Riscatto laurea, quando si può anticipare la pensione?

Il riscatto della laurea permette di anticipare la pensione trasformando gli anni di studio all’università in periodi di contributi. L’obiettivo è sia quello di anticipare l’età prevista per la pensione mediante l’aumento degli anni coperti da contributi, che incrementare l’importo del futuro trattamento pensionistico. L’Inps, recentemente, ha fornito ulteriori chiarimenti, soprattutto in merito alla possibilità di sostenere un costo più leggero per il riscatto della laurea, come previsto dal decreto legge numero 4 del 2019.

Riscatto laurea, cosa comprende per agevolare l’uscita per la pensione?

Con il riscatto della laurea, il contribuenti agevola l’uscita dal mondo del lavoro per andare in pensione. Il contribuente può riscattare i seguenti titoli di studio:

  • il diploma universitario per una durata dai due ai tre anni;
  • la laurea di tre anni, di quattro anni o a ciclo unico;
  • il diploma di specializzazione post-laurea;
  • il dottorato di ricerca nel caso in cui siano stati versati i contributi alla Gestione separata dell’Inps.

Si può procedere anche non riscattando tutti gli anni di corso di laurea (riscatto parziale). In tal caso il riscatto avverrà su un numero inferiore degli anni di laurea. Non è possibile, invece, riscattare gli anni eccedenti il corso di laurea (fuori corso).

Quanti anni di laurea si possono riscattare per la pensione?

Sul primo chiarimento dell’Inps, la questione è la durata del corso di laurea prevista per legge. Ad esempio, se il periodo degli studi universitari è inferiore a quello legale per effetto del riconoscimento dell’università dello svolgimento di attività lavorative o professionali del contribuente, si possono riscattare tutti gli anni di corso previsti? Il quesito ha risposta positiva. Sul punto è intervenuta l’Inps con il messaggio numero 1512 del 5 aprile 2022. L’Istituto previdenziale ha chiarito che le Università possono riconoscere, come crediti formativi universitari (Cfu), secondo criteri predeterminati, le conoscenze e le abilità professionali certificate ai sensi della normativa vigente in materia, nonché altre conoscenze e abilità maturate in attività formative di livello post secondario.

Riconoscimento di corsi professionalizzanti, attività professionali e formazione per il riscatto della laurea

Il riconoscimento di queste esperienze professionali o formative propedeutiche all’iscrizione al corso di laurea (ad esempio, i corsi professionalizzanti, le attività professionali o le formative in ogni modo attinenti al corso di studi) abbrevia di fatto il numero degli anni di corso, riducendo pertanto la durata degli anni effettivi di iscrizione all’università di riferimento. Si può, in questi casi, accedere al riscatto della laurea a condizione che si consegua il titolo di laurea. Portando anche nel calcolo degli anni di riscatto le attività professionali e formative nel caso in cui il periodo di studi universitari sia inferiore a quello della durata legale del corso. Altra condizione essenziale è che tali periodi non siano coperti da altri contributi.

Come procedere per il riscatto degli anni di corso di studio per le attività e i corsi professionali?

In tutti questi casi, è necessario, in ogni modo, dotarsi di apposita documentazione rilasciata dall’università nella quale si sono svolti gli anni di studio. La documentazione dovrà attestare il percorso universitario del contribuente con il riconoscimento dei periodi di formazione utili all’iscrizione degli anni successivi al primo del corso universitario prescelto. Tale metodologia si applica alle domande ancora giacenti al giorno di pubblicazione del messaggio dell’Inps e alle istanze che verranno presentate successivamente.

Riscatto laurea, come procedere per gli anni di studio precedenti al 1996?

Il riscatto agevolato della laurea ai fini dell’uscita per la pensione prevede, grazie a quanto previsto dal decreto 4 del 2019, di pagare poco più di 5 mila euro per ogni anno di studio da riscattare. Si tratta del riscatto light della laurea che opera a condizione che gli anni di studio rientrino pienamente nel periodo di riferimento del metodo contributivo delle pensione. Ovvero che gli anni di studio siano collocati posteriormente al 1° gennaio 1996. Tuttavia, i periodi di studio precedenti tale data non sono del tutto esclusi. Infatti, sul punto era intervenuta l’Inps con la nota numero 6 del 22 gennaio 2020.

Come riscattare i periodi di laurea precedenti il 1° gennaio 1996 con il pagamento agevolato?

I divieti del pagamento agevolato del riscatto della laurea per periodi non rientranti nel meccanismo contributivo (e dunque per periodi di studi entro il 31 dicembre 1995), si possono bypassare esercitando la scelta di aderire pienamente al sistema contributivo. Ciò significa che i lavoratori che abbiano versato meno di 18 anni di contributi entro il 31 dicembre 1995 (rientranti nel sistema misto) possano scegliere il pagamento del riscatto della laurea light per periodi pre-1996, optando per il metodo di calcolo della pensione interamente contributivo. Ciò comporta un trattamento previdenziale mensile meno generoso rispetto al metodo misto, nel quale rientra anche una quota del meccanismo retributivo.

Quali requisiti si devono avere per aderire al metodo contributivo e pagare il riscatto light della laurea?

