Ecco a chi spetta il rimborso sulla tassa sui rifiuti

In seguito a quanto stabilito dalla Corte di Cassazione sulla tassa sui rifiuti, sono sorti alcuni malintesi che ora sono stati finalmente chiariti.

Poiché in Cassazione è stato stabilito che il prelievo fiscale sui rifiuti solidi urbani è una tassa, e non una tariffa, e quindi non assoggettata all’Iva, si pensava che ciò fosse valido per tutte le tasse sui rifiuti applicate in Italia.

In realtà, invece, quanto dichiarato dalla Cassazione non riguarda la Tia1, ovvero la tariffa di igiene ambientale istituita nel 1997 e applicata da alcuni Comuni ma la Tarsu, tassa sui rifiuti solidi urbani e quindi non soggetta all’Iva.

Restano alcuni dubbi sulla Tia2, una tariffa in vigore dal 2006 e, come tale, soggetta all’Iva ma non ancora presa in considerazione dalla giurisprudenza.

Come procedere, per ottenere l’eventuale rimborso?
Dopo aver controllato i documenti di pagamento inviati dall’amministrazione municipale, per vedere se vi è un riferimento esplicito alla norma che ha istituito la Tia1, in caso affermativo si potrebbe tentare la strada di un contenzioso con l’amministrazione fiscale, con tutte le lungaggini burocratiche del caso.

Altroconsumo, invece, consiglia di firmare una petizione online, mentre l’associazione Contribuenti sostiene che sarebbe meglio chiedere il rimborso tramite modulo apposito.

La stima di tale rimborso oscilla tra i 500 euro per le famiglie e i 4.000 euro per le imprese (dati medi).

Vera MORETTI

In arrivo altra proroga per la Tares

Dopo una prima proroga da gennaio ad aprile 2013, sembra che il pagamento della Tares venga slittato a luglio.

La motivazione, nonostante non ci sia ancora l’ufficialità, è legato all’appuntamento elettorale e alla possibilità per il nuovo Governo di rivedere l’impianto della Tares.

Considerando, però, che una proroga fino a luglio potrebbe causare problemi di liquidità ai Comuni, esiste anche la possibilità che il nuovo Governo decida di portare la scadenza della prima rata della tassa sui rifiuti e servizi a maggio.

In attesa di capire quando il versamento per la Tares dovrà essere effettuato, ricordiamo che questa tassa va corrisposta sulla base di una tariffa, rapportata ad anno solare e commisurata in base alla quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie.
Finché il Catasto non si pronuncerà in merito, si deve considerare la superficie calpestabile.

Il nuovo tributo è composto da due elementi: la tariffa e la maggiorazione.
Il Comune nel determinare la tariffa deve considerare:

  • la quota finalizzata alla copertura dei costi fissi del servizio di gestione dei rifiuti e in particolare dei costi degli investimenti e degli ammortamenti;
  • la quota rapportata alle quantità dei rifiuti conferiti, al servizio fornito e all’entità dei costi di gestione in modo tale che sia assicurata la copertura totale dei costi di esercizio e dei costi d’investimento.

Proprio per coprire i costi concernenti i servizi indivisibili, alla tariffa si applica una maggiorazione di tariffa pari allo 0,30 per metro quadrato che potrà aumentare, con apposita delibera consigliare, fino a € 0,40 differenziandola anche in relazione alla tipologia e all’ubicazione dell’immobile.

Per il pagamento della Tares, occorre presentare al Comune il modello F24 o apposito bollettino postale.
Il pagamento è dilazionato nell’anno in 4 rate trimestrali scadenti nei mesi di gennaio, aprile, luglio e ottobre. Il Comune può però modificare sia la scadenza sia il numero delle rate.
È consentito il pagamento in un’unica soluzione entro il mese di giugno di ciascun anno.

