Redditometro 2014, ecco il facsimile della lettera inviata dal Fisco

 

Ne avevamo parlato giusto nei giorni scorsi, ecco di seguito il facsimile della lettera che l’Agenzia delle Entrate sta inviando a circa 75mila contribuenti considerati possibili sospetti evasori.

Roma,
Direzione Centrale Accertamento Settore Analisi e Strategie Ufficio Persone fisiche
Egr. Sig.
Via ………………..
Cap ……………-

Gentile Contribuente,
la ricostruzione sintetica del reddito complessivo delle persone fisiche (articolo 22 del Dl 78/2010) si basa su spese certe e su spese collegate al possesso di beni, tenendo conto anche della composizione del nucleo familiare e del luogo di residenza (decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 24 dicembre 2012). Sulla base dei dati presenti in Anagrafe tributaria, le spese che Lei ha sostenuto nel 2009 risultano apparentemente non compatibili con il reddito dichiarato. Per questo motivo, come prevede l’art. 32 del DPR n. 600/1973, La invitiamo a presentarsi presso questo ufficio, di persona o tramite un rappresentante. Il Suo intervento è particolarmente importante per acquisire dati e notizie che possono permettere di chiarire la Sua posizione e, quindi, di non procedere a ulteriori fasi del controllo, tenendo conto del principio di collaborazione e buona fede su cui sono improntati i rapporti tra Contribuente e Amministrazione finanziaria (art. 10 comma 1 Statuto del Contribuente).
Durante l’incontro potrà documentare l’esistenza di redditi che non era obbligato a dichiarare e dimostrare che le spese sostenute per investimenti sono state finanziate con disponibilità provenienti da altre fonti (disinvestimenti, risparmi accumulati negli anni precedenti, altro). Per facilitare il confronto, nel prospetto allegato sono riepilogate le spese che risultano da Lei sostenute: la prima colonna contiene le spese certe, presenti in Anagrafe tributaria; la seconda, le spese basate su dati certi (possesso di abitazione, mezzo di trasporto, ecc.); la terza è a Sua disposizione per integrare o modificare gli importi indicati. La sezione successiva del prospetto Le consente di indicare i saldi iniziali e finali dei Suoi conti correnti bancari e postali nonché dei conti titoli, relativi all’anno 2009, utilizzando le risultanze degli estratti conto. Se Lei fornisce chiarimenti esaustivi in merito agli elementi indicati nel prospetto allegato, così da rendere compatibili le spese da Lei sostenute con il reddito dichiarato, l’attività di controllo ai fini della ricostruzione sintetica del reddito si chiude in questa fase. (frase inserita solo in caso di fitto figurativo) Nelle banche dati dell’Agenzia non risulta che nel Comune di residenza Lei abbia un immobile in proprietà o in locazione. Pertanto, qualora non fornisse chiarimenti in merito, Le sarà attribuito un “fitto figurativo”, sulla base dei valori dell’Osservatorio del Mercato Immobiliare, secondo le modalità previste dal Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 24 dicembre 2012. ———
Qualora Lei non si presenti o, pur presentandosi, non fornisca, in tutto o in parte, le informazioni richieste, l’Agenzia delle Entrate potrà valutare la possibilità di adottare più penetranti poteri di indagine (previsti dal citato art. 32) e, come stabilito dall’art.11, I comma lett. c) del Dlgs n. 471/1997, potrà altresì valutare se irrogare la sanzione per mancata comparizione e per omessa o incompleta risposta (da un minimo di 250 a un massimo di 2000 euro). Per una migliore gestione degli appuntamenti, La invitiamo a presentarsi il giorno ____dalle_____ alle _____rivolgendosi al funzionario_________.
Se non Le è possibile venire in ufficio nel giorno indicato, può chiedere di fissare un’altra data, entro 15 giorni dal ricevimento di questa comunicazione, contattando il numero xxxx o scrivendo all’indirizzo e-mail xxxx. La informiamo che, ai sensi e per gli effetti dell’art. 13 del Dlgs n. 196/2003, i dati che devono essere obbligatoriamente forniti in relazione a questo invito sono comunicati a integrazione di quelli di cui l’Agenzia delle Entrate è titolare esclusivo.
Sul sito www.agenziaentrate.it è consultabile l’informativa completa sul trattamento dei dati personali. Il presente invito si compone di n. ___ pagine e di un allegato.

