Mancini.

Secondo l’osservatorio Casa.it, dopo Bari è Lecce la città pugliese più costosa, con la media di 2.750 euro al metro quadro per l’acquisto di un bilocale ristrutturato nel centro storico. Fuori dal centro, invece, i prezzi si attestano sui 1.500 euro al metro quadro. A Foggia, nelle zone centrali più ambite di Corso Garibaldi, Corso Roma e Corso Giannone, il prezzo medio si aggira sui 2.000 euro al metro quadro, mentre nel centro di Taranto vengono richiesti circa 1.550 euro per appartamenti in buone condizioni, che salgono fino a 2.300 euro se accompagnati da un garage. Più economica Brindisi, dove nei quartieri centrali di Bozzano e Corso Garibaldi il costo medio di un bilocale è di 1.450 euro al mq.

Poche sorprese anche dal mercato degli affitti. Bari si conferma la città più costosa, con una media di 650 euro mensili per un bilocale. Brindisi, Foggia e Lecce seguono con una situazione omogenea fra di loro di 550 euro circa per la stessa tipologia d’immobile nelle zone centrali. Taranto chiude la classifica con una media di 350 euro d’affitto per un bilocale in centro.

Vendemmia italiana batte crisi 1-0

Nessun dubbio sulla ripresa economica del settore vitivinicolo: il settore in Italia sembra respirare un’aria nuova,  dando ossigeno ai produttori con prezzi in crescita ed un’export in continua espansione a fronte dell’ormai strutturale calo dei consumi interni. Questo è lo scenario disegnato da Assoenologi per le  stime sulla vendemmia 2011 elaborate su circa il 30% dell’uva già raccolta che promette bene seguisse questo trend fino a fine anno. Anche se lievemente inferiore al 2010 (-5% a 44 milioni di ettolitri), complici i cambiamenti climatici e le bizzarrie del tempo che hanno influito sulla resa uva/vino ridimensionando la produzione, si è comunque riuscita a produrre uva di ottima qualità.

Un trend confermato – dice Assoenologi – dai più recenti dati 2011, quelli del primo trimestre, che indicano un ulteriore incremento del 15% in valore e del 16,5% in volume. Al boom delle esportazioni si contrappone un ormai strutturale calo dei consumi interni di vino. Un dato testimoniato anche dal netto calo della superficie di uva da vino in Italia che in vent’anni ha perso 286mila ettari, ovvero la somma delle superfici vinicole di Lombardia Puglia e Sicilia insieme. Eppure ancora oggi il 17% della produzione mondiale di vino, che ammonta a 300 milioni di ettolitri di cui il 60% provenienti dall’Ue parla italiano cosi’ come il 30% di quella europea. Infine, tornando alla vendemmia 2011 precisa l’Italia risulta divisa in due parti, il Centro-Nord (fino alla Toscana) che manifesta un’incidenza produttiva abbastanza omogenea e il centro-Sud con flessioni dal 5 al 20%. In controtendenza la Sardegna: sale del 15% dopo tre anni di perdita.

Assoenologi sottoliena come al Sud hanno inciso sulla flessione della raccolta anche la  ‘vendemmia verde’, che consiste nel rendere improduttivo il vigneto per un anno, e gli ‘estirpi’ dei vigneti a fronte del premio comunitario. ”Qualitativamente nel 2011 si riscontra una certa omogeneita’ in quasi tutte le regioni, ma la possibilita’ di firmare un millesimo di alto livello – precisa il direttore generale di Assoenologi Giuseppe Martelli – è legata all’incognita del clima di settembre:  se sarà soleggiato ma fresco e con buoni escursioni termiche notturne, quasi sicuramente si otterranno vini bianchi profumati e rossi ben strutturati”.

Le “prove” del buon momento delle vendemmie vengono anche da un dato sui costi: quotazioni all’ingrosso di uve, mosti, e vini in quasi tutte le regioni italiane hanno subito incrementi che vanno dal 5% al 20% per le tipologie più richieste. Martelli ricorda come nel 2010 i prezzi all’ingrosso dei vini erano invece stati uguali rispetto al 2009, con di conseguenza un incremento del 6,2% in volume delle esportazioni, segno che i nostri produttori pur di non perdere i mercati avevano preferito abbassare i prezzi. Uno sforzo ripagato dai risultati 2010, quando l’export di vino italiano ha fatto registrare un incremento  in valore e in volume di più dell’11%.

Marco Poggi

Puglia: pronti 20 milioni per le imprese che assumono

Secondo quanto previsto dal bando “Piano straordinario per il Lavoro in Puglia”, verranno presto messi a disposizione delle imprese pugliesi 20 milioni di euro per assumere disoccupati e inoccupati residenti nella regione.