Per il 2013 è prevista una disciplina transitoria:

  • la prima rata è posticipata a luglio (secondo l’ultima modifica intervenuta con il D.l. 1/2013, ancora da confermare ufficialmente), salva la facoltà del Comune di posticipare ulteriormente tale termine;
  • fino alla determinazione delle tariffe, le rate sono determinate in acconto e commisurate all’importo versato nel 2012 per la TARSU/TIA/TIA2;
  • per gli immobili “occupati” dall’1.1.2013 le rate vanno determinate con riferimento alle tariffe TARSU/TIA/TIA 2 applicate dal Comune nel 2012;
  • il pagamento a conguaglio sulle rate versate in acconto “è effettuato con la rata successiva alla determinazione delle tariffe”;
  • il pagamento della maggiorazione è effettuato considerando la misura di €. 0,30 per mq alla scadenza delle prime 3 rate contestualmente al versamento della TARES o della tariffa (senza applicazione di sanzioni ed interessi). Il conguaglio a seguito dell’eventuale incremento della maggiorazione fino a € 0,40 è effettuato in sede di versamento dell’ultima rata.

Per essere in regola con la Tares occorre anche presentare una dichiarazione i cui termini e le modalità verranno stabilite dal Comune e che avrà valore anche per gli anni successivi, ad eccezione di modifiche dei dati dichiarati.
In tale dichiarazione vanno obbligatoriamente indicati i dati catastali, il numero civico e l’interno se esistente.

Vera MORETTI

Tares “cara” per i Campani

Sarà una Tares da record per gli abitanti della Campania, con punte di oltre 160 euro.
La nuova tassa sui rifiuti e sui servizi comunali, dunque, si appresta a fare il suo debutto primaverile sotto le polemiche, soprattutto tra i contribuenti campani.

A fare queste stime è stata l’A.N.CO.T., Associazione Nazionale Consulenti Tributari, che ha ricavato questi importi “stellari” facendo una somma tra Tia, 3,9 euro, e Tarsu, 156,9 euro.

A fronte di una media nazionale di 95,4 euro pro capite, in alcune Regioni la Tares farà più male: oltre alla Campania, spiccano la Sardegna, l’Abruzzo, la Puglia e il Piemonte.
Le ultime in classifica sono, invece, Emilia Romagna, Venero e Trentino Alto Adige.

Arvedo Martinelli, presidente nazionale dell’A.N.CO.T., ha dichiarato a proposito: “La Tares cambierà radicalmente quelli che erano gli importi relativi sia alla TIA e sia alla TARSU. Se da un lato la nuova imposta appare in linea con una logica europea in base alla quale paga di più chi produce più rifiuti nel contempo appare come un importante passo in avanti verso l’attuazione del federalismo fiscale. È ovvio che tale imposta, soprattutto in questa delicata fase congiunturale ancora caratterizzata da una difficilissima crisi economica metterà ancora di più a dura prova i bilanci delle famiglie e delle aziende. Tra queste ultime gli aumenti potranno essere anche superiori al 50% rispetto a quanto pagavano per la TARSU e soprattutto quelle che operano nei settori dell’ortofrutta, bar mense e ristoranti”.

Vera MORETTI

Tares salata per bar e ristoranti

Per alcune categorie la Tares, “figlia” della vecchia Tarsu, costerà il 50% in più.

La nuova tassa sui rifiuti entrata in vigore dall’1 gennaio, infatti, sembra particolarmente onerosa per le aziende dei settori dell’ortofrutta, bar, mense e ristoranti, in tutto circa 360mila imprese.
Questo perché la Tares, per stabilire l’importo da pagare, tenga conto delle categorie a maggior contenuto “potenzialmente inquinante”.

Se non raggiungeranno il 50%, ci andranno vicino anche le scuole e le case di cura che, invece, fino ad oggi avevano beneficato di tariffe molto contenute.
Ad avvantaggiarsi della redistribuzione del carico tributario, invece, saranno le attività considerate a bassa producibilità di rifiuto tra le quali i cinema, le autorimesse, gli espositori, le banche, i negozi e le attività industriali e artigianali.

Ma a fare la differenza sarà anche un secondo componente, che riguarda i servizi comunali indivisibili, come illuminazione pubblica, manutenzione delle strade e del verde, polizia locale, che dal 1° gennaio sono inclusi nella Tares.
A seconda dell’efficienza di gestione, da parte dei comuni, di questi servizi, la tassa sui rifiuti aumenterà sostanzialmente o meno.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha dichiarato a proposito: “La Tares è un tassello importante nell’attuazione del federalismo fiscale e deve portare ad una forte responsabilizzazione degli enti locali per una gestione più efficiente delle risorse e per una maggiore trasparenza delle tariffe. La logica europea secondo cui paga di più chi produce più rifiuti deve servire per passare da una mera gestione delle tariffe locali ad una in cui le tariffe diventano una leva capace di incentivare i comportamenti più virtuosi e penalizzare, invece, quelli più nocivi e meno sostenibili. Per fare questo, però, serve un salto di qualità nelle capacità di monitoraggio e di gestione da parte dei comuni, perché siano individuati criteri più realistici e meno presuntivi rispetto all’effettiva produzione di rifiuti. Nella situazione in cui siamo, ogni aggravio di costi per le imprese rischia di peggiorare le prospettive della ripresa e minacciare ancora di più la tenuta dei territori e dei livelli occupazionali”.

