Come funziona un visualizzatore di fatture elettroniche

I file XML o p7m, che sono associati ad una fattura elettronica, si possono convertire per la visualizzazione in formato PDF? La risposta è affermativa a patto di utilizzare un apposito software di visualizzazione delle fatture elettroniche.

Vediamo allora, nel dettaglio, come fare e, quindi, come funziona un visualizzatore di fatture elettroniche. Ed anche quali sono le limitazioni imposte dallo standard XML per la generazione delle fatture elettroniche.

Cos’è un visualizzatore di fatture elettroniche e come funziona

Su cos’è un visualizzatore di fatture elettroniche possiamo dire, per semplificare al massimo, che trattasi di una funzione che è offerta dai migliori software in commercio. Quelli che permettono, grazie al collegamento con il Sistema di Interscambio (SdI) dell’Agenzia delle Entrate, di poter gestire tutto il ciclo completo della fatturazione elettronica ai sensi di legge e nel rispetto di tutte le norme vigenti. Visto che per la maggioranza delle partite IVA non è più possibile l’emissione di fatture in formato cartaceo.

Il visualizzatore permette di aprire le fatture in formato XML e di visualizzarle in formato PDF. Ma attenzione al fatto che una fattura, originariamente in formato PDF, non si può convertire nel formato XML al fine di poter produrre delle fatture elettroniche.

Dal formato XML al PDF per la fatturazione elettronica grazie al convertitore

Il visualizzatore di fatture elettroniche è noto anche come convertitore proprio perché si passa dalla fattura elettronica in formato XML alla conversione in formato PDF che è il tipo di file più utilizzato per la visualizzazione dei documenti.

Di contro, l’XML è utilizzato nel ciclo della fatturazione elettronica in quanto si tratta di un formato che è leggero e che, quindi, è facilmente gestibile anche per il Sistema di Interscambio (SdI) che è gestito dall’Agenzia delle Entrate. Dalla fattura in PDF non è possibile passare a quella XML in quanto il formato XML contiene con il tracciato molti più dati. Rispetto ad una comune fattura in formato PDF.

Obbligo di fattura elettronica pure per i forfettari sopra i 25.000 euro dall’1 luglio del 2022

Ricordiamo infine che quello della fatturazione elettronica è un obbligo che riguarda la stragrande maggioranza dei titolari di partita IVA, come sopra accennato. Inoltre da domani, 1 luglio del 2022, l’obbligo della fatturazione elettronica scatta pure per i contribuenti in regime forfettario con una soglia dei ricavi o dei compensi al di sopra della soglia dei 25.000 euro.

Cos’è per la fatturazione elettronica il tracciato XML

Per trasmettere una fattura elettronica in Italia c’è un unico canale che garantisce, ai sensi di legge, la consegna al destinatario ed il pieno rispetto della normativa fiscale vigente. Si tratta, nello specifico, del cosiddetto Sistema di Interscambio (SdI) che è gestito dall’Agenzia delle Entrate. Per la correttezza del ciclo di fatturazione elettronica, inoltre, i dati devono essere trasmessi attraverso lo standard XML, che è una sigla che sta per eXtensible Markup Language.

Con il Fisco che, nell’acquisire la fattura elettronica, analizza di dati del tracciato XML, effettua le opportune verifiche e poi, se è tutto ok, procede con la consegna dell’e-fattura al destinatario. Vediamo allora, nel dettaglio, cos’è per la fatturazione elettronica il tracciato XML, e perché di conseguenza è così importante.

Cos’è il tracciato XML per le fatture elettroniche

Riguardo a cos’è per la fatturazione elettronica il tracciato XML la risposta è semplice. In quanto si tratta del codice di cui è composto il file della e-fattura da inviare al Sistema di Interscambio. Quello XML, in particolare, è un formato ad alta leggibilità così come è anche molto leggero per la lettura e per il salvataggio su computer.

L’SdI verifica proprio che i dati del tracciato XML siano corretti. Al fine di procedere poi alla validazione della fattura elettronica ed all’invio al destinatario. In mezzo, tra la validazione e l’invio, l’Agenzia delle Entrate registra la fattura elettronica nel suo database.

Perché le e-fatture che transitano sull’SdI non possono essere duplicate o modificate

Al destinatario la fattura elettronica, transitando dal Sistema di Interscambio (SdI), sarà consegnata nel cassetto fiscale oppure sarà acquisibile attraverso il proprio software di fatturazione elettronica utilizzato. In più, per evitare che le fatture elettroniche possano essere modificate o duplicate nel tempo, a far fede è lo stampo temporale ed anche la firma elettronica.

Generazione del file XML per le e-fatture, dai software accreditati agli applicativi gratuiti del Fisco

I software accreditati di fatturazione elettronica, compilando i vari campi per la generazione del documento digitale, creano il file XML in automatico. E lo stesso dicasi pure per gli applicativi gratuiti che sono messi a disposizione per i titolari di partita IVA da parte dell’Agenzia delle Entrate. Ovverosia, l’app FatturAE ed il portale ‘Fatture e Corrispettivi‘ con accesso tramite le proprie credenziali.

Cos’è la fatturazione elettronica B2C

I titolari di partita IVA, con obbligo di fatturazione elettronica, sono tenuti all’emissione del documento digitale non solo verso altri soggetti passivi IVA, ma anche verso i consumatori finali. Ovverosia, verso soggetti che sono privi di partita IVA e che sono identificabili, in questo caso, con il codice fiscale.

Nella fattispecie, da un operatore economico ad un consumatore finale, si parla di fatturazione elettronica B2C, ovverosia Business To Consumer. Vediamo allora di approfondire tutti gli aspetti legati proprio alla fatturazione elettronica B2C.

Come funziona la fatturazione da titolare di partita IVA a consumatore finale

Nel dettaglio, la fatturazione elettronica B2C funziona sostanzialmente allo stesso modo delle e-fatture B2B, ovverosia tra due soggetti passivi IVA. E questo perché si tratta sempre di generare e di emettere una fattura elettronica il cui destinatario, nella fattispecie, è un consumatore finale.

Ovverosia, per esempio, un privato cittadino che ha effettuato presso un medico specializzato una visita oculistica. L’oculista procederà così a generare la fattura elettronica e ad inviarla attraverso il Sistema di Interscambio (SdI) che è gestito dall’Agenzia delle Entrate. Inoltre, in formato cartaceo o via posta elettronica, la copia dell’e-fattura deve essere sempre inoltrata al consumatore.

Nella fase di emissione e di trasmissione della fattura elettronica B2C, inoltre, il soggetto passivo IVA può eventualmente indicare, se fornito, pure l’indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) del consumatore. La PEC non è obbligatoria ma, se non indicata, il titolare di partita IVA, come sopra indicato, avrà l’obbligo di inviare via posta elettronica o di consegnare in formato cartaceo una copia dell’e-fattura.

Come gestire la fatturazione elettronica B2C anche attraverso il portale del Fisco

Per la gestione completa del ciclo della fatturazione elettronica, includendo pure quella Business To Consumer, il soggetto passivo IVA può avvalersi a costo zero dei canali e degli applicativi che sono messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. Ovverosia, con l’app FatturAE ed anche, senza scaricare alcun software, accedendo con le proprie credenziali al portale ‘Fatture e Corrispettivi‘ del Fisco.

L’uso dell’app FatturAE, e del portale ‘Fatture e Corrispettivi’ dell’Agenzia delle Entrate, non è comunque obbligatorio. In quanto, includendo pure il ciclo di fatturazione BTC, il soggetto passivo IVA per la fatturazione elettronica può pure far uso di un software di fatturazione accreditato.

Come funzionano i software di fatturazione elettronica e quali sono tutti i vantaggi

Per la gestione completa del ciclo della fatturazione elettronica il titolare di partita IVA può fare tutto a costo zero. E questo grazie, in particolare, all’app FatturAE ed anche al portale ‘Fatture e Corrispettivi dell’Agenzia delle Entrate.

Pur tuttavia, nulla vieta al piccolo imprenditore, al libero professionista o al lavoratore autonomo a partita IVA di gestire tutto il ciclo della fatturazione elettronica utilizzando un software accreditato.

Ovverosia, un applicativo grazie al quale, tra l’altro, è possibile inviare e ricevere le fatture elettroniche attraverso il Sistema di Interscambio (SdI) dell’Agenzia delle Entrate. Vediamo allora, nel dettaglio, come funzionano proprio i software di fatturazione elettronica, e quali sono tutti i relativi vantaggi.

Cosa offrono i migliori software di fatturazione elettronica in commercio

Nel dettaglio, il software di fatturazione elettronica è un applicativo che, oltre a permettere di rispettare l’obbligo di digitalizzazione dei documenti, che transitano attraverso l’SdI, semplifica la vita del professionista, del piccolo imprenditore e del lavoratore autonomo a partita IVA.

E questo perché i migliori software di fatturazione elettronica in commercio, prima di tutto, sono sempre al passo con la normativa fiscale di riferimento. E quindi non c’è mai bisogno di doversi ogni volta aggiornare quando cambiano le regole.

In più, i migliori software di fatturazione elettronica in commercio non permettono solo di gestire l’intero ciclo delle e-fatture, ma offrono pure tanti altri servizi aggiuntivi. Dalla gestione delle note di credito alla possibilità di emettere altri documenti come i preventivi per i clienti. Ed il tutto a fronte di relazioni sempre agili e semplificate con il proprio commercialista di fiducia.

Quali sono i vantaggi nell’utilizzare gli applicativi per fatturazione e contabilità

Quindi, i migliori software di fatturazione elettronica in commercio permettono ai titolari di partita IVA di gestire la contabilità a tutto tondo, e quindi di risparmiare tempo e denaro attraverso la gestione automatizzata di tutti i processi. Il che, tra l’altro, permette pure di minimizzare gli errori.

Così come con i migliori software di fatturazione elettronica in commercio i dati sono sempre conservati e tenuti in ordine anche al fine di avere sempre un quadro puntuale e chiaro dell’andamento della propria attività. E si può dire addio, come sopra accennato, pure alle ore passate a documentarsi, per quel che riguarda la normativa fiscale, sull’uscita di nuove leggi.

Come e quando si può emettere una fattura elettronica semplificata

Sono tre i tipi di fattura elettronica che in Italia un operatore economico può generare e trasmettere. La fattura elettronica ordinaria, la FatturaPA, ovverosia quella verso la Pubblica Amministrazione, e la fattura elettronica semplificata.

Con quest’ultima che si può spiccare solo rispettando opportune condizioni. Vediamo allora, nel dettaglio, proprio come e quando si può emettere una fattura elettronica semplificata. E quali sono, di conseguenza, i relativi vantaggi.

Emissione della fattura elettronica semplificata, attenzione al limite di importo ed al tipo di operazione

Sulla generazione e sulla trasmissione di una fattura elettronica semplificata c’è da dire, prima di tutto, che l’importo IVA inclusa non può mai superare i 400 euro. Come corrispettivo finalizzato a certificare operazioni su beni e servizi.

Inoltre, rispettando il limite di importo previsto, la fattura elettronica semplificata, rispetto a quella ordinaria, è ammessa a patto che non si tratti di cessioni intracomunitarie. Rispetto a quella ordinaria, inoltre, la fattura elettronica semplificata presenta il vantaggio relativo alla compilazione di un minor numero di campi obbligatori.

Quali sono i vantaggi della fattura elettronica semplificata rispetto a quella ordinaria

Nel dettaglio, con la fattura elettronica semplificata basta indicare la partita IVA o il codice fiscale. Senza obbligo di andare ad inserire tutti i dati completi del cliente così come avviene per la generazione della fattura elettronica ordinaria.

Inoltre, per i beni o per i servizi legati alla fatturazione, con la fatturazione elettronica semplificata non è obbligatoria la descrizione dettagliata. Ma basterà una descrizione sommaria. Così come nella fattura elettronica semplificata si indica il totale IVA inclusa e non il totale e l’imposta sul valore aggiunto.

Quali sono i campi obbligatori per la generazione di una fattura elettronica semplificata

Detto questo, i campi obbligatori, per la generazione di una fattura elettronica semplificata, sono rappresentati dal numero della fattura che deve essere univoco e sempre in sequenza; la data di emissione; i dati propri e quelli semplificati del cliente; l’importo complessivo della fattura elettronica semplificata comprensivo di IVA.

Quindi, la fattura elettronica ordinaria e la fattura elettronica semplificata ai fini fiscali hanno la stessa validità. Pur tuttavia, se la fattura elettronica ordinaria si utilizza per tutte le transazioni, l’uso di quella semplificata, per quanto detto e descritto, presenta delle limitazioni sia per quel che riguarda l’importo, sia per i casi di utilizzo.

Come conservare ed esibire una fattura elettronica

I processi di gestione delle fatture elettroniche, per i titolari di partita IVA, non si limitano solo a quelli relativi alla generazione ed alla trasmissione del documento digitale, attraverso il Sistema di Interscambio (SdI) che è gestito dall’Agenzia delle Entrate. Ma riguardano pure la corretta conservazione delle fatture elettroniche. Per le quali, tra l’altro, può poi sorgere l’esigenza di esibirla. Vediamo allora nel dettaglio, passo dopo passo, come si fa non solo a conservare, ma anche ad esibire una fattura elettronica.

Conservazione ed esibizione delle fatture elettroniche, ecco come fare

Selezionata l’utenza di lavoro, accedendo con le credenziali al portale ‘Fatture e Corrispettivi’ dell’Agenzia delle Entrate, è possibile selezionare il campo ‘Accedi alla sezione conservazione‘ proprio al fine di accedere al servizio di conservazione delle fatture elettroniche.

Con il servizio che permette di richiedere la conservazione della fattura elettronica in modalità manuale. A patto di aver aderito al servizio di conservazione delle fatture. Inoltre, sia per chi ha aderito, sia per chi ha revocato il servizio di conservazione, la sezione ‘Accedi alla sezione conservazione’ permette pure di effettuare per la fattura elettronica la richiesta di esibizione.

Al riguardo l’Agenzia delle Entrate, attraverso il sito Internet istituzionale, ricorda che il servizio di consultazione delle fatture elettroniche non è rivolto solo agli operatori economici, ma anche a coloro che le fatture elettroniche le ricevono includendo pure gli eventuali intermediari abilitati e incaricati per delega.

Quali sono le opzioni collegate al servizio di conservazione delle fatture elettroniche

Gratuitamente, nel sistema dell’Agenzia delle Entrate, i contribuenti possono conservare non solo le fatture elettroniche singole, ma anche quelle contenute in file archivio. Inoltre, il servizio permette di accedere allo storico degli esiti e delle messaggistica di ritorno del sistema di conservazione dell’Agenzia delle Entrate.

In più, si può richiedere, come sopra accennato, l’esibizione delle fatture conservate nonché, a valle di motivazione specifica, l’Agenzia delle Entrate permette pure di effettuare il download dei ‘Pacchetti di distribuzione‘ che contengono proprio le fatture elettroniche per le quali è stata chiesta l’esibizione.

In caso di avvenuto recesso per il servizio di conservazione, il contribuente, come sopra indicato, potrà richiedere solo ed esclusivamente l’esibizione delle fatture elettroniche. Precisamente, l’esibizione di tutte le fatture elettroniche che sono state conservate prima del recesso. Attualmente, come da accordo di servizio, il Fisco a livello temporale garantisce il servizio di esibizione per 15 anni.

Quali fatture elettroniche devono essere firmate digitalmente

Nel generare e nel trasmettere le fatture elettroniche, attraverso il Sistema di Interscambio (SdI) che è gestito dall’Agenzia delle Entrate, l’uso della firma digitale garantisce al documento non solo l’autenticità dell’origine, ma anche l’integrità del contenuto della fattura elettronica. Vediamo allora quali fatture elettroniche devono essere obbligatoriamente firmate digitalmente, e quali invece no.

Quali fatture elettroniche devono essere firmate digitalmente e quali invece no

Nel dettaglio, attraverso il Sistema di Interscambio (SdI) che è gestito dall’Agenzia delle Entrate, non c’è obbligo di firma digitale per le fatture elettroniche quando gli attori in gioco sono dei privati. Di contro, per le fatture elettroniche verso la Pubblica Amministrazione, quello della firma digitale del documento è in tutto e per tutto un obbligo.

Di conseguenza, inviare una fattura elettronica alla PA senza la firma digitale è un’operazione inutile. In quanto il Sistema di Interscambio (SdI) dell’Agenzia delle Entrate non farà altro che scartarla. In altre parole, qualsiasi titolare di partita IVA, al fine di avere dei rapporti di natura commerciale con le Amministrazioni Pubbliche, deve necessariamente dotarsi di firma digitale.

Dalla PEC alla firma digitale, nei rapporti con la PA si chiude il cerchio sulla dematerializzazione dei documenti

Nel rapporto con la PA, inoltre, l’uso obbligatorio della firma digitale per le fatture elettroniche chiude il cerchio sulla dematerializzazione dei documenti. Visto che, per l’invio e per la ricezione della documentazione, come quando si invia una raccomandata postale con ricevuta di ritorno, nei rapporti con la PA l’uso della posta elettronica certificata (PEC) è ormai ampiamente consolidato.

Come si firma il file FatturaPA e qual è il portale istituzionale con tutte le FAQ

Detto questo, per la firma digitale del file FatturaPA è necessario un certificato di firma qualificata. Ovverosia, un certificato che, previa esibizione di un documento di identità, è stato rilasciato ad una persona fisica.

Al riguardo, per la fatturazione elettronica verso la Pubblica amministrazione, attraverso il Sistema di Interscambio (SdI), c’è il portale istituzionale fatturapa.gov.it. Dove, tra l’altro, sono presenti sulla FatturaPA, compreso l’obbligo di firma digitale, tutte le risposte alle domande più frequenti.

In merito ricordiamo, infine, che l’obbligo di fatturazione elettronica verso la PA, con addio al documento cartaceo, è entrato in vigore con la Finanziaria del 2008. Ovverosia, con la Legge numero 244 del 24 dicembre del 2007.

Come annullare i dati delle fatture elettroniche emesse e ricevute

I dati delle fatture elettroniche emesse e ricevute si possono annullare? La risposta è affermativa. In quanto se non scartati, i dati delle fatture elettroniche emesse e ricevute si possono annullare, tra l’altro, dal portale ‘Fatture & Corrispettivi’ grazie ad un’apposita funzionalità.

E lo stesso è possibile, con un file in formato XML, pure attraverso l’utilizzo di un canale accreditato da web-service o da FTP (File Transfer Protocol) così come riporta il sito Internet dell’Agenzia delle Entrate.

Vediamo allora, su come annullare i dati delle fatture elettroniche emesse e ricevute, quali sono tutti i passi da seguire anche nel caso in cui ad agire con delega, per conto di un titolare di partita IVA, sia un intermediario abilitato.

Come si genera il file di annullamento dei dati delle fatture elettroniche

Nel dettaglio, la funzionalità relativa all’annullamento dei dati delle fatture elettronica emesse e ricevute, che sono stati trasmessi e non scartati, si realizza attraverso l’invio di un nuovo file ‘Dati Fattura’. Ed il tutto facendo attenzione al fatto che l’operazione di annullamento è irreversibile, ragion per cui non sarà poi possibile effettuare la revoca.

Inoltre, per ogni operazione di annullamento file si deve fare riferimento, per la fattura elettronica, sempre al file originario. Ovverosia, a quello che è stato trasmesso la prima volta indipendentemente dal fatto che, sugli stessi dati, siano state apportate delle modifiche.

Ecco come i dati delle fatture elettroniche si possono annullare con una procedura guidata

Per agevolare la generazione del file di annullamento dei dati delle fatture elettroniche, l’Agenzia delle Entrate permette l’accesso, dal portale ‘Fatture e Corrispettivi’, ad una procedura guidata.

Ed il tutto fermo restando che il titolare di partita IVA, o l’intermediario abilitato e delegato, può utilizzare, al posto del portale ‘Fatture e Corrispettivi’, pure altri software che siano conformi. Ovverosia, dei software che rispettino le specifiche tecniche del formato Dati fatture. Come da documenti tecnici allegati, in data 27 marzo del 2017, ad un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate.

Attraverso la funzionalità web, inoltre, l’Agenzia delle Entrate per quel che riguarda l’annullamento dei dati delle fatture elettroniche fa altresì presente che c’è una limitazione. Ovverosia, si può generare il file di annullamento di un intero file originario ad una sola condizione. Ovverosia, solo se questi dati si riferiscono a fatture elettroniche emesse nei confronti di un solo cliente. Oppure se sono state ricevute da un solo fornitore.

Come aggiornare i canali abituali di trasmissione delle fatture elettroniche

Per la trasmissione telematica delle fatture elettroniche al Sistema di Interscambio (Sdi), che è gestito dall’Agenzia delle Entrate, i titolari di partita IVA in genere utilizzano i loro indirizzi telematici abituali. Questi canali telematici abituali di trasmissione delle fatture elettroniche possono essere censiti attraverso un apposito servizio che viene messo a disposizione proprio dal Fisco italiano.

In questo modo, il titolare di partita IVA, o comunque il soggetto che è delegato, abilitato e incaricato, può controllare in ogni momento che le fatture elettroniche provengano effettivamente da indirizzi telematici indicati e censiti proprio come canali abituali di trasmissione. Vediamo allora, nel dettaglio, come andare ad aggiornare i canali abituali di trasmissione delle fatture elettroniche.

Come controllare i canali abituali di trasmissione delle fatture elettroniche

Nel dettaglio, per controllare i canali abituali di trasmissione delle fatture elettroniche la prima cosa da fare è quella di accedere, tramite le proprie credenziali e identità digitali, al servizio web ‘Fatture e Corrispettivi‘ dell’Agenzia delle Entrate. Per poi selezionare l’utenza di lavoro.

Dopodiché, all’interno del box ‘Fatturazione elettronica e conservazione’ del portale ‘Fatture e Corrispettivi’, il titolare di partita IVA o l’intermediario abilitato, incaricato e delegato dovrà selezionare ‘Censimento dei canali di trasmissione delle fatture elettroniche’. E questo permette proprio di accedere e di controllare i canali abituali di trasmissione delle fatture elettroniche.

Quali sono i servizi e le funzionalità che sono associate al censimento degli indirizzi telematici

All’interno del servizio relativo al censimento dei canali di trasmissione delle fatture elettroniche. l’utente può accedere a diverse funzionalità. Precisamente, l’inserimento registrazione del contatto pec, l’inserimento dei canali abituali di trasmissione, l’aggiornamento dei contatti, l’aggiornamento dei canali abituali di trasmissione e la funzione relativa all’eliminazione del censimento.

Per quel che riguarda la funzionalità aggiornamento dei canali abituali di trasmissione, selezionando questa opzione l’utente, cliccando sul tasto ‘Gestisci canali‘, potrà effettuare gli aggiornamenti. Così come, con l’icona ‘Cestino‘, può invece eliminare all’occorrenza un canale dall’elenco dei canali precedentemente censiti.

Come eliminare il censimento dei canali abituali di trasmissione delle fatture elettroniche

In maniera diametralmente opposta, il censimento dei canali di trasmissione e del contatto PEC si possono eliminare. Sempre partendo dall’opzione ‘Censimento dei canali abituali di trasmissione‘, per poi cliccare su ‘Elimina censimento‘. Un’operazione che, avverte l’Agenzia delle Entrate attraverso il proprio sito Internet istituzionale, porterà ad eliminare tutti i dati dei contatti e dei canali abituali di trasmissione.delle fatture elettroniche.

Indirizzo telematico dove ricevere tutte le fatture elettroniche, come si registra

I titolari di partita IVA, al fine di poter ricevere tutte le fatture elettroniche, devono effettuare la registrazione del proprio indirizzo telematico. Che può essere rappresentato, in particolare, da un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC), oppure dal cosiddetto Codice Destinatario che è composto da 7 cifre.

In più, registrando l’indirizzo telematico questo può essere utilizzato sia puntualmente, da parte di un soggetto passivo IVA, sia in maniera massiva da parte dei soggetti intermediari abilitati e delegati. Vediamo allora, nel dettaglio, tutto quello che c’è da sapere proprio su come si registra l’indirizzo telematico dove ricevere tutte le fatture elettroniche che transitano attraverso il Sistema di Interscambio (SdI) che è gestito dall’Agenzia delle Entrate.

Come si registra l’indirizzo telematico dove ricevere tutte le fatture elettroniche

Come sopra accennato, per la registrazione dell’indirizzo telematico dove ricevere tutte le fatture elettroniche i servizi attivabili sono due. Ovverosia, quello relativo alla ‘Registrazione puntuale per un singolo soggetto IVA dell’indirizzo telematico dove ricevere tutte le fatture elettroniche‘. E quello relativo alla ‘Registrazione massiva dell’indirizzo telematico dove ricevere tutte le fatture elettroniche‘.

Quando come indirizzo telematico basta la PEC e quando invece serve il codice univoco detto anche codice destinatario

Nella scelta dell’indirizzo telematico, basta la posta elettronica certificata (PEC) quando il flusso in invio ed in ricezione è di poche fatture elettroniche al giorno. Mentre quando si deve trasmettere un numero rilevante di fatture elettroniche è preferibile optare per il codice univoco, ovverosia per il cosiddetto codice destinatario con il canale accreditato di tipo SFTP o Web-Service.

In tal caso l’Agenzia delle Entrate ricorda che, per il flusso delle fatture elettroniche con il canale accreditato di tipo SFTP o Web-Service, serve a monte un adeguato grado di informatizzazione. Nonché il costante presidio di personale ai fini della gestione del sistema informativo che è collegato al Sistema di Interscambio (SdI).

Come funziona l’accreditamento e la corrispondente procedura per l’attivazione di un canale di tipo SFTP o Web-Service

Per l’accreditamento, e per la conseguente attivazione di un canale di tipo SFTP o Web-Service, l’Agenzia delle Entrate fa altresì presente che occorre stipulare un apposito accordo di servizio con il Sistema di Interscambio (SdI). E questo avviene, nello specifico, attraverso una esplicita richiesta di accreditamento.

Al riguardo, dal portale ‘Fatture e Corrispettivi‘ del Fisco, c’è l’apposita funzionalità ‘Accreditare il canale‘. In questo modo, inserendo tutte le informazioni tecniche e dettagliate richieste, si potrà chiedere e ottenere l’accreditamento del canale telematico.