Alemanno (INT): cari politici, venite per due giorni in uno studio tributario

Provate un po’ ad avere a che fare con la fiscalità, quella vera, per almeno 48 ore e vedrete che succederà. È questo ciò che l’INT, l’Istituto Nazionale Tributaristi, vuol far capire ai rappresentanti delle istituzioni con l’iniziativa lanciata dal presidente Riccardo Alemanno: invitare rappresentanti del Parlamento e del Ministero dell’Economia e delle Finanze a passare due giorni all’interno di uno studio tributario.

Se la semplificazione degli adempimenti tributari è da sempre oggetto di dibattito e di iniziative anche legislative, è del resto evidente che nessuna di queste ha centrato l’obiettivo, a giudicare da quanto si vive quotidianamente all’interno degli studi degli intermediari fiscali.

L’iniziativa lanciata da Alemanno, che può sembrare solo provocatoria, ha invece lo scopo di evidenziare il forte disagio che si avverte nell’attività di assistenza fiscale ai contribuenti. Le novità che vengono emanate a tamburo battente, i nuovi adempimenti, i nuovi tributi accompagnati da una crisi che continua a perdurare, stanno mettendo a dura prova studi e contribuenti: i primi mediano e cercano di fare comprendere i nuovi obblighi, i secondi sono disorientati da adempimenti e spesso messi in difficoltà dai crescenti costi diretti ed indiretti della tassazione.

Ecco perché Alemanno mette i puntini sulle i: “Siamo il vero front-office del sistema tributario – dice –, la professione che ci siamo scelti e che svolgiamo al meglio delle nostre capacità e con grande spirito di servizio si è trasformata da quella di consulenti a quella di compilatori di moduli ed ‘avvisatori’ di scadenze di versamenti; tutto ciò inizia ad essere frustrante e si somma al fatto che cresce la sofferenza degli incassi ad un contemporaneo aumento dei costi di gestione dello studio“.

Vorremmo anche sfatare – continua Alemannoche l’aumento degli adempimenti di fatto favorisce i nostri studi: niente di più falso, ormai ai nostri clienti viene sempre più spesso fatturato un forfait omnicomprensivo che evidentemente non è equivalente al nostro lavoro. Se dovessimo calcolare compensi per singoli adempimenti raggiungeremmo livelli non sopportabili per l’utenza e non vogliamo contribuire all’impoverimento dei contribuenti. Detto ciò si rende necessaria una revisione profonda del sistema, ai contribuenti deve essere dato tempo di assimilare le novità che oggi non mettono solo in difficoltà aziende e lavoratori autonomi ma anche semplici cittadini privati”.

Inviteremo quindi – conclude Alemannoalcuni rappresentanti del Parlamento e del MEF a trascorrere due giorni all’interno di alcuni uffici, studi di intermediari fiscali  che chiedono solo di potere lavorare avendo certezza dei tempi e delle norme. Bisogna avere il coraggio di eliminare adempimenti non di sostituirli. So che questa è anche la volontà dell’Esecutivo di Governo e del Parlamento, ma spesso il metodo sembra andare nella direzione opposta. Se i rappresentanti delle suddette istituzioni accetteranno il nostro invito potranno toccare con mano che ciò che diciamo è la pura e semplice fotografia della realtà“.

Dalle parole ai fatti: l’INT inizierà a contattare eventuali volontari per questa singolare iniziativa, che ha come fine unico quello di contribuire a migliorare e semplificare il sistema fiscale.

730 precompilato, dal 2015 si parte

La rivoluzione del 730 precompilato per dipendenti e pensionati partirà dal 2015. Il Consiglio dei ministri nei giorni scorsi ha finalmente dato il via libera al decreto legislativo in materia di semplificazione fiscale e dichiarazione dei redditi precompilata. A partire dal prossimo anno, quasi 30 milioni di italiani riceveranno la dichiarazione dei redditi a casa direttamente dall’Agenzia delle Entrate.