Vera MORETTI

Altri sette comuni vicentini nel patto antievasione

Si aggiungono altri sette comuni della provincia di Vicenza in quello che è definito patto antievasione, volto ad individuare le modalità di collaborazione delle amministrazioni comunali all’attività di controllo fiscale.

La stipula del protocollo d’intesa, che comprende i comuni di Arsiero, Chiuppano, Malo, Piovene Rocchette, Velo D’Astico, Villaverla e Zanè, è avvenuta nella sede municipale di Thiene alla presenza dei rappresentanti dei comuni interessati e di Giovanni Achille Sanzò, Direttore Regionale del Veneto dell’Agenzia delle Entrate.

Le amministrazioni comunali si impegnano dunque ad inviare telematicamente alle Entrate informazioni che possano servire per l’accertamento dei tributi e l’individuazione di eventuali casi di evasione fiscale. Come corrispettivo riceveranno fino al 100% delle imposte recuperate e delle sanzioni.

I controlli fiscali a cui i comuni parteciperanno riguardano i seguenti ambiti:

  • commercio e professioni: soggetti che esercitano una attività economica senza partita Iva o che si qualificano come enti non profit svolgendo, tuttavia, lucrose attività commerciali;
  • urbanistica e territorio: contribuenti che hanno venduto aree edificabili senza dichiararne i proventi o che hanno partecipato ad abusivismi edilizi sia di tipo residenziale che industriale;
  • proprietà edilizia e patrimonio immobiliare: proprietari che non dichiarano seconde, terze case, che affittano appartamenti senza registrare i contratti o che omettono dichiarazioni Imu o Tarsu;
  • residenze fittizie all’estero: soggetti che dichiarano di risiedere all’estero ma di fatto continuano a mantenere i loro interessi familiari ed economici in loco;
  • disponibilità di beni indicativi di capacità economica: contribuenti che possiedono una quantità di beni economicamente rilevanti non coerenti con i redditi dichiarati.

Sanzò ha dichiarato: “Perché siano davvero efficaci per il recupero dell’evasione fiscale ed il presidio del territorio è importante che questi accordi vengano sottoscritti non solo con i comuni capoluogo, ma si estendano anche ai comuni della provincia,. Per questo, oggi, siamo particolarmente soddisfatti del successo che il patto antievasione ha riscosso tra le amministrazioni comunali della provincia di Vicenza” .

Vera MORETTI

Imu salata per i napoletani

L’importo del saldo Imu, si sa, varia a seconda del Comune di residenza e, quindi, abitare in una città, piuttosto che in un’altra, potrebbe rivelarsi una vera e propria (s)fortuna.

Tra i cittadini meno favoriti ci sono sicuramente i napoletani, che potrebbero vedere la tassa sugli immobili gonfiarsi a causa del Decreto Salva Comuni: beneficiando delle risorse fino a 300 milioni di euro destinate al Comune, infatti, l’amministrazione deve impegnarsi a incrementare le aliquote portandole fino al massimo consentito.

Ciò significherebbe, tradotto in cifre, un aumento dell’Imu di 50 euro rispetto a quanto previsto finora.

I fondo stanziati dalla legge consentiranno al Comune di liquidare i creditori riaprendo i cantieri bloccati a causa del ritardo nei pagamenti, ma potrebbero anche verificarsi aumenti sul fronte TARSU e sul fronte IRPEF.

Il decreto, infatti, prevede che la TARSU debba coprire al 100% il costo del servizio, mentre per quanto riguarda la seconda imposta l’amministrazione potrebbe decidere di portare la soglia di esenzione a 15mila euro.

Vera MORETTI

Il governo amico delle imprese? Ma va’ là!