IL DIRETTORE

ECCO COME COMPORTARSI SE SI RICEVE LA LETTERA

Risultati positivi per la lotta all’evasione: +10% di entrate

Pochi giorni fa annunciavamo che il nuovo redditometro, strumento privilegiato per la lotta all’evasione, diventava operativo a tutti gli effetti. Oggi il Ministero dell’Economia e delle Finanza annuncia che , nei primi sei mesi dell’anno, si è verificato un miglioramento in materia di evasione fiscale. Con ciò intendiamo dire che, le entrate tributarie sono aumentate del 9,9% salendo a quota 3,65 milardi di euro.

La dura e aspra lotta agli evasori, dunque, sembra stia portando i frutti sperati. Il ministero inoltre sottolinea come la dinamica delle entrate tributarie sia in continuo miglioramento, anche se si è verificata una flessione pari al 6,5% delle entrate derivanti dall’imposta sul consumo di tabacco. Un fatto che certamente è legato alla diffusione sempre più crescente dei fumatori di sigarette elettroniche. Lo Stato ha comunque pensato di rimediare anche a questo calo, imponendo la tassa di consumo anche sulle e-cigar.

Se il quadro delle entrare dunque è in miglioramento, cala invece del 5,7%  il gettito Iva che  riflette la riduzione del gettito derivante dalla componente relativa agli scambi interni (-2,3%) e del prelievo sulle importazioni (-22,3%).

Intanto una buona notizia anche per le imprese: l’Agenzia delle Entrate ha fatto sapere che a breve, si parla di settimane, verrà erogato il rimborso di crediti Iva a  3mila aziende italiane. Il rimborso ammonta a  500 milioni di euro.

Francesca RIGGIO

Ritardi per il nuovo ISEE

I tempi per la formulazione, e la presentazione, dell’ISEE 2013, ovvero del cosiddetto Riccometro, si dilatano e sembra che la discussione sui nuovi parametri, più severi, venga rimandata addirittura a dopo le elezioni.

Chi pensava, dunque, che Riccometro e Redditometro avrebbero debuttato insieme, rimarrà deluso, perché a quanto pare i tempi, almeno per l’ISEE, non sono ancora maturi.
Ma, soprattutto, ci sono punti molto controversi per i quali è difficile trovare un accordo.

In particolare, i dubbi riguardano alcuni paletti introdotti nella determinazione della situazione economica equivalente, ma anche la necessità di pensare ad una Riforma che possa interessare più da vicino le famiglie.

La formula attuale, non ancora approvata, dovrebbe prevedere:

  • inserimento di nuove voci per la valutazione del reddito IRPEF: assegni per il mantenimento dei figli effettivamente percepiti, redditi da fabbricati non locati e terreni;
  • giro di vite sugli immobili: si considera il valore ai fini IMU, che prevede la rivalutazione del 60% della rendita catastale, e quindi pesa molto di più;
  • per quanto riguarda i patrimoni, scende anche la franchigia su conti correnti e investimenti (a 6mila euro);
  • stretta sul modo di considerare il nucleo familiare: più difficile far figurare due coniugi separati, anche quando hanno diversa residenza anagrafica, nuovi paletti sui figli maggiorenni che non convivono.

Esistono anche novità che riguardano la determinazione del reddito, franchigie e riduzioni, ovvero una deduzione fino a 7mila euro per chi vive in affitto, la sottrazione del 20% dal reddito da lavoro dipendente e le facilitazioni per le famiglie in cui è presente un disabile.

Vera MORETTI

Il Redditometro e le strane leggi della statistica

 

E’ il potenziale inganno della statistica il primo imputato nell’inchiesta sul Redditometro 2013.  Il metodo di calcolo statistico utilizzando per passare al setaccio abitudini, consumi e spese degli italiani potrebbe celare al suo interno incongruità e difetti evidenti, che non avrebbero altro risultato che penalizzare le classi già meno abbienti.

