L’Italia sempre nella morsa della burocrazia fiscale

E’ cosa ormai tristemente nota: l’Italia rimane il fanalino di coda nell’Ue per la burocrazia fiscale, che rende la vita delle imprese, soprattutto se pmi, pesante e difficoltosa, a causa del pagamento delle tasse, che “ruba” 240 ore all’anno, ben 85 in più rispetto agli altri Paesi che si trovano nell’area euro.
Per questo motivo, Cesare Fumagalli, segretario generale di Confartigianato, intervenuto a nome di Rete Imprese Italia all’Audizione promossa dalla Commissione Parlamentare della Camera per la Semplificazione, ha dichiarato: “Occorre una strategia coerente e di ampio respiro che metta mano anche a norme di carattere sostanziale, non soltanto ad adempimenti comunicativi”.

Per poter davvero arrivare ad una semplificazione efficace e in linea con l’Europa, RTI ha proposto quattro linee guida, che dovrebbero riuscire a facilitare la vita delle imprese: il riordino in testi unici delle disposizioni fiscali; la stabilità nelle disposizioni che impongono gli adempimenti fiscali; la non retroattività delle disposizioni tributarie e la costituzionalizzazione dello Statuto del contribuente; i controlli fiscali non devono incrementare gli oneri burocratici delle imprese e deve essere introdotta una reale valutazione d’impatto preventiva delle nuove disposizioni, come pure una verifica periodica sull’efficacia delle norme stesse spesso introdotte per finalità di contrasto all’evasione.

Ciò si è reso necessario perché, secondo Rete Imprese Italia, il percorso iniziato nel 2014 è stato interrotto e quindi mai portato a termine, ma, anzi, caricato nell’ultimo periodo da nuovi oneri ed adempimenti a carico delle imprese, tra i quali spiccano l’obbligo di comunicazione analitica dei dati delle fatture emesse e ricevute, con periodicità trimestrale e l’obbligo di comunicazione dei dati delle liquidazioni periodiche IVA, sempre con periodicità trimestrale.

Sulla stessa lunghezza d’onda è il decreto legge n. 50 del 2017, con il quale è stata prevista una ‘stretta’ sulle compensazioni fiscali, incrementando il numero dei casi in cui è necessaria l’apposizione del visto di conformità per poter compensare i propri crediti, obbligando all’utilizzo esclusivo delle procedure telematiche dell’Agenzia delle Entrate.

Vera MORETTI

INT in audizione alla Commissione per la semplificazione

L’Istituto Nazionale Tributaristi all’audizione presso la Commissione parlamentare per la semplificazione, con Riccardo Alemanno, presidente INT, e Giuseppe Zambon, Consigliere nazionale nonché Coordinatore della Commissione fiscalità, i quali hanno presentato una serie di indicazioni e di proposte per semplificare gli attuali obblighi fiscali e dare maggiore certezza all’applicazione delle norme tributarie.

La delegazione INT è stata ricevuta dall’On. Bruno Tabacci, al quale ha elencato una serie di elementi considerati indispensabili per poter affrontare il tema della semplificazione: una necessaria tregua normativa, maggiore rispetto ed applicazione della Legge 212/2000 Statuto dei diritti del contribuente, evitare che norme comportino funzioni esclusive per singole categorie di intermediari fiscali, uso della telematica e confronto con gli intermediari fiscali il cui ruolo è indispensabile per il funzionamento e l’utilizzo della telematica, per poi passare ad indicazioni specifiche anche su tematiche di estrema attualità come spesometro e comunicazione trimestrale delle liquidazioni IVA.

Riccardo Alemanno si è detto soddisfatto dell’audizione e del lavoro che la Commissione bicamerale sta effettuando: “Siamo consapevoli che il tema della semplificazione è di estrema difficoltà, il nostro sistema fiscale è complesso ed ormai conta un numero spropositato di norme che negli anni hanno creato una sorta di sedimentazione che rende difficoltosi i nuovi interventi legislativi, per questo abbiamo indicata come prioritaria una sorta di tregua normativa. Inoltre abbiamo evidenziato come la semplificazione deve tenere sempre conto dell’equità ed evitare che le norme creino esclusive impedendo al contribuente di poter assolvere in autonomia i proprio obblighi tributari, il rivolgersi ad un intermediario fiscale deve essere una scelta e non un obbligo, registriamo purtroppo che invece alcune organizzazioni professionali vorrebbero utilizzare la semplificazione per ottenere funzioni esclusive, ciò non solo è deleterio per la concorrenza e per il contribuente, poiché si creano costi aggiuntivi, ma è lesivo di una vera semplificazione che tenga in considerazione l’interesse generale rispetto a quello di singole categorie”.

