Ecco i codici da usare per pagare l’Imu

Ora che si avvicina la scadenza per il pagamento della mini Imu, prevista per il 24 gennaio, occorre fare chiarezza sui codici tributo da utilizzare nel modello F24.

Ecco di seguito, a seconda dell’imposta, i codici esatti:

Per quanto riguarda l’Imu:

  • 3912 IMU – imposta munic.propria su abitaz.princ.e rel.pertinen.a.13,c.7dl201/11-Comune
  • 3913 IMU – imposta municipale propria per fabbricati rurali ad uso strumentale-Comune
  • 3914 IMU – imposta municipale propria per i terreni – Comune
  • 3915 IMU – imposta municipale propria per i terreni – Stato
  • 3916 IMU – imposta municipale propria per le aree fabbricabili – Comune
  • 3917 IMU – imposta municipale propria per le aree fabbricabili – Stato
  • 3918 IMU – imposta municipale propria per gli altri fabbricati – Comune
  • 3919 IMU – imposta municipale propria per gli altri fabbricati – Stato
  • 3923 IMU – imposta municipale propria-interessi da accertamento – Comune
  • 3924 IMU – imposta municipale propria-sanzioni da accertamento – Comune
  • 3925 IMU – imposta municipale propria per gli immobili ad uso produttivo classificati nel gruppo catastale D – Stato
  • 3930 IMU – imposta municipale propria per gli immobili ad uso produttivo classificati nel gruppo catastale D – incremento Comune

TARES:

  • 3944 TARES – tributo Comunale su rifiuti e servizi – art. 14, d.l. n. 201/2011 e succ. modif.
  • 3945 TARES – tributo Comunale su rifiuti e servizi – art. 14, d.l. n. 201/2011 e succ. modif. – interessi
  • 3946 TARES – tributo Comunale su rifiuti e servizi –- art. 14, d.l. n. 201/2011 e succ. modif. – sanzioni
  • 3950 TARES tariffa – art. 14, c. 29, d.l. n. 201/2011 e succ. modif.
  • 3951 TARES tariffa – art. 14, c. 29, d.l. n. 201/2011 e succ. modif. – interessi
  • 3952 TARES tariffa – art. 14, c. 29, d.l. n. 201/2011 e succ. modif. – sanzioni
  • 3955 TARES maggiorazione – art. 14, c. 13, d.l. n. 201/2011 e succ. modif.
  • 3956 TARES maggiorazione – art. 14, c. 13, d.l. n. 201/2011 e succ. modif. interessi
  • 3957 TARES maggiorazione – art. 14, c. 13, d.l. n. 201/2011 e succ. modif.

Altri tributi locali:

  • 3910 altri tributi locali oblazione per la definizione degli illeciti edilizi – art. 32, comma 32, d. l. 30/09/2003, n. 269

ICI:

  • 3906 imposta Comunale sugli immobili – interessi
  • 3907 ICI imposta Comunale sugli immobili – sanzioni
  • 3940 ICI imposta Comunale sugli immobili (ICI) per l’abitazione principale
  • 3941 ICI imposta Comunale sugli immobili (ICI) per i terreni agricoli
  • 3942 ICI imposta Comunale sugli immobili (ICI) per le aree fabbricabili
  • 3943 ICI imposta Comunale sugli immobili (ICI) per gli altri fabbricati

TARSU:

  • 3920 TARSU/Tariffa tassa smaltimento dei rifiuti solidi urbani – tariffa gestione rifiuti urbani
  • 3921 TARSU/Tariffa tassa smaltimento dei rifiuti solidi urbani – tariffa gestione rif. urbani-interessi
  • 3922 TARSU/Tariffa tassa smaltimento dei rifiuti solidi urbani – tariffa gestione rif. urbani-sanzioni

Imposta di scopo:

  • 3926 imposta di scopo imposta di scopo per la realizzazione di opere pubbliche, prevista dall’articolo 1, comma 145, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 – risoluzione n. 156 del 16 aprile 2008
  • 3927 imposta di scopo imposta di scopo per la realizzazione di opere pubbliche, prevista dall’articolo 1, comma 145, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 – interessi – risoluzione n. 156 del 16 aprile 2008
  • 3928 imposta di scopo imposta di scopo per la realizzazione di opere pubbliche, prevista dall’articolo 1, comma 145, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 – sanzioni – risoluzione n. 156 del 16 aprile 2008

TOSAP/COSAP:

  • 3931 TOSAP/COSAP tassa/canone per l’occupazione permanente di spazi ed aree pubbliche (TOSAP/COSAP)
  • 3932 TOSAP/COSAP tassa/canone per l’occupazione temporanea di spazi ed aree pubbliche (TOSAP/COSAP)
  • 3933 TOSAP/COSAP tassa/canone per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche (TOSAP/COSAP) – interessi
  • 3934 TOSAP/COSAP tassa/canone per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche (TOSAP/COSAP) – sanzioni

Contributo di soggiorno:

  • 3936 contributo di soggiorno roma capitale – contributo di soggiorno – art. 14, c.16, lett. e) dl. n. 78/2010
  • 3937 contributo di soggiorno roma capitale – contributo di soggiorno-art. 14,c.16,let e) dl.n.78/2010-interessi
  • 3938 contributo di soggiorno roma capitale-contributo di soggiorno- art. 14,c.16, let.e dl.n 78/2010-sanzioni

Vera MORETTI

Il Decreto Imu sta per diventare Legge

Il Decreto Imu sta per diventare legge, poiché le Commissioni Bilancio e Finanze alla Camera hanno iniziato la discussione degli emendamenti, compresi quelli all’Articolo 5 che riguardano la tanto discussa Tares, ovvero la nuova imposta sui rifiuti che ha sostituito la vecchia TARSU.

In questo caso, gli emendamenti sono stati approvati, e di conseguenza anche le agevolazioni ISEE. Ciò significa che, nell’applicazione della TARES, i Comuni dovranno prendere in considerazione la capacità contributiva dei nuclei familiari sulla base dell’indice ISEE e del volume della raccolta differenziata prodotta.

E’ stata approvata anche la proposta del PD, con Angelo Righetti primo firmatario, che esenta dalle sanzioni i cittadini che hanno dovuto calcolare autonomamente la TARES: “non si applicano le sanzioni previste per insufficiente versamento commesse dal contribuente nel pagamento 2013 se il Comune non ha provveduto all’invio ai contribuenti dei modelli di pagamento precompilato a seguito dell’applicazione delle disposizioni regolamentari e tariffarie di cui ai commi precedenti“.

C’è un altro emendamento che vede Righetti come firmatario, contro la duplicazione dei costi della TARES per le imprese, approvato dalla Commissione.

Concluso anche l’esame di:

  • Articolo 3, Rimborso IMU ai Comuni delle Regioni a statuto speciale del Nord, escluse dai trasferimenti statali diretti a differenza di Sicilia e Sardegna, provvederanno le Regioni stesse;
  • Articolo 4, Riduzione aliquota cedolare secca per i contratti a canone concordato dal 19% al 15% a partire da quest’anno.

Vera MORETTI

Ciao Imu, la vera stangata arriva dalla Tares

Per tanti motivi l‘abolizione dell’Imu è stata ed è uno specchietto per le allodole. Intanto, la cosiddetta “service tax” che la sostituirà colpisce una platea più vasta ed è quindi facile che faccia aumentare il carico complessivo aumenti o che il benessere della popolazione diminuisca; così è accaduto con la prima eliminazione dell’Ici, pagata con riduzione dei trasferimenti agli enti locali e un comprensibile peggioramento dei servizi, oltre aumento all’aumento delle tasse locali.

Poi distoglie l’attenzione da altre tasse come la Tares, che debutta quest’anno sostituendo la Tarsu o la Tia: una stangata, soprattutto per gli imprenditori.