Per fare in modo di rientrare nel metodo contributivo e pagare il riscatto della laurea agevolato ai fini della futura pensione, è necessario che il richiedente abbia almeno un mese di contributi a una delle gestioni dell’Inps. Il riscatto light, infatti, non è praticabile a chi versa a una Cassa professionale. Inoltre, la gestione Inps alla quale richiedere il riscatto dovrà risultare esistente al momento in cui si è frequentato il corso di laurea. Infine, come regola generale, il riscatto non può coprire anni già rientranti in periodi di contribuzione da lavoro. In alternativa, il riscatto della laurea dei periodi pre-1996 può avvenire mediante il calcolo ordinario di quanto dovuto.

Riscatto laurea, quando si può fare con l’iscrizione alla Gestione separata Inps?

Per i contribuenti che hanno svolto interamente gli anni di studio prima del 1996, e iscritti anche per un breve periodo alla Gestione separata Inps dopo il 1996, può essere conveniente il riscatto agevolato della laurea. Si potrebbe accorciare di qualche anno la maturazione della pensione di vecchiaia o anche quella anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi, a prescindere dall’età), sopportando un costo di poco più di 5 mila euro all’anno, interamente deducibile. Ma vige l’obbligo di aderire al metodo contributivo del calcolo della pensione.

Vantaggi nell’adesione al metodo contributivo per la pensione anticipata

Peraltro, la scelta del metodo contributivo del calcolo della pensione (anziché di quello misto) consenti di aprire porte per la pensione anticipata. I lavoratori del contributivo, infatti, possono accedere alla pensione anticipata contributiva all’età di 64 anni e in presenza di almeno 20 anni di versamenti. La condizione essenziale è che la futura pensione sia di almeno 2,8 volte superiore all’importo dell’assegno sociale.

Pensione: quando si applicano il calcolo retributivo, contributivo e misto?

Il sistema pensionistico italiano attualmente prevede tre sistemi di calcolo della pensione: contributivo, retributivo e misto. Questi si applicano a seconda del percorso assicurativo del lavoratore. Gli stessi comportano importi maggiori o minori. Vediamo ora quando si applicano.

Metodo contributivo, retributivo e misto

La prima cosa da sottolineare è che il sistema migliore per calcolare la pensione è il retributivo. Si tratta però di una misura in via di esaurimento e la data da tenere in mente è il 31 dicembre 1995. Un cosa è certa: chi ha iniziato a versare i primi contributi dopo il 1995 avrà la pensione calcolata solo con il metodo contributivo. Si tratta in genere di persone che nel 1995 avevano circa 18 anni, nati quindi nel 1977 considerando questa come età in cui si entra nel mondo del lavoro. Ci sono sicuramente persone nate prima che sono entrate nel mondo del lavoro dopo il 1995, quindi diciamo che questo è un riferimento abbastanza labile.

Il metodo retributivo: a quali categorie di pensione viene applicato?

La seconda opzione riguarda coloro che prima del 31 dicembre 1995 hanno maturato anzianità contributiva, in questo caso:

  • se gli anni di contributi sono meno di 18 (prima del 31 dicembre 1995), la pensione si calcola con il sistema retributivo per il periodo relativo e con il sistema contributivo per gli anni versati dal primo gennaio 1996 fino al momento della pensione.
  • Se gli anni di contributi versati prima del 31 dicembre 1995 sono almeno 18 c’è un trattamento di maggiore favore. In questo caso il calcolo con il sistema retributivo viene applicato per i contributi versati fino al 31 dicembre 2011.

Il metodo retributivo prevede il calcolo della pensione basandosi sulla media delle retribuzioni maturate rivalutate. In base alle indicazioni dell’INPS con il calcolo retributivo era possibile avere una pensione pari al 70% della retribuzione media percepita se si accede con 35 anni di contributi e l’80% della retribuzione media percepita nel caso in cui il lavoratore abbia maturato un’anzianità contributiva di 40 anni.

Il sistema contributivo

Il sistema contributivo, in base a quanto indicato dall’INPS, è più complesso, infatti prevede:

  • il calcolo della base imponibile annua, cioè la retribuzione annua versata dall’assicurato ogni anno;
  • si procede con il calcolo dei contributi versati ogni anno  moltiplicando la base imponibile per l’aliquota del 33% per i lavoratori dipendenti. Gli importi devono quindi essere rivalutati attraverso i dati elaborati dall’ISTAT e applicando un coefficiente di trasformazione legato all’età del lavoratore che vuole accedere alla pensione.
  • Il coefficiente aumenta all’aumentare dell’età, quindi chi cerca di accedere prima alla pensione, avrà comunque una pensione inferiore rispetto a chi accede all’età prevista per la pensione di vecchiaia.

Ricordiamo che per gli anni 2023 e 2024 non è previsto nessun adeguamento dell’età pensionabile alla speranza di vita.

Attenzione alla pensione anticipata

Il calcolo pensionistico maggiormente favorevole è quello con il sistema retributivo e naturalmente il sistema misto. Proprio per questo è bene porre attenzione, infatti alcune forme pensionistiche agevolate richiedono la rinuncia al calcolo retributivo e l’applicazione del solo metodo di calcolo contributivo, succede ad esempio con Opzione Donna, per questo solitamente si afferma che chi sceglie di andare in pensione con Opzione donna perde circa il 30% dell’assegno.