Le commissioni di Camera e Senato dovranno fare i conti con le proteste di tributaristi e geometri fiscalisti, che rischiano di non poter più lavorare per i CAF supportando i contribuenti nella compilazione dei modelli. Per una modifica del Governo al secondo passaggio in CdM del decreto sulle semplificazioni fiscali, infatti, gli unici professionisti abilitati restano commercialisti, consulenti del lavoro, periti ed esperti iscritti alle Camere di Commercio dal 1993. Toccherà, infatti, all’Amministrazione finanziaria raccogliere ed elaborare i dati e inviare le risultanze al contribuente secondo una rigida scadenza temporale. Al contribuente resta l’obbligo di verificare l’esattezza e la completezza dei dati.

“Appare sicuramente pretestuosa – ha dichiarato Riccardo Alemanno, Presidente nazionale dell’INT – la giustificazione della qualificazione dei soggetti autorizzati a svolgere l’attività di assistenza sul precompilato, perché i soggetti attualmente esclusi svolgono assistenza fiscale ai contribuenti per adempimenti ben più complessi. Inoltre se si guarda a ciò come una lotta tra categorie, poiché le pressioni esclusiviste delle categorie ‘ammesse’ sono state fortissime, ciò che viene in mente è solo una tristissima guerra tra poveri ovvero pensiamo al singolo orticello anziché compatti ed all’unisono richiedere vere semplificazioni, tutto ciò è molto triste”.

“Chiederemo incontri con membri dell’Esecutivo per capire il perché di questo – ha concluso Alemanno – , poiché ciò è tanto più paradossale se si pensa alle più volte dichiarata necessità di liberalizzazioni enunciata dal Governo, una scelta restrittiva, direi monopolista non ha ragione d’essere, la dichiarazione dei redditi precompilata avrà possibilità di successo solo se saranno coinvolti tutti gli intermediari fiscali abilitati. C’è tutto il tempo per rimediare e rivedere una posizione che si spiega solo con il fatto che abbia prevalso la volontà di chi ancora antepone l’interesse di pochi all’interesse generale. Ora bisogna solo rimediare ad un brutto scivolone che fa partire in modo sbagliato un progetto giusto nel principio, siamo solo nella fase iniziale il tempo per rimediare c’è se si ha a cuore l’interesse dei contribuenti”.

Jacopo MARCHESANO

Fisco, addio al CUD arriva il CU

 

Nell’ottica della semplificazione fiscale e con l’introduzione dal prossimo anno del modello 730 precompilato, nuova rivoluzione nel mondo del fisco per i lavoratori autonomi. Addio al caro e vecchio CUD, dal prossimo anno arriva il nuovo CU che i sostituti d’imposta dovranno utilizzare non solo per certificare i redditi erogati ai dipendenti ma anche per attestare i corrispettivi pagati ai lavoratori autonomi.

La bozza del modello è stata presentata mercoledì dall’Agenzia delle entrate ai rappresentanti delle imprese e ai professionisti. Una vera e propria rivoluzione del prospetto che – salvo ripensamenti dell’ultimo minuto, sempre possibili quando si parla di fisco – dovrà essere trasmesso all’agenzia dai sostituti d’imposta entro il 7 marzo del prossimo anno.

Il nuovo onere di trasmissione non cancella, come si potrebbe facilmente immaginare, il modello 770. Di conseguenza molte informazioni che attualmente i sostituti di imposta inoltrano tramite il modello 770 saranno replicate nel nuovo CU. Sperando che semplificazione sia…

Confesercenti: “Semplificare non basta. Restituite soldi alle imprese”

Reimpostare il rapporto tra cittadini e Fisco, possibilmente semplificandolo, punendo finalmente l’evasione e ricavando nuova benzina da immettere nel motore della crescita, alla quale deve tendere tutta l’agenda del governo. E’ questa la ricetta del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, per accompagnare il Paese fuori dalla stagnazione economica. “L’idea del governo è duplice: semplificare drasticamente il sistema tributario, rendendo più facile la vita del contribuente onesto, spostare il carico fiscale, che purtroppo c’è, in modo che anche a parità di gettito ci sia più crescita e lavoro” ha dichiarato il titolare dei conti pubblici, proprio ora che si vedono i primi passi nell’ambito dell’enorme lavoro della delega fiscale.“Vogliamo semplificare al massimo il sistema di pagamento e puntare sulla trasparenza per risolvere alla radice i problemi legati al Fisco”.