Secondo quanto stima la Cgia di Mestre, rispetto al 2012, gli aumenti medi stimati per l’anno in corso saranno molto pesanti:

• su un capannone di 1.200 mq l’aggravio sarà di 1.133 euro (+22,7%);
• su un negozio di 70 siamo a 98 euro in più (+19,7%);
• su una abitazione civile di 114 mq, l’applicazione della Tares comporterà un aumento di spesa di 73 euro (+29,1%).

La Tares dovrà infatti assicurare un gettito capace di coprire interamente il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, cosa non prevista con l’applicazione della Tarsu. Poi è prevista una maggiorazione su tutti gli immobili pari a 0,3 euro al metro quadrato, con la quale si finanzieranno i servizi indivisibili dei Comuni quali l’illuminazione pubblica, la pulizia e manutenzione delle strade.

Dato preoccupante emerso dall’analisi dei bilanci dei Comuni italiani sul 2010 effettuata dalla Cgia è che lo scostamento tra quanto incassato con la Tarsu/Tia e il costo del servizio di raccolta e smaltimento ammonta a circa 0,9 miliardi di euro. Un dato sottodimensionato, dice l’associazione mestrina: nell’analisi mancano infatti i dati relativi alla Valle d’Aosta, inoltre non si è potuto tener conto del fatto che alcune Amministrazioni comunali esternalizzano il servizio di smaltimento dei rifiuti a società collegate.

Secondo il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussiquesta situazione rasenta il paradosso. Con la crisi economica e il conseguente calo dei consumi, le famiglie e le imprese hanno prodotto meno rifiuti. Inoltre, grazie all’aumento della raccolta differenziata avvenuto in questi ultimi anni un po’ in tutta Italia, il costo per lo smaltimento degli stessi è diminuito. Detto ciò, con meno rifiuti e con una spesa per lo smaltimento più contenuta tutti dovrebbero pagare meno. Invece, con la Tares subiremo un ulteriore aggravio della tassazione”.

Tares, l’Anci insiste: rinviarla al 2014

L’Anci torna alla carica sulla Tares. Fin da subito fortemente contraria alle tempistiche e alle modalità di applicazione della nuova tariffa sui rifiuti solidi urbani, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani fa di nuovo la voce grossa, questa volta in audizione sul decreto legge relativo al saldo dei debiti della PA, davanti alla commissione Speciale della Camera.

Naturalmente lo fa per mezzo del suo presidente Graziano Delrio. Il numero uno dell’Anci ha infatti portato all’attenzione della commissione i problemi che porterà con sé l’accoppiata Tares-Imu per i comuni, chiedendo nuovamente il rinvio della tassa sui rifiuti al 2014. Secondo Delrio, infatti, “la tassa era nata per finanziare i servizi indivisibili dei comuni perché non c’era l’Imu sulla prima casa“. Secondo il presidente, il rinvio a dicembre della Taresva bene, ma continuiamo ad avere dubbi sulla sua natura e quindi insistiamo per un suo rinvio al 2014″. Senza contare che “questo tributo va tutto allo Stato“, ha sottolineato.

In più, Delrio ha rincarato la dose ricordando l’impatto che la Tares avrà sui comuni, in concomitanza con l’Imu: “Sull’Imu abbiamo subito un taglio occulto di quasi un miliardo. I tagli dei fondi sono stati effettuati sulla base del gettito presunto Imu; peccato che si sia calcolato anche il gettito degli immobili di nostra proprietà, su cui ovviamente non paghiamo, pari a 300 milioni. Insistiamo che questi 300 milioni siano tolti dal calcolo“.

Infine, ha precisato Delrio, le riduzioni dei trasferimenti erano commisurate alla differenza fra il gettito Ici e quello dell’Imu. “L’aggiornamento dell’Ici doveva essere sull’ultima rilevazione Istat, ma poi è aumentato e questo ci è costato 400 milioni che nella verifica dovevano essere stornati e restituiti ai Comuni“. Un brusco scossone alle certezze del governo su quello che dovrebbe essere il gettito della tassa.

Tares, chi non la paga

Per quanto possa sembrare strano, c’è qualcuno che è esentato dal pagamento di una tassa dello Stato. Normale, direte voi… Vero, ma con l’andazzo di questo tempo, in cui lo Stato pur di far cassa sarebbe disposto a tassare persino l’aria, la cosa ci fa comunque pensare.

