Tasi, arriva il bollettino (in bianco) ed è subito polemica

Come Infoiva vi aveva già anticipato ieri, il modello di bollettino è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale e dovrà ora essere stampato e reso disponibile da Poste Italiane presso tutti gli sportelli. Valido indistintamente per tutti i Comuni, il bollettino riporta il numero di conto corrente 1017381649 e la dicitura “Pagamento Tasi”. Occorre compilare le caselle con i propri dati anagrafici, fin qui tutto bene, e specificare il codice del proprio comune all’interno dello spazio “codice catastale”. Nella parte inferiore sono presenti le caselle dove specificare la tipologia (abitazione principale, immobili rurali o aree fabbricabili) e le caratteristiche degli immobili in questione. In ciascuna riga va indicato l’importo dovuto per gli immobili della stessa categoria che si possiedono. Prevista anche una sezione per indicare le eventuali detrazioni per l’abitazione principale alle quali si ha diritto. Tutto, rigorosamente, fai da te…

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L’addio al bollettino precompilato nasce da una difficoltà oggettiva dei comuni: riuscire ad avere accesso a tutti i dati necessari per il calcolo dell’imposta. Considerando, inoltre, che quest’anno anche gli inquilini dovranno pagare parte dell’imposta. Le prime critiche al varo del facsimile arrivano da Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia: “La legge di Stabilità prevede per la Tasi l’invio ai contribuenti interessati di modelli preventivamente compilati da parte degli enti solo subordinandolo all’emanazione di un decreto del direttore generale del Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il fatto che nel decreto per i bollettini di conto corrente postale, appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, la precompilazione sia invece lasciata alla facoltà dei Comuni preoccupa e non deve assolutamente significare un illegittimo superamento della legge”.

Jacopo MARCHESANO

Service Tax, ICI e federalismo fiscale

Le Service Tax sono le garanzie del domani, il tributo unico che servirà a finanziare i servizi garantiti dai sindaci andando a sostituire i vari trasferimenti statali che oggi vengono utilizzati.

Scongiurato l’ICI, il federalismo fiscale degli enti locali dovrebbe essere di 16 miliardi di euro, ovvero, l’importo degli assegni che arrivano a vario titolo dalla Stato per rimpinguare Comuni e Provincie.

Service tax, tassa unica e fisco provinciale sarebbero dovuti già entrare di diritto con il primo decreto attuativo, ma sono stati demandati al prossimo settembre per essere temporaneamente anticipati da un più leggero federalismo demaniale.

Tutte proposte ribattute anche durante le ultime audizioni del Ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli, e circa la quale il Presidente di Confedilizia Corrado, Sforza Fogliani, ha detto: «Accogliamo la proposta di Calderoli (sull’insistente abolizione dell’ICI, ndr) ma perché il sistema funzioni sono indispensabili una correlazione ferrea tra richieste e servizi e criteri standard di imposizione».

Questo per i proprietari immobiliari, mentre le Regioni aspirano al superamento dell’Irap che copre l’80% del Fisco locale (ben 34 miliardi all’anno di cui 23,5 dai privati) garantendo un’entrata sicura all’erario dei governatori. Ciò però non significa che la teoria si tramuti subito in pratica, anzi, insieme a Irpef e IVA, L’Irap perdurrà anche nei primi anni del federalismo.

Per i sindaci, la vera preoccupazione sta nelle abolizioni e nei tagli (come la tassa sui rifiuti a Roma), anche se Ilsole24ore ipotizza come soluzione al come “far funzionare i comuni senza dipendere dallo stato”, quella di portare sul territorio alcune imposte di carattere nazionale e la compartecipazione soprattutto sull’IVA.

Fonte

Paola Perfetti