Ma non basta. “Ci vuole un nuovo patto fiscale: nei prossimi cinque anni vogliamo un impegno solenne da parte del governo, ma anche da regioni ed enti locali, che preveda la restituzione di 10 miliardi l’anno a cittadini e imprese”, ha risposto a distanza il presidente di Confesercenti, Marco Venturi, aggiungendo che l’operazione può essere finanziata con tagli alla spesa pubblica e, nel frattempo, senza nuove tasse o aumenti.“La fine del 2013 e l’inizio del 2014 sono stati ancora segnati dalla crisi. Una crisi che sta diminuendo di intensità, ma che si sta trasformando in una fase di stagnazione. Siamo ancora nella palude, è vero. Qualcosa, però, sta cambiando”, ha dichiarato Venturi precisando di non riferirsi solo ai timidi segnali positivi provenienti dall’economia, ma anche dal fronte politico, sociale ed economico.

Il presidente dell’associazione per la tutela degli operatori del commercio e del turismo ha quindi lanciato “l’emergenza fisco”, osservando come a fine anno i contribuenti italiani dovranno far fronte ad addirittura tre d’imposte (Tasi, acconto Irpef, Tari, Imu) che rischiano di compromettere la ripresa.

Jacopo MARCHESANO

Semplificazione fiscale, ecco chi rischia…

 

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al primo decreto legislativo che attua la delega in tema di semplificazione fiscale. Si tratta di un testo in 34 articoli, che includono tra l’altro la dichiarazione dei redditi precompilata, rimborsi Iva più facili e la semplificazione per l’eredità diretta e per i rimborsi per le società.

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“Non possiamo negare – ha dichiarato Candida Sonzogni, responsabile Caf Cisl – la presenza del rischio di escludere soprattutto i cittadini più deboli. Non si tiene conto, per esempio, della possibilità che con le nuove procedure, e le susseguenti difficoltà a misurarsi con la tecnologia necessaria e l’inesperienza, si possano verificare errori che si ripercuoterebbero negativamente sull’intero sistema fiscale e sui contribuenti stessi. Due aspetti che spingono verso una valutazione attenta per far sì che la semplificazione sia effettiva e in favore dei cittadini”.

“E’ evidente – conclude Sonzogni – che il percorso organizzativo di attuazione e applicazione della riforma sarà complesso, tuttavia ci vedrà sempre impegnati a fianco dei nostri iscritti e assistiti affinché la semplificazione divenga un fatto concreto e si realizzi nell’interesse vero dei contribuenti”.

Jacopo MARCHESANO

Semplificazione fiscale: la volta buona?

Uno dei cavalli di battaglia del Premier Matteo Renzi è stato fin dall’inizio quello della semplificazione. Secondo Renzi, uno stato elefantiaco e bizantino come quello italiano ha bisogno di semplificazione a tutti i livelli: semplificazione fiscale, amministrativa, burocratica, e non solo.

Nei giorni scorsi il Consiglio dei Ministri ha esaminato i due decreti sulla semplificazione e, in particolar modo sulla semplificazione fiscale le novità sono tante, sempre ammesso che poi si tradurranno in effettività e non rimangano solo una sterile propaganda. 730, catasto, rimborsi Iva sono sole le misure più roboanti. Vediamo le altre nel dettaglio.

Persone fisiche

Dichiarazione di successione. Sale la soglia oltre la quale bisogna presentare la dichiarazione, portata da 25.822 a 100mila euro, e non comprende immobili o diritti reali immobiliari. Cade l’obbligo di allegare documenti in originale, insieme a quello di presentare la dichiarazione integrativa in caso di rimborso fiscale erogato dopo la dichiarazione di successione.

