Il governo: l’Imu sarà più equa

Ma che cosa sta succedendo al governo Monti, il governo più amico delle tasse degli ultimi anni? Ieri il premier aveva spiazzato tutti aprendo, almeno a parole, a un possibile alleviamento della pressione fiscale entro la fine della legislatura. Miraggio durato lo spazio di poche ore, visto che con una nota nel pomeriggio Palazzo Chigi aveva poi smentito qualsiasi ipotesi che andasse in quella direzione

Ora il Governo, per bocca del sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani, fa sapere di stare valutando una diversa distribuzione del gettito Imu nel rapporto tra Stato e Comuni. Il sottosegretario è intervenuto alla Commissione Finanze della Camera e ha fatto sapere che l’operazione sarà probabilmente effettuata utilizzando una legge ordinaria, dato che comporterebbe tempi più brevi rispetto a quelli degli eventuali decreti legislativi necessari.

L’uscita di Vieri Ceriani deriva dal fatto che allo studio della commissione c’era anche la possibilità di inserire nella delega fiscale alcune forme di progressività sull’Imu nei confronti delle famiglie o dei pensionati in difficoltà, oltre alla possibilità di trasferire ai Comuni l’intero gettito derivante dall’imposta. Un’ipotesi che il sottosegretario ha però bocciato:La proposta di attribuzione dell’intero gettito derivante dall’Imu ai Comuni non sarebbe effettivamente realizzabile lasciando invariato l’importo del fondo di riequilibrio – ha detto –. Possono esserci due soluzioni tecniche: da un lato una perequazione orizzontale, con il trasferimento di parte del gettito Imu dallo Stato al fondo di riequilibrio; dall’altro la destinazione diretta di una quota del gettito derivante dall’Imu al fondo perequativo stesso“.

Staremo a vedere. Di chiacchiere sulle tasse – e sulla pelle dei cittadini – se ne sono fatte fin troppe.

Spending review, ma che bel grattacapo!

di Davide PASSONI

Ci avevano fatto credere che la spending review avrebbe tagliato miliardi e miliardi di sprechi, ma adesso i nodi vengono al pettine. Nel weekend il ministro Giarda aveva parlato a Radio Vaticana (che tempismo, in questo periodo…), dicendo che, in ottica di spending review, “la massa di spesa che oggi è sotto attenzione è di circa un centinaio di miliardi di euro, diviso tra Stato, enti previdenziali, regioni ed enti locali; è la parte di spesa che è stata valutata come potenzialmente aggredibile nel breve periodo“.

Tutti a dire: wow, 100 miliardi di tagli, era ora. Alt! Cento miliardi sotto attenzione, dai quali, stando sempre al governo, se ne raggranelleranno poco più di 4 dai tagli. Bravissimi i membri di questo governo a scombinare le carte quando comunicano qualcosa: meglio dei politici più scafati. Robetta, comunque, i 4 miliardi, ma nulla di diverso rispetto a quanto anticipato nelle scorse settimane tanto da Giarda quanto dal commissario straordinario Enrico Bondi, che ieri ha presentato il cosiddetto “cronoprogramma” per la razionalizzazione di spese e servizi, raccontando di aver intrapreso un’analisi degli strumenti di controllo dei prezzi negli acquisti di beni e servizi da parte della Pa. I primi risultati dell’analisi suggeriscono la possibilità di una serie di azioni per realizzare un sistema di acquisto integrato e performante, in grado di ottimizzare il prezzo unitario di acquisto.

Ma dai! Geniale. Visto che ogni ministero, ogni Asl, ogni comune compra per i fatti suoi spendendo dove e come peggio crede i soldi di noi contribuenti, integrare le piattaforme di acquisto per spuntare prezzi migliori e, magari, tagliar fuori gli amici degli amici dal magna magna ci sembra un’operazione di elementare economia domestica, da padri di famiglia. Mica da professori e commissari.

Ma mica si interverrà subito, nooo. Il comitato interministeriale sarà riconvocato per il 12 giugno, quando saranno disponibili i risultati della spending review interna effettuata da ciascun ministero per la quale ciascun ministro deve proporre un progetto che contenga sia gli interventi di revisione e riduzione della spesa, sia le misure di razionalizzazione organizzativa e di risparmio per gli esercizi futuri. Poi si analizzerà, si discuterà, e intanto saremo a metà 2012, con davanti meno di un anno prima delle prossime elezioni politiche. Siamo sicuri che quel minimo di tagli previsto lo riusciranno a fare, come dicono, entro la fine di giugno? Di sicuro non quelli alle tasse, per quelli c’è tempo, c’è tempo… Anzi, lo hanno già detto: o si taglia subito, o i due punti di Iva in più a ottobre non ce li leva nessuno. E quindi… tasse!