La ricetta di Polillo

di Davide PASSONI

Meno male che c’è Polillo, altrimenti noi giornalisti che cosa avremmo da scrivere? L’ineffabile sottosegretario all’economia ne ha sparata un’altra delle sue. Dopo l’uscitona sulla tassa sui cani e gatti e l’invito caloroso agli italiani a fare una settimana in meno di ferie per salvare il Pil, Polillo torna a battere su quest’ultimo argomento sul quale, evidentemente, è convinto di aver ragione. “O noi lavoriamo di più, o questo livello salariale medio è insostenibile“. E ancora: “Sull’orario di lavoro mi permetto di insistere, questa crisi che l’Italia sta vivendo non è figlia di un destino cinico e baro ma dipende dai vizi della società italiana. Abbiamo avuto uno dei più alti tenori di vita, ora bisogna che ci rimbocchiamo le maniche e che lavoriamo come gli altri“. Botti finali: “Lavoriamo nove mesi all’anno (ancora con ‘sta storia? ndr), gli altri tre mesi se ne vanno in vacanze di varia natura. Ci sono quindi tre mesi di vacanze per ogni addetto che diventano due perché compensati dagli straordinari“. “L’alternativa è o ridurre il tenore di vita o lavorare di più“.

Che cosa commentare? Quello che avevamo da dire lo abbiamo detto nel nostro articolo del 19 giugno scorso. Ci permettiamo di aggiungere una cosa e premettiamo che qui non c’entra l’antipolitica ma solo il buon senso. Gli imprenditori, i lavoratori, gli italiani tutti sono stanchi di sentirsi fare la morale, raccontare ricette, ricevere cazziatoni da personaggi che hanno passato la propria vita tra i palazzi, sulla Luna o alla corte dei partiti della prima e della seconda Repubblica. Ha ragione da vendere Polillo quando dice che la crisi dell’Italia “non è figlia di un destino cinico e baro ma dipende dai vizi della società italiana“: peccato che si dimentichi che lui ha fatto parte e continua a far parte del sistema che questi vizi li ha creati, foraggiati, fatti crescere fino a portarci dove siamo ora. E adesso spiega a noi come fare per tirarci fuori dal fango quando ha contribuito, insieme a tanti altri, a farci affondare nella melma.

E allora, cari imprenditori che fate tre mesi di ferie all’anno, fate come questo imprenditore, Andrea Zucchi, e date le chiavi della vostra azienda a Polillo. Così non c’è futuro.

L’Italia deve crescere? Fate meno ferie

di Davide PASSONI

Gianfranco Polillo l’ha fatto di nuovo. Il sottosegretario all’Economia del governo Monti se n’era uscito qualche settimana fa con la boiata della tassa su cani e gatti (prontamente rimangiata, come fosse un bocconcino di Ciappi); ora ha sparato un’altra affermazione di quelle che fanno il botto: “Aumentare il tempo di lavoro per far ripartire la produttività“, ha detto. Ossia: “Nel brevissimo periodo, per aumentare la produttività del Paese lo choc può avvenire dall’aumento dell’input di lavoro, senza variazioni di costo; lavoriamo mediamente 9 mesi l’anno e credo che ormai questo tempo sia troppo breve“. E quindi: “Se noi rinunciassimo ad una settimana di vacanza avremmo un impatto sul Pil immediato di circa un punto“. Bum! Ricetta semplice.

Vero è che, come tante volte accade, le cose semplici sono talmente semplici che nemmeno le vediamo. Però, forse, questa volta Polillo non ha tenuto conto di qualcosa. Non siamo sottosegretari all’economia, non abbiamo un bagaglio di studi, di esperienze, di capacità che ci possono portare a smentire quanto Polillo dice e pensiamo che quando un sottosegretario parla, specialmente di cifre, non parli per dare aria alle gengive ma perché sa quello che dice. Però…

Però forse Polillo non ha tenuto conto del fatto che gli imprenditori onesti e capaci alle ferie hanno già rinunciato da tempo. Chi garantirebbe loro il fatturato, tra crisi, fornitori che non pagano, imposte e ferie? Come non ha tenuto conto del fatto che i lavoratori dipendenti lavorano, lavorano, lavorano, pagano tasse, si vedono decurtare il potere d’acquisto del loro stipendio… per che cosa? Ah, e tra l’altro… chi diavolo lavora 9 mesi all’anno? Il sottosegretario Polillo, forse. Qualche insegnante non impegnato con la maturità, forse (statale, tra l’altro, non privato). Deputati e senatori, forse (ma non lo crediamo…). D’accordo, Polillo dice “mediamente 9 mesi l’anno“, ma per arrivare a questi dati devi far fare media a un sacco di lazzaroni e assenteisti.

Pensi invece, il sottosegretario, a recuperare punti di Pil abbattendo la spesa pubblica, eliminando quella improduttiva, dismettendo patrimonio pubblico, intervenendo sui costi della politica, dando alle imprese l’ossigeno per ripartire e dare un senso all’economia italiana. Imprenditori e lavoratori sono in grado di pensare loro alle proprie ferie, almeno su questo le lezioni i professori se le risparmino.

Ah, detto per inciso… Quando l’ex premier Silvio Berlusconi se ne uscì con qualcosa di analogo e mise mano anche agli italianissimi “ponti” fu massacrato, mediaticamente e politicamente. Del resto, Polillo è stato consigliere economico del Pdl. Sentire da un membro di questo governo affermazioni del genere non fa che ribadire la discutibile continuità che lo lega agli esecutivi precedenti, dai quali avrebbe dovuto distinguersi con un taglio netto. E buone ferie a tutti.