Il calcolo contributivo non si applica invece alla pensione Precoci che si calcola in modo ordinario.

Riscatto laurea per titolo ottenuto prima del 1996: si può con il costo agevolato di 5.265 euro?

Si può riscattare la laurea ai fini pensionistici per un titolo conseguito prima del 1996 richiedendo il riscatto agevolato previsto dal decreto numero 4 del 2019? La risposta è positiva. Il contribuente può riscattare la laurea pagando 5.265 euro per ogni anno di studio di laurea (escluso gli anni fuori corso). Ma è necessario conoscere i vantaggi e gli svantaggi di chi scelga questa opzione.

Riscatto laurea, si perdono le quote retributive pensione con il pagamento agevolato

Infatti, il riscatto agevolato della laurea per anni prima del 1996 comporta il passaggio del lavoratore alle regole del sistema previdenziale contributivo. Lo svantaggio, dunque, deriverebbe dalla perdita delle quote retributive per gli anni di lavoro svolti entro il 31 dicembre 1995. O addirittura fino al 2012 per i contribuenti retributivi puri, ovvero che abbiano almeno 18 anni di contributi versati prima della fine del 1995. Pertanto, alcuni periodi lavorativi verrebbero calcolati con il sistema contributivo anziché con il più vantaggioso sistema retributivo.

Conviene a un lavoratore con più di 50 anni riscattare la laurea per la pensione futura?

Si può considerare un lavoratore nato nel 1968 che lavori a tempo indeterminato da novembre del 1995 (prima dell’entrata in vigore del regime previdenziale contributivo del 1° gennaio 1996), con 4 anni di corso di laurea da riscattare prima del 1996 e con un anno di militare già riscattato. Senza il riscatto della laurea, il lavoratore andrebbe in pensione di vecchiaia nel 2037; per la pensione anticipata dei 42 anni e 10 mesi di contributi l’uscita da lavoro arriverebbe dopo la pensione di vecchiaia e dunque non sarebbe un’ipotesi da prendere in considerazione.

Quanto conviene riscattare la laurea per andare in pensione prima?

Ma riscattando gli anni di laurea, il lavoratore potrebbe andare in pensione anticipata nel 2034. Accorcerebbe dunque la propria permanenza a lavoro di tre anni rispetto alla pensione di vecchiaia. In questo caso, dunque, il contribuente farebbe bene a procedere con la richiesta all’Inps del riscatto della laurea. Tuttavia, diversa è la quantificazione del vantaggio nel pagare il riscatto stesso con le agevolazioni del decreto 4 del 2019.

Quanto costa riscattare la laurea con l’onere agevolato del decreto 4 del 2019?

Innanzitutto, la comparazione è proprio sul costo del riscatto della laurea. Con l’onere agevolato del decreto 4 del 2019, il lavoratore pagherebbe 5.265 euro per ogni anno di corso. Ma in questo calcolo tra costi e benefici bisogna misurare anche la perdita dovuta alla rinuncia delle quote retributive per un calcolo della pensione futura da fare interamente con il metodo contributivo. In alternativa, il costo del riscatto potrebbe essere calcolato con il metodo della riserva matematica. In questo caso, entrano nel calcolo fattori come il reddito che il lavoratore consegue con il suo lavoro.

Cosa bisogna sapere sul riscatto della laurea prima di inviare la domanda all’Inps?

In soccorso dei contribuenti per i dubbi relativi al riscatto della laurea, l’Inps ha previsto strumenti che consentono di fare delle stime sui vantaggi e sugli svantaggi dell’operazione. Il servizio Inps consente dunque di procedere a una stima ai fini del diritto della pensione e del calcolo di tutte le prestazioni pensionistiche trasformando gli anni di corso di laurea in anni contributivi. A tal proposito, prima di inoltrare la domanda di riscatto laurea, si può utilizzare il simulatore presente sul sito dell’Istituto di previdenza.

Simulatore Inps calcolo della pensione con o senza il riscatto della laurea

Il simulatore dell’Inps, infatti, permette di avere informazioni personalizzate e, in base a queste, ottenere risposte su:

  • il costo da pagare per riscattare la laurea;
  • la possibilità di rateizzare il costo della laurea;
  • la decorrenza della propria pensione futura con le varie opzioni di uscita, sia con il riscatto della laurea che senza;
  • di quanto beneficerà l’importo dell’assegno pensionistico futuro con il riscatto rispetto all’ipotesi che non si faccia alcun riscatto.

Tutte le risposte che fornisce il simulatore dell’Inps sarebbero di aiuto al lavoratore del quale abbiamo fatto l’esempio per procedere con la scelta.

Riscatto della laurea, quali regole è necessario seguire?

Per l’utilizzo del simulatore dell’Inps sul calcolo del riscatto della laurea e sulle varie opzione previdenziali di uscita è necessario avere qualche informazione su ciò che si può fare e ciò che non è previsto dalla normativa. Ad esempio, gli anni di riscatto sono solo quelli previsti dal corso di laurea. Non si possono aggiungere al riscatto, pertanto, periodi fuori corso.

Riscatto laurea, quali titoli si possono riscattare e per quali periodi?