Spese di vitto e alloggio per i professionisti. Non devono più essere fatturate e quindi dedotte dal professionista – e sostenute dal committente. Secondo il governo, “non costituiscono compensi in natura per il professionista che ne usufruisce. Pertanto, il professionista non dovrà più ‘riaddebitare’ in fattura tali spese al committente e non dovrà più operare la deduzione del relativo ammontare.

Riqualificazione energetica. Meno adempimenti per la certificazione energetica degli edifici: “Stop alla comunicazione all’Agenzia delle Entrate per i lavori ammessi alla detrazione che proseguono per più periodi di imposta”, mentre ora vanno segnalati ai fini della detrazione Irpef tutti i costi sostenuti nei periodi d’imposta precedenti.

Società tra professionisti. Si semplifica il regime fiscale: “Il reddito è imputato a ciascun socio per trasparenza in proporzione alla sua quota di partecipazione agli utili consentendogli di farlo valere anche a fini previdenziali. Le medesime regole trovano applicazione anche ai fini Irap”.

Rimborsi

Iva. La soglia che azzera gli adempimenti sale da 5 a 15mila euro; secondo il Governo, “non vengono posti limiti all’ammontare dei rimborsi in favore dei contribuenti ‘non a rischio’ per i quali non è più necessaria la prestazione della garanzia a favore dello Stato”. In questi casi è sufficiente che la dichiarazione o l’istanza da cui emerge il credito Iva richiesto a rimborso rechi il visto di conformità e che siano allegate dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà.

Compensazione dei rimborsi da assistenza e compensi dei sostituti d’imposta. Si userà la sola delega di versamento F24 per eseguire tutte le operazioni di compensazione eseguite dai sostituti d’imposta.

Crediti d’imposta e interessi in conto fiscale. “La norma prevede l’erogazione dei rimborsi da parte dell’agente della riscossione senza che il contribuente debba presentare apposita richiesta degli interessi eventualmente maturati”, specifica l’Esecutivo.

Semplificazioni e coordinamenti normativi

Prima casa. “La disposizione allinea la nozione di ‘prima casa’ rilevante ai fini dell’applicazione della disciplina agevolativa in materia di Iva a quella prevista in materia di imposta di registro, prevedendo che l’aliquota Iva agevolata del 4 per cento trovi applicazione in relazione ad abitazione classificate o classificabili nelle categorie catastali diverse da quelle A1, A8, e A9”

Detrazione sponsorizzazioni. Arriva la percentuale unica di detrazione (50%) sia per le prestazioni di pubblicità che di sponsorizzazione per associazioni senza scopo di lucro, quelle sportive dilettantistiche, le pro-loco. Ora esiste per gli spettacoli e lo sport dilettantistico, ma è tuttavia ridotta a un decimo per le operazioni di sponsorizzazione.

Spese di rappresentanza. Si può detrarre l’Iva sulle spese di rappresentanza sostenute per l’acquisto di beni di costo unitario non superiore a 50 euro. Ad oggi, sono detraibili dalle imposte sui redditi, ma ai fini Iva lo sono solo per gli omaggi di valore inferiore a 25,82 euro.

Società

Esercizio di opzione. “Per usufruire di regimi opzionali come la tassazione per trasparenza, il consolidato nazionale, la tonnagetax, non sarà più necessaria l’apposita manifestazione di volontà da esprimere preventivamente, ma sarà sufficiente la comunicazione direttamente in sede di dichiarazione dei redditi o Irap”.

Fiscalità internazionale

Dichiarazioni di soggetti esteri. Le società o enti che non hanno la sede legale o amministrativa in Italia “non dovranno più indicare nella dichiarazione dei redditi l’indirizzo dell’eventuale stabile organizzazione nel territorio stesso e le generalità e l’indirizzo in Italia di un rappresentante per i rapporti tributari”.

Black List. Si allentano gli adempimenti di comunicazione delle operazioni intrattenute con Paesi nelle black list: saranno fornite solo con cadenza annualle, mentre il limite per l’esonero sale a 10mila euro. Ora chi vende o acquista beni o servizi deve comunicarli già dalla soglia di 500 euro.

Operazioni Ue. Il contribuente può effettuare le operazioni all’interno della comunità economica in concomitanza con la attribuzione della partita Iva. Fino ad oggi l’Agenzia delle entrate, in sede di formazione della banca dati dei soggetti passivi che effettuano operazioni intracomunitarie, poteva emettere, entro trenta giorni dalla data di attribuzione della partita IVA, provvedimento di assenso o diniego all’autorizzazione ad effettuare operazioni intracomunitarie. Ora non bisognerà attendere questo via libera.

Assicurazioni. Ora, per pagare l’imposta sulle assicurazioni, gli operatori esteri  attivi in Italia devono presentare ogni mese all’Agenzia delle entrate la denuncia dei premi incassati nel mese precedente. Col decreto, la denuncia diventerà annuale (il 31 maggio, come per le imprese italiane).

Catasto e commissioni censuarie

Sul catasto il primo passo della complessa riforma riguarda il rinnovamento delle commissioni censuarie, gli organismi secolari ai quali verrà affidato il compito di studiare gli algoritmi e le tecnicalità per mantenere aggiornato il valore degli immobili. Come anticipato, le commissioni censuarie in commissioni censuarie locali e commissione censuaria centrale con sede a Roma. Le prime dovrebbero essere composte di 6 membri più il presidente, quella centrale, specifica anche il governo, di 25 più il presidente.

Le sezioni di riferimento individuate dal decreto sono: terreni, catasto urbano, catasto dei fabbricati. Le commissioni provinciali saranno formate da due membri dell’agenzia del territorio, uno dell’Anci e tre – a scelta del Prefetto – selezionati tra Ordini, Collegi e associazioni di categoria “operanti nel settore immobiliare”. L’incarico avrà durata di 5 anni. L’idea guida è quella di realizzare un “catasto partecipativo”, che si aggiorni ogni cinque anni su algoritmi e funzioni statistiche rinnovate annualmente, per garantire l’adesione continua al contesto di mercato.

Semplificare e rinnovare per il bene dell’Italia

di Davide PASSONI

È una delle parole che sono risuonate più spesso durante il IV Congresso Nazionale dei Tributaristi, che si è svolto il 4 e il 5 ottobre scorso a Rimini: semplificazione, sia essa ammnistrativa, sia essa legislativa. Una parola che è stata ripetuta almeno tante volte quante la parola “rinnovamento”.

Due concetti chiave per i tributaristi e per i tanti ospiti intervenuti nelle tavole rotonde organizzate durante la prima giornata del convegno. Specialmente durante il confronto tra il presidente dell’INT Riccardo Alemanno e il Direttore Centrale Aggiunto Servizi ai Contribuenti dell’Agenzia delle Entrate, Federico Monaco, è stato più volte sottolineato come la complicazione e le pastoie burocratiche che spesso governano il rapporto tra fisco e contribuente siano, di frequente, due motivi che tendono fomentare l’evasione. Dal canto suo, il dott. Monaco ha più volte ribadito come l’Agenzia delle Entrate stia portando avanti un suo processo di semplificazione lungo tre direttrici principali: semplificazione dei rapporti con l’utenza, segnatamente con il cittadino; semplificazione dei processi amministrativi; semplificazione finalizzata a depotenziare il contenzioso, specialmente quello con i privati. Certo è che se l’Agenzia riuscisse a muovere le proprie leve in questi ambiti, scuotendosi di dosso lentezze e macchinosità dalle quali è frenata, la lotta all’evasione potrebbe avere un’ulteriore spinta.

Sì, perché, come ha sottolineato Alemanno a più riprese, non servono tanto gli spot televisivi a inculcare nel cittadino contribuente una cultura della legalità fiscale che nel nostro Paese da troppo tempo manca. Se riducesse di un solo euro la pressione fiscale su imprese e cittadini grazie al lavoro di recupero dell’evasione e se questa riduzione fosse reale e tangibile, il contribuente sarebbe meglio motivato a svolgere il proprio dovere di bravo cittadino.

Chi, infatti, si chiedeva Alemanno, costringe l’evasore a essere tale? Se il costo della burocrazia si somma alla pressione fiscale, il cittadino e le imprese diventano i veri soggetti deboli nella catena fiscale. Se si prendesse una parte dei fondi recuperati dall’evasione fiscale e la si mettesse a disposizione delle famiglie per far ripartire i consumi, non sarebbe lo spot più bello per l’Agenzia delle Entrate.

Senza contare il fatto che, come ha ricordato sempre Alemanno, l’azione di recupero dell’evasione va affiancata, da parte delle istituzioni, da un’opera robusta di taglio della spesa pubblica, dei parlamentari e dei loro privilegi, delle istituzioni periferiche, degli sprechi. Peccato che, finita la campagna elettorale, su questi temi sia calato di nuovo il silenzio.

Insomma, quello che è emerso dal vivace dibattito in sede di convegno INT è stata la necessità di rendere i meccanismi fiscali e tributari più snelli, trasparenti ed efficaci a beneficio dell’intero sistema Paese. Solo se il miglioramento di questi standard va di pari passo con un miglioramento dei servizi al cittadino duraturo e percepibile, sarà possibile costruire quella “nuova prospettiva per l’Italia” che è il payoff del congresso.

Dalle Entrate la proposta di semplificare 108 adempimenti fiscali

Ormai è chiaro: la parola d’ordine, per l’Agenzia delle Entrate, è semplificare.

E, dopo la reazione positiva a questa proposta da parte di Riccardo Alemanno, presidente INT, arriva una prima mappatura degli adempimenti fiscali che verranno sottoposti alle associazioni di categoria, professionisti ed organizzazioni di consumatori, i quali potranno far pervenire all’Agenzia le loro opinioni entro il 16 ottobre.

Si tratta di ben 108 adempimenti, compresi, tra gli altri, speso metro, elenchi Intrastat e dichiarazione modello Iva 74 bis, per citarne solo alcuni.
Compito degli operatori ai quali verrà sottoposto l’elenco sarà quello di valutare gli oneri amministrativi di ogni singolo adempimento e considerare se e come esso deve essere semplificato o tagliato.

In vista, dunque, del Pacchetto Semplificazioni del Governo, che prevede, tra le altre cose, nuove norme relative alla previdenza e alla sicurezza sul lavoro, i tagli agli adempimenti più obsoleti sono quasi d’obbligo.

Anche il FMI, Fondo Monetario Internazionale, è intervenuto chiedendo la riduzione del cuneo fiscale, anche a costo di aumentare l’Iva, come conseguenza dell’evasione fiscale che porta ad una notevole dispersione del gettito.

La questione fiscale è stata affrontata anche da Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, il quale, dopo aver denunciato il carico fiscale eccessivo, ha anche proposto una rinuncia agli incentivi da parte delle imprese purché, in cambio, ci sia un alleggerimento delle tasse.

Vera MORETTI

Nelle tasche degli italiani

di Vera MORETTI

Il governo tecnico di Mario Monti, nonostante le voci che si sentivano negli ultimi giorni, continua ad essere solo di “passaggio” per traghettare l’Italia verso le nuove elezioni risanata dalla crisi economica.
La conferma è di queste ultime ore, poiché se il premier riuscirà a raggiungere gli obiettivi che si è posto, allora lascerà, come era previsto inizialmente, nel 2013.