Il bando è destinato alle imprese che svolgono attività economiche nonché le organizzazioni no profit, le cooperative, i consorzi di piccole e medie imprese con attività esterna, e che posseggano i seguenti requisiti:

  • sede legale o unità operativa nella Regione Puglia;
  • siano intenzionate ad assumere nuove risorse con contratto a tempo indeterminato sia full time che part time non inferiore a 25 ore settimanali;
  • siano in regola con l’applicazione del CCNL;
  • siano in regola con il versamento degli obblighi contributivi ed assicurativi;
  • siano in regola con la normativa in materia di sicurezza del lavoro;
  • non abbiano in corso procedure di licenziamento di lavoratori impiegati alle stesse mansioni che saranno attribuite ai lavoratori da assumere con la “dote occupazionale”;
  • siano in regola con le assunzioni previste dalla Legge 68/99 sul collocamento mirato dei disabili.

Non potranno essere ammesse al finanziamento le imprese:

  • operanti nei settori dell’industria carboniera, siderurgica, della costruzione navale, fibre sintetiche e agricoltura;
  • operanti in attività connesse all’esportazione;
  • operanti in settori condizionati all’impiego di prodotti interni rispetto ai prodotti d’importazione;
  • che esercitino attività di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli.

Ma chi può essere assunto? Le imprese dovranno farsi carico di assumere disoccupati da almeno 6 mesi, inoccupati, donne, immigrati e disabili (anche in questi casi disoccupati e inoccupati) e residenti in Puglia.

La dote assunzionale è concedibile sotto forma di integrazione al salario per ogni assunzione a tempo indeterminato. La Regione concede un contributo minimo pari al 30% degli stipendi lordi se si tratta di disoccupati, inoccupati e immigrati senza lavoro. Se le risorse assunte saranno anche donne l’incentivo sale al 40%. Il contributo non sarà superiore al 50% del costo salariale lordo calcolato nei dodici mesi successivi all’assunzione e comunque per un importo non superiore a 20.000,00 euro. Fa eccezione l’assunzione di disabili per i quali il contributo regionale cresce fino al 75% degli stipendi lordi per un massimo di 30.000,00 euro.

Per accedere alla dote i datori di lavoro dovranno inoltrare le domande attraverso il portale www.sistema.puglia.it dalla sezione Dote occupazionale e seguendo le linee guida per l’utilizzo della procedura telematica a partire dalle ore 12,00 del 20 giugno 2011. L’avviso sarà attivo fino all’esaurimento delle risorse.

San Nicola propizia gli accordi tra le imprese baresi e quelle russe

Che i santi siano attrezzati per fare miracoli, è cosa risaputa. Che i santi ci mettano lo zampino nelle questioni economiche… era cosa meno risaputa. Pare però, che proprio grazie ad un santo, San Nicola, che sia nata un’amicizia tra la città di Bari e la Russia. Un’amicizia, questa, che potrebbe portare a concludere importanti affari tra le imprese baresi e quelle russe, negli scorsi giorni infatti è stato siglato un accordo tra la Camera di Commercio di Bari e la rappresentanza commerciale della Federazione Russa in Italia. L’accordo sarà volto all’introduzione di programmi ed iniziative atti a stimolare lo sviluppo di una rete di cooperazione attraverso un progetto dell’azienda speciale Aicai, che ha istituito da tre anni lo Sportello Russia dedicato all’assistenza alle aziende della provincia di Bari. Il protocollo d’intesa è stato siglato lo scorso 19 novembre da Antonio Laforgia, Presidente della Camera di Commercio di Bari e da Nathela Shengelija, presidente della Rappresentanza commerciale della Federazione Russa in Italia. L’accordo servirà a favorire la circolazione di opportunità di scambio e a rendere accessibili le informazioni e i servizi di carattere commerciale al fine di facilitare i contatti e gli incontri economici tra imprenditori e organizzazioni private dell’Italia e della Russia. È, inoltre, prevista l’organizzazione di visite di delegazioni e missioni economiche allo scopo di creare le condizioni che favoriscano lo sviluppo delle relazioni di collaborazione tra le aziende dei rispettivi paesi e/o territori di riferimento e a promuovere, quando possibile, l’organizzazione di seminari e conferenze allo scopo di far conoscere le reciproche potenzialità economiche. Il protocollo mira anche ad incoraggiare le partecipazioni dei soggetti economici a fiere, mostre e altre manifestazioni internazionali.

Un bilancio positivo, insomma, quello che ha visto a Bari oltre 600 operatori che hanno animato la due giorni della 17ma edizione della cosiddetta task force Italo-russa sui distretti delle piccole e medie imprese. Un’occasione che ha avvicinato enti, partner istituzionali e privati, a una economica che nel futuro intende incrementare l’import-export e investire in meccanica, meccatronica ed energie rinnovabili. In tal senso sono già stati proposti 30 progetti per i quali è allo studio la creazione di un segretariato proprio per seguire gli esiti di quanto prodotto durante i lavori delle task force. A oggi ammonta a 10 miliardi di euro il valore complessivo degli scambi tra Italia e Russia, dati relativi al I° semestre 2010. Dati che segnano un incremento dell’8,2 per cento rispetto al 2009. Sempre nel primo semestre 2010, la Puglia ha registrato un  incremento dell’export verso la Puglia del 34,1%.

fonte: Bari Sera