E’ il parere di Adiconsum, una voce importante, di chi sta dalla parte delle famiglie italiane e dei consumatori, a cui Infoiva ha voluto dedicare uno spazio. Ma qual è il parere di Pietro Giordano, segretario generale Adiconsum sul Redditometro 2013?

Redditometro 2013: criticato, temuto, passato sotto la lente di ingrandimento. Quali sono secondo voi le maggiori criticità?
La maggiore criticità del redditometro è rappresentata dalla scelta della media statistica che cela un potenziale inganno. Mi spiego meglio: una vacanza frutto di risparmi di anni può diventare parametro di controllo, mentre un’altra criticità è rappresentata dall’onere della prova a carico del contribuente, ancora una volta si scarica sul cittadino il gravame della prova che invece dovrebbe essere a carico di chi rileva l’incongruità. Chiedere ai cittadini di conservare ed archiviare tutte le ricevute di acquisti o proventi mette a dura prova il cittadino, sbagliato applicare alle famiglie metodologie che già applicate alle aziende hanno rivelato i propri limiti.

C’è chi ha parlato di “stato di polizia” in merito alle 100 voci analizzate del redditometro. Secondo lei a cosa è dovuta questa sensazione di timore dei cittadini nei confronti delle novità apportate al nuovo strumento di controllo dei redditi?
Il cittadino ha il timore di non poter far fronte alle eventuali richieste di prova che possono venire richieste, poiché in una famiglia possono intervenire fattori di difficoltà, come ad esempio un trasloco, il decesso del capofamiglia etc. E quindi questo fa percepire lo strumento del redditometro come uno strumento inquisitorio.

Le 100 voci del redditometro analizzano praticamente ogni ambito della vita di una famiglia, gli italiani dovranno cambiare le proprie abitudini per rientrare nei parametri del redditometro, o chi non evadeva prima può semplicemente mantenere la propria routine invariata ?
Come gli studi di settore, il redditometro penalizza i meno abbienti e agevola coloro più agiati che possono in coerenza con il redditometro celare tutto ciò che supera la congruita’ del redditometro. Sicuramente quanto previsto dal redditometro comporterà un cambiamento nelle abitudini degli italiani determinando un effetto recessivo dei consumi. Il cittadino spende sempre meno per evitare eventuali incongruità.

La franchigia di tolleranza del 20% e di 12 mila è a vostra parere ben ponderata?
Difficile definire se è ben ponderata poiché le variabili possono essere tante e non sempre definibili.

Veniamo al capitolo beni simbolici: l’allargamento dello spettro e l’analisi effettuata su dati certi dell’Agenzia delle Entrate porterà ad una maggior efficacia dello strumento di lotta all’evasione?
Riteniamo che il redditometro non risolverà il problema dell’evasione anzi il rischio è che colpirà chi le tasse le paga già. Allo stato attuale, il fisco è’ già in possesso di una serie di dati che se incrociati possono portare all’emersione della vera evasione, consentendo di colpire duramente coloro che non pagano le tasse.

Il ricorso a meccanismi statistici (criticati) comporta il rischio che la presunzione di capacità di spesa delle famiglie si allontani dalla realtà?
Si, il meccanismo statistico comporta sicuramente lo scostamento della realtà delle famiglie. Vorrei citare a proposito la media del pollo di Trilussa ben illustrata nella poesia La Statistica:
« Sai ched’è la statistica? È na’ cosa
che serve pe fà un conto in generale
de la gente che nasce, che sta male,
che more, che va in carcere e che spósa.
Ma pè me la statistica curiosa
è dove c’entra la percentuale,
pè via che, lì, la media è sempre eguale
puro co’ la persona bisognosa.
Me spiego: da li conti che se fanno
seconno le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra nelle spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perch’è c’è un antro che ne magna due. »
(Trilussa, La Statistica)

Trilussa non fa altro che affermare che se qualcuno mangia due polli, e qualcun altro no, in media ognuno ha mangiato un pollo a testa, anche se di fatto uno non l’ha mangiato.