Parliamo, naturalmente, della Tares, sulla quale dal Ministero delle Finanze arrivano ora chiarimenti su chi è esente dal pagamento. Partendo dal fatto che ciascuna ditta o privato deve fare riferimento al regolamento del proprio Comune di residenza o di produzione, ricordiamo che la prima rata si pagherà a luglio 2013.

Diversi sono, in ogni caso gli immobili esentati dal pagamento. Intanto quelli destinati ad abitazione purché senza arredi e contratti di approvvigionamento. Le aree indirizzate alla sola attività sportiva si vedono soggette al pagamento solo nelle aree destiate ad usi differenti: biglietterie e uffici, punti di pausa, scalinate, spogliatoi e servizi igienici.

Niente Tares nemmeno per le stanze private che ospitano macchinari tecnologici: celle frigorifere, vani ascensori, cabine elettriche, silos, centrali termiche, stanze di stagionatura e disseccamento purché non ospitino trattamenti. Sono esentate anche le superfici invalicabili od ostacolate da un recinto e quelle destinate al passaggio o alla fermata di mezzi di trasporto gratuita.

Fuori le superfici scoperte come cortili, parchi, giardini, terrazze non coperte, balconi e posti auto non coperti e gli immobili in fase di miglioramento protetto o restauro edilizio, limitatamente al periodo dalla data di avvio dei lavori a quella di avvio della successiva occupazione. In caso di apparecchiature di distribuzione dei combustibili (aree di servizio) sono esentate le superfici non coperte e non usate o non fruibili in quanto invalicabili o escluse dall’utilizzo con recinto accessibile; quelle occupate dalle apparecchiature di lavaggio veicoli, quelle utilizzate all’entrata e all’uscita dei veicoli dell’area di attività e dal lavaggio.

Anche zone del condominio sono escluse dalla Tares: luoghi di transito, ascensori, scale, atri e locali stendibiancheria. Il condominio è esente anche nel caso di uso momentaneo di locali o superfici con durata al di sopra dei sei mesi nell’anno: in questo caso, il contributo spetta solo al proprietario dei locali e delle aree che sono a titolo di utilizzo, appartenenza, superficie, casa e usufrutto.

Nel caso di centri commerciali integrati e di vani posizionati in multiproprietà tocca alla persona che amministra le attività comuni il compito di versare l’imposta per i vani e le superfici non coperte di utilizzo comune e che siano in uso esclusivo ai singoli possessori o abitanti.

Confedilizia: Tares, un tributo strampalato

Anche il mondo dell’edilizia alza le barricate contro la Tares. Quella che si sta profilando come una tassa ancora più odiata della già detestata Imu, non va giù a Confedilizia nel merito e nelle tempistiche con le quali è stata prima decisa e poi differita.

L’odierno rinvio dell’esame da parte del Senato delle ben sette mozioni in materia di Tares che erano state presentate, è un segnale negativo che desta forte preoccupazione – ha detto il Presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani -. Le mozioni che avrebbero dovuto essere discusse oggi, provenienti da esponenti di quasi tutti i gruppi parlamentari, ponevano infatti in vario modo il problema di un tributo che si presenta come un vero e proprio mostro giuridico, per la sua doppia natura di tassa e di imposta, e che comporta aggravi pesantissimi per tutti gli immobili, abitativi e non“.

“Ora – ha proseguito Sforza Fogliani la parola passa alla Camera, in sede di esame del decreto-legge approvato sabato scorso dal Consiglio dei ministri. Decreto con il quale il Governo si è limitato a variare le modalità di pagamento della Tares, lasciando aperti tutti i problemi sollevati dalle mozioni parlamentari. Confidiamo che la Camera sia la sede per un ripensamento in toto del tributo. La Tares è infatti un tributo strampalato, né tassa né imposta, con una maggiorazione che colpisce solo una parte degli utilizzatori dei servizi finanziati e che si aggiunge pesantemente al già pesante tributo provinciale ambientale, che colpisce la stessa base imponibile. Un tributo, insomma, che deve essere completamente ripensato“.

