Se il prosecco arriva sulle note del tango

 

La guerra al Prosecco ‘tarocco’ è appena cominciata. E poco importa se si tratti di brasiliano, neozelandese o made in Melbourne, spacciarsi per bollicine nostrane non va già ai produttori di vino e prosecco DOP.

L’ultimo in ordine di arrivo è il famigerato Prosecco di Buenos Aires: note tanguere, bouquet speziato con un retrogusto di pampa e note di fondo che evocano la Terra del Fuoco. “Noi produttori di vero Prosecco DOP siamo arcistufi. Quello scovato a Buenos Aires e’ solo l’ultimo caso, in ordine di tempo, di Prosecco ‘tarocco’”: sono le parole con cui Mirco Battistella, produttore 27enne veneto delle celebri bollicine trevigiane, denuncia l’ultima scoperta enologica proveniente dalla Slovenia. Nel corso di  ‘Slovenian Wine Event’, la kermesse enogastronomica organizzata dall’Hotel Kempinski Palace è stato scoperto un Prosecco spacciato per made in Italy e commercializzato in Sudamerica, con tanto di leone marciano come logo in etichetta, prodotto da uve coltivate nella campagna attorno alla città argentina di Mendoza, al confine con il Cile.

Anche l’Argentina ci scippa il Prosecco – prosegue Battistella.Siamo arrabbiati e demoralizzati, mentre nell’azienda Battistella e in centinaia di altre piccole e grandi aziende italiane si produce del Prosecco DOP – vino a denominazione protetta tutelato dalla UE ndr – rispettoso di un rigido disciplinare, garanzia di qualità per il consumatore, in Argentina, viene prodotto un vino ‘metodo classico’ dal nome ‘Proseccus Vino Espumoso Prosecco’ che del vero Prosecco DOP ha davvero poco se non il nome”.

Battistella denuncia la situazione in cui si trovano ad operare i produttori di Prosecco DOP: “Da una parte ci troviamo costretti ad operare in un mercato nazionale e internazionale che valorizza bollicine sempre più economiche, talvolta ‘veicolate’ con il nome prosecco, anche se in etichetta la magica parola Prosecco non e’ inserita: bensì si leggono ‘Glera’ o nomi di fantasia. Stiamo vivendo, infatti, un abbassamento costante dei prezzi, fenomeno allarmante e, negli ultimi 12 mesi, sempre più frequente e tendente a dinamiche di dumping. Dall’ altra l’attuale contesto normativo non e’ in grado di tutela, e quindi valorizzare, all’ estero le peculiarità della Denominazione: il nome ‘Prosecco’ ad esempio

E il tema dell’Italian sounding è tra le questioni poste al centro dell’incontro che si è tenuto il 12 dicembre a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio dei ministri, Mario Monti, il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, e i rappresentanti delle maggiori organizzazioni della filiera agroalimentare nazionale: Sergio Marini, presidente di Coldiretti, Mario Guidi, presidente di Confagricoltura, Giuseppe Politi, presidente della Confederazione Italiana Agricoltori, Franco Verrascina, presidente di Copagri, Maurizio Gardini, presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane – settore Agroalimentare, e Filippo Ferrua Magliani, presidente di Federalimentare.

Qualche numero: l’italian sounding “scippa” al nostro paese 50 miliardi, con 2 prodotti alimentari su 3venduti all’estero che di italiano hanno soltanto il nome. La pirateria agroalimentare è il nuovo fenomeno da combattere, almeno a suon di bollicine.

Un Natale al Bacco

Incremento delle vendite pari all’8%, crescita del fatturato legato all’export e aumenti delle vendite stimati attorno al 27% per il periodo natalizio. Il settore enogastronomico italiano chiude in ‘rosa’ il bilancio per il 2011. Lo dichiara il 93% delle aziende viticole in Italia.
Non solo. Si prospetta un futuro roseo per il 53% dele ziende anche per il 2012. I maggiori mercati di esportazione? Per gli Stati Uniti il giro d’affari legato al vino made in Italy si attesta sull’81%, seguito dall‘Asia con il 75% e dall’Europa con il 56%. Il nettare di Bacco italiano seduce anche il Sudamerica, che rappresenta il 25% del mercato delle esportazioni.

Secondo un sondaggio condotto da winenews.it, presentata al forum internazionale ”Vinum Loci: l’evoluzione del mercato del vino. Il valore del territorio, il valore del vino: l’eccellenza globale” di Soave, le 25 cantine intervistate nel corso dell’inchiesta dichiarano di chiudere in positivo l’anno appena trascorso, con un fatturato in crescita rispetto al 2010.

Alessia Casiraghi

Dall’Ue un piano per l’export delle Pmi

In occasione della quinta Conferenza Italia-America Latina, svoltasi nei giorni scorsi al ministero degli Esteri italiano, il vicepresidente della Commissione Europea, Antonio Tajani, ha annunciato il prossimo avvio, da parte dell’Unione Europea, di una nuova strategia per favorire l’Export delle Pmi europee nei mercati terzi: obiettivo, raddoppiare il traffico delle esportazioni nei prossimi 5 anni. Il relativo piano di incentivi sarà presentato all’assemblea dei commissari entro la fine di ottobre.

La strategia dell’Ue si baserà sulla cooperazione industriale con i Paesi dell’America Latina, grazie a importanti accordi che spazieranno dal turismo all’innovazione, dallo sfruttamento delle materie prime sudamericane all’industria aerospaziale.

Tajani ha sottolineato l’importanza del sostegno all’internazionalizzazione delle Pmi in Europa, forti dei numeri che portano sul mercato: “Ci sono 23 milioni di Pmi, che rappresentano il 99,8% delle aziende europee – ha chiosato il vicepresidente –, di cui soltanto il 13% conduce e sviluppa attività al di là dei confini del mercato europeo“.