Saldi estivi al via, ecco le stime di Confcommercio

L’inizio del mese di luglio ha coinciso con l’inaugurazione della stagione dei saldi estivi, che in tutta Italia è cominciata alla grande.
Sarà perché quest’anno l’estate è iniziata prepotentemente con tanto sole e tanto caldo, ma gli italiani hanno una gran voglia di vacanza e ci vogliono arrivare con qualche capo o accessorio nuovo di zecca.

L’Ufficio Studi di Confcommercio stima che ogni famiglia spenderà mediamente 230 euro, per un valore complessivo di 3,5 miliardi.

Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia e vicepresidente di Confcommercio, ha detto in proposito: “Nonostante il gran caldo di questi mesi, i consumi sono stati piuttosto tiepidi e i segnali di ripresa di cui si parla tanto sono ancora troppo flebili e poco avvertiti specie dal dettaglio moda multibrand. I saldi rappresentano un’occasione per rinfrescare il guardaroba estivo. È l’anno del risveglio del bianco e dei colori naturali, ma anche del blu chino, verde e rosso con polo, bermuda e costumi per lui; sandali, abitini, t-shirt per lei. Lino e cotone le fibre più fresche. Più avanti l’attenzione si sposterà sui quei prodotti difficilmente scontabili in stagione. Naturalmente un giudizio sull’esito finale di questa stagione di saldi dovrà necessariamente tener conto delle intollerabili anticipazioni degli sconti lanciati in primo luogo dalle catene e dai potenti monomarca. Non ci stancheremo mai di segnalare azioni di concorrenza sleale alle Autorità competenti: non c’è niente di peggio che scrivere leggi e regole il cui rispetto non può essere garantito”.

I consigli per non incappare in colossali fregature sono sempre gli stessi: occorre prendere nota del prezzo del capo che si desidera per poi capire se davvero è stato scontato, e, cosa ancora più importante, non farsi attrarre da sconti troppo forti, superiori al 50%, specialmente nei primi giorni. Spesso, infatti, si tratta di articoli delle passate stagioni tirati fuori per l’occasione sperando che qualcuno finalmente abbocchi.

Meglio spendere un po’ di più, ed accontentarsi di un ribasso del 30, 40%, ma essere sicuri di aver fatto un affare.

Vera MORETTI

Saldi estivi avanti piano

Il bello dei saldi, siano essi estivi o invernali, è che viene data al primo giorno una smisurata importanza riguardo alla sua capacità di determinare l’andamento dell’intera stagione, o quasi. Nel caso del primo giorno di saldi estivi 2016, però, questi dati previsionali sono tutto sommato poco significativi poiché, secondo una prima rilevazione condotta da Confesercenti, l’andamento è grosso modo in linea con quello del 2015.

Secondo una nota di Confesercenti, “a pesare durante la mattina è stato soprattutto il caldo soffocante registrato in molte città e il conseguente esodo verso il mare. Chi tra i clienti italiani ha sfidato la calura, ha cercato soprattutto capi leggeri: maglie, magliette e pantaloni, ma sempre con un occhio al prezzo”. Nessuna novità anche da parte dell’approccio ai saldi da parte dei turisti stranieri, i quali “sono andati come sempre alla ricerca di abbigliamento e accessori made in Italy, premiando la qualità dei prodotti e facendo meno caso al prezzo sul cartellino”.

Venendo ai numeri dei saldi, sempre secondo Confesercenti “per chi ha scelto di fare acquisti nel giorno dell’avvio, la tendenza è stata quella di mirare ai capi con alte percentuali di sconto, a partire dal 30%”.

Ma quanti sono coloro i quali hanno dato l’assalto ai saldi sin dalle prime ore? Confesercenti li stima in oltre 22 milioni, con una spesa media prevista di circa 220 euro a famiglia, in linea con lo scorso anno. A questi 22 milioni bisogna però aggiungerne altri 15 milioni che ancora non hanno deciso se acquistare con i saldi, mentre il 35% di chi comprerà, ancora non si è dato un budget.