A vostro avviso il redditometro è uno strumento valido nella lotta all’evasione o si poteva fare qualcosa di più?
A nostro avviso si poteva fare di più come consentire al cittadino di scaricare le spese effettuate creando interessi contrapposti. Mi aiuto con un esempio: se posso scaricare l’Iva per una spesa sostenuta sono invogliato a richiedere la fattura, con un sistema semplice si consentirebbe l’emersione del nero, come ad esempio già avviene nel caso di spese detraibili. Occorre poi intervenire sulle società di comodo poiché in tal modo si consente di scaricare spese che come singolo individuo non si potrebbero scaricare.

Alessia CASIRAGHI

Il Redditometro sotto la lente d’ingrandimento

Strumento principe nella lotta all’evasione, complesso modello statistico, specchio impietoso dell’Italia post crisi, “psicodramma nazionale” e nelle ultime ore pure “riccometro”. Si moltiplicano le definizioni ma il nostro grande indiziato di questa settimana è lui:  il Redditometro.

Quest’oggi abbiamo deciso di passarlo sotto la lente di ingrandimento dei veri addetti ai lavori, i commercialisti. Per cercare di fare un po’ di chiarezza tra accertamenti sistematici, parametri statistici, scostamenti marginali, beni rilevanti e beni simbolici.

Infoiva ha intervistato Alessandro Solidoro, Presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano.

Redditometro 2013: criticato, temuto, passato sotto la lente di ingrandimento. Quali sono secondo lei le maggiori criticità?
Il redditometro è riconducibile agli “accertamenti sintetici”, che sono presenti nel nostro ordinamento da diverso tempo.
La principale criticità di questa tipologia di accertamenti consiste nel pericolo di cadere, in sede di verifica della singola posizione fiscale di un contribuente, in “automatismi” nell’applicazione dei parametri previsti, che potrebbero non tener conto della specifica situazione del contribuente medesimo. La Cassazione al riguardo ha ricordato a più riprese che l’accertamento fiscale non può mai essere “standardizzato” ed effettuato applicando acriticamente una metodologia matematico-statistica. Oltre a ciò, vi sono diverse criticità di natura “tecnica”, derivanti dalla scelta del Legislatore di voler considerare alcune rilevanti spese (ad esempio l’acquisto di immobili) come effettuate utilizzando il reddito di un unico periodo di imposta.

Quali invece i vantaggi?
Le modifiche recentemente apportate al redditometro hanno il pregio di coprire uno spettro più ampio di voci rispetto a quanto fosse precedentemente fatto. Ciò consente di non limitare l’analisi ad alcuni “beni rilevanti” (immobili, automezzi, barche e simili), ma di estendere l’esame del tenore di vita (e dunque della congruità del reddito dichiarato) attraverso un ampliamento delle spese, degli investimenti e dei risparmi presi in esame.

Le 100 voci del redditometro analizzano praticamente ogni ambito della vita di una famiglia, gli italiani dovranno cambiare le proprie abitudini per rientrare nei parametri del redditometro, o chi non evadeva prima può semplicemente mantenere la propria routine invariata ?
No, non è necessario cambiare le proprie abitudini: al riguardo desidero infatti ricordare che il redditometro si basa sul semplice assunto per cui il tenore di vita deve essere compatibile con il reddito dichiarato al Fisco. In linea generale, chi non evadeva precedentemente non ha nulla da temere dall’applicazione di questo strumento, anche se dovranno essere adottate alcune precauzioni circa la tracciabilità delle risorse finanziarie e reddituali impiegate per il sostenimento di alcune spese rilevanti (automobili, immobili, investimenti e simili).

La franchigia di tolleranza di 12 mila euro è a vostra parere ben ponderata?
E’ opportuno premettere che il riferimento a una franchigia quantificata in 12.000 euro non è prevista dalla normativa (che invece stabilisce che il redditometro è potenzialmente applicabile a coloro che, in un dato periodo d’imposta, hanno sostenuto spese in misura superiore a 1,20 volte il reddito dichiarato). Ritengo che l’adozione di una franchigia “quantitativa” possa essere un utile ed efficace accorgimento per evitare di sottoporre a verifica quelle posizioni con scostamenti “marginali”; tuttavia non dovrà essere possibile prescindere dalla situazione specifica del singolo contribuente.