I saldi pubblici, poi, invocati dal Sottosegretario Polillo – ha concluso il Presidente di Confedilizia, a parte che non risulta come i calcoli siano stati fatti, non possono giustificare alcunché, perché è del tutto inusitato prevedere tasse e imposte nel gettito che fa comodo per poi dire che è ineluttabile mantenerle“.

Già Polillo. L’ineffabile sottosegretario all’economia ha infatti affermato che, se la Tares fosse tolta o differita, il danno per le casse dello Stato sarebbe di circa un miliardo di euro. Trovarli tagliando sprechi e inefficienze no? diciamo noi…

Tares, istruzioni per l’uso

Lo abbiamo visto, la Tares è stata una trovata del governo Monti inserita nel decreto legge “salva Italia” del 2011. Ha preso il posto della Tarsu (tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) e della Tia (tariffa di igiene ambientale). Chi la deve pagare? Praticamente tutti: basta possedere un immobile che produce rifiuti e la si pagherà in relazione alla superficie dell’immobile e al numero delle persone che lo abitano. Rispetto all’abbinata Tarsu-Tia, con la Tares l’aumento previsto a conguaglio è di 30 centesimi al metro quadro, con la facoltà data ai comuni di aumentarlo fino a 40.

Gli introiti delle tasse che hanno preceduto la Tares coprivano circa l’80% dei costi di raccolta e smaltimento dei rifiuti; il rimanente era compensato grazie ai trasferimenti statali ai comuni. Ora la patata bollente passa proprio ai comuni, che dovranno coprire con gli introiti della Tares sia i costi del servizio rifiuti in senso stretto, sia di quelli di altri servizi che ricadono sulla municipalità: dal personale all’illuminazione pubblica alla polizia municipale.

Per calcolare l’importo da pagare, è necessario prendere in considerazione il valore medio di produzione dei rifiuti, stabilito con criteri statistici; successivamente viene calcolato un coefficiente rapportato all’80% della superficie dell’immobile preso in considerazione, ottenendo il totale. A dicembre, poi, a questa cifra sarà necessario aggiungere i 30 centesimi o più al metro quadro di conguaglio.

In soldoni, le prime due rate saranno stabilite dai Comuni che invieranno a casa dei contribuenti i bollettini delle rate di maggio e settembre, esattamente come in precedenza. A dicembre, poi, il temutissimo conguaglio con l’aumento dei 30 centesimi al metro quadro; niente bollettino, però: si pagherà a dicembre direttamente allo Stato tramite modello F24 o bollettino postale.

Giusto per rinfrescare la memoria e senza temere di essere ripetitivi: secondo i calcoli di Confcommercio, la Tares costerà il 20-40% in più alle famiglie, il 60% ai commercianti e sarà un vero salasso per i distributori di carburante (+170%), bar (+370%) e ristoranti (+550%).

“Rinviare la Tares? Un palliativo”

di Davide PASSONI

La Tares è il nuovo spettro fiscale per imprese e privati, inutile negarlo. E intorno alla nuova tassa sui rifiuti si è scatenato più di un polverone, tanto che la maggiorazione sulla tassa sui rifiuti è stata rimandata a dicembre e non con la prima rata prevista a maggio, che rimarrà invariata. Ma che cosa pensa chi con questa tassa avrà una pesantissima mazzata? Lo abbiamo chiesto a Lino Stoppani, presidente di Fipe.

Quanto vi lasciano soddisfatti le nuove scadenze che si vanno delineando per la Tares?
L’applicazione differita della Tares è un palliativo, visto il livello degli incrementi rispetto all’Imu. Significa solo rinviare un grande problema, che almeno impedisce un ingorgo fiscale pesantissimo con l’acconto Imu e l’aumento dell’Iva. Per cui piuttosto che niente meglio piuttosto, ma continuiamo a ritenere la Tares eccessivamente onerosa se considerata in rapporto alle tasse che sostituisce; è una soddisfazione per chi ha sempre chiesto il rinvio, speriamo che questo possa servire anche a rivederla dal profondo.