E per fortuna che questo avrebbe dovuto essere il governo che avrebbe favorito la ripresa… Chiedetelo alla Cgia di Mestre e vedete che cosa vi risponderanno.

Vi risponderanno con uno studio, che hanno effettuato mettendo a confronto gli effetti economici che aggraveranno il carico fiscale e contributivo delle imprese con quelle, invece, che ne alleggeriranno il peso: risultato, il saldo, nel triennio 2012-2014, sarà positivo. Il che significa che le imprese italiane si troveranno a pagare quasi 5,5 miliardi di euro in più. Un risultato che si ottiene sottraendo dai 19 miliardi di tasse e contributi introdotti dal Governo Monti, i circa 13,6 miliardi di euro di alleggerimento fiscale che l’Esecutivo praticherà nel triennio considerato.

Analizzando dapprima gli aumenti di imposta, la Cgia ha sottolineato come il 2012 è l’anno dell’IMU: rispetto all’ICI, il prelievo medio per i negozi e i laboratori risulta mediamente raddoppiato, mentre per i capannoni (categoria catastale D1) si registrano incrementi di imposta che superano il 60%. Oltre all’IMU, nel 2012 sono aumentate dell’1,3% anche le aliquote contributive INPS a carico degli artigiani e dei commercianti.

Nel 2013, poi, entrambi i prelievi subiranno ulteriori aumenti. Rispetto all’ICI, con l’IMU il prelievo sui capannoni aumenterà di circa l’80% a causa dell’aumento del coefficiente per la determinazione della base imponibile, che passa da 60 a 65. Le aliquote previdenziali, invece, subiranno un ulteriore aumento dello 0,45% sino a portare nel giro di qualche anno l’aliquota di questi lavoratori autonomi al 24%.

Sempre nel 2013 le imprese faranno i conti con la riduzione della deducibilità dei costi per le auto aziendali che il fisco non riconoscerà più nella misura del 40%, ma del 27,5%. Una misura che interessa circa 7 milioni di automezzi.

Infine, per quanto riguarda la tassa sui rifiuti, che si chiamerà TARES, bisognerà versare al Comune una maggiorazione pari a 0,3 euro al mq che i Sindaci potranno aumentare sino a 0,4 euro. Gli imprenditori dovranno quindi pagare questa maggiorazione anche sulla superficie degli immobili destinati all’attività commerciale/produttiva. Secondo la Cgia, che queste misure varranno circa 5 miliardi di euro nel 2012, che diventeranno quasi 6,7 nel 2013 per salire a 7,3 nel 2014. Pertanto, nel triennio 2012-2014 le maggiori tasse e contributi a carico delle imprese saranno pari a poco più di 19 miliardi di euro.

Le più penalizzate dal pacchetto di misure introdotte dal governo Monti – sostiene il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussisaranno le micro imprese: in particolar modo quelle senza dipendenti che non potranno avvalersi degli sgravi Irap previsti per i dipendenti e dell’ACE (Aiuto alla Crescita Economica), visto che per le aziende in contabilità semplificata non potranno applicare quest’ultima misura. Se si considera che il 75% degli imprenditori individuali lavora da solo, si può affermare che gli artigiani e i commercianti che non hanno dipendenti subiranno dei forti aumenti di tassazione non ammortizzati dagli sgravi previsti dal Salva-Italia“.

La Cgia ha poi analizzato misure a vantaggio delle imprese. Sempre nel triennio preso in esame, sono stati introdotti dei provvedimenti a favore delle imprese: l’ACE (Aiuto alla Crescita Economica); la deducibilità dell’IRAP (relativa al costo del lavoro) dalla base imponibile IRPEF e IRES; l’aumento delle deduzioni forfettarie (dalla base imponibile) IRAP se tra il personale dipendente vi sono donne o giovani di età inferiore a 35 anni.

Un pacchetto di misure che vale poco più di 2,5 miliardi nel 2012, 5 miliardi nel 2013 e quasi 6 miliardi nel 2014. Nel triennio 2012-2014, l’alleggerimento fiscale sull’intero mondo imprenditoriale sarà pari a quasi 13,6 miliardi di euro.

Il saldo tra aggravi e sgravi penalizzerà il mondo imprenditoriale per oltre 2,4 miliardi nel 2012, 1,6 miliardi nel 2013 e quasi 1,4 miliardi nel 2014. Nel triennio, quindi, il peso fiscale sulle imprese crescerà di quasi 5,5 miliardi di euro.