Veniamo al capitolo beni simbolici: l’allargamento dello spettro e l’analisi effettuata su dati certi dell’Agenzia delle Entrate porterà ad una maggior efficacia dello strumento di lotta all’evasione?
La motivazione sottostante l’inclusione delle spese per “beni simbolici” tra quelle da considerare ai fini del redditometro, risponde all’esigenza di meglio profilare il tenore di vita in relazione al reddito dichiarato. Dalle prime elaborazioni effettuate e apparse sulla stampa specializzata, sembra comunque di capire che questa categoria di spese non sarà di per sé “decisiva” nella valutazione di congruità del reddito di un singolo contribuente, mentre avranno una particolare significatività le spese per beni rilevanti e investimenti.

Il rischio che la presunzione di capacità di spesa delle famiglie si allontani dalla realtà è concreto o si può contenere limitando il ricorso a meccanismi statistici?
I meccanismi statistici contenuti nel decreto attuativo del redditometro dovrebbero avere l’esclusiva finalità di stabilire una “misura media” (statisticamente comprovata) per la spesa delle famiglie: in questo senso, l’inserimento di tale categoria di spese ai fini del redditometro potrebbe forse essere rivisto e meglio rimodulato (magari prevedendo ulteriori soglie di franchigia al di sotto delle quali non procedere a verifica con redditometro) , soprattutto al fine di evitare qualsiasi applicazione “automatica”.

A suo avviso il redditometro è uno strumento valido nella lotta all’evasione o si poteva fare qualcosa di più?
In linea di principio il redditometro è un valido strumento nella lotta all’evasione, in quanto è basato sull’assunto di comparare il tenore di vita rispetto alla congruità del reddito dichiarato. Tuttavia, dato l’elevato potere conoscitivo e il meccanismo di presunzione su cui esso si basa (che comporta un’inversione dell’onere della prova a carico del contribuente), si deve evitare che nella pratica diventi uno “studio di settore per famiglie”, censurando qualsiasi automatismo in sede di verifica che non tenga conto della specifica situazione del contribuente.

Alessia CASIRAGHI

Befera: il Redditometro tutela gli onesti

Ormai sembra l’unico rimasto a difendere il redditometro. Parliamo del direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, il quale è ormai il padre adottivo di questo strumento fiscale, abbandonato alla nascita dai genitori biologici e mai desiderato da chi è venuto dopo di loro.

Befera è infatti tornato a parlare dello strumento di accertamento fiscale durante l’edizione 2013 di Telefisco, annuale convegno online dedicato alle tematiche fiscali. “Il redditometro – ha detto Befera – sarà uno strumento che permetterà un doppio confronto con il contribuente“. “Gli accertamenti delle Entrate – ha continuato – sono attività unilaterali. Dopodiché si apre un dibattito con il contribuente, che può dimostrare se quanto abbiamo noi valutato non è corretto. Il contribuente può portarci documenti aggiuntivi, e in quella fase di contradditorio si può arrivare a una modifica, anche in autotutela, o alla cancellazione dell’accertamento. Con la particolarità che in questo caso l’incontro avviene due volte, una prima del procedimento e un’altra dopo l’accertamento vero e proprio“.

Dopodiché, Befera ha tranquillizzato gli imprenditori ricordando come il redditometro è finalizzato agli accertamenti sulle persone fisiche e non sulle imprese: “Con il redditometro faremo 30-35mila controlli quest’anno, dicendo addio ai controlli basati su moltiplicatori e valori catastali e concentrandoci sulle spese reali effettivamente sostenute“. Il direttore delle Entrate ha anche annunciato che la circolare applicativa sul redditometro arriverà nel giro di un paio di mesi.

Poi la stoccata, piuttosto seccata, a mass media e opinione pubblica: “La lotta all’evasione in Italia è difficile. Ogni volta che si tenta di fare un passo avanti si scatenano polemiche di tutti i tipi. L’anno scorso di questi tempi c’era la spettacolarizzazione delle operazioni sul territorio, come quelle a Cortina, e allora ci chiedevano di fare l’incrocio di banche dati. Ora l’abbiamo fatto, con il redditometro, e si sono scatenate altre proteste. Il redditometro non è altro che un incrocio di banche dati e riguarda un numero limitato di soggetti responsabili di un’evasione sfacciata“.