Il Consigliere Zambon, ha voluto portare l’attenzione sulla necessità di semplificare la tecnica legislativa, sui testi unici fiscali e sullo Statuto del contribuente, l’opportunità di superare l’obbligo del visto di conformità pur mantenendo sistemi di controllo delle compensazioni, la necessità di evitare di istituire ulteriori certificazioni che andrebbero a detrimento della semplificazione e costituirebbero un mero orpello burocratico nonché una breve analisi sullo spesometro, di cui si è chiesta la semestralità anche per il 2018, e sulle comunicazioni trimestrali delle liquidazioni IVA.

Vera MORETTI

Decreto Semplificazioni sotto la lente dei Consulenti del Lavoro

Il Decreto Semplificazioni ha fatto parecchio discutere, specialmente le diverse categorie professionali coinvolte dal suo dettato. Forse anche per questo, la Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro ha ritenuto opportuno rilasciare una prima circolare-guida sul Decreto Semplificazioni, specialmente per le parti relative al collocamento mirato dei lavoratori disabili, alla disciplina di convalida delle dimissioni e agli interventi in materia di sicurezza sul lavoro.

Riguardo al primo punto, la circolare/guida ricorda come il Decreto Semplificazioni preveda che, a partire dall’1 gennaio 2017 le aziende che occupano tra i 15 e i 35 dipendenti debbano assumere un lavoratore disabile entro i 60 giorni dall’insorgenza dell’obbligo, come accade anche per le aziende più strutturate.

Riguardo alla disciplina sulle dimissioni, i Consulenti ricordano che il Decreto Semplificazioni prevede che queste siano rassegnate esclusivamente in modalità telematica. Una norma, ricordano i Consulenti, che sarà efficace solo dopo che sarà emanato il relativo decreto attuativo e comunque entro il 24 novembre prossimo.

Infine, relativamente alla sicurezza sul lavoro, la Fondazione Studi ricorda come il decreto evidenzi il fatto che tra i soggetti destinatari delle disposizioni in materia di tutela dei lavoratori devono essere inclusi anche i lavoratori accessori, con committenti professionisti o imprenditori.

Lavoro all’estero e semplificazione

Ogni misura che possa portare una semplificazione amministrativa, in Italia, è sempre bene accetta, anche e soprattutto se questa semplificazione arriva nel mercato del lavoro, ancora troppo ingessato nonostante le misure intraprese dall’attuale governo.

Nello specifico, con il dl 151/2015, il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha introdotto una misura di semplificazione che riduce gli oneri amministrativi a carico delle imprese, abolendo le autorizzazioni al lavoro all’estero previste dal combinato della Legge 398/87 e del DPR 346/94.

In sostanza, con l’entrata in vigore del decreto legislativo e grazie alle disposizioni di semplificazione, non sarà più necessaria l’autorizzazione preventiva da parte del ministero per l’impiego all’estero del personale aziendale, come accadeva prima.

In sostanza, la semplificazione sotto questo aspetto implica la liberalizzazione dell’esercizio dei cosiddetti poteri datoriali, con riferimento esplicito alle istanze presentate prima dell’entrata in vigore del decreto legislativo che, attualmente, è ancora in fase di istruttoria.

I commercialisti contro il ddl su mercato e concorrenza

Il disegno di legge relativo al mercato e alla concorrenza non piace ai professionisti, e anche i commercialisti hanno voluto aggiungersi al coro dei “no” che in questi giorni sono piovuto sui media.

Ad esprimere le sue perplessità è stato Gerardo Longobardi, presidente nazionale della categoria, il quale si è mostrato contrario alle disposizioni che trasferiscono competenze proprie di alcune professioni regolamentate a soggetti che non sono abilitati all’esercizio della professione, e che quindi non possono certo avere competenze specifiche nelle materie oggetto dell’intervento normativo, incapaci dunque di fornire ai propri utenti concrete garanzie circa l’affidabilità della prestazione resa.