Intanto, arrivano i primi dati dalla capitale italiana dello shopping e dei saldi, Milano. Secondo le prime rilevazioni raccolte da FederModaMilano, il primo giorno si saldi ha fatto registrare un + 1% rispetto a un anno prima, con un andamento stabile o leggermente positivo per il 64% degli operatori. Lo scontrino medio si è attestato a 83 euro.

Una prima giornata spezzata anche dal maltempo e con risultati altalenanti, ma il segnale è moderatamente positivo anche in considerazione del raffronto con lo scorso anno in pieno periodo di Expo. Ribadiamo la nostra fiducia: i consumatori hanno ottime opportunità d’acquisto con questi saldi estivi”, ha commentato Renato Borghi, presidente di FederModaMilano.

Qualche indicazione positiva dalla prima giornata di saldi è emersa anche da punti vendita non in centro o nei maggiori assi commerciali, mentre si è registrato, invece, un andamento meno soddisfacente nei negozi dei centri commerciali.

Saldi, salvagente per le imprese?

Anche oggi come ogni volta, l’apertura dei saldi, siano essi estivi o invernali, porta con sé l’auspicio che le vendite scontate siano il volano per una ripresa, anche mini, dei consumi. Quest’anno ancora di più, visti gli indicatori economici che segnalano una timida ripartenza della domanda interna. Ma saranno davvero la svolta, questi saldi estivi?

Da una parte ci sono i dati diffusi da Coldiretti sui consumi alimentari, cresciuti di quasi il 2% (1,9%) anno su anno; un aumento non irrilevante, dal momento che una delle conseguenza della crisi è stata anche il taglio degli acquisti sul cibo, almeno su quello di qualità. È pure vero però che, nonostante sia il primo segno più dopo 7 anni di cali, i saldi non sono propriamente l’occasione per fare incetta di salami e sughi.

È però un dato di fatto che, nel primo trimestre 2015, si è assistito a una crescita del potere d’acquisto delle famiglie rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+0,8%) che fa ben sperare in vista dei saldi. A meno che i maggior introiti non spingano la propensione alla spesa verso altri settori.

Se, sempre in base a dati Istat, la spesa delle famiglie italiane è calata dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, è però cresciuta dello 0,1% su base annua. Una andamento ondivago che rende difficili le previsioni di spesa per i saldi.

Una mano in questo senso, nella lettura delle previsione dei saldi, potrebbe venire dai dati di Fismo – Confesercenti, secondo i quali il settore moda, cui fanno riferimento le imprese aderenti, non è ancora del tutto in salute. In questo 2015, quasi la metà degli imprenditori (il 49%) non ha registrato miglioramenti rispetto all’anno scorso, mentre solo il 26% sostiene di avere riscontrato segnali di ripresa e il 24% di avere il fatturato ulteriormente in calo.

Ecco perché qualcuno ha ipotizzato che i saldi estivi 2015 potranno portare risultati migliori di quelli dello scorso anno, anche in virtù del fatto che sono previsti sconti più alti. È il caso di dell’Ufficio Studi di Confcommercio Roma, secondo il quale le famiglie della Capitale spenderanno ciascuna tra i 210 e i 250 euro (+5% sui ai saldi estivi 2014).

Fismo – Confcommercio ha anche provato a spacchettare le previsioni di spesa per i diversi settori merceologici, partendo dai dati del 2014 e comparandoli con quelli del primo trimestre 2015. Dati che raccontano come la spesa per abbigliamento e calzature è stata di circa 100 euro al mese nel 2014 e sostanzialmente stabile all’inizio del 2015: +0,3% per il comparto moda, -0,6% per il calzaturiero. Vedremo come questi saldi si inseriranno nel trend.

Via ai saldi!