Conclude Bortolussi:Pur riconoscendo che questo Governo ha dimostrato in più di una occasione di avere una certa sensibilità nei confronti delle piccole imprese – grazie all’approvazione del decreto per il pagamento dell’Iva per cassa, i 6,7 miliardi messi a disposizione alla Pubblica amministrazione per pagare i fornitori o la riduzione del versamento dell’acconto Irpef relativo al 2011 – la situazione generale è tale che difficilmente le imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione, potranno superare questo triennio con un carico fiscale aggiuntivo di questa portata. Non possiamo sperare di rilanciare l’occupazione e in generale l’economia se penalizziamo soprattutto le piccole imprese che costituiscono il tessuto connettivo della nostra economia“.

Tasse locali? Un sacco e una sporta

Sembra che ultimamente uno degli esercizi più gettonati sia quello di calcolare quanto aumenta la pressione fiscale su imprese e famiglie ogni volta che il governo Monti mette mano alla finanza centrale o gli enti locali si inventano tasse per rimpolpare le loro casse esauste. Lo fanno associazioni di consumatori, lo fa spessissimo la benemerita Cgia di Mestre e lo fanno persono i sindacati.

Proprio da uno della Triplice arrivano infatti le ultime stime sulla intollerabile pressione fiscale a livello locale che sta investendo gli italiani. Secondo uno studio della Uil, tra tasse locali e imposte comunali nel 2012 per il contribuente italiano arriverà una mazzata media di oltre 1400 euro.

Una stangata dovuta in gran parte alla mistura mortale di Imu, addizionali Irpef, Tarsu e Imposta di soggiorno. Un mischione velenoso che costerà, mediamente, ai contribuenti 1.427 euro, di cui 177 euro a famiglia per l’Imu sulla prima casa, 865 euro per l’Imu sulla seconda, 143 euro di addizionale comunale Irpef per contribuente e 220 euro per la Tarsu.

E chi saranno i più “fortunati”? Sempre secondo lo studio della Uil, Roma è la città che denuncia il ‘salasso’ maggiore in quanto a imposizione fiscale locale: tra Imu, addizionale Irpef e Tarsu, il 2012 peserà mediamente sulle famiglie per 3.042 euro. A seguire, Bologna con un esborso medio di 2.580 euro, e Milano con 2.519 euro. Insomma, da dove viene viene, la realtà è sempre una e una sola: imprese e cittadini, cornuti e mazziati.

Comune di Belluno: stretta antievasione

di Alessia CASIRAGHI

Belluno sottoscrive un patto con l’Agenzia delle Entrate per la partecipazione del comune all’attività di controllo fiscale. Dopo Padova, Venezia e Vicenza, tocca ora al capoluogo veneto firmare il patto per combattere l’evasione fiscale.

Sono sei gli ambiti in cui si concentreranno le attività di controllo e revisione:

  • Il commercio e le professioni, ovvero tutti coloro che esercitano un’attività economica senza partita Iva o enti non profit che svolgono tuttavia attività commerciali a fini di lucro
  • Urbanistica e territorio: tutti contribuenti che hanno venduto aree edificabili senza dichiararne il ricavo economico o che hanno partecipato ad abusivismi edilizi, siano essi di tipo residenziale che industriale
  • proprietà edilizia e patrimonio immobiliare: i proprietari di seconde/terze case no dichiarate, i locatori che non registrano i contratti o che omettono dichiarazioni Ici e Tarsu
  • residenze fittizie all’estero: tutti coloro soggetti che dichiarano la residenza all’estero mantenendo però i loro interessi familiari ed economici in Italia;
  • tutti i contribuenti che possiedono una beni economicamente rilevanti non coerenti con i redditi dichiarati.

Sarà l’amministrazione comunale di Belluno ad inviare per via telematica all’Agenzia delle Entrate tutte le informazioni utili ai fini dell’accertamento fiscale. Come corrispettivo riceverà fino al 100% delle imposte recuperate e delle sanzioni.

“Considero questo accordo molto importante perché mette a regime una stretta collaborazione fra le istituzioni, assolutamente necessaria in questo difficile momento – Antonio Prade ha affermato il sindaco di Belluno – perché ci consente di realizzare, scambiando informazioni, un fisco più equo”.