Contenzioso fiscale, sì alla definizione rapida

Definite le nuove norme per la conclusione rapida del contenzioso fiscale, anche di quello pendente da oltre dieci anni.

L’Agenzia delle Entrate, con la circolare 37/E del 21 giugno 2010, è intervenuta illustrando le misure contenute nell’articolo 3 del decreto legge 40 del 2010 (decreto incentivi), finalizzate alla deflazione del contenzioso tributario e alla razionalizzazione della riscossione dei tributi.

Tra le altre misure, la proposizione dell’appello da parte degli uffici dell’agenzia delle Entrate non necessita più della preventiva autorizzazione della Direzione regionale competente.

Inoltre, è stata esclusa la prestazione di garanzie se l’importo complessivo delle rate successive alla prima è di importo inferiore a 50mila euro.

Retroattività negli studi di settore

La sentenza n. 12786 dello scorso 10 giugno, con cui la Corte di cassazione ha confermato alcuni principi in tema di parametri e studi di settore. In particolare viene resa legittima l’applicazione retroattiva degli strumenti applicati agli studi di settore.

Al centro della vicenda c’è un ricorso alla base del quale un contribuente critica:

  • il modello dello studio di settore emanato successivamente all’anno di imposta oggetto di controllo sarebbe per tale ragione inapplicabile
  • la Ctr non avrebbe comunque tenuto conto degli elementi emersi dallo studio, ma avrebbe deciso esclusivamente valorizzando la contumacia in appello del contribuente.

La pronuncia ha chiarito in merito che:

  • la procedura di accertamento standardizzato mediante l’applicazione di parametri e studi di settore costituisce un insieme di presunzioni semplici
  • la gravità, precisione e concordanza di dette presunzioni non è ex lege predeterminata ma nasce in esito al contraddittorio con il contribuente
  • il contraddittorio è uno strumento indefettibile all’interno del procedimento e la mancata attuazione dello stesso provoca la nullità degli avvisi di accertamento emessi in sua assenza
  • la costruzione della motivazione dell’accertamento deve richiamare gli elementi emersi e valutati in sede di contraddittorio mentre può limitarsi al solo richiamo degli standard esclusivamente nel caso di mancata presentazione del contribuente regolarmente convocato.

La Corte di Cassazione ha ribadito che il contribuente ha l’onere, in sede amministrativa e in sede processuale, di contestare puntualmente l’applicazione dei coefficienti parametrici nonché di allegare e provare specifiche situazioni che renderebbero inadeguati al caso di specie gli standard considerati.

La Corte si pronuncia in merito all’illegittimità dell’applicazione retroattiva dello studio di settore, precisando che parametri e studi di settore costituiscono una procedura di accertamento unitaria, frutto di continue evoluzioni tese ad affinare e migliorare tali strumenti. Pertanto, l’applicazione dello strumento più recente garantisce maggiore affidabilità al risultato conseguito.

 

Giovani imprenditori: in Italia si fa troppo poco per incentivare i giovani

Il presidente dei Giovani Imprenditori, Jacopo Morelli in apertura del 41esimo convegno di Santa Margherita Ligure lancia segnali d’allarme per la situazione dell’impiego giovanile: “Quest’Italia è “contro i giovani” ma non bisogna arrendersi ed è necessario alzare la testa: penalizzando le giovani generazioni non si porta’ ottenere “una robusta crescita economica“.

Se l’Italia si presenta come un Paese poco attento all’incentivo dei giovani, l’obiettivo è quello di diventarlo. Si tratta di un obiettivo propositivo e allo stesso tempo urgente per poter competere con i mercati emergenti e per non aggravare il divario con altri Paesi europei “Non ci arrendiamo dinanzi alle difficoltà e non ci rassegniamo, perche’ abbiamo le capacità per affrontare e vincere le grandi battaglie di un mondo globale”. Oggi, ha proseguito Morelli, “continuando a penalizzare le nuove generazioni, le loro forze, i loro talenti, sarà impossibile ottenere una robusta crescita economica, condizione indispensabile per garantire un avvenire sereno all’intera nazione” – ha proseguito.

L’invito di Morelli è che la politica si interessi a questi temi in un modo più attento e responsabile. Le priorità sono riuscire a permettere alla nuova generazione un lavoro meglio remunerato, un’istruzione al passo con i tempi, una prospettiva di crescita personale e professionale. Per raggiungere questo traguardo sarebbe utile diminuire la pressione fiscale verso i giovani: “Meno tasse significa più risorse disponibili, per consumare o per risparmiare. E’ cosi’, anche, che si risponde all’ansia di chi deve, in autonomia, costruire il proprio futuro. Un nostro laureato, fra i 25 e i 34 anni, guadagna l’80% della media della retribuzione dei laureati nel loro complesso: nei paesi Ocse è il 90%, nel Regno Unito siamo al 96%“. Oltre ai giovani particolare riguardo meriterebbero anche le donne, a cui potrebbe essere applicata una riduzione delle aliquote.

Fisco: necessari più sgravi e meno oppressione

Paolo Galassi, Presidente di Confapi esprime soddisfazione per la risoluzione accolta dalla commissione Finanze della Camera per fermare la stretta fiscale eccessivamente opprimente: “Accogliamo positivamente che dalla commissione Finanze della Camera sia finalmente arrivata una risoluzione per chiedere con urgenza una legge per fermare le ganasce fiscali. Si tratta di un atto dovuto nei confronti di tutte le PMI italiane che si sono trovate a fare i conti con la crisi“.

Secondo Gaassi lo Stato deve smettere di comportarsi da inquisitore e applicare “ganasce” fiscali: “Lo Stato deve smettere di agire da inquisitore, attuando azioni persecutorie come mettere all’asta gli strumenti indispensabili per lavorare o persino la prima casa, alcune volte per cifre irrisorie non saldate – prosegue Galassi – Le tasse vanno certamente pagate, ma ci sono dei diritti irrinunciabili che vanno difesi, come quello di essere in grado di continuare a lavorare. Ci auguriamo perciò che la misura prenda subito contorni concreti e non rimanga nell’archivio delle buone intenzioni“.

Mirko Zago

 

 

 

 

L’evasore italiano? Giovane, maschio, autonomo

Esiste una fotografia dell’evasore medio italiano? Sì, l’ha scattata il rapporto della Commissione sulla riforma fiscale, voluto dal Ministero dell’Economia: giovane, autonomo, proprietario di case. Un dato, quest’ultimo, che deriva dalla percentuale di evasione sui redditi da immobili, che tocca l’83,7%. In totale, l’evasione media annua per ogni italiano è pari a 2.093 euro.

Il rapporto, che ha il pregio di mettere insieme numeri e dati ma che, nel complesso, si configura come la scoperta dell’acqua calda, afferma che l’evasione fiscale è concentrata soprattutto su lavoratori autonomi, imprenditori e proprietari di immobili dati in affitto, e che i contribuenti più virtuosi sono pensionati e lavoratori dipendenti. Rispetto a un tasso medio di evasione del 13,5%, gli autonomi e gli imprenditori dichiarano il 56,3% in meno e chi affitta immobili, appunto, l’83,7% Un 44,6% di lavoratori autonomi ha anche un lavoro dipendente o una pensione e il tasso d’evasione maschile è al 17,3%, quasi il doppio di quello femminile (9,9%) delle donne. I figli sono meno virtuosi dei padri: sotto ai 44 anni l’evasione è infatti del 19,9%, del 10,6% tra 44 e 64 anni e del 2,7% per gli over 64.

Riscossione dei tributi: maggiore efficienza significa anche maggiori diritti

Giorgio Guerrini, Presidente di Rete Imprese Italia, interviene in merito all’esito positivo delle ultime riscossioni dei tributi da parte di Equitalia e la lotta ell’evasione:  “la maggiore efficienza messa in campo negli ultimi anni da Equitalia è frutto anche di un insieme di norme che, nel tempo, hanno dato maggiori poteri agli Agenti della riscossione. Poteri che devono essere rivisti e bilanciati assicurando ai contribuenti la tutela dei loro diritti”.

Il sistema di riscossione coattiva uguale in tutto il Paese ed efficiente è una garanzia importantea favore dei diritti dei cittadini. Il Presidente Guerrini auspica, sulla base delle prime indicazione fornite dal Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, una serie di interventi applicativi già in sede di conversione del Decreto Sviluppo. Si vuole ad esempio incrementare il numero di rate in funzione della sostenibilità del loro importo, considerando la grave crisi che il nostro Paese ha vissuto in fattispecie per quanto riguarda il mondo delle imprese per evitare il fermo amministrativo sui beni produttivi e ipoteche sulle abitazioni.

Secondo il Presidente di Rete Imprese Italia “bisogna evitare incrementi del debito insostenibili per le imprese attraverso una rimodulazione dell’aggio e scongiurando il rischio si crei una sorta di anatocismo, eliminando pertanto dal calcolo degli interessi di mora quelli per ritardata iscrizione come pure le sanzioni“. Sempre in tema di riscossione coattiva, Guerrini chiede inoltre “l’immediata esecutività degli accertamenti in vigore dal prossimo 1° luglio sia bilanciata dalla garanzia per i contribuenti che decidono di ricorrere al giudice tributario di non anticipare somme che si possono rivelare a posteriori non dovute“.

Cassazione: se possiedi un’auto puoi pagare anche i contributi

Nell’accertamento sintetico (redditometro) anche la semplice disponibilità di un’autovettura è un elemento che testimonia la capacità contributiva, in mancanza di idonea prova contraria in ordine alla provenienza non reddituale delle somme necessarie al suo acquisto e al suo mantenimento (in quanto trattasi, per esempio, di somme già tassate o esenti). Questo canto stabilito dalla Corte di Cassazione nella pronuncia 9549 del 29 aprile in cui era implicato un agente di commercio per il quale come è noto il bene mobile registrato costituisce un bene strumentale.

Il solo possesso di un’autovettura da parte di un contribuente è sufficiente per l’applicazione dell’accertamento sintetico-redditometrico pur  trattandosi di un bene strumentale all’attività di impresa dello stesso. Questo quanto deciso dalla Cassazione, a differenza di quanto sostenuto precedentemente la Commissione tributaria regionale accogliendo il ricorso del contribuente.

Il possesso del bene costituisce “…una presunzione legale di capacità contributiva, ai sensi dell’art. 2728 c.c., atteso che è la legge stessa a ricollegare al fatto certo di tale disponibilità l’esistenza di una capacità contributiva“. Ciò significa”…che il giudice tributario, una volta accertata l’effettività fattuale degli specifici elementi rilevatori di capacità contributiva, non può privare tali elementi della capacità presuntiva che la legge ha inteso annettere alla loro disponibilità, ma può soltanto valutare la prova che il contribuente offra in ordine alla provenienza non reddituale delle somme necessarie per mantenere il possesso dei beni indicati dalla norma“.

La Corte ha voluto precisare che “per la deducibilità delle spese relative a beni strumentali, ai fini delle imposte sui redditi, è necessaria – a differenza di quanto è previsto per l’IVA, dal D.P.R. n. 633 del 1972, art. 19 e ss., – l’annotazione del registro dei beni ammortizzabili, prescritta dal D.P.R. n. 600 del 1973, art. 16, in difetto della quale non può farsi luogo, pertanto, alla deducibilità dei relativi costi ai fini IRPEF e ILOR“.

Mirko Zago

Proposte per agevolare il rapporto fra fisco e imprese

In occasione di un incontro presso l’Agenzia delle Entrate di Roma, fra i vertici di Equitalia ed i rappresentanti delle organizzazioni di categoria, è stato affrontato il tema della “Riforma della riscossione e ruolo di Equitalia“. In particolare le Associazioni che fanno parte di Rete Imprese Italia hanno illustrato e consegnato un documento che sollecita alcune scelte e decisioni in grado di agevolare il rapporto fra fisco e imprese.

Ecco quali sono le proposte avanzate:

Dal 1° Luglio la riscossione di imposte dirette ed IVA subirà un processo di accelerazione rendendo perciò necessaria una attenta analisi per scongiurare rischi finanziari per le imprese; è necessario introdurre il principio che, nella ipotesi di versamento delle somme dovute, entro i termini previsti dalla notifica dell’Accertamento, non sia dovuto l’aggio di riscossione (il 9% secondo la legge completamente a carico del contribuente); adottare maggiori cautele per quel che riguarda la riscossione delle imposte e delle sanzioni in pendenza di giudizio viste le difficoltà della situazione economica; è necessario incrementare il numero di rate in cui è possibile scindere il debito tributario maturato (dalle attuali 72 a 120).Sommando tutti gli importi connessi alla attività di riscossione.

Equitalia si è resa disponibile ad instaurare un rapporto sereno con le parti, prevedendo tavole rotondo per eliminare dubbi e incomprensioni elaborando un piano di crescita comune.

Tasse, negli ultimi cinque anni in Piemonte sono aumentate più del 27%

Secondo i dati contenuti nella relazione della Corte dei Conti sulla gestione finanziaria delle regioni a statuto ordinario nel 2009, elaborati dall’Adnkronos, i contribuenti più tartassati dalle tasse sarebbero i piemontesi: nel 2009 hanno versato 1.310 euro, con un incremento tra il 2005 e il 2009 di 281 euro, e che registrano anche in termini percentuali l’incremento superiore (+27,4%). Tre, invece, le regioni virtuose: l’Abruzzo (abbassati i tributi del 6,4%), le Marche (-4,9%) e la Puglia (-1,7%).

Secondo la relazione della  Corte dei Conti in cinque anni i tributi regionali sono saliti di 118 euro, arrivando a 978 euro procapite, con un balzo del 13,7%. La tassa cresciuta di più in percentuale è l’accisa (+53,9%), mentre in termini assoluti è l’Irap a pesare di più con un importo procapite di 666 euro.

In Lombardia i contribuenti sono arrivati a 1.262 euro e nel Lazio che toccano 1.232 euro. Sopra i mille euro altre due regioni del Nord: Emilia-Romagna (1.108 euro) e Veneto (1.071). Dall’altro lato della classifica quattro regioni del Mezzogiorno: Basilicata (528 euro), Puglia (548), Calabria (550) e Campania (592). Riduzioni invece riguardano le Marche e l’Abruzzo, dove i contribuenti pagano 43 euro in meno rispetto al 2005, mentre in Puglia il totale dei tributi è più leggero di 10 euro.