Era proprio necessario, a vostro avviso, il passaggio dalla Tarsu alla Tares?
Lo smaltimento rifiuti e la salvaguardia dell’ambiente sono grandi problemi, ma non possono sempre scaricarsi sulle tasche di aziende e famiglie, lo Stato deve avere l’intelligenza e la capacità di organizzarsi in altro modo per non aggravare una pressione fiscale già insostenibile.

E quindi?
Siamo produttori di rifiuti a tutti i livelli, è innegabile. E questa produzione è cresciuta nel tempo grazie al moltiplicarsi e al diversificarsi degli imballaggi, che pesano sui costi di smaltimento. Questo ha creato grandi investimenti e anche grandi problemi, tanto che la Tares dovrebbe servire anche a trovare soluzioni per questo problema. Prima si era pensato di legare l’importo della tassa agli effettivi consumi e “ingombri” del soggetto che produce i rifiuti; oggi si va per metri quadri disponibili, numeri di persone che compongono la famiglia, tipologia produttiva dell’azienda o dell’esercizio commerciale… Insomma, penso che la Tares porterà sollievo allo Stato ma disagi e costi aggiuntivi a famiglie e aziende.

Quali sono le preoccupazioni che, come Fipe, raccogliete dai vostri associati riguardo a questa nuova tassa?
C’è grande preoccupazione da parte dei nostri associati, sia sul lato imprenditoriale sia su quello dei bilanci familiari, loro e dei loro clienti.

Le stime di rincari nel passaggio Tarsu-Tares fatte per alcune tipologie di esercizi non rischiano di creare allarmismo eccessivo?
Per gli esercizi commerciali si ragiona di cifre importanti, le stime di Confcommercio parlano chiaro: una media del 60% in più per la maggior parte degli esercizi commerciali al dettaglio, con picchi per attività tipo ristoranti, +550%, bar, +70%, stazioni di servizio +170%.

Troppo…
Le cose vanno fatte con gradualità e, soprattutto, non gravando sempre sulle tasche dei cittadini e sui bilanci delle imprese.

A suo avviso, in generale, la tassa sui rifiuti urbani – indubbiamente alta – è compensata da una qualità del servizio di pari livello?
C’è ancora molto da fare, basti pensare alle emergenze periodiche che si ripropongono in varie città italiane. Sono molti i problemi non ancora risolti legati allo smaltimento dei rifiuti, perché ci sono resistenze, pregiudizi e cattiva informazione. Siamo molto indietro anche in termini di educazione, che parte dalla famiglia, da una corretta gestione della raccolta differenziata e da tutto il resto.

Quindi paghiamo per un servizio non all’altezza?
Anche in città come Milano – parlo della mia città -, un servizio di raccolta rifiuti puntuale, efficiente e ben erogato merita di essere pagato anche a prezzi superiori agli attuali, ma con questi livello di applicazione, quando si parla di maggiorazioni di 4 o 5 volte l’importo attuale, si sono superati tutti i limiti di sopportabilità economica.

Come Fipe avete intenzione di intraprendere delle iniziative specifiche?
Ci siamo già attivati con le osserazioni di cui sopra sui tavoli del ministero dell’Ambiente e con il governo. Abbiamo avuto risposte deludenti, o perché ci hanno detto che ci sono vincoli di bilancio, o perché sono state ricevute direttive dall’Europa…

Conclusione?
Ci troveremo, dopo l’Imu, anche la Tares e che pagherà sarà, alla fine, sempre il cliente. Se, come esercizio pubblico, vedo aumentare i costi, devo aumentare anche i prezzi finali al cliente. Già facciamo fatica adesso: comprimere ulteriormente la capacità di spesa dei consumatori e aumentare una situazione fiscale già a livelli mai visti sono azioni che fanno bene alle casse dello Stato ma non al Paese.