Torna, dunque l’aggettivo “sfacciata” riferito all’evasione nel vocabolario beferiano. E torna di nuovo, ascoltando le sue parole, la sensazione di “uomo solo al comando” nella lotta ai mariuoli. Sarà che tutti i leader politici sono impegnati in campagna elettorale e a promettere improbabili tagli di tasse, ma il contrasto all’evasione sembra essere rimasto ormai affare di pochi.

Redditometro, i dubbi di tributaristi e artigiani

di Davide PASSONI

Come c’era da aspettarsi, non sono mancate le prese di posizione contro il redditometro da diverse associazioni professionali e di categoria. Quando non si tratta di veri e propri attacchi, ci si trova comunque di fronte a perplessità o, quantomeno, a inviti alla cautela.

Come dimostra l’Istituto Nazionale Tributaristi il cui presidente, Riccardo Alemanno, sottolinea come “ogni strumento che possa fare emergere imponibile sottratto a tassazione è da accogliere positivamente, quindi anche la nuova versione del cosiddetto redditometro può essere estremamente utile nella lotta all’evasione fiscale“.

Chiarito ciò, Alemanno mette in guardia dalle inevitabili difficoltà applicative del nuovo strumento informatico, soprattutto laddove viene richiesto al contribuente di documentare spese ed investimenti, di giustificare tutte le forme di reddito o comunque di entrate di denaro. “Senza volere entrare nel merito dal punto di vista giuridico, uno strumento che sicuramente burocratizzerà la vita delle famiglie, ma il cui fine, ovvero fare emergere i redditi non dichiarati, è sicuramente condivisibile anche per il mantenimento e possibilmente dell’incremento degli aiuti al welfare“.

Naturalmente, secondo Alemanno, un giudizio ponderato potrà essere dato solo avere provato, nel concreto e con casi reali il nuovo strumento di controllo. Ai cittadini dovrà essere dato un congruo periodo di tempo per recuperare i documenti giustificativi di investimenti, reddito e spesa. “Inoltre sarà fondamentale il ruolo delle banche dati delle pubbliche amministrazioni e degli enti pubblici nonché degli istituti di credito: la loro capacità di incrociare dati e documenti potrebbe sollevare il contribuente dal presentare documentazione già in loro possesso, cosa che nel recente passato ha invece incontrato grosse problematiche“.

Insomma uno strumento che “se serve a colpire chi possiede beni di lusso ed ha un alto tenore di vita ma dichiara redditi bassi, senza fornirne giustificazione, ben venga; se invece si tramuterà in una sorta di controllo della vita delle persone e delle famiglie, allora vorrebbe dire che se ne è sbagliato l’uso“.

Anche la Cgia di Mestre ha recentemente sollevato qualche perplessità sugli esiti che il redditometro dovrebbe originare. Secondo l’associazione mestrina, che ha analizzato con attenzione la “Relazione Tecnica” al DL n° 78/2010 del 31 maggio 2010, che ha dato origine al nuovo redditometro, con la sua applicazione l’erario dovrebbe incassare nel 2013 quasi 815 milioni di euro: 100 milioni grazie all’attività accertativa e altri 715 circa per mezzo della dissuasione che provocherà nei confronti dei contribuenti. Insomma, come direbbero gli americani… peanuts, noccioline, a confronto con le cifre vere dell’evasione in Italia.

Ci rendiamo conto che stiamo parlando di effetti economici sulle entrate poco più che marginali – ha infatti tuonato Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre –? Con l’applicazione del Redditometro abbiamo gettato nel panico milioni di famiglie italiane per nulla. Sia chiaro: io spero che il redditometro stani gli evasori totali, colpisca chi le tasse non le paga, ma se le previsioni di incasso sono queste, concentrate per la stragrande maggioranza sull’autotassazione, il pericolo che il redditometro tradisca le aspettative è molto probabile“. E avanti così…

Redditometro: come funziona

L’aura di strumento maledetto che il redditometro porta con sé, in realtà verrebbe meno se lo si guardasse nel dettaglio. In effetti, quando si pensa a strumenti di accertamento fiscale, si immaginano accrocchi bizantini, tabelle e tabelle con campi da compilare, dati da inserire, cifre da dedurre; modelli e strumenti fatti apposta per far inciampare il contribuente sulle minuzie così che… zac! l‘amministrazione tributaria gli bussa alla porta in men che non si dica.