Non si possono riscattare, altresì, periodi che sono già coperti dalla contribuzione obbligatoria. Si possono riscattare, invece, i diplomi universitari. Pertanto vanno bene anche i diplomi di durata dai due ai tre anni. Per i diplomi di laurea la durata deve essere compresa tra i 4 e i 6 anni. I diplomi di specializzazione, conseguiti dopo la laurea, si possono riscattare per un periodo non inferiore ai 2 anni. Si possono riscattare anche i dottorati di ricerca e le lauree triennale (oltre alla laurea magistrale e specialistica). Infine, si possono riscattare i diplomi rilasciati dagli Afam (Istituti di Alta Formazione Artistica e Musicale).

Pensioni, cosa avviene se si è lavoratori del ‘misto’ e si paga il riscatto agevolato e contributivo della laurea?

Particolare attenzione devono prestare i contribuenti nel riscatto della laurea con le condizioni agevolate del decreto numero 4 del 2019. La norma infatti permette di riscattare la laurea pagando poco più di 5.200 euro per ogni anno di corso universitario. Il pagamento agevolato, inizialmente concesso ai soli lavoratori rientranti nel sistema contributivo, successivamente è stato interpretato in senso estensivo per includere anche i lavoratori rientranti nei sistemi di pensione precedenti, ma che abbiano da riscattare anni di università successivi al 31 dicembre 1995.

Pensioni, il riscatto della laurea per i lavoratori del sistema misto

Può capitare, infatti, che un lavoratore del sistema previdenziale “misto accetti di riscattare la laurea con i vantaggi del decreto 4 del 2019. Si tratta di lavoratori che non hanno i 18 anni di contributi prima del 31 dicembre 1995 e dunque non ricadenti nel “retributivo”. Ma hanno un certo numero di anni di versamenti entro la fine del 1995. L’opzione di riscattare gli anni universitari, eventualmente fatta prima di accedere al trattamento di pensione, potrebbe portare benefici sia sul piano dell’importo della pensione che sul requisiti che ne generino il diritto stesso al pensionamento.

Riscatto della laurea con costo agevolato: non sempre si hanno benefici sulla pensione

Tuttavia, non sempre la scelta di ricorrere al pagamento agevolato del riscatto di laurea previsto dal decreto 4 del 2019 può comportare dei miglioramenti della propria pensione futura. Infatti, riscattare gli anni di università in maniera agevolata ha come conseguenza quella che il calcolo della pensione avvenga mediante il metodo contributivo per l’intera vita lavorativa. E questo potrebbe andare a danno dei lavoratori dei sistemi previdenziali precedenti, come il misto o il retributivo.

Riscatto laurea, prima di pagare è importante fare simulazioni sul sito Inps

Infatti, mettendo sulla bilancia vantaggi e svantaggi del riscatto della laurea con il pagamento agevolato dell’articolo 4 del 2019 ci si potrebbe rendere conto di non aver fatto una buona scelta. Pertanto, prima di prendere una decisione può essere necessario fare un po’ di simulazioni della propria pensione futura. Si può procedere con il servizio messo a disposizione dal portale Inps di calcolo della pensione futura. All’interno del sistema, si potranno inserire i dati relativi alla propria vita lavorativa dai quali risultano anche i contributi versati. Da qui la scelta del contribuente in merito alla situazione che si prospetta. In particolare, riscattando gli anni di laurea e acconsentendo al calcolo contributivo della propria pensione, si è generato un vantaggio futuro sulla pensione oppure una perdita?

Riscatto laurea ai fini della pensione, quale scelta?

Molto dipende dalla carriera lavorativa di ogni contribuente. Tuttavia il calcolo contributivo della pensione molto probabilmente porterà a una decurtazione più o meno consistente della futura pensione mensile. Risulta pertanto importante che prima di prendere la decisione di riscattare gli anni di laurea con le agevolazioni del decreto 4, si studino tutte le ipotesi possibili. In particolare, il contribuente dovrebbe confrontare tutti gli importi di pensione stimata, sia quelli calcolati con il metodo contributivo che quelli del misto.

Pensioni, la scelta di riscattare la laurea con il contributivo è irrevocabile

La questione non è di poco conto, anche perché una volta fatta la scelta non si può più tornare indietro. Ovvero, se il lavoratore decidesse di riscattare gli anni di laurea pagando e aderendo al sistema contributivo, la sua scelta sarebbe irrevocabile. L’istituto previdenziale ha chiarito a tal proposito che, con il pagamento di almeno una rata del riscatto della laurea diventa irrevocabile la scelta di aderire a uno strumento introdotto per il sistema contributivo con relativo calcolo della pensione. Il pagamento, è bene ricordarlo, si può effettuare anche fino a 120 rate mensili. E ciò avviene anche se ancora la domanda di pensione non sia stata ancora formalizzata.

Quanto conviene pagare il riscatto della laurea con il metodo agevolato rispetto a quello ordinario?

Per i lavoratori del sistema misto, dunque, il riscatto della laurea potrebbe rivelarsi dannoso ai fini dell’importo della pensione mensile. Tutto questo senza considerare il costo che comporta il riscatto stesso. Tuttavia, gli stessi lavoratori potrebbero optare per il metodo di pagamento ordinario del riscatto della laurea. Con questo meccanismo, il costo del riscatto verrebbe calcolato seguendo la regola generale. Ovvero si procederebbe moltiplicando il reddito lordo delle ultime 12 mensilità percepite prima di presentare la domanda per la percentuale (del 33%) di contribuzione per gli anni di studio da riscattare.

