Reddito minimo, la misura dell’Europa contro la povertà

Il reddito minimo è la scelta dell’Europa per combattere l’aumento della povertà e sostenere l’occupazione, ma di cosa si tratta?

Reddito minimo, cosa propone l’Europa

Gli Stati membri dell’Unione europea sono compatti nel rendere più moderi ed efficaci i regimi di reddito minimo in tutti i Paesi. Una misura che serve a contrastare l’aumento della povertà, ma anche a sostenere l’occupazione. Il sussidio è diverso dal reddito di cittadinanza. Come sappiamo il reddito concepito in Italia prevede l’accredito di somme a chi è in difficoltà economiche e non svolge un lavoro.

Mentre il reddito minimo è sempre un sussidio, ma serve a colmare il divario tra il reddito percepito e il livello di entrate necessario per vivere una vita dignitosa. La misura così concepita punta a ridurre di 15 milioni le persone a rischio povertà entro il 2030.

Reddito minimo come dovrebbe funzionare?

Il reddito minimo dovrebbe essere costituito da una serie di pagamenti che aiutano le famiglie in difficoltà economiche a colmare lo scarto tra il livello di reddito e la possibilità di condurre una vita dignitosa per tutti i membri della famiglia. Questi pagamenti, anche in contanti, contribuirebbero alla riduzione della povertà, ma anche all’obiettivo europeo di accrescere l’occupazione. L’obiettivo è quello di avere il 78% della popolazione europea tra i 20 e i 65 anni occupata.

A differenza del reddito di cittadinanza non è un contributo passivo. Anzi prevede dei sostegni che puntano proprio al reintegro della persona nel mondo del lavoro. La commissione europea spinge tutti i paesi europei  ad una maggior adeguatezza delle misura.

Il commento del Vice presidente Valdis Dombrovski

Il Vice presidente della Commissione europea commenta così l’iniziativa dell’esecutivo sul reddito minimo:
In un momento in cui molte persone stanno lottando per sbarcare il lunario, sarà importante che questo autunno gli Stati membri modernizzino le loro reti di sicurezza sociale con un approccio di inclusione attiva per aiutare i più bisognosi“. Tuttavia la Commissione lascia agli Stati membri un margine sufficiente per determinare le modalità per conseguire al meglio gli obiettivi della presente iniziativa, tenendo conto delle loro circostanze specifiche.

Ad esempio in Italia il reddito minimo potrebbe essere una rimodulazione del reddito di cittadinanza da destinarsi realmente a chi vive in gravi difficoltà economiche. Ma soprattutto potenziare l’accesso dei cittadini al mondo del lavoro con misure atte a migliorare l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro. E’ una soluzione per permettere a tutta l’Eurozona di riprendersi da questo lungo periodo di crisi.

Salario minimo europeo approvato: cosa cambia per lavoratori e aziende?

Il Parlamento Europeo a larga maggioranza approva il salario minimo europeo, ma cosa cambia per l’Italia e in particolare per aziende e lavoratori?

Salario minimo europeo per garantire tenore di vita dignitoso

Le nuove norme europee  sul salario minimo mirano a garantire un tenore di vita dignitoso. La principale novità, in base a quanto vedremo a breve, è il fatto che in caso di violazione delle norme si concede la possibilità ai lavoratori di rivolgersi a rappresentati e sindacalisti al fine di trovare tutela.  Nelle nuove norme la definizione del salario minimo è rimandata agli Stati Membri i quali dovranno agire tenendo in considerazione il costo della vita e più ampi livelli di retribuzione.

Nella disciplina non ci sono molte indicazioni per i Paesi, di conseguenza, questi avranno un ampio margine di manovra. Tra le linee guida si indica che la determinazione del salario minimo europeo dovrà essere basata su un paniere di beni e servizi a prezzi reali, o fissarlo al 60% del salario mediano lordo e al 50% del salario medio lordo.

La normativa vuole anche stimolare la contrattazione collettiva, questa infatti solitamente è in grado di determinare retribuzioni che siano in linea con il costo della vita del paese di riferimento. I Paesi dell’Unione Europea che hanno una copertura con contratti collettivi nazionali di almeno l’80% non saranno quindi tenuti ad adottare il salario minimo. Rientra tra questi Paesi proprio l’Italia.

A chi si applicherà il salario minimo europeo?

In realtà possiamo affermare che la direttiva, per quanto importante abbia un effetto limitato, infatti dei 27 Paesi dell’Unione Europea solo 6 ancora non hanno una disciplina sul salario minimo e tra questi vi è appunto l’Italia che però non sarà comunque obbligata a fissare un minimo, visto che la contrattazione collettiva viene applicata a oltre l’80% dei lavoratori.

Nonostante questo, si sta discutendo anche in Italia dell’introduzione del salario minimo e i partiti ne stanno parlando in campagna elettorale. Tra le varie ipotesi c’è quella di fissare il salario mensile minimo in 1.200 euro e chi invece, come il Pd propone una retribuzione oraria minima di 9 euro.

Attualmente in Unione Europea il Paese in cui i salario minimo è più elevato è Lussemburgo, mentre i Paesi con un salario esiguo sono soprattutto quelli dell’Est Europa con la Bulgaria che detiene il record negativo, cioè 332 euro.

I Paesi dell’Unione Europea avranno due anni di tempo per adeguarsi alla disciplina del salario minimo.