Invece, tra i tanti dubbi e difetti, il redditometro 2013 almeno un pregio ce l’ha: è relativamente semplice nella compilazione e nel meccanismo di verifica. Intanto, consumi e tenori di vita sono confrontati sulle fonti di reddito dichiarate, senza controlli patrimoniali e bancari incrociati. Per fare ciò, sono state censite 100 voci di spesa critiche, divise in due gruppi: il primo riguarda spese fatte in Italia, dagli immobili, alle auto, dai movimenti di capitali alle utenze, dai mutui alla sanità privata alle ristrutturazioni. Il secondo si basa su dati forniti dal contribuente: in primis la dichiarazione dei redditi, dove hanno un peso importante le deduzioni. In merito ai consumi correnti sono utilizzati i dati Istat, ponderati in base al luogo e al tipo di famiglia esaminata.

Una volta compilato, il redditometro ha un margine di tolleranza del 20% tra reddito dichiarato e spese accertate: oltre questo limite, il fisco chiederà al contribuente spiegazioni. Se lo scostamento del 20% è inferiore ai 12mila euro l’anno, il controllo non sarà effettuato. Un bonus pensato per correggere gli errori dovuti all’applicazione delle medie Istat.

C’è poi la parte più “pittoresca”, del redditometro, quella dei cosiddetti “beni simbolici”. Il vecchio redditometro, tanti lo ricorderanno, chiedeva al contribuente notizie sulla proprietà di beni come barche, aerei, cavalli, che costituivano gli elementi per presumere e attribuire un reddito al contribuente. Adesso l’accertamento delle spese viene fatto su uno spettro più ampio di beni e su dati certi in possesso dell’Agenzia delle entrate, come la potenza delle auto, la lunghezza delle barche, i consumi elettrici.

Ma che cosa succede se si riscontra lo scostamento fatidico del 20% con superiore ai 12mila euro? Scatta la convocazione dell’Agenzia delle entrate che si diventa contraddittorio e poi accertamento fiscale se l’amministrazione tributaria non viene convinta dalle spiegazioni del contribuente. Quest’ultimo può difendersi dimostrando che il Fisco ha ricostruito le sue spese in modo errato o che i pagamenti “sospetti” sono stati effettuati da terzio o fatti grazie a risparmi accantonati. Attenzione: in questi ultimi due casi è necessario avere le pezze giustificative, negli altri casi no, dato che di molti di queste spese l’Agenzia delle Entrate ha già traccia. E se tutto questo non bastasse e il Fisco fosse certo delle proprie ragioni, il bollo di evasore arriva appiccicato dritto sulla schiena: insieme a una multa pari al 30% della quota in eccedenza. In bocca al lupo…

Un orfanello di nome redditometro. C’è, ma nessuno lo ha creato

di Davide PASSONI

Nelle scorse settimane in Italia si è assistito a un teatrino politico con pochi precedenti. Protagonista: il redditometro. Co-protagonisti (tra gli altri): Mario Monti, Silvio Berlusconi, Giulio Tremonti.

L’attuale presidente del Consiglio, al cui governo è toccato l’onere di tenerlo a battesimo, ha scaricato la responsabilità su Berlusconi: “È stata un’altra delle tante bombe a orologeria messe dal mio predecessore che ha punteggiato il percorso del nostro governo. Io non l’avrei messo“, ha dichiarato. Berlusconi, naturalmente, a capo del governo che lo ha ideato, dice che si tratta di uno strumento da “stato di polizia“. Tremonti, a capo del ministero che, di fatto, lo ha creato, lo ripudia: “Non solo non ho adottato nessun decreto applicativo contenente le ‘cento voci’ di redditometro, ma comunque non avrei firmato un decreto del tipo di quello di Monti, esteso a così vasto spettro, basato su statistiche di massa, di riflesso così intrusivo“.

Un orfano, insomma, questo redditometro: figlio di nessuno e, in più, odiato da tutti. Praticamente tutto l’arco costituzionale lo denigra, le associazioni di categoria lo vedono come il fumo negli occhi, buona parte delle categorie professionali esprime perplessità su alcuni suoi aspetti, le associazioni dei consumatori gridano, come tanti, al terrorismo e alla vessazione.