Pensioni, quali vantaggi con il riscatto della laurea?

Anche seguendo il metodo di riscatto ordinario della laurea, i lavoratori interessati dovrebbero prima verificare quali vantaggi potrebbe comportare l’operazione. In particolare, si può procedere con la stima della propria pensione senza e con il riscatto della laurea. Di certo, a fronte del costo da sostenere, potrebbero aversi benefici sia in termini di uscita anticipata dal lavoro che sul futuro importo della pensione.

Pensioni e metodi di calcolo: guida al sistema misto

La riforma di Elsa Fornero (legge numero 201 del 2011) ha riordinato i sistemi di calcolo delle pensioni prevedendo tre sistemi relativi all’assicurazione generale obbligatoria: quello retributivo, quello contributivo e il misto. Nel sistema retributivo rientrano i lavoratori che abbiano versato contributi per almeno 18 anni entro il 31 dicembre 1995. Diversamente, chi ha iniziato a lavorare e a versare contributi dal 1° gennaio 1996 rientra nel sistema contributivo puro.

Quali lavoratori rientrano nel sistema misto per il calcolo delle pensioni?

Tra i due sistemi contributivi, la normativa ha previsto il meccanismo previdenziale misto. Si tratta del metodo di calcolo delle pensioni riservato ai lavoratori che, al termine del 1995, non avevano maturato ancora i 18 anni di contributi necessari per rientrare pienamente nel sistema retributivo. In parte, dunque, la loro pensione è calcolata anche con il sistema contributivo.

Come si calcola la pensione con il sistema misto?

La pensione per i lavoratori del sistema misto si calcola sommando i due sistemi di calcolo. Nel dettaglio, si sommano i contributi versati fino al 31 dicembre 1995 con il sistema retributivo con quelli versati a partire dal 1° gennaio 1996 con il contributivo. E pertanto, la pensione sarà il risultato dei contributi versati prima del 31 dicembre 1995 (sia per la quota A che per quella B del sistema retributivo) e i contributi versati dopo il 31 dicembre 1995 con il metodo contributivo.

Calcolo quota A del sistema pensionistico misto

Per il calcolo della pensione della parte retributiva, si segue il meccanismo della quota A e della quota B. Nel dettaglio, la quota A riguarda i contributi versati entro il 31 dicembre 1992 e il calcolo si effettua individuando la retribuzione media pensionabile settimanale degli ultimi 5 anni di lavoro. Tale retribuzione deve essere rivalutata mediante dei coefficienti stabiliti annualmente dall’Inps e dall’Istat e moltiplicata per le settimane svolte di lavoro entro il 31 dicembre 1992. L’importo ottenuto si moltiplica per il rendimento annuo, solitamente del 2% per ciascun anno di lavoro. Lo stesso meccanismo della quota A è applicato ai lavoratori autonomi, ma la media deve essere fatta sugli ultimi 10 anni di lavoro prima del 31 dicembre 1992.

Quota B nel calcolo del retributivo per il sistema misto

Per le pensioni del sistema misto deve essere calcolata anche la quota B per i contributi versati dal 1° gennaio 1993 al 31 dicembre 1995 (fino al 31 dicembre 2011 per i lavoratori del retributivo puro). Su questo periodo di contribuzione, il calcolo si effettua con le seguenti retribuzioni medie:

  • quella degli ultimi 10 anni di lavoro (di 15 per gli autonomi) per chi ha almeno 15 anni di contributi entro il 31 dicembre 1992 ma meno di 18 entro il 31 dicembre 1995;
  • retribuzione degli ultimi 5 anni (260 settimane) prima della decorrenza della pensione (10 anni per gli autonomi) per chi ha meno di 15 anni di contributi entro il 31 dicembre 1992 e meno di 18 anni entro fine 1995;
  • la retribuzione media dell’intera vita lavorativa per i lavoratori che non hanno mai versato contributi prima del 31 dicembre 1992 e, dunque, hanno meno di 18 anni entro fine 1995.

L’importo della retribuzione media annuale deve essere moltiplicato per il coefficiente di rivalutazione e diviso per il numero delle settimane lavorate (52 annuali). L’importo va poi moltiplicato per il numero delle settimane effettivamente lavorate tra il 1° gennaio 1993 e il 31 dicembre 1995.

Calcolo della quota contributiva per i lavoratori rientranti nel sistema misto

Infine, per i contributi rientranti nella quota contributiva (a partire dal 1° gennaio 1996 per i lavoratori del sistema misto), il calcolo prevede:

  • individuazione della retribuzione annua;
  • calcolo per ogni anno mediante l’aliquota di computo, pari al 33% per i lavoratori dipendenti);
  • determinazione del montante contributivo che si ottiene mediante tutti i contributi versati annualmente e rivalutati con il tasso di annuo determinato dall’Istat;
  • applicazione del coefficiente di trasformazione variabile in funzione dell’età del lavoratore al momento della pensione.

Quale pensione per i lavoratori del sistema misto?

