Riforma Fiscale bocciata anche dalla Corte dei Conti

Pollice verso da parte della Corte dei Conti nei confronti della Riforma Fiscale, a causa delle troppe tasse da lavoro e per le imprese, troppo alto il rischio di tagli lineari alle agevolazioni fiscali e del tutto insufficiente la copertura finanziaria.

Non si è risparmiato con le critiche Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei Conti, durante l’audizione alla commissione Finanze alla Camera.

Occorre domandarsi se le incertezze che gravano sulla copertura della delega fiscale e assistenziale non rendano necessario esplorare fonti di gettito nuove, in direzione di basi imponibili personali o reali che non insistano sul lavoro e sulle imprese”.

Viene vista come il fumo negli occhi anche la clausola di salvaguardia, che scatterebbe nel caso in cui il governo non riuscisse ad esercitare la delega entro il 30 settembre 2012. La clausola, infatti, prevede il taglio di tutte le 600 agevolazioni attuali. Una misura recessiva, anche perché i tagli vedrebbero coinvolti coloro che, l’imposta, la pagano già, e soprattutto i contribuenti che appartengono alle fasce di reddito meno elevate.

Giampaolino si scaglia anche contro i tagli alla spesa sociale e, ovviamente l’aumento dell’IVA al 21% frutto della manovra finanziaria bis, che ha cambiato le carte in tavola: l’aumento delle imposte indirette sarebbe dovuto essere proprio una delle principali fonti di copertura previste dal Ddl per la riduzione IRPEF.

Dubbi anche sull’eliminazione IRAP, difficile da realizzare perché in contrasto con il federalismo fiscale, in base a cui il potere di ridurre l’IRAP è delle Regioni.

Infine, in relazione all’ipotesi di condono, si ritiene una “scelta molto politica, specie per l’aspetto che riguarda le conseguenze sul comportamento dei contribuenti”: bisogna guardare ai risultati dei condoni precedenti e inoltre, a differenza che in passato, ora siamo “in presenza di nuove misure anti-evasione delle quali bisogna tenere conto”.

Vera Moretti

La CGIA di Mestre: nel 2014 pressione fiscale al 54%

La CGIA di Mestre è abituata a fare i conti in tasca all’Italia e a denunciare, senza peli sulla lingua, le storture del nostro sistema fiscale ed economico. Ora, il segretario Giuseppe Bortolussi torna sulle manovre estive varate dal governo e lancia un allarme assai pesante: “Per i contribuenti onesti è sicuramente una notizia shock: nel 2014, gli effetti complessivi delle manovre correttive di luglio e di Ferragosto faranno schizzare la pressone fiscale reale oltre il 54%. Un livello che rischia di deprimere l’economia e gettare nello sconforto milioni e milioni di italiani fedeli al fisco“.

La CGIA di Mestre è giunta a questo risultato ricordando che il nostro Pil nazionale (pari, nel 2010, a oltre 1.548 miliardi di euro), include anche la cifra imputabile all’economia sommersa prodotta dalle attività irregolari che, essendo sconosciute al fisco, non pagano tasse né contributi. Una cifra che, secondo l’Istat, si aggirerebbe tra i 255 e i 275 miliardi di euro all’anno. Ricordando che la pressione fiscale ufficiale è data dal rapporto tra le entrate fiscali/contributive e il Pil prodotto in un anno, nel 2010 la pressione fiscale ufficiale ha toccato il 42,6%.

Tuttavia, se si “storna” dalla ricchezza prodotta la quota addebitabile al sommerso economico che non produce alcun gettito per l’Erario, il Pil diminuisce (quindi si “contrae” il denominatore) e, pertanto, aumenta il risultato che emerge dal rapporto. Quindi, la pressione fiscale “reale” che grava su coloro che pagano correttamente le tasse è molto superiore a quella ufficiale calcolata dall’Istat che rispetta fedelmente le disposizioni metodologiche previste dall’Eurostat.