Ormai ci siamo.
Se per molti l’inizio di luglio corrisponde alla partenza per le tanto agognate ferie estive, per coloro che rimangono ancora in città l’appuntamento di questo primo week-end estivo è con i saldi, che dal 4 luglio impazzeranno in tutte le Regioni italiane.

Se si escludono, infatti, Basilicata e Campania, che inaugurano la stagione dei ribassi proprio oggi, 2 luglio, tutte le altre Regioni, di comune accordo, apriranno agli sconti il prossimo sabato.

Le Regioni e i principali Comuni italiani, dunque, hanno deciso di rispettare l’Accordo siglato in sede di Conferenza con le Province Autonome il 24 marzo 2011, uniformandosi, dunque, su quasi tutto il territorio nazionale e scegliendo come data il primo sabato del mese.

Nonostante l’accordo sia tuttora valido, alcune recenti delibere di Giunta Regionale, come ad esempio in Emilia Romagna, hanno abolito l’onere per gli esercenti il commercio di comunicare decorrenza e durata dei saldi ai rispettivi Comuni.
Quest’anno, inoltre, varie discipline regionali hanno confermato il divieto di effettuare vendite promozionali nel periodo antecedente l’inizio dei saldi di fine stagione.

Vera MORETTI

Confesercenti: “Flop saldi? colpa del caldo che non arriva”

Secondo la solita indagine condotta da Confesercenti con Swg dopo un paio di settimane di saldi, descrive alla perfezione il clamoroso flop di questa prima parte di saldi estivi: il 67% degli italiani ha detto di voler partecipare alle vendite di fine stagione di quest’anno, ma solo il 29% lo ha già fatto nelle prime due settimane, mentre il 38% ha detto di voler sfruttare l’occasione nei prossimi giorni.

«Francamente il maltempo ha inciso in modo determinante – spiega Benny Campobasso, presidente Confesercenti della provincia di Bari – ma sono fiducioso. Quest’anno la partenza dei saldi corrisponde con l’inizio della stagione. Ci sarà un afflusso significativo nei prossimi giorni feriali».

«Dall’indagine – sottolinea Roberto Manzoni, presidente di Fismo Confesercenti – emerge che i negozi hanno ancora un’ampia gamma di offerta disponibile, con un buon assortimento, che garantisce la possibilità per i consumatori di fare buoni affari. La partenza dei saldi è stata finora deludente: gli italiani appaiono ancora prudenti, e l’avvio dell’estate, segnato dal maltempo, ha frenato la voglia di rinnovare il guardaroba»

Jacopo MARCHESANO

Marinelli: “Inutile parlare di saldi al giorno d’oggi…”

 

Nonostante le previsioni non siano particolarmente positive, la settimana prossima partirà la sessione estiva dei saldi. A riguardo oggi abbiamo incontrato Ivan Marinelli, vicepresidente nazionale A.E.C.I. (Associazione Europea Consumatori Indipendenti) per una breve chiacchierata sull’argomento.

Dott. Marinelli, le promozioni sono all’ordine del giorno in qualunque periodo dell’anno. Nel 2014 vale ancora la pena parlare di saldi?
La nostra Associazione di Consumatori ha spesso evidenziato questo fattore direttamente agli amministratori della pubblica amministrazione chiedendo un cambio normativo radicale. Inutile parlare oggi di SALDI in un mercato dove il commercio si deve confrontare con nuove forme di vendita molto aggressive (coupon, aste on line, e-commerce e via dicendo).

LEGGI I DIECI CONSIGLI DI IVAN MARINELLI PER NON INCORRERE IN FREGATURE DURANTE I SALDI

La normativa attuale è vecchia e, di fatto, rappresenta un peso per le attività di vendita e mancati benefici per i consumatori. Gli stessi commercianti, in maniera non proprio lecita, reagiscono all’obsolescenza della legge con presaldi, saldi privati e/o atteggiamenti commerciali similari. E’ arrivato dunque il momento di riformare una legge vetusta per aggiornarla ai tempi attuali.

Nel 2008, spiegano dal Codacons, la spesa complessiva delle famiglie durante gli sconti estivi di fine stagione era stata di circa 4 miliardi di euro, mentre quest’anno si attesterà attorno a 1,8 miliardi. Come leggere questi dati?
Fermo restando che sono dati di massima difficile da confrontare, sono comunque numeri mortificanti che però evidenziano una serie di fattori se confrontati con altri dati. Va detto, per esempio, che l’e-commerce è in costante crescita. L’e-commerce italiano, infatti, vale oltre 13.2 miliardi di euro e per tutto il 2014 il commercio elettronico registrerà una crescita continua che sfiorerà il 17 percento di aumento rispetto al 2013.
Ogni acquisto effettuato tramite web è un acquisto sottratto al commercio tradizionale e, contestualmente, questo parametro influenza anche il periodo di saldi. Chi acquista tramite web, infatti, lo fa per evidenti opportunità di risparmio. Un consumatore avrebbe certamente più facilità di acquisto attraverso la catena tradizionale (specie per articoli quali abbigliamento, calzature, e similari). La scelta dell’acquisto a mezzo web riporta dunque alle condizioni di risparmio. L’e-commerce dunque rappresenta il vero concorrente dei saldi che non si presenta però, a differenza dei saldi, esclusivamente in un dato periodo dell’anno, ma 365 su 365. Oggi il consumatore italiano medio è un target più informato e sopportato da una conoscenza più radicata rispetto al passato.
Detto questo però il drastico calo è certamente influenzato dal periodo di crisi endemica.

Su quali prodotti i commercianti puntano maggiormente in questa sessione estiva? O come al solito sono i consumatori a indirizzare i commercianti?
Normalmente i prodotti più venduti sono beni ritenuto, in qualche maniera, indispensabili. In questo caso certamente il reparto calzature. Tra i prodotti più venduti nei saldi estivi sono t-shirt e bermuda, abitini freschi, sandali e gli articoli da spiaggia (costumi e teli). In generale prodotti che sostituiscono altri prodotti o prodotti desiderati e, quindi, di target più elevato. Va ricordato che al periodo dei saldi sono soggetti anche gli outlet dove i consumatori possono trovare merce outlet ulteriormente scontato grazie al saldo. L’incidenza degli ultimi tempi è proprio un aumento della spesa presso gli outlet nel periodo di saldi.

Jacopo MARCHESANO

Saldi estivi: al via con scetticismo

Nonostante le previsioni non siano particolarmente ottimistiche, la settimana prossima partirà la sessione estiva dei saldi. I primi a partire saranno il Lazio, il Piemonte, la Toscana ed il Veneto che daranno il via il prossimo 5 luglio. Il 6 luglio sarà la volta della Lombardia, il Friuli Venezia Giulia e la Sardegna, mentre il 7 luglio i saldi prenderanno il via in Abruzzo, Basilicata, Campania (con l’eccezione di Napoli che sarà la prima città ad anticiparli il 2), Calabria, Emilia Romagna, Liguria, Marche, Puglia, Sicilia, Umbria e Valle d’Aosta. A Milano, Bologna, Firenze, Perugia, Cagliari e Napoli dureranno un massimo di 60 giorni, a Torino terminano dopo 8 settimane e a Roma dopo 6. Genova riduce la durata a 45 giorni, a Venezia, Ancona e Reggio Calabria finiscono il 31 agosto. Bari e Palermo invece fissano lo stop al 15 settembre.

Nel 2008, spiegano dal Codacons, la spesa complessiva delle famiglie durante gli sconti estivi di fine stagione era stata di circa 4 miliardi di euro, mentre quest’anno si attesterà attorno a 1,8 miliardi, con uno scontrino medio che non supererà i 65 euro: 2,2 miliardi di euro in meno in soli sei anni.

«Meno di una famiglia su due (il 45% circa) approfitterà dei saldi per fare qualche acquisto – prosegue il rapporto del Codacons – prestando molta più attenzione degli anni passati al fattore prezzo e confrontando i listini dei vari negozi prima di effettuare compere».

Jacopo MARCHESANO

Dopo la prima settimana, bilancio negativo per i saldi

Nonostante i forti ribassi già nei giorni di inaugurazione, i saldi non stanno avendo il successo sperato.
La prima settimana di sconti, infatti, ha fruttato ai negozianti un calo delle vendite del 15% rispetto all’anno scorso, anche se si tratta di un dato medio, che presenta profonde differenze a seconda delle località e delle categorie merceologiche.

Secondo l’indagine condotta da Fismo-Confsercenti, inoltre, meglio stanno andando i negozi delle località turistiche, ma anche il lusso Made in Italy suscita sempre un grande fascino, soprattutto tra i turisti internazionali, che approdano nel Belpaese non solo per le bellezze paesaggistiche e culturali, ma anche per fare buoni affari.

Se, in generale, non si sono viste le code in attesa di accaparrarsi l’oggetto del desiderio a metà prezzo, c’è però chi gioisce. In testa c’è Milano che, nell’intramontabile quadrilatero della moda, ha sbaragliato qualsiasi concorrenza, alla faccia della crisi. I turisti extracomunitari, in particolare gli arabi, non hanno saputo resistere alle sirene degli sconti e si sono aggiudicati capi firmati a prezzi imbattibili.
Male, invece, le vendite nelle zone periferiche e semi-centrali, poco battute dagli stranieri e disertate dai milanesi: in questo periodo di crisi il denaro a disposizione serve per saldare rate e bollette.

Bilancio positivo anche per Torino, che ha rilevato, sempre nella prima settimana di saldi, un andamento pressoché invariato rispetto al 2012, anche se le promozioni pro-saldi hanno in realtà raffreddato la corsa ai saldi.

Non ride, invece, Bologna, dove è stato registrato un notevole calo delle vendite, con picchi del 20% in meno rispetto allo scorso anno, in particolare sui capi di abbigliamento dal prezzo medio-alto e sigli accessori. Molto meglio, al contrario, i capi a prezzi bassi e medio-bassi.

Al sud, a Bari, la situazione non migliora, con un crollo delle vendite del 25%. I clienti disdegnano gli accessori e prediligono acquistare pantaloni e camiceria. Prevale, dunque, uno shopping utile, mentre gli acquisti frivoli sono quasi inesistenti.

Unico settore intramontabile è la moda giovane: i genitori preferiscono risparmiare su di sé ma non rinunciare a comprare qualche capo di abbigliamento ai figli.

d.S.

Approfittare dei saldi per scongiurare l’aumento dell’Iva

In periodo di crisi, che potrebbe essere aggravato dall’aumento dell’Iva, per ora rimandato ma ancora incombente su di noi, la stagione dei saldi, da molti guardata con diffidenza, potrebbe rappresentare una vera ancora di salvezza.
Il motivo è presto detto: ad essere penalizzate dal probabile aumento dell’aliquota saranno, come sempre, le famiglie meno abbienti, che vedranno il loro potere d’acquisto ancora più ridotto. Per questo, approfittare dei ribassi rappresenterebbe una ghiotta opportunità.

A dimostrarlo, con uno studio dettagliato, è la Cgia di Mestre, che ha simulato l’incidenza percentuale dell’aumento Iva sullo stipendio annuo di un capo famiglia. Ciò che ne deriva è che l’incidenza sarebbe maggiore negli stipendi più bassi, mentre coloro che percepiscono salari annui cospicui quasi non si accorgerebbero della differenza.
Tra i nuclei famigliari, poi, quelli più numerosi subiranno gli aggravi maggiori.

Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, ha commentato così i risultati della ricerca. “Bisogna assolutamente trovare la copertura per evitare questo aumento, non si possono penalizzare le famiglie ed in particolar modo quelle più in difficoltà. Nel 2012 la propensione al risparmio è scesa ai minimi storici. Se dal primo ottobre l’aliquota ordinaria del 21% salirà di un punto, subiremo un ulteriore contrazione dei consumi che peggiorerà ulteriormente il quadro economico generale. E’ vero che l’incremento dell’Iva costa 4,2 miliardi di euro all’anno, ma questi soldi vanno assolutamente trovati per non fiaccare la disponibilità economica delle famiglie e per non penalizzare ulteriormente la domanda interna”.

Nelle simulazioni effettuate, tre diverse a seconda della tipologia del nucleo famigliare (single, lavoratore dipendente con moglie e un figlio a carico, lavoratore dipendente con moglie e 2 figli a carico), sono stati presi in esame 7 fasce retributive: in relazione alla spesa media risultante dall’indagine Istat sui consumi delle famiglie italiane, su ognuna è stato misurato l’aggravio di imposta in termini assoluti e l’incidenza percentuale dell’aumento dell’Iva su ogni livello retributivo.

In queste simulazioni si sono tenute in considerazione le detrazioni e gli assegni familiari per i figli a carico, le aliquote Irpef e le addizionali regionali e comunali medie nazionali. A seguito dell’aumento dell’aliquota Iva al 22%, si è ipotizzata una propensione al risparmio nulla per la prima fascia di reddito, pari al 2,05% per il reddito annuo da 20.000 euro, del 4,1% per quella da 25.000 euro e dell’ 8,2% per le rimanenti fasce di reddito. Quest’ultima percentuale corrisponde al dato medio nazionale calcolato dall’Istat nell’ultima rilevazione su base nazionale.

Cosa significa ciò? Che a ridurre le spese saranno le famiglie appartenenti a fasce di reddito medio-alte, quelle che rappresentano la maggioranza in Italia.

Per prevenire una situazione ancora più critica, dunque, si potrebbe, a questo punto, ricorrere ai saldi per fare le proprie spese. Da quasi una settimana, ormai, i negozi vendono i loro prodotti a metà prezzo: lasciarsi perdere questa occasione sarebbe un vero peccato.

Vera MORETTI

Saldi: in quanti ne approfitteranno?

La stagione dei saldi è ufficialmente entrata nel clou e le famiglie italiane, dopo aver calcolato di quanto possono disporre, si accingono a fare quello shopping che si erano precluse durante i mesi scorsi.

Le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio, prevedono una spesa di 229 euro a famiglia, per comprare articoli di abbigliamento e calzature in saldo.
Meno di 100 euro a testa, dunque, per un valor complessivo di 3,6 miliardi di euro.

Nonostante la crisi, comunque, gli sconti rappresentano sempre un grande richiamo per gli italiani, ch comunque devono far i conti, letteralmente, con il bilancio familiare, purtroppo quest’anno particolarmente esiguo.

Renato Borghi, Vice Presidente di Confcommercio e Presidente di Federazione Moda Italia, ammette la situazione di estrema criticità: “Siamo consapevoli delle difficoltà che attraversano le famiglie italiane dal punto di vista del reddito disponibile. Siamo peraltro fiduciosi che i saldi, che preferisco definire di ‘inizio stagione’, sapranno incontrare le più diversificate esigenze dei consumatori, sia per quantità, qualità e assortimento dei prodotti invenduti, che per gli sconti che prevediamo possano superare il 40%. Le vendite in questo periodo, insomma, pur in un contesto difficile, potranno dare effervescenza alle vendite e rappresentare per i consumatori italiani e i turisti stranieri un’occasione per acquistare quei capi d’abbigliamento desiderati nel corso della stagione”.

Vera MORETTI