Villa: “Lo smart working? Sempre più una necessità”

 

Dopo l’intervista di ieri a Maurizio Del Conte, docente di diritto del lavoro dell’Università Bocconi di Milano, e quella al presidente di Federmanager di Giorgio Ambrogioni, oggi abbiamo incontrato l’assessore alle Politiche Educative e Personale del comune di Cinisello Balsamo, Letizia Villa, per discutere sulla proposta di legge  sulla regolamentazione dello smart working. Ormai già da anni la cittadina nell’alta pianura lombarda sta sperimentando con successo il telelavoro con 14 i lavoratori che sono ricorsi a questa formula.

Dott.ssa Villa,  Cinisello Balsamo si è dimostrata lungimirante per quanto riguarda lo smart working..
La nostra amministrazione è sempre stata molto sensibile al tema lavoro ed è disponibile a sperimentare nuove formule. Io credo molto a questa nuova modalità, anche, e soprattutto, negli ambienti della pubblica amministrazione. I risultati per fortuna sono incoraggianti e la proposta di legge depositata alla Camera è la testimonianza di come un nuovo orizzonte per il mondo del lavoro è ormai prossimo.

Come fate a valutare la produttività di un dipendente che non opera nel luogo di lavoro preciso e fisico?
Dobbiamo abbandonare una volta per tutte questa mentalità del controllo ossessivo dei dipendenti, per fortuna ci sono tecnologie che rendono molto rapidi i collegamenti tra datore di lavoro e dipendente per valutare la produttività di quest’ultimo. Lavorare nella più totale serenità, senza nessun tipo di preoccupazione, con un’organizzazione propria delle ore di lavoro, diventerà fondamentale in un futuro prossimo.

E’ un modo anche per arginare le differenze di genere?
Certo, la donna è la principale protagonista di questa nuova modalità di lavoro. Seppur moderna, la donna ha sempre il bisogno di districarsi fra un mare di impegni e riuscire a conciliare tutte le attività non sempre è un operazione semplicissima. Siamo vicini ad una svolta nel mondo del lavoro…

Jacopo MARCHESANO

Milano capitale italiana dello smart working

Pochi giorni dopo la proposta sulla regolamentazione dello Smart Working nei CCNL depositata alla Camera, il comune di Milano, in particolare l’assessore alla Qualità della Vita del Comune, Chiara Bisconti, con il sostegno di una cordata trasversale che include Abi e Cgil, Assolombarda e Sda Bocconi, ha voluto dedicare una giornata al «Lavoro Agile». Molte aziende lombarde hanno aderito e hanno permesso ai loro dipendenti di lavorare da casa senza recarsi negli uffici del capoluogo, così come  200 lavoratori del Comune.

Uno studio della School of Managament del Politecnico di Milano aveva già evidenziato come lo smart working salverebbe la bellezza di 37 miliardi di euro all’anno di spese, tra aumento di produttività ( ben 27 miliardi) e taglio dei costi (altri 10 miliardi). Con benefici per la collettività che andrebbero al di là dell’aspetto puramente aziendale: 4 milioni di euro in meno a carico dei cittadini ed emissioni di CO2 ridotte di 1,5 milioni di tonnellate.

Ma tra i pro spunta anche qualche contro, per la maggior parte culturale, che avvalora ancor più la tesi espressa nei giorni scorsi dal presidente di Federmanager Giorgio Ambrogioni.Per le aziende, la mancanza di uno spazio fisico limita le procedure di controllo degli impiegati. Per gli assunti, il telelavoro è associato inevitabilmente a precarietà, con i relativi dubbi sulla crescita professionale futura.

Jacopo MARCHESANO