Ebbene, se nel 2010 la pressione fiscale “reale” che pesa sui contribuenti italiani ha sfiorato una ipotesi massima del 51,7%, con gli effetti delle manovre correttive di luglio e di Ferragosto il raggiungimento del pareggio di bilancio farà impennare il carico fiscale sui contribuenti onesti sino a una ipotesi massima del 54,2%. Quasi 10 punti percentuali in più rispetto alla previsione di crescita della pressione fiscale ufficiale, che si dovrebbe attestare al 44,7%.

E Bortolussi non si fa sfuggire l’occasione di bacchettare l’Esecutivo: “Peccato che il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013 lo otterremo grazie a un fortissimo aumento delle entrate che farà crescere le il peso fiscale, per coloro che le pagano, a un livello record mai raggiunto in passato. Infatti, oltre il 67% della sommatoria delle manovre di luglio e di Ferragosto sarà costituita da nuove entrate, per un importo complessivo poco superiore ai 98 miliardi di euro, di cui 95,9 di entrate tributarie“.

Le liti con il fisco si chiudono con il modello F24

Un  provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate del 13 settembre dà il via libera al modello, e alle relative istruzioni, che dovrà essere utilizzato per chiedere al fisco di mettere fine, velocemente, ai contenziosi tributari non superiori a 20mila euro, pendenti al 1° maggio 2011.
L’Agenzia, con una successiva nota, informerà quando sarà disponibile per l’utenza.

Possono accedere alla procedura abbreviata tutti gli atti impositivi, inclusi gli avvisi di accertamento e i provvedimenti di irrogazione delle sanzioni.
Il modello F24 è composto da un frontespizio e dalle sezioni dove inserire i dati che servono a identificare chi ha dato inizio al contenzioso, chi presenta l’istanza (in caso si tratti di persona diversa dalla prima) e la causa di riferimento.

È importante chiarire che ogni definizione “abbreviata” vuole la sua istanza: un modello, quindi, per ciascuna lite.
La domanda va inviata entro il 2 aprile 2012 per via telematica dai soggetti abilitati, oppure recandosi direttamente a qualsiasi direzione provinciale delle Entrate.
La data di partenza per la compilazione e l’invio del modello sarà comunicata con un’ulteriore nota dell’Agenzia.

Il contribuente riceverà, da chi ha provveduto alla trasmissione on line, la copia cartacea della richiesta e la copia della comunicazione dell’Agenzia delle Entrate, che attesta il ricevimento dell’istanza e costituisce prova della presentazione.

Tutta la relativa documentazione, comprese le attestazioni deenuti pagamenti deve essere conservata dal contribuente fino alla conclusione definitiva del giudizio.

I pagamenti devono essere effettuati, utilizzando l’F24 in un’unica soluzione entro il prossimo 30 novembre senza possibilità di applicare il meccanismo della compensazione.
Anche in questo caso vi sarà un modello di pagamento per ogni definizione.

Questi gli importi:

* 150 euro per le liti di valore inferiore ai 2mila euro
* 10% del valore se l’ultima sentenza è stata favorevole al contribuente
* 50% del valore se l’ultima sentenza è stata favorevole all’Agenzia
* 30% se non c’è stata ancora alcuna sentenza.

Per la corretta compilazione dell’F24, il provvedimento odierno rimanda alla risoluzione 82/E del 5 agosto, con la quale sono stati istituiti il codice tributo 8082 e il codice identificativo 71, il primo definisce il versamento, il secondo il soggetto che ha iniziato la causa.

Se il contribuente ha sbagliato a fare i conti ed è “scusabile”, l’Amministrazione comunica l’ammontare della differenza dovuta con interessi relativi.

La procedura si può ritenere conclusa soltanto se il pagamento è stato effettuato per intero e la domanda è stata presentata entro i termini previsti.
Caso unico in cui basta l’invio della richiesta è quello per cui non ci siano somme da pagare.

Per il fisco come nella vita insomma, se si sbaglia la si paga con gli interessi…

Marco Poggi

Entrate erariali in aumento grazie alle scommesse

Le entrate tributarie erariali, nel periodo gennaio-luglio 2010, hanno registrato un aumento di +2.791 milioni di euro, attestandosi a 221.643 milioni.

E’ stato reso noto dal Bollettino delle entrate tributarie del Ministero dell’Economia, che conferma dunque un incremento dell’1,3%, in linea con le previsioni.