Gli obiettivi del governo Monti rimangono, per quanto riguarda la riforma fiscale, l’attuazione di provvedimenti diretti “al riequilibrio del sistema impositivo” e “al graduale spostamento dell’asse del prelievo dalle imposte dirette a quelle indirette“, riportando quanto scritto nell’Atto di indirizzo sulla politica fiscale firmato dallo stesso premier. Senza tralasciare che la riforma fiscale punterà a “la riduzione degli effetti distorsivi delle scelte degli operatori economici“.

Oltre a ciò, emerge, dallo stesso documento, che, sempre in ambito fiscale, “saranno predisposti schemi di provvedimenti normativi diretti al riequilibrio del sistema impositivo, anche relativamente alla tassazione dei redditi finanziari“.

A questo proposito, Equitalia comunica che salirà la soglia per ottenere rateizzazioni dei debiti del fisco più semplici: se, infatti, finora la soglia era fissata a 5.000 euro, ora sarà possibile chiedere una semplificazione fino a 20.000 euro.
Per ottenere il fisco semplificato basterà presentare una richiesta motivata che attesti la propria situazione di temporanea difficoltà.

Semplificazione fiscale: le nuove regole per IMU, IRPEF e IVA

Un decreto legge e una nuova delega fiscale in arrivo nei prossimi giorni. I punti all’ordine del giorno del governo Monti riguarderanno lotta all’evasione, IMU, aliquote IRPEF e IVA e riscossione dei debiti tributari.

Il tutto volto all’obiettivo di una semplificazione in materia fiscale e di adempimenti tributari. Occhi puntati sulla lotta l’evasione fiscale, dopo l’ultimo blitz della Guardia di Finanza a Courmayeur dello scorso weekend.

Punto primo: aliquote fiscali e IVA

Un pacchetto di emendamenti saranno contenuti nel nuovo disegno di legge, che andrà a riscrivere la delega fiscale del precedente governo Berlusconi.
Fra le manovre previste la riduzione delle aliquote fiscali IRPEF ( che attualmente si aggirano attorno al 23% e al 27%). Nessun aumento previsto per le aliquote IVA, come paventato dall’ultima manovra correttiva, che tramite la clausola di salvaguardia prevedeva invece un aumento dell’aliquota di mezzo punto percentuale dal 2014. Occorrerà attendere un “decreto regolamentare” per quanto concerne invece le agevolazioni fiscali, che ad oggi sono più di 700.

Punto secondo: IMU

Un punto caldo della riforma varata dal governo Monti riguarda l’esenzione riservata alla Chiesa e ai suoi immobili dalla nuova tassa chiamata IMU (Imposta municipale unica), che la manovra finanziaria ha sostituito alla vecchia ICI. L’esonero, secondo quanto previsto dal nuovo decreto, dovrebbe riguardare esclusivamente gli immobili non commerciali.

Insieme all’IMU dovrà essere presentata entro il 30 giugno 2013, la dichiarazione per gli immobili e pertinenze, ovvero la dichiarazione IMU. La dichiarazione dovrà altresì essere presentata entro l’anno successivo anche qualora sussista un cambio rilevante nella situazione del proprietario (es. la vendita dell’immobile in oggetto).

Punto terzo: lotta all’evasione fiscale

Una pioggia di nuove sanzioni in arrivo per chi non emette scontrini o fa dichiarazioni false. Il nuove decreto Monti prevederà anche che tutti i contribuenti soggetti agli studi di settore, incorsi in errori od omissioni, dovranno essere sottoposti ad accertamenti analitico – induttivi. In breve, non basterà più pagare una semplice sanzione pecuniaria come invece accade oggi.

La lotta all’evasione fiscale è al centro della nuova manovra allo scopo di alleggerire la pressione fiscale che grava sulle imprese e sui singoli cittadini.

Punto quarto: Equitalia

Nel nuovo decreto di semplificazione fiscale saranno previste norme volte ad alleggerire le modalità di riscossione dei debiti tributari da parte di Equitalia. Lo scopo è quello di evitare il blocco dell’attività per tutte le imprese morose nei confronti dello Stato per una dichiarata circostanza di difficoltà economica conseguente alle crisi.