Sembra rimasta solo l’Agenzia delle Entrate a difendere il povero figlio di NN. Il suo direttore, Attilio Befera, parla di strumento contro “l’evasione sfacciata“, il vicedirettore Marco Di Capua esclude che il redditometro serva a lanciare una “crociata contro i ricchi“. E ci crediamo, sono loro quelli ai quali tocca portare i risultati, scovare i mariuoli, portare nelle casse dello Stato i soldi che dovrebbero servire (in un Paese normale…) ad abbassare le tasse per quanti, onestamente le pagano. Ed è grazie al loro lavoro, e a quello della Guardia di Finanza, che poi i presidenti del Consiglio vanno in televisione a vantare numeri e successi del Fisco. Anche se, sia mai, il redditometro mica lo hanno inventato loro, no! Anzi…

Tutti bravi a parlare di lotta all’evasione, un po’ meno ad andare oltre la critica proponendo soluzioni costruttive. Come recuperare, allora, i 13 miliardi di euro di evasione fiscale accertati lo scorso anno?

Durante questa settimana, cercheremo di capire di più su questo contestatissimo strumento ascoltando le voci di quanti, direttamente o meno, avranno a che fare con lui da qui ai prossimi mesi e cercando, tra i pochi pro e i tanti contro, di offrire a voi lettori gli strumenti per farvi un’opinione la più oggettiva possibile. Che, ne siamo consapevoli, potrebbe cambiare di colpo se foste tra quelli cui toccherà in sorte l’accertamento tramite il redditometro…

Come segnalare i beni promiscui nel Redditometro 2013

Non è cosa facile compilare il Redditometro, soprattutto per il timore, da parte dei contribuenti, di incappare in sanzioni pesanti.

E’ importante sapere, ad esempio, che le spese sostenute dalla persona fisica per beni e servizi destinati ad attività d’impresa o esercizio di arti e professioni non rientrano nel Redditometro, ma tutt‘altra cosa sono i beni promiscui.

Per far luce su alcuni punti oscuri, è stato emanato un Decreto Ministeriale con lo scopo di fare chiarezza.
Per quanto riguarda le spese di lavoro, viene specificato che: “Non si considerano sostenute dalla persona fisica le spese per i beni e servizi se gli stessi sono relativi esclusivamente ed effettivamente all’attività di impresa o all’esercizio di arti e professioni, sempre che tale circostanza risulti da idonea documentazione“.
Questa precisazione è dunque relativa ai beni “esclusivamente ed effettivamente” utilizzati nell’attività di impresa o professionale.

Ciò significa che non rientrano nel Redditometro spese come l’acquisto di un macchinario utile all’impresa o le spese dello studio professionale dell’avvocato.

I beni ad uso promiscuo, invece, meritano una riflessione maggiore.
Un esempio su tutti è l’auto aziendale, per la quale è prevista una deducibilità pari al 20%, come stabilito dalla recente Legge di Stabilità.
Il restante 80%, però è da attribuire alla persona fisica e dunque da inserire nel Redditometro.

Questo particolare caso riguarda una vettura utilizzata da una sola persona, ma, se si tratta di automobili date in uso promiscuo ai dipendenti la deducibilità è del 70%, mentre per quelle di agenti e rappresentanti arriva all’80%.

Altre tipologie di beni mobili, come il pc o il telefono, in genere sono deducibili al 50%. Comunque, valgono tutte le precedenti leggi in materia di trattamento fiscale dei beni dati in uso ai dipendenti, o utilizzati dai professionisti per le loro attività. La regola da tener presente è che tutto quello che non rientra nel reddito d’impresa o nelle relative deduzioni è da considerarsi reddito del singolo, e quindi rileva ai fini del Redditometro.

Per imprenditori e lavoratori autonomi, infine, se l’unica fonte reddituale di un soggetto è determinata dal reddito d’impresa, il Fisco tiene conto del fatto che il reddito reale finanziario disponibile può essere diverso da quello dichiarato ai fini fiscali.

Vera MORETTI