Le imposte indirette complessivamente fanno registrare un aumento del 3,8% (+3.690 milioni di euro) rispetto al corrispondente periodo del 2010. Il gettito Iva evidenzia un incremento tendenziale del 2,4% (+1.366 milioni di euro) sostenuto, in particolare, dal prelievo sulle importazioni (+23,1% pari a +1.842 milioni di euro) che riflette l’incremento dei flussi in valore di beni e servizi importati sui quali influisce l’aumento del prezzo del petrolio.

Per quanto riguarda il gettito Ire si registra una crescita dell’1,7% (+1.617 milioni di euro) trainata dal buon andamento delle ritenute sui redditi di lavoro dipendente pubblico e privato e di quelle sui redditi di lavoro autonomo che ha compensato la flessione del gettito dell’autoliquidazione.

La flessione negativa da 16.518 a 15.330 milioni di euro è dovuta in particolare all’esaurirsi degli effetti di alcune imposte sostitutive introdotte con la Legge Finanziaria del 2008. Si tratta, comunque, di un calo contenuto rispetto a quello rilevato nel mese di giugno a seguito della proroga per i versamenti dovuti dai contribuenti cui si applicano gli studi di settore.

Inoltre, le entrate relative ai giochi, nel complesso, presentano una crescita del 17,3% (+1.182 milioni di euro) sostenuta, in particolare, dai proventi del lotto (+37,5% pari a +1.069 milioni di euro) e dalle entrate degli apparecchi e congegni di gioco (+9,6% pari a +194 milioni di euro).

Positivo anche l’andamento degli incassi da ruoli relativi ad attività di accertamento e controllo che hanno fatto registrare un incremento tendenziale del 40,5% (+1.167 milioni di euro).

Vera Moretti

E’ il canone Rai la tassa più odiata dagli italiani

Gli italiani e le tasse. A poche ore dall’approvazione della manovra finanziaria da parte della Camera, incentrata su nuove entrate fiscali, prima fra tutte l’aumento dell’Iva al 21%, un sondaggio dell’Ifel, il centro studi dell’Anci, ha stilato la classifica delle tasse più odiate dagli italiani.

Al primo posto troviamo il canone Rai, tassa osteggiata dal 45,5% degli intervistati, seguita dal Bollo Auto che si aggiudicata il 14,2% di insofferenze da parte degli italiani. Al terzo posto si classifica la tanto discussa imposta sul valore aggiunto, l’Iva, con un 9,1%.

Le tasse non sono uguali per tutti, è il caso di dire. Un dato però accomuna tutti i contribuenti italiani: il 70% considera l’evasione fiscale un cancro che divora il nostro Paese, anche se l’80,3% lo ritiene frutto del nostro sistema fiscale squilibrato. Da Nord a Sud l’evasione fiscale è considerata la vera mela marcia del nostro sistema, anche se è nel nord est produttivo e insofferente alla burocrazia, si registrano le percentuali più elevate: il 68,8% contro il 29,3% di Siciliani e Sardi, che vedono le tasse come un’imposizione vessatoria.

Assolta invece l’Ici, l’imposta comunale sugli immobili. Nel 2006, alla vigilia delle elezioni politiche, fu proprio Berlusconi a lanciare la sfida a Prodi con la proposta di abolizione dell‘Ici sulla prima casa. Col senno di poi, i dati raccolti dall’Ifel evidenziano invece che l’insofferenza degli italiani verso l’imposta comunale sugli immobili è solo del 6,5%.

Un altro dato sorprendente riguarda la fiducia che il 26,8% degli intervistati ripone nel Comune, considerato l’ente con la miglior efficienza di spesa dei soldi pubblici, quasi il doppio rispetto alla Regione, che raccogli solo il 14,6% dell’approvazione da parte degli italiani, e al terzo posto l’ Unione Europea , con il 6,7%.

Largo al Federalismo Municipale quindi? I dati non lo confermano così nettamente: il federalismo fiscale si colloca infatti solo al quinto posto con il 14,5% nella classifica delle riforme strutturali necessarie secondo il cittadino italiano. Più urgenti appaiono infatti per gli intervistati la riforma del mercato del lavoro, con il 43,9%, quella del sistema fiscale, con il 42,7% e la ridistribuzione dei costi della politica 35,7%. Peccato però, che la finanziaria appena approvata dal parlamento non abbia nemmeno sfiorato le tre questioni.

A.C.

Manovra economica: i punti salienti

Queste sono ore determinanti per l’Italia che, in attesa di risollevarsi dalla crisi economica, ha atteso i risultati della manovra finanziaria da parte del governo.

Vi riassumiamo le conclusioni emerse:

L’aumento dell’Iva è stato scongiurato, almeno per ora, e il lavoro maggiore sarà quello di contrastare gli evasori fiscali e chi, per pagare meno tasse, cercherà di appoggiarsi a società di comodo. Previsto anche un taglio dell’Ires pari a 350 milioni di Euro.

Per quanto riguarda le pensioni, punto dolente di questo accordo PdL-Lega, è previsto un “ritocco” nel 2013 e gli anni del servizio di leva e di laurea non potranno essere conteggiati per accedere alle pensioni di anzianità, ma solo per il calcolo della pensione.

L’iter per il taglio dei parlamentari sarà lungo ed articolato, perché farà parte di una vera e propria riforma costituzionale, mentre non c’è traccia, in questa manovra, di tagli economici ai ministri e al rimborso dei parlamentari.

Il contributo di solidarietà toccherà solo a parlamentari e calciatori, per i quali è stato raddoppiato, mentre non riguarderà tutti coloro che hanno un reddito superiore a 90 mila Euro.

Taglio netto per le province al di sotto dei 300 mila abitanti, che porterà ad un risparmio di 10 miliardi. D’ora in poi saranno coordinate direttamente dalle regioni di appartenenza. Ciò potrebbe rappresentare un primo passo verso l’intenzione, per ora remota, di eliminare tutte le province e delegare le competenze alle regioni, non solo per il risparmio economico notevole ma anche per dare maggior responsabilità, oltre che alle regioni, ai comuni.
Per quanto riguarda i comuni, invece, nessun taglio li colpirà, anche se i più piccoli verranno sfavoriti dalla distribuzione dei “tesoretti”.
I fondi erogati agli enti locali sono diminuiti dai 9 miliardi precedenti ai 4,5 attuali.

L’argomento festività, che aveva suscitato scalpore sui quotidiani questa estate, non è stato affrontato, forse per il desiderio di difendere l’industria del turismo, importante per il territorio italiano e che, con l’abolizione dei “ponti”, ne risentirebbe pesantemente.

Novità anche per gli immigrati, soprattutto per chi non ha un contratto di lavoro regolare o una posizione Inps: in questi casi la tassa per la spedizione all’estero dei soldi guadagnati in Italia aumenterà.

Automotive: allarme per l’eliminazione dell’IPT

Il decreto legge anti-crisi e con efficacia a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione conferma l’eliminazione dell’Imposta Provinciale di Trascrizione (IPT) in misura fissa per gli atti soggetti ad IVA. Gli effetti si faranno sentire su tutta la filiera, avvertono le associazioni di categoria (Anfia, Aniasa, Assilea, Federauto e Unrae).

Alla ricerca di risorse immediate e di facile reperimento, il Governo – precisa la nota – ha attinto nuovamente al settore auto colpendo senza distinzioni l’auto privata e quella aziendale e superando anche il decreto ministeriale che, in ossequio al D.Lgs n.68/2011 sul federalismo fiscale, doveva riordinare l’Imposta Provinciale di Trascrizione (IPT), unico balzello di questo tipo in Europa”. Per le associazioni di settore la nuova norma, ”in aggiunta all’aumento delle accise e dei costi dei carburanti, alla dimenticata promessa pre-elettorale sull’abolizione del bollo auto e all’aumento della tassazione sulla RC auto di ulteriori 3,5 punti deliberata da decine di Province, porterà ad un ulteriore inasprimento della tassazione dell’auto nuova e usata, con rincari che supereranno anche l’80%”.

 

Sempre più tasse per gli europei

Eurostat diffonde i dati relativi all’impatto della crisi economica sui sistemi fiscali dei diversi Stati Membri, il report sui trend nell’Unione Europea oltre a fare il punto sulla pressione fiscale per le società non finanziarie e fornisce la classifica dei Paesi in cui le tasse gravano di più.

Il brusco calo del Pil avrebbe portato l’Europa a calmierare la pressione fiscale. Il raffronto 2008-2009 evidenzia una riduzione della pressione fiscale generalizzata. Il peso delle tasse resta comunque altissimo, pari a oltre il 30% in più rispetto ad America e Giappone.

L’aumento dell’IVA è stato di +1,3 punti dall’inizio della crisi economico-finanziaria. In particolare nell’Unione Europea dei 27, dove è passato dal 19,4% nel 2008 al 20,7% nel 2011. Tra i Paesi più “opprimenti” troviamo Svezia, Belgio e Olanda.

In Italia, le imposte sui redditi delle persone fisiche presentano una differenza 2000-2011 da 45,6 a -0,3. Le imposte sui redditi delle società da 31,4 a -9,9. A preoccupare maggiormente l’innalzamento della tassazione sul lavoro, che arriva a sfiorare il 50%, così come le tasse sul consumo (circa il 30%) e le tasse sul capitale (circa 20%).

Nuove norme per le perdite fiscali

Sono cambiati i termini normativi per il riporto delle perdite fiscali, in presenza delle quali, le società dovranno subire una tassazione minima del 5,5%.

Con lo schema del decreto legge recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria (c.d. “manovra correttiva per il 2011”), approvato il 30 giugno, il Consiglio dei Ministri è intervenuto sulla disciplina di riporto delle perdite fiscali. Nell’attuale regime, infatti, le perdite sono riportabili per l’intero ammontare nel quinquennio, in base all’art. 84 del TUIR.

Per effetto delle novità previste, invece, verrebbe eliminato il riferimento al quinquennio, e la perdita maturata in un periodo d’imposta potrebbe essere computata a riduzione del reddito dei periodi d’imposta successivi in misura non superiore all’80% di ciascuno di essi. Quindi, in presenza di perdite fiscali da riportare, non sarà più consentito il totale abbattimento dell’imponibile, ma le società dovranno subire una tassazione minima del 5,5% (aliquota IRES sul 20% dell’imponibile fiscale).

Crescono le entrate tra gennaio e maggio

Aumentano le entrate tributarie nei primi cinque mesi del 2011: 145,84 miliardi di euro, con una crescita del 5,1% pari a +7,05 miliardi, rispetto allo stesso periodo del 2010. Un dato che emerge dal Bollettino del Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia, nel quale si sottolinea “la buona tenuta delle entrate tributarie che, per il secondo mese consecutivo, crescono ad un tasso allineato rispetto al periodo pre-crisi“.

Le imposte dirette aumentano del 4,5% (+3.149 milioni di euro) rispetto al corrispondente periodo del 2010, con un andamento sostenuto dal gettito IRE che presenta un incremento tendenziale del 4,3% (+2,73 miliardi di euro) dovuto alla crescita del gettito delle ritenute sui redditi di lavoro dipendente (+3,5%), trainato sia dagli aumenti dell’indice delle retribuzioni contrattuali orarie registrati nei primi mesi dell’anno, sia dal rinnovo di alcuni contratti collettivi.

Le imposte indirette fanno registrare un aumento del 5,7% (+3.904 milioni di euro) rispetto al medesimo periodo del 2010. Il ministero sottolinea come continui il positivo andamento dell’IVA, che evidenzia un incremento tendenziale del 4,4% (+1.818 milioni di euro) sostenuto, in particolare, dal gettito dell’imposta sulle importazioni (+28,2% pari a +1.524 milioni di euro) che riflette l’incremento dei flussi in valore di beni e servizi importati sui quali influisce l’aumento del prezzo del petrolio.

Il buon andamento delle entrate è confermato anche da Bankitalia, secondo cui, nei primi cinque mesi del 2011, sono salite a 140,494 miliardi, in crescita del 5,6% rispetto ai 133,033 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso. La differenza tra le due fonti è dovuta al diverso metodo di calcolo seguito: via Nazionale si basa infatti sul criterio di cassa, mentre il ministero applica il principio della competenza economica.