Per i lavoratori rientranti nel sistema previdenziale misto, le formule di pensionamento consuete sono la pensione di vecchiaia e quella anticipata. Per la pensione di vecchiaia è necessario che i lavoratori del misto abbiano maturato l’età minima di 67 anni e almeno 20 anni di contributi. Il lavoratore del misto può andare in pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi minimi. Le donne del misto hanno la possibilità di anticipare la pensione con 41 anni e 10 mesi di contributi versati.

Formule di pensione escluse per i contribuenti del misto

Ai lavoratori rientranti nel sistema misto sono escluse alcune formule di uscita riservate ai contributivi puri. Questi ultimi, infatti, possono accedere alla pensione di vecchiaia all’età di 71 anni con 5 anni di contributi versati, possibilità esclusa ai lavoratori del misto. Ai contributivi puri, inoltre, è riservata la possibilità di prepensionamento a 64 anni con 20 anni di contributi. Per questi istituti, un lavoratore del misto può optare di rientrare interamente nel sistema contributivo a due condizioni:

  • che i contributi versati entro il 31 dicembre 1995 siano meno di 18 anni;
  • che al momento della richiesta di entrare nel contributivo il lavoratore abbia contributi per almeno 15 anni entro il 31 dicembre 1995 e per almeno 5 anni dopo questa data.

Come utilizzare i contributi del sistema pensionistico misto

Il lavoratore del sistema misto può utilizzare i contributi accumulati presso più gestioni previdenziale con l’obiettivo di arrivare ai requisiti minimi per la pensione. In particolare può procedere con la ricongiunzione e con il cumulo gratuito. Mediante la ricongiunzione può trasferire in un’unica gestione pensionistica tutti i contributi versati, ad eccezione dei contributi versati alla Gestione separata Inps. Possibilità, quest’ultima, esercitabile attraverso il cumulo gratuito.

Il cumulo gratuito per i lavoratori del misto

Mediante il cumulo dei contributi, i lavoratori del sistema previdenziale misto possono unire gli spezzoni contributivi delle diverse gestioni previdenziali (Assicurazione generale obbligatoria, gestioni speciali dei contribuenti autonomi, Gestione separata, fondi sostitutivi dell’Assicurazione generale obbligatoria e Casse previdenziali dei liberi professionisti) al fine di maturare i requisiti minimi per la pensione di vecchiaia o per quella anticipata.

Lavoratori autonomi del sistema misto: il computo dei contributi

Per i lavoratori autonomi del sistema misto, in alternativa alla ricongiunzione, è possibile richiedere il computo dei contributi. Si procedere con il computo alla Gestione separata accentrando in questa gestione tutti i contributi previdenziali obbligatori, ad esclusione di quelli versati nelle Casse professionali.

Pensione e metodi di calcolo: guida al sistema contributivo

Le pensioni dei lavoratori che hanno iniziato a lavorare e a versare contributi a partire dal 1° gennaio del 1996 sono calcolate con il metodo contributivo puro. Rispetto al meccanismo retributivo e al misto, si tratta pertanto dei lavoratori che non hanno alcuna anzianità contributiva fino al 31 dicembre del 1995. E, rispetto agli altri due sistemi previdenziali, per il calcolo della pensione con il metodo contributivo puro si prendono le contribuzioni versate e accreditate nel corso di tutta la vita lavorativa.

Pensioni con il metodo contributivo più basse del retributivo

Di conseguenza, le pensioni calcolate con il metodo contributivo sono meno generose rispetto a quelle calcolate con il retributivo. Anche il sistema misto è meno vantaggioso rispetto al retributivo proprio per la quota di contributi (la C) rientrante nel metodo di calcolo del contributivo. Essendo, per l’appunto, “mista”, tuttavia beneficia dei vantaggi del retributivo nel calcolo delle restanti quote, la A e la B. La caratteristica del sistema contributivo è pertanto che questo meccanismo fotografa esattamente quanto versato durante gli anni lavorativi.

Il montante contributivo

Per i lavoratori dipendenti, l’importo del montante dei contributi si calcola con il 33% delle retribuzioni ottenute. Per gli autonomi e le partite Iva, invece, la percentuale è più bassa. Infatti, i professionisti non assicurati presso altre forme pensionistiche versano il 25,98% nel 2021; i professionisti o collaboratori titolari di pensione o altra tutela pensionistica obbligatoria il 24%. Pagano più del 33% i collaboratori e figure assimilate senza altre forme pensionistiche obbligatorie e con contribuzione aggiuntiva Dis Coll (34,23%) e gli stessi senza contribuzione aggiuntiva Dis Coll (33,72%).

La rivalutazione dei contributi per il calcolo delle pensioni

I contributi versati annualmente durante la vita lavorativa vanno a formare il montante contributivo. Tale montante va rivalutato sulla base del tasso annuo di capitalizzazione derivante dalla variazione media sui 5 anni del Prodotto interno lordo (Pil) nominale, che l’Istat provvede a calcolare, prendendo a riferimento il quinquennio precedente l’anno da rivalutare. Fanno eccezione sia i contributi relativi alle retribuzioni percepite nell’anno di decorrenza della pensione che quelli dell’anno precedente: entrambi gli anni non vengono rivalutati.

Come si calcolano le pensioni con il metodo contributivo?