A questo proposito, Longobardi ha dichiarato: “La tutela dell’interesse pubblico si persegue con il mantenimento delle specificità di ciascuna professione e non ponendo in contrapposizioni le professioni ordinistiche attraverso una redistribuzione di competenze che non è collegata alla formazione di base e specialistica delle medesime”.

Il presidente dei commercialisti ha inoltre fatto riferimento ai trasferimenti immobiliari previsti dall’art. 28 del DDL, aggiungendo che “se l’intenzione del legislatore è quella di estendere le competenze di talune operazioni immobiliari ad altri soggetti ordinistici, non può sottacersi che l’estensione ai soli iscritti all’Albo degli avvocati desta non poche perplessità, considerando che gli stessi non vantano in materia, competenze specifiche ed ulteriori rispetto a quelle dei commercialisti. Oltretutto, recenti provvedimenti normativi vedono equiparati gli iscritti agli ordini degli avvocati, dei notai e dei commercialisti nell’esercizio di rilevanti funzioni. Si tratta di attività riservate ai tre ordini professionali e non ad uno o due soltanto di essi. Mi riferisco all’attività dei delegati alle vendite immobiliari nell’ambito del processo esecutivo, dove il commercialista svolge compiti identici a quelli che il DDL intende estendere ora ai soli avvocati. L’esclusione dei commercialisti appare per tutti questi motivi irragionevole e idonea a creare disparità di trattamento tra professioni regolamentate”.

Gerardo Longobardi non ha tralasciato neppure il tema relativo al trasferimento di quote srl, affermando che “se da un lato si ritiene ridondante e non garantista la nuova procedura che si affianca alle due già esistenti, dall’altro si apprezza la previsione normativa secondo la quale i commercialisti potranno intervenire nella costituzione di diritti parziali (usufrutto, pegno e sequestro conservativo) su partecipazioni di srl”.

Vera MORETTI

Il Mepa a favore delle microimprese

La vita delle imprese potrebbe cambiare e, anche, semplificarsi.
Si stanno studiando diverse misure, infatti, per snellire la burocrazia delle tante piccole e medie imprese che, in questi anni di crisi, hanno sofferto e stanno ora faticando a ritornare a galla.

In particolare, la situazione potrebbe migliorare sensibilmente per le imprese di dimensioni ridotte che vendono beni o servizi, o che vorrebbero farlo, e che decidono di aderire al Mercato elettronico delle pubbliche amministrazioni (Mepa).

Le norme, previste per le microimprese, per le startup e per le reti d’impresa, potrebbero eliminare, anzitutto, il limite di 25mila euro di fatturato annuo per potersi accreditare presso il Mepa.
Inoltre, è prevista l’eliminazione dell’obbligo di pubblicazione di un catalogo dei propri beni e servizi, nonché una procedura più snella ed auto-evidente di accreditamento.

Il Mepa, attualmente, consente di acquistare, per valori inferiori alla soglia comunitaria, i beni e servizi offerti da fornitori abilitati a presentare i propri cataloghi sul sistema.

Vera MORETTI

Alleggerimenti burocratici per gli adempimenti ambientali

C’è grande attesa per l’approvazione alla proposta di semplificazione delle procedure per gli adempimenti ambientali. Lo scorso 28 luglio è stato approvato lo schema di DPR dopo il sì di Parlamento, Conferenza Unificata e Consiglio di Stato.

Il provvedimento riguarderà l’alleggerimento burocratico per quanto concerne autocertificazioni in materia di acque reflue e impatto acustico con conseguente riduzione degli oneri.  Le acque industriali vengono assimilate alle acque reflue domestiche, e le attività lavorative poco rumorose diventano esenti dall’obbligo di certificazione di impatto acustico. L’autocertificazione rimane esclusa nel caso di rifiuti pericolosi.

Le semplificazioni non intaccheranno il Testo Unico Ambientale (D.Lgs. n.152/2006) e della legge n. 447/1995.

750 milioni di euro risparmiati dalle Pmi grazie al Decreto Sviluppo

Il cosiddetto “Decreto sviluppo” (decreto legge n. 70 del 13 maggio 2011) segna un momento importante nell’azione riformatrice del governo. Grazie al nuovo decreto dovrebbero essere messe in pratica misure a costo zero che potrebbero finalmente rilanciare l’economia e migliorare la situazione dell’Italia rispetto alla situazione internazionale.

Nel dettaglio si stima che verrà ridotta la pressione regolatoria dello Stato garantendo un risparmio complessivo  di circa 750 milioni di euro all’anno per le piccole e medie imprese. Tra le novità spiccano:

Semplificazioni per le numerosissime imprese che trattano solo i dati sensibili del personale, dei collaboratori e dei loro familiari: una semplice autocertificazione sostituisce così il Documento Programmatico sulla Sicurezza.

Le amministrazioni sono chiamate all’obbligo di pubblicare sui siti istituzionali, per ciascuna procedura, l’elenco degli adempimenti e la documentazione necessaria. In caso di inadempienza, la Pa non può rifiutare l’istanza del cittadino o dell’impresa e può solo richiedere l’integrazione della documentazione.

È obbligatorio per le pubbliche amministrazioni predisporre i bandi di gara sulla base di modelli predefiniti e di richiedere l’utilizzo di moduli di autocertificazione.

Lo Sportello Unico per l’Edilizia è ora tenuto ad accettare le domande, le dichiarazioni, le segnalazioni, le comunicazioni e i relativi elaborati tecnici o allegati presentati dal richiedente con modalità telematica.

Vengono adesso estese anche alle Regioni e agli Enti locali la misurazione e riduzione degli oneri burocratici.

 

 

Unioncamere approva la strada della semplificazione

Il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello,  ha espresso favore verso la semplificazione normativa, commentando: ”Giusta la strada della semplificazione”. Introducendo la comunicazione unica ad esempio, negli ultimi 12 mesi, la Camera di Commercio ha consentito al sistema produttivo di recuperare un miliardo e mezzo sotto forma di tempo restituito dalla burocrazia alla vita operativa dell’impresa.

Grazie all’accorpamento in un’unica procedura telematica degli adempimenti di Camera di Commercio, Agenzia delle Entrate, Inps e Inail ha permesso di “Far risparmiare alle imprese in media sei giorni nell’iter necessario a costituire una nuova attività economica, un tempo prezioso. Quest’anno la messa a regime in modalità telematica dello sportello unico per le attività produttive potrà fare ancora di più“.

Dardanello ha ribadito: “chiediamo al governo di puntare ancora di più sulle Camere di Commercio per realizzare quelle riforme di efficienza indispensabili che possono fare uno stimolo vero e tangibile al sistema produttivo“.

Mirko Zago

Il modello IVA 2010: semplice e razionale.

Già disponibile da alcuni mesi sul sito dell’Agenzia delle Entrate, il nuovo modello IVA, presenta numerosi cambiamenti che lo rendono più semplice rispetto al passato.

Cambia il quadro VA, che richiederà meno informazioni, infatti se prima era necessario inserire alcuni dati sia in questo quadro che in altri, adesso conterrà soltanto i dati generali e quelli riepilogativi sulle attività svolte dal dichiarante, mentre gli altri dati basterà indicarli nei quadri a essi appositamente dedicati: ad esempio le informazioni riguardanti le operazioni attive andranno inserite nel quadro VE, mentre quelle relative alle operazioni passive andranno inserite nel quadro VF.

Scompaiono il rigo VA4 (prima presente sempre nel quadro VA), usato dai contribuenti che versano trimestralmente l’imposta per le operazioni di subfornitura; il rigo VA42, dove si indicavano i dati per l’adeguamento Iva agli studi di settore; il quadro VG, utilizzato dai contribuenti in regime speciale che con questo nuovo modello 2010 utilizzeranno il quadro VF, dove sono state istituite due nuove sezioni, di cui una dedicata alla determinazione dell’Iva ammessa in detrazione.

Sono stati soppressi anche righi relativi alle sommatorie parziali di importi contenuti in altri righi appartenenti alla stessa sezione.

Infine, si noterà che anche il frontespizio è cambiato. Sono stati eliminati i riquadri relativi alla residenza anagrafica per le persone fisiche e al domicilio fiscale per le persone giuridiche. L’obbligo di compilare questi campi rimane solo per i soggetti residenti all’estero.