Partite Iva e coltivatrici dirette, maggiori tutele per congedi parentali e indennità di maternità

Per le partite Iva, i liberi professionisti e i lavoratori autonomi arrivano maggiori tutele sui congedi parentali e sulle indennità di maternità. Le nuove disposizioni rientrano nella bozza del decreto legislativo di attuazione della direttiva europea numero 1158 del 2019. In particolare, ai lavoratori autonomi spettano maggiori tutele sulla maternità difficile e sul congedo parentale per quanto attiene le indennità.

Partite Iva e professionisti, quali le novità in arrivo per la maternità e i congedi parentali?

Le nuove disposizioni comprese nel decreto legislativo prevedono che, i liberi professionisti e le lavoratrici autonome abbiano diritto alle indennità giornaliere anche nei periodi prima dei due mesi antecedenti il parto. Sarà estesa l’indennità di congedo parentale per i liberi professionisti e le partite Iva. Inoltre, per gli iscritti alla Gestione separata Inps, si innalzerà da sei a nove mesi il periodo di congedo parentale e la fruizione sarà allargata dai tre ai dodici anni del figlio.

Lavoratori autonomi e libere professioniste, le novità della maternità difficile

La prima disposizione in arrivo per le libere professioniste riguarda le iscritte alle Casse previdenziali autonome e le partite Iva per la maternità difficile. Tra le lavoratrici autonome rientrano:

  • le mezzadre, le colone e le coltivatrici dirette;
  • le commercianti e le artigiane;
  • le pescatrici autonome.

Professioniste iscritte alle Casse previdenziali e lavoratrici autonome avranno maggiori tutele in caso di maternità difficile. In particolare, entrambe le categorie autonome potranno beneficiare di un’indennità estesa a prima dei due mesi antecedenti il parto.

Cosa cambia per il parto difficile per le lavoratrici autonome e le professioniste?

La bozza del decreto legislativo, dunque, pone modifiche all’attuale disciplina sulla maternità difficile. Quest’ultima avviene nel caso di “gravi complicazioni della gravidanza o nel caso di persistenti forme morbose che potrebbero aggravare lo stato della gravidanza”. La maternità difficile deve essere accertata dalla Asl. Per tutti questi casi, la bozza del provvedimento estende il diritto a ottenere l’indennità. Attualmente, l’indennità è dell’80% di 5/12 del reddito professionale denunciato ai fini fiscali per le libere professioniste; per le lavoratrici agricole l’indennità è fissata all’80% della retribuzione minima giornaliera.

Partite Iva, in arrivo l’estensione del congedo parentale anche agli uomini

Ancora, il decreto legislativo pone maggiori tutele anche alle partite Iva e ai lavoratori autonomi per quanto attiene al congedo parentale. La misura attualmente in vigore prevede che il congedo parentale spetti alle lavoratrici autonome per un periodo di tre mesi da fruirne entro il compimento di un anno di vita del bambino. Se si tratta di adozione, entro il primo anno dall’entrata in famiglia. La bozza del provvedimento estende la stessa misura anche ai lavoratori autonomi padri.

Congedo parentale, le novità in arrivo per i lavoratori autonomi iscritti alla Gestione separata Inps

Infine, novità in arrivo anche per i professionisti senza la Cassa previdenziale. Si tratta di lavoratori autonomi, uomini e donne, iscritti alla Gestione separata Inps, che sono tenuti a versare contributi previdenziali con importi maggiorati. In tal caso, il congedo parentale verrebbe elevato da sei a nove mesi (per un periodo di almeno tre mesi da fruire da parte di ognuno dei due genitori). L’attuale normativa consente un periodo di fruizione del congedo parentale di sei mesi nei primi tre anni di vita del bimbo. Complessivamente, la coppia può usufruire di sei mesi di congedo parentale.

Congedo parentale, come potrebbe cambiare per partite Iva e professionisti della Gestione separata Inps?

Il cambiamento, rispetto all’attuale normativa, del congedo parentale per i lavoratori autonomi iscritti alla Gestione separata Inps prevederebbe:

  • un periodo di fruizione incrementato dagli attuali sei mesi a nove mesi;
  • si potrebbe usufruire del congedo parentale entro i primi dodici anni di vita del figlio;
  • ciascun genitore potrebbe beneficiare di un periodo minimo di tre mesi del congedo parentale;
  • a uno dei due genitori spetterebbe un periodo aggiuntivo di tre mesi (dunque, il congedo spetterebbe per tre mesi a un genitore e per sei mesi all’altro);
  • non si può superare il limite dei nove mesi sommando i congedi parentali dei due genitori.

 

 

Sostegno alla maternità per le lavoratrici autonome e legge di bilancio

La legge di bilancio per il 2022 all’articolo 69 prevede un’estensione della maternità riconosciuta alle lavoratrici autonome. La misura di sostegno alla maternità per le lavoratrici autonome prevede però condizioni e limiti.

Estensione dell’assegno di maternità per le lavoratrici autonome

La legge di bilancio per il 2022 prevede la possibilità di ottenere un’estensione dell’assegno di maternità per le lavoratrici autonome per un periodo di 3 mesi a seguire il periodo di maternità che ha la durata di 5 mesi (come per le lavoratrici dipendenti). Solitamente per questo ulteriore periodo il decreto legislativo 151 del 2001 prevede  un importo del 30% rispetto alla retribuzione tabellare per le varie categorie. La legge di bilancio consente però di avvalersi del periodo di astensione facoltativa a condizioni migliori per le donne che hanno redditi particolarmente bassi.

La norma è rivolta a:

  • lavoratrici autonome iscritte alla gestione separata INPS (articolo 64 decreto legislativo 151 del 2001);
  • coltivatrici autonome, artigiane e commercianti (art 66 d.lgs 151/2001);
  • libere professioniste con cassa privata (art. 70 d.lgs 151/200).

Tale misura non è però diretta a tutte le donne lavoratrici, ma esclusivamente a quelle che nell’anno precedente rispetto a quello di inizio della maternità abbiano dichiarato un reddito non superiore a 8.145 euro . Si tratta di una soglia davvero bassa, cioè inferiore a 1.000 euro mensili e di conseguenza saranno poche a poterne beneficiare. Emerge da questa misura che si tratta più che altro di un sostegno al reddito per chi vive nella fascia della soglia di povertà.

A quanto ammonta il sostegno alla maternità per lavoratrici autonome?

Deve essere sottolineato che vi sono delle differenze tra lavoratrici autonome facenti parti della Gestione Separata INPS e le altre categorie. Infatti per coltivatrici dirette, artigiane, professioniste e commercianti l’indennità di maternità ha una misura di 1000- 1200 euro (euro 33,90 al giorno per coltivatrici; 38,10 euro al giorno per le artigiane e le commercianti, per le professioniste dipende dalla cassa di appartenenza). Non è così per le iscritte alla Gestione Separata INPS. Per questa categoria l’assegno di maternità viene calcolato tenendo in considerazione i redditi prodotti (80% di quanto percepito).

Questo vuol dire che, per chi ha un reddito inferiore a 8.145 euro annui, si tratta di una somma pari all’incirca a 543 euro al mese e visto che la norma stabilisce che la misura del sostegno alla maternità ulteriori rispetto al periodo di astensione viene calcolato con le stesse regole dell’assegno di maternità, si ricava che le lavoratrici iscritte alla Gestione Separata INPS hanno comunque un trattamento deteriore rispetto alle altre categorie di lavoratrici autonome.

Per saperne di più sul congedo di maternità, leggi l’articolo: Congedo di maternità: come funziona per dipendenti e per autonomi