Per il calcolo della pensione, dunque, il montante contributivo ottenuto, opportunamente rivalutato secondo le regole appena esposte, va moltiplicato per i coefficienti di trasformazione. Si tratta di indici, aggiornati ogni biennio e che dipendono dall’età di uscita per andare in pensione e dalla speranza di vita, che trasformano il montante contributivo (la cosiddetta “quota C“) in pensione.

I coefficienti di trasformazioni per il calcolo della pensione

I coefficienti di trasformazione, dunque, sono indici che determinano quale sarà l’importo della pensione in base ai contributi versati. Detti coefficienti variano a seconda dell’età di uscita per andare in pensione: più è bassa l’età (ovvero più si anticipa rispetto alla pensione di vecchiaia dei 67 anni) e più sono alti. Di conseguenza, il sistema dei coefficienti di trasformazione penalizza i lavoratori che anticipano l’uscita sia per i minori anni di contributi versati che per l’applicazione di indici inferiori. Per entrambi i motivi l’importo della pensione, a parità di anni di contributi versati, risulta inferiore. Viceversa, più il lavoratore rimanda l’uscita per la pensione e maggiore risulta essere l’indice mediante il quale si moltiplica il suo montante.

Il massimale del sistema contributivo

I lavoratori ricadenti nel sistema contributivo puro versano i contributi fino a un importo massimo delle retribuzioni. Per il 2021 il massimale è fissato a 103.055 euro. L’importo rappresenta un tetto al versamento dei contributi per le retribuzioni che superano i 103.055 euro. Chi percepisce retribuzioni annue più alte, dunque, non paga i contributi sulla parte eccedente. Il massimale contributivo, tuttavia, non si applica per i lavoratori che abbiano contributi entro il 31 dicembre 1995.

Assegno di pensione con il sistema contributivo

I lavoratori appartenenti al sistema contributivo puro accedono alla pensione con gli stessi requisiti previsti per la generalità dei lavoratori. Per la pensione di vecchiaia è necessario raggiungere l’età di 67 anni e aver versato contributi per almeno 20 anni. Ulteriore requisito per andare in pensione di vecchiaia è proprio l’importo della pensione. Infatti, la prima rata pensionistica deve essere di almeno 1,5 volte superiore al valore dell’assegno sociale.

Cosa succede se non si raggiungono i requisiti per la pensione di vecchiaia nel contributivo?

Se il contribuente di 67 anni in procinto di andare in pensione di vecchiaia non raggiunge l’importo soglia sopra indicato (dunque la prima rata risulta più bassa di 1,5 volte l’assegno sociale) oppure gli anni di contributi sono inferiori ai 20 richiesti, l’assegno pensionistico slitta. In particolare, occorre attendere la pensione di vecchiaia a 71 anni di età, in presenza di almeno 5 anni di contributi effettivi.

Pensioni con il contributivo, requisiti di uscita

I requisiti anagrafici della pensione di vecchiaia e quello dei 71 anni di età sono soggetti a variazione. In particolare, sull’età incide la speranza di vita calcolata sulla popolazione dai 65 anni in su. Il prossimo adeguamento avverrà nel 2023 e sarà valido fino al 31 dicembre 2024.

La pensione di vecchiaia del contributivo si può adeguare al minimo?

Ulteriore differenza della pensione che spetta con il sistema contributivo puro riguarda il trattamento minimo. Infatti, la pensione calcolata con il metodo contributivo non può essere adeguata al trattamento minimo come avviene per altri meccanismi previdenziali. Pertanto, la rata di pensione di un lavoratore del contributivo corrisponde esattamente all’importo risultante dal calcolo illustrato in precedenza.

Pensione anticipata nel sistema contributivo

Per i lavoratori appartenenti al sistema contributivo puro c’è una specifica formula di pensione anticipata. Infatti è prevista l’uscita a 64 anni di età unitamente a 20 anni di contributi rispetto ai 67 richiesti per la pensione di vecchiaia. La condizione essenziale per agganciare questa formula anticipata di uscita è che la prima rata di pensione deve essere almeno 2,8 volto superiore all’importo dell’assegno sociale.

Pensione e metodi di calcolo: guida al sistema (misto) retributivo

Nel passato il sistema retributivo basava il calcolo della pensione sulle retribuzioni percepite dai contribuenti negli ultimi anni di lavoro. Il che significava ottenere pensioni che si avvicinavano agli stipendi e alle retribuzioni dei 5 o, al massimo, 10 anni prima dell’uscita da lavoro. Il sistema retributivo puro non è più in vigore dal 2012 perché, per gli anni di lavoro da quella data in poi, il calcolo della pensione si basa solo sul meccanismo contributivo.

Chi sono i lavoratori del sistema previdenziale contributivo o misto?

I lavoratori che hanno versato 18 anni di contributi entro il 31 dicembre 1995 rientrano nel sistema di calcolo delle pensioni “retributivo” per le anzianità maturate entro il 31 dicembre 2011. I versamenti devono essere interamente posseduti entro la fine del 1995. Non sono previsti, infatti, arrotondamenti per la maturazione dei requisiti minimi.

Quali sono i sistemi previdenziali per il calcolo delle pensioni?

Dal versamento dei contributi utili alle pensioni dipende il ricadere a uno dei meccanismi previdenziali. Oltre al sistema retributivo o misto, i lavoratori che hanno iniziato a lavorare a partire dal 1° gennaio 1996 ricadono nel sistema contributivo puro. Appartenere a uno o a un altro sistema significa vedersi calcolare la futura pensione con meccanismi diversi.

Le tre quote delle pensioni retributive

Il sistema retributivo di calcolo della pensione ha tre quote. La prima, detta “quota A“, riguarda le anzianità contributive maturate entro il 31 dicembre 1992. Per il calcolo della pensione dei lavoratori del settore privato si prendono le retribuzioni degli ultimi 5 anni, rivalutate da specifici coefficienti. Per i dipendenti del pubblico impiego, invece, la quota A è rappresentata dalla retribuzione annua dell’ultimo giorno di servizio. Diversamente, per i contribuenti iscritti alla gestione speciale dei lavoratori autonomi, e dunque i commercianti, gli artigiani, i coltivatori diretti mezzadri, le retribuzioni di riferimento sono quelle degli ultimi 10 anni.

Pensioni retributive: cos’è la quota B?

La quota B per il calcolo delle pensioni retributive riguarda le anzianità maturate dal 1993 al 2011. In questo caso, vengono prese a riferimento le retribuzioni degli ultimi 10 anni sia per i dipendenti privato che per quelli del pubblico impiego. Per i lavoratori autonomi, invece, le retribuzioni di riferimento sono quelle dei precedenti 15 anni.

Quota C delle pensioni per contributi versati dal 2012

Infine, in conseguenza della riforma delle pensioni di Elsa Fornero, la quota C delle pensioni si applica alle anzianità maturate a partire dal 2012. Per i versamenti di questi anni si applica il sistema contributivo. Ciò significa che non fa più testo il calcolo basato sulle retribuzioni degli anni precedenti, ma il montante contributivo. E, pertanto, la quota di pensione si calcola sulla base di specifici coefficienti calcolati in base all’età posseduta dal contribuente nel momento in cui accede alla pensione.

Chi sono i lavoratori ricadenti nel sistema delle pensioni misto?

Oltre al retributivo, i lavoratori più prossimi alla pensione sono quelli che ricadono nel sistema misto. Rispetto ai contribuenti del retributivo, hanno un’anzianità di versamenti inferiore ai 18 anni maturata entro il 31 dicembre 1995. Anche per i lavoratori del misto si applica il calcolo della pensione sulla base di 3 quote.

Le tre quote per il calcolo della pensione dei lavoratori del sistema misto

Nella quota A del sistema pensionistico misto il calcolo si riferisce alle anzianità contributive maturate entro il 31 dicembre 1992 con la media delle retribuzioni dei precedenti 5 anni. Per i dipendenti del pubblico impiego si prende in considerazione la retribuzione annua dell’ultimo giorno di servizio. Per i lavoratori autonomi la media di riferimento è quella degli ultimi 10 anni di retribuzioni.

Pensioni, la quota B nel sistema misto

Nel calcolo della pensione dei lavoratori del sistema misto, la quota B relativa all’anzianità contributive maturata fino al 31 dicembre 1995, il periodo di tempo di riferimento si allarga notevolmente. Infatti, per i dipendenti del settore privato le retribuzioni da considerare sono quelle percepite dal 1988 o comunque precedenti per il completamento del periodo di riferimento. Tale periodo corrisponde all’arco di tempo in cui le retribuzioni vengono prese in esame per il calcolo della pensione.

Quota B per i dipendenti del settore pubblico e autonomi nel sistema misto delle pensioni

Più avvantaggiati in questo calcolo sono i lavoratori del pubblico impiego per i quali il calcolo della quota B del sistema previdenziale misto prende in esame le retribuzioni percepite dal 1993 in avanti. Si tratta dello stesso anno applicato ai lavoratori autonomi per i quali il calcolo della quota B del misto avviene sui redditi dichiarati dal 1993 in poi, ampliati di un ulteriore arco temporale di massimo 10 anni, ovvero dal 1983.

Quota C del calcolo pensioni per i lavoratori del misto

La quota C che per i lavoratori del sistema retributivo puro parte dal 2012, per i lavoratori del sistema previdenziale misto parte dal 1° gennaio 1996. Ciò significa che ai lavoratori con meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, la pensione viene calcolata con il retributivo fino alla fine del 1995 e con il contributivo dal 1° gennaio 1996.

Quando le pensioni vengono calcolate con la quota C?

La quota C sia del sistema retributivo (per le anzianità maturate fino al 31 dicembre 2011) che per quelle del misto (anzianità contributiva fino a tutto il 1995) viene sostituita dal calcolo contributiva rispettivamente a partire dal 2012 e del 1996. Ciò comporta, dunque, regole pensionistiche diverse basate non più sulle retribuzioni, ma sui contributi.

Come si calcola la quota C con il sistema contributivo?

Il calcolo con il metodo contributivo comporta, per un lavoratore dipendente, l’applicazione del 33% della retribuzione imponibile annua percepita, compresa la tredicesima, e la si rivaluta annualmente sulla base della media di cinque anni del Prodotto interno lordo. Nel momento in cui il lavoratore va in pensione, il montante dei contributi rivalutati diventano assegno di pensione attraverso i coefficienti di trasformazione. Questi ultimi sono indici calcolati sull’età di uscita da lavoro e sulla speranza di vita a partire dai 65 anni.