Tares, questa fantastica parolina che nasconde l’ennesima mazzata fiscale

di Davide PASSONI

Quando gli italiani vedono partorire dal governo nuove, strane parole che cominciano per T o per I sanno che saranno delle brutte, bruttissime parole. Se T sta per “tassa” o “tariffa” e I sta per “imposta”, sanno che ci sarà poco da divertirsi. Lo stesso è accaduto e sta accadendo con la Tares, ovvero la “tariffa rifiuti e servizi“, che prenderà il posto della Tarsu,tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani“. Hanno cambiato da “tassa” a “tariffa”, hanno messo un acronimo che suona un po’ meglio, ma la sostanza non cambia: mazzata fiscale.

Prima avrebbe dovuto entrare in vigore a maggio, poi è slittata a dicembre; prima era stato chiesto di abrogarla, poi di “rateizzarla”, infine si è scelto di rimandarla. Ah, la Tares… Prima i sindaci erano preoccupati, aziende e cittadini disperati. Poi con il rinvio i comuni si sono tranquillizzati, i cittadini e le imprese no. Perché, a giugno o a dicembre, la Tares si pagherà. E se nelle rate di maggio e settembre resterà il meccanismo della Tarsu, a dicembre saranno dolori per tutti.

Per la Tares il pagamento della maggiorazione di 0,30 euro per metro quadro già previsto dal Salva Italia, è infatti rinviato all’ultima rata di dicembre. “Si pagherà quanto l’anno scorso e non ci saranno sorprese – ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà -. Sull’ultima rata ci potrà essere un conguaglio“. Leggi: il conguaglio di 0,30 euro al metro quadro ci sarà, eccome. E arriverà nel momento peggiore per il contribuente italiano. Se, infatti, lo slittamento a dicembre è stato deciso anche per evitare un ingorgo fiscale a giugno (Tares, acconto Imu, probabile aumento Iva…), l’ingorgo arriverà a fine anno e, ai dipendenti mangerà le tredicesime, alle aziende i profitti, ai pubblici esercizi imporrà un aumento dei prezzi per compensare il salasso.

Perché? presto detto. Il saldo Tares si sommerà al saldo Imu, al secondo acconto Ires e Irpef per i lavoratori autonomi, e al conguaglio Irpef per i dipendenti. Vi basta? Ecco perché, questa settimana, Infoiva ha deciso di capirne un po’ di più su questa ennesima trovata che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto contribuire a salvare l’Italia (la Tares nasce appunto nell’ambito del decreto “salva-Italia” messo a punto dal governo Monti nel 2011) ma che, ci scommettiamo, farà arrivare nelle casse dello Stato soldi pronti per essere nuovamente mal spesi e metterà ulteriormente in ginocchio imprese e cittadini.

Tares rimandata a dicembre

Dopo polemiche ed infinite richieste, quanto sembrava ormai impossibile da ottenere è arrivato: l’appuntamento con la Tares è infatti stato rimandato a dicembre.
La maggiorazione sulla tassa sui rifiuti, dunque, ci sarà ma non con la prima rata prevista a maggio, che rimarrà invariata.
Nei Comuni in cui la deliberà è già attiva, si procederà a pagare la prima rata della Tares senza aumenti, mentre negli altri si procederà al pagamento della vecchia Tarsu.

Ciò è stato deciso nel corso del vertice tra Anci e Governo, al quale erano presenti i ministri Grilli, Catricalà, Clini e Barca, durante il quale si è discusso anche di debiti PA.

A gioire saranno soprattutto le imprese, poiché la Tares avrebbe implicato un sostanziale rincaro fiscale per le aziende.
Graziano Delrio, presidente Anci, ha dichiarato che questa è la strada giusta da seguire, per evitare “il deficit di liquidità che avrebbe creato grossi problemi alle imprese del trattamento rifiuti”.

Giancarlo Favoccia, segretario nazionale dell’UGL Igiene Ambientale, considera questa delibera una sorta di compromesso, che disattende un auspicato rinvio per “l’applicazione della nuova tariffa al prossimo anno“, garantendo al tempo stesso “le risorse necessarie ai Comuni per far fronte alla grave condizione che si è creata a seguito delle misure varate dal governo Monti”.

Vera MORETTI