Le grandi aziende diventano incubatori di startup

Per le startup, potersi avvalere del supporto di un acceleratore aziendale significa muovere i primi passi su un terreno solido.

Un esempio lampante è la Pedius, società fondata dal ventinovenne Lorenzo Di Ciaccio, ideatore di una app che ai non udenti di telefonare, traducendo in messaggi scritti le parole degli interlocutori.
La sua idea è diventata realtà grazie a Working Capital di Telecom, come lo stesso Di Ciaccio ha confermato: “Ho avuto l’opportunità di conoscere i processi interni all’impresa, sapevo a chi proporre il prodotto“.

Dopo il periodo di accelerazione, Pedius è entrata automaticamente nell’albo fornitori del gruppo telefonico, tanto che, ultimamente, ha annunciato il suo primo contratto, con l’assistenza clienti di Telecom: “Un rompighiaccio con cui sarà più facile presentarci alle altre aziende. E convincere i potenziali finanziatori“.

Ciò significa che le startup hanno sicuramente bisogno delle imprese mature, ma è anche vero il contrario, come ha dichiarato Alberto Onetti, che con Mind the Bridge coordina la Startup Europe Partnership, un progetto comunitario che incentiva il dialogo tra multinazionali e giovani aziende innovative: “Le multinazionali hanno processi decisionali troppo lenti per abbracciare le innovazioni radicali, per questo rischiano di finire fuori mercato”.

Quello di Telecom non è un caso isolato, perché, in Europa, si stanno muovendo tante grandi aziende a sostegno delle nuove imprese.
Telefonica per esempio ha un programma di accelerazione con tredici sedi tra Europa e Sud America e un fondo di venture dedicato.
Così come Deutsche Telekom, che ha investito in oltre 70 imprese innovative.

Tra i big italiani c’è Enel, che l’anno scorso ha lanciato Lab, programma di incubazione per startup che operano nel settore energetico, su cui ha investito 15 milioni di euro nel triennio.

Unicredit ha appena inaugurato, in una vecchia filiale di Milano, un acceleratore Fintech in cui ospiterà giovani aziende che offrono servizi legati alla finanza, mentre Unipol ha da poco lanciato il suo incubatore, Ideas.

A fare da apripista è stata Telecom, con il lancio, nel 2009, di Working Capital e quest‘anno ha ricevuto ben 1.300 domande, tra le quali verranno selezionate quaranta progetti, dieci per ognuna delle sedi: Milano, Roma, Catania e Bologna.

A beneficiarne, oltre a Pedius, è stata l’azienda calabrese Eco4Cloud, che fornirà a Telecom il suo software per il risparmio energetico, in grado di tagliare fino al 30% i consumi dei data center.
Con il fondo seed appena lanciato, 4,5 milioni nei prossimi tre anni, Telecom entrerà anche nel capitale delle startup, legando i propri soldi al loro destino.

A questo proposito, Marco Patuano, amministratore delegato, ha dichiarato: “Era il momento giusto per farlo, il mercato italiano ora è molto più maturo“.

Vera MORETTI

Bernabè si dimette da Telecom

Le dimissioni di Franco Bernabè, presidente di Telecom, sono arrivate.
Le indiscrezioni trapelate nei giorni scorsi avevano fatto capire che questa sarebbe stata la linea da seguire, ma ora è stata ufficializzata da una nota emessa dal consiglio di amministrazione: “Il consiglio ha espresso i suoi vivi ringraziamenti a Franco Bernabè per il grande impegno e l’elevato apporto manageriale profuso in questi anni alla guida della società“.

Ora, in via provvisoria, le deleghe e le attribuzioni organizzative di Bernabè sono passate all’amministratore delegato Marco Patuano.

La decisione dell’ormai ex presidente è scaturita dalla scelta di non procedere all’aumento di capitale di Telecom e giunge a pochi giorni dalla riorganizzazione della controllante Telco, dove sono passati in maggioranza gli spagnoli di Telefonica.

L’ex presidente ha dichiarato: “Ho deciso di fare un passo indietro – ha detto Bernabè – perché in questa fase critica per il futuro di Telecom una spaccatura in seno al cda sulla strada da intraprendere avrebbe determinato una paralisi dell’azienda e l’impossibilità di giungere a una soluzione condivisa. Non c’è stata sufficiente attenzione da parte delle istituzioni per la salvaguardia di un patrimonio che è, prima di tutto, un patrimonio della collettività“.

Al consiglio di amministrazione hanno partecipato tutti i consiglieri, compresi Gabriele Galateri di Genola, presidente di Generali, Gaetano Miccichè, direttore generale di Intesa Sanpaolo, e il rappresentante di Telefonica, Julio Linares, e Renato Pagliaro, presidente di Mediobanca. Il finanziare franco-tunisino Tarak Ben Ammar ha seguito i lavori del board in videoconferenza da Parigi.

I lavori del consiglio si sono svolti in “clima assolutamente tranquillo“, ha tenuto a sottolineare il neo presidente designato, Aldo Minucci. E con la nota conclusiva è stato reso noto che tutte le deleghe andranno all’amministratore delegato Marco Patuano.

Al vice presidente Minucci è stata invece affidata la gestione del cda che ha avviato il processo per l’individuazione del nuovo presidente.
Per quanto concerne la sostituzione di Elio Catania, come da raccomandazione del comitato per le nomine e remunerazione il consiglio di amministrazione, è stato cooptato Angelo Provasoli.

Vera MORETTI

Raggiunto l’accordo con Telefonica: Telecom è spagnola

Già si sapeva, ma ora la notizia è stata confermata: è stato raggiunto l’accordo tra Telefonica e Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo per salire dal 46 al 66% di Telco, la società che controlla il 22,4% di Telecom Italia e nomina la maggioranza del consiglio di amministrazione.

Questo significa che il principale gruppo italiani di telecomunicazioni è ora in mani spagnole, poiché è la Spagna a possederne la maggioranza.
L’accordo prevede che in una prima fase Telefonica acquisti a 1,09 euro per azione parte delle quote Telco per salire dal 46 al 66%, con un’opzione per incrementare in tempi brevi la partecipazione al 70%.

L’intesa tra Mediobanca, Generali, Intesa Sanpaolo e Telefonica prevede la possibilità di una scissione di Telco a partire da giugno 2014.
I soci Telco “mantengono la possibilità di vedersi attribuire le azioni di Telecom Italia, uscendo così dal patto parasociale, attraverso la scissione di Telco, che potrà essere richiesta durante una prima finestra tra il 15 ed il 30 giugno 2014 ed una seconda finestra tra il 1 ed 15 febbraio 2015”.

Inizialmente Telefonica sottoscriverà un aumento di capitale per 323 milioni di euro per salire fino al 66% di Telco, poi successivamente realizzerà un secondo aumento di capitale da 117 milioni, dopo il via libera dell’Antitrust in Brasile e Argentina, in modo da arrivare al 70% della holding.
In attesa delle autorizzazioni delle Autorità Antitrust dei vari Paesi, Telefonica manterrà i diritti di voto al 46% esprimendo, come ora, il 50% dei membri del CdA della quota di Telco.

Questo importante passaggio non dovrebbe influire sul piano occupazionale, come ha anche confermato Marco Patuano, amministratore delegato di Telecom: “Non sono intenzionato a licenziare proprio nessuno. Serve un modello sostenibile nel lungo termine, che favorisca gli investimenti e quindi regole stabili pro-competitive e pro-investimenti”.

Vera MORETTI

Investitori asiatici per Telecom?

Mancano pochi giorni al 19 settembre, quando, durante il consiglio convocato dai vertici Telecom, si dovranno vagliare le alternative per affrontare la crisi ed evitare che un debito troppo elevato faccia declassare la compagnia telefonica.

Le premesse non sembrano tanto incoraggianti, poiché Naguib Sawiris, il magnate egiziano che aveva manifestato l’intenzione di sottoscrivere un aumento di capitale riservato, pare ci abbia ripensato perché la politica dell’azienda “sarebbe più favorevole a un’offerta di Telefonica”.

A smentire questa dichiarazione, ci sono però le parole di Fabrizio Saccomanni, il quale ha dichiarato che il governo non ha alcun tipo di preclusione contro eventuali investitori esteri.
Ciò vale in ugual modo per Telefonica e per Sawiris e quindi qualsiasi soluzione proposta verrà valutata con attenzione e soprattutto senza preclusioni.

Nel frattempo, Telco aspetta al varco le decisioni del gruppo spagnolo.
Se Telefonica manifestasse l’intenzione di rilevare Telecom, Mediobanca, Intesa e Generali, che insieme controllano l’11,8% di Telecom, sarebbero felici di passare il testimone al gruppo spagnolo. Ma se viceversa Alierta decidesