RcAuto, allarme aumenti dall’Ivass

Il presidente dell’Ivass, Luigi Federico Signorini, in occasione della presentazione della relazione sull’attività svolta dall’Istituto nel 2022 ha reso noto che le polizze RcAuto sono in aumento. I rincari medi sono del 4%.

Non solo alimentari ed energia, anche per la RCAuto c’è l’allarme aumenti

Nell’ultimo anno l’aumento dei prezzi ha riguardato praticamente tutti i prodotti e i servizi, dai beni alimentari, alle tariffe di luce e gas, sembra essersi arrestata la corsa dei carburanti, ma anche in questo caso i prezzi risultano più alti rispetto a prima della crisi inflazionistica. Naturalmente trattandosi di aumenti generalizzati, non potevano essere risparmiate le polizze assicurative e a darne conferma è proprio Ivass, Istituto di vigilanza sulle compagnie di assicurazione.

In base a quanto dichiarato dal presidente dell’Ivass, nel primo trimestre del 2023 si è registrato un aumento medio delle polizze RcAuto del 4% su base annua. La polizza media è di 368 euro con forti differenze che permangono tra Nord e Sud Italia.

Al Sud aumentano le scatole nere per risparmiare sulla RCAuto

Differenze vi sono anche per quanto riguarda gli sconti ottenibili, in questo caso sono più elevati al Sud Italia dove raggiungono il 40,3%, mentre nel Nord-Est sono al 30,9%. Le differenze sono dovute a due fattori, il primo è che nelle zone del Nord-Est si parte da polizze molto basse e di conseguenza il margine di sconto è ridotto, mentre al Sud c’è un maggiore margine dovuto anche al fatto che sono aumentate in questi ultimi anni le installazioni di scatole nere sui veicoli.

La scatola nera è uno strumento in grado di combattere l’antipatico fenomeno delle truffe alle assicurazioni, infatti registrando numerosi dati sulla guida riducono l’impatto dei falsi incidenti o dei sinistri le cui conseguenze sono aggravate. La media nazionale di installazione di scatola nera sul veicolo è del 22%, ma al Sud si raggiunge una diffusione del 36%, segno che c’è il desidero da parte degli automobilisti di avere un comportamento virtuoso per ottenere sconti.

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Scatola nera obbligatoria: da luglio 2022 le prime novità

Oggi, in media, il 20% delle auto ha installata una scatola nera o black box. Tale percentuale sale addirittura al 50%- 60% in alcune Regioni del Sud Italia dove l’esigenza di ridurre il costo della polizza assicurativa è particolarmente sentita.  Naturalmente oggi l’installazione della black box è una scelta volontaria in quanto permette di avere sconti sulle polizze assicurative, ma a breve tutto cambierà infatti ci avviamo ad un graduale passaggio verso la scatola nera obbligatoria e le prime a doversi adeguare sono le case costruttrici. Dal 6 luglio 2022 scatta la prima fase verso l’obbligo di scatola nera sull’auto.

Come funziona la scatola nera obbligatoria?

Il nome tecnico della scatola nera è Event Data Recorder (EDR) che significa registratore di dati di eventi. Si tratta di un dispositivo che consente di verificare cosa è successo al veicolo in un determinato lasso di tempo, quindi velocità, frenate brusche, urti e di conseguenza permette di determinare in caso di sinistro la responsabilità, consente di rendere la guida più sicura ed evitare incidenti, oltre che truffe alle compagnie di assicurazione.

L’obbligo di installare scatole nere sui veicoli deriva dal Regolamento UE 2019/2144 in materia di sicurezza e protezione ambientale. La prima tappa verso l’obbligo di scatola nera sui veicoli è il 6 luglio 2022, da questo momento le case costruttrici per ottenere l’omologazione di nuovi modelli dovranno prevedere l’installazione della scatola nera, ad esempio Stellantis (FCA), Ferrari, Toyota se vorranno omologare il modello di vettura XY310 (nome di fantasia) dovranno prevedere l’installazione della scatola nera. Naturalmente poi produzione e commercializzazione dovranno essere adeguate.

La seconda tappa importante sarà il 7 luglio 2024, da questa data potranno essere immatricolate nuove vetture solo se dispongono di scatola nera. Questo vuol dire che un modello di “panda” già omologato potrà continuare ad essere immatricolato senza scatola nera fino al 7 luglio 2024.

In questo modo si va verso una graduale sostituzione di tutti i veicoli che non installano una scatola nera con l’obiettivo di avere strade più sicure.

Dati registrati dalla scatola nera obbligatoria e privacy

La scatola nera per essere a norma dovrà registrare e conservare una serie di dati:

  • velocità del veicolo;
  • frenata;
  • posizione e inclinazione rispetto al piano strada;
  • stato e frequenza di attivazione dei dispositivi di protezione attiva presenti sul veicolo (ad esempio airbag).

La maggior parte delle black box oggi in circolazione e messe a disposizione delle compagnie di assicurazione registrano comunque anche altri dati, ad esempio la marcia inserita. La scatola nera naturalmente non è disattivabile dal conducente/proprietario dell’auto e non deve consentire manipolazioni o abusi sui dati.

Naturalmente la normativa europea tiene in considerazione anche i problemi legati alla privacy. Ecco perché prevede che la scatola nera sia dotata di un sistema chiuso, quindi solo istituti accreditati possono accedere ai dati registrati. L’accesso sarà effettuato attraverso un’interfaccia stardardizzata.

Altre novità sulle auto del futuro

Non è questa l’unica novità, infatti le auto del futuro dovranno essere dotate di frenata automatica, adattamento intelligente della velocità, avviso anti colpo di sonno, sensori per il mantenimento della corsia, infine le nuove auto dovranno essere dotate di alcool lock, cioè un sistema che impedisce di mettersi alla guida in stato di ebrezza.

L’auto in Italia non si vende, si aggiusta

 

Siamo partiti dal Presidente di Federauto, passando per il mondo variegato delle concessionarie in Italia. Oggi Infoiva focalizza la sua attenzione su un altro tassello fondamentale del settore automobilistico in Italia: le carrozzerie. Tappa obbligata per chi incorre in sinistri o provoca danni alla propria autovettura, ma anche porto sicuro quando gli italiani, con le tasche svuotate da crisi e pressione fiscale, e meno disposti a spendere, decidono di riparare la cara vecchia auto. Il nuovo può attendere momenti più propizi.

Ne abbiamo discusso con il Presidente della neonata Federcarrozzieri, Davide Galli, l’associazione che riunisce le carrozzerie indipendenti in Italia. Il bilancio non è dei più rosei: in Italia dilaga il sommerso e il controllo dello Stato è praticamente assente. Federcarrozzieri chiede più rispetto delle regole e un mercato più liberale, che non sia appannaggio delle ‘solite’ compagnie assicurative.

Leggi l’intervista a Davide Galli, Presidente di Fedecarrozzieri

 

Federcarrozzieri, la realtà indipendente italiana

 di Alessia CASIRAGHI

Crisi del comparto dell’auto, italiani poco disposti a spendere (tenendosi anche i graffi sull’auto) e egemonia incontrastata delle Compagnie Assicurative. La vita non è facile per le carrozzerie indipendenti in Italia, che a marzo 2012 hanno deciso di unirsi in un’associazione, la neonata Federcarrozzieri, che riunisce le carrozzerie non fiduciarie in Italia. Infoiva ha intervistato il suo Presidente, Davide Galli.

In che misura il vostro settore ha risentito della crisi del mercato dell’auto?
Il primo sentore di crisi lo abbiamo ravvisato qualche anno fa, quando è stata introdotta la patente a punti e il nuovo codice della strada: una misura che ha sicuramente sensibilizzato i cittadini a guidare con maggior attenzione e responsabilità, e che dall’altra parte ha segnato un calo drastico dei sinistri. Sottolineando l’importanza di un tale provvedimento, è evidente che per noi che ripariamo vetture incidentate, questo ha rappresentato un primo balzello verso il declino del mercato delle riparazioni. Con l’arrivo della crisi vera e propria, quella economica, sono cominciate invece a mancare anche le riparazioni a pagamento, ovvero quelle non direttamente connesse a un sinistro.  Oggi il cliente privato, quando deve decidere se riparare una piccola botta, o un graffio o effettuare una qualsiasi manutenzione straordinaria sulla vettura, magari ci pensa 4 o 5 volte.

Gli italiani quindi rinunciano all’estetica della loro autovettura in tempo di crisi?
Rinunciano all’estetica ma anche alla funzionalità: il privato infatti non è in grado di stabilire se il tipo d’urto o il danno presente sulla sua vettura sia un danno estetico o funzionale. Per scoprirlo è necessario  effettuare delle misurazioni, perchè un urto contro un marciapiede, per esempio, che va a compromettere sia carrozzeria che meccanica, solo in caso di frenata particolarmente brusca ci si rende conto che la vettura non è più allineata come prima. Un altro punto va evidenziato: i circuiti di revisione dell’auto obbligatori per legge non prevedono ad oggi una verifica della carrozzeria o del telaio della macchina, che quindi circola non riparata e spesso, purtroppo, risultando pericolose sia per il conducente che per la collettività stessa.
Da ultimo non vanno dimenticate tutte quelle vetture incidentante che hanno ricevuto un indennizzo dall’assicurazione, ma che l’assicurato decide di non riparare. Qualche hanno fa era stata introdotta una legge che obbligava la vittima di sinistro a fornire alla propria compagnia assicurativa un documento fiscale che certificasse l’avvenuta riparazione, per poter ricevere l’indennizzo. Oggi questa legge non c’è più, con la conseguenza, come molto spesso accade, che la vettura non venga riparata o il lavoro di riparazione venga effettuato presso carrozzerie non esistenti (il sommerso) a prezzi bassissimi. I dati oggi parlano di un riparato di ragione che si aggira attorno al 30%, mentre il 70% risulta non riparato.

Gli italiani rinunciano ad acquistare nuove vetture e aggiustano le vecchie. Questo ha favorito il settore dell’autoriparazione?
Si, anche se ad oggi si è intravisto solo un piccolo spiraglio. Nell’ultimo semestre, diciamo da febbraio 2012, si è registrato un lieve segno più sulla riparazione di vetture che normalmente non transitavano più in carrozzeria. Faccio un esempio: fino a qualche anno fa, ma anche l’anno scorso, in caso di  classico tamponamento con una Punto, dal valore tra i 2000 e i 3000 euro, l’autovettura veniva di preferenza demolita o venduta, in ogni caso non riparata, oggi la stessa auto viene sottoposta a riparazione. Questo per noi rappresenta chiaramente un un vantaggio, ma attualmente si tratta di un indotto che presenta cifre talmente basse, e in ogni caso non in grado di bilanciare l’ammanco dovuto alla crisi e economica.

Il settore dei veicoli commerciali presenta sostanziali differenze rispetto al circuito privato?
Per quanto riguarda le aziende il discorso è diverso:  nel caso di auto che hanno subito danni anche di leggera entità – parliamo di danni risolvibili con un investimento di 3 – 4 000 euro – le aziende, proprietarie del veicolo, preferiscono sostituire la vettura. La sostituzione è in ogni caso ancora privilegiata in caso di veicoli commerciali perchè l’acquisto di una nuova vettura presenta per l’azienda dei vantaggi a livello fiscale, essendo detraibile dalle tasse.

Avete riscontrato problemi con i rientri dei pagamenti assicurativi? 
Il discorso è ampio e difficilmente generalizzabile. Ci sono zone d’Italia che hanno ancora molte difficoltà ad incassare dalle compagnie assicurative le liquidazioni dei sinistri riparati: i motivi vanno ricercati non necessariamente negli uffici sinistri, ma si parla di pratiche ferme talvolta negli uffici locali. In altre zone d’Italia al contrario i pagamenti arrivano sistematici e puntuali. Il dato generale ad oggi che riguarda un po’ tutto lo stivale è l’assenza dei ritardi storici di una volta da parte delle compagnie assicurative. Il problema è semmai ancora nel passato: molte carrozzerie presentano ancora un conto salato da incassare dalle assicurazioni risalente al passato recente, parlo di 2-3 anni fa. Oggi la legge prevede l’incasso a 30 giorni in caso di doppia firma, e 60 giorni in caso di monofirma con assenza del Cid.

Quali sono i problemi che riscontrate attualmente con le compagnie assicurative?
Da un lato va sottolineato il predominio di 3 o 4 compagnie assicurative a livello nazionale, che determinano in alcuni casi leggi in grado di penalizzare l’indipendenza della categoria degli autocarrozzieri. Mi spiego meglio: a febbraio 2012 è stato inserito nel decreto legge un articolo, poi fortunatamente cancellato, l’art. 29, che obbligava, in caso di incidente, l’assicurato a recarsi presso una carrozzeria convenzionata. In caso contrario, l’assicurato veniva penalizzato del 30% sulla liquidazione. Questo ci è apparso da subito anticostituzionale, perchè anche nel caso di carrozzerie convenzionate, generalmente la convenzione è prevista con 1 o 2 compagnie assicurative. Una legge che penalizzava assicurato e carrozziere, e che favoriva unicamente, come appare evidente, la Compagnia Assicurativa, che si ritrovava a incassare il 30% della liquidazione sempre e comunque. Abbiamo lottato come Federcarrozzieri e la legge, fortunatamente non è passata. I metodi, tuttavia,che le compagnie assicurative adottano per cercare di manipolare il sinistro e poterlo risarcire il meno possibile però esistono: dalla scatola nera in cui viene inserito un modulo Cps in grado di registrare i dati del sinistro e di comunicare in tempo reale con la centrale operativa, facendo si che l’auto ritirata dal carro attrezzi venga condotta verso una carrozzeria convenzionata, ad altri piccoli metodi adoperati dalle compagnie affinchè il sinistro rimanga proprio e non venga riparato da terzi, con tariffe magari differenti.

Che cosa chiedereste al Governo per sostenere un settore vitale dell’economia nazionale come il vostro?
Da un lato chiediamo maggiore controllo. Si tratta di un problema di base che affligge la categoria e che purtroppo il Governo non potrà risolvere nell’immediato: i controlli in Italia sono ancora latitanti. Oggi esistono 14/15 000 carrozzerie da Nord a Sud, delle quali una buonissima parte appartiene al sommerso. E’ impensabile che chi investe, chi assume personale in regola, chi rispetta le normative sia giuridiche che fiscali venga fortemente penalizzato dall’esistenza di un sommerso, che, in un momento di crisi economica e di scarso potere d’acquisto del singolo cittadino, riesce a vincere essendo maggiormente competitivo. Chi può abbassare il prezzo oggi? Chi ha meno costi perchè non rispetta la legge.
Sempre in tema di controllo, vorremmo rivolgere l’attenzione del Governo su un altro punto:  in Italia l’Antitrust e gli organi di Vigilanza sulle assicurazioni non sono mai esistiti. Quello che chiediamo è che ci sia almeno il rispetto delle regole della libera concorrenza, che non vengano perpetrati condizionamenti da parte delle assicurazioni nel riparare l’auto presso centri convenzionati, che all’automobilista sia lasciata libera scelta. Proprio in questo giorni si sta discutendo la possibilità di mettere mano all’indennizzo diretto, nato nel 2007, voluto e a solo vantaggio delle Assicurazioni: quello che noi come Federcarrozzieri ci auspichiamo è che venga operata un correzione dell’indennizzo in senso più liberale.

La scelta di riunirvi in un’associazione, la Federcarrozzieri, sul modello di quanto fatto in Germania, quali benefici ha avuto e avrà sul vostro settore?
Se guardiamo il passato, un’associazione  di carrozzieri che potesse difendere l’indipendenza non esisteva. Esistevano ed esistono ancora oggi le Confederazioni, che però vedono affiancati al loro interno, tra gli associati, sia carrozzerie indipendenti che carrozzerie fiduciarie. Questo crea un evidente conflitto di interessi. A marzo 2012 è nata la Federcarrozzieri, per poter difendere chi prima non si sentiva difeso e rappresentato. Non solo, il fatto di aver creato un organismo più snello e così specializzato ha eliminato i tempi morti: tutto quello che è idea, che è sviluppo viene tradotto immediatamente in azione e solo nel giro di pochi mesi sono stati portati avanti quattro grandi progetti. L’ultimo riguarda una campagna di marketing di massa attraverso l’utilizzo di coupon che permettono di ottenere sconti presso le carrozzerie aderenti, mentre a giugno scorso abbiamo sottoposto una denuncia all’Agcm (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) riguardante due compagnie assicurative (Zurich e Vittoria), che avevano inserito nella loro polizza una clausola che obbligava l’assicurato a non cedere il credito al carrozziere, nel caso in cui non si fosse recato presso una carrozzeria convenzionata. La nostra denuncia insieme ad altre sigle impegnate nella tutela dei consumatori, ci ha permesso di fare qualcosa di concreto, per noi e per gli assicurati, quasi sempre ignari di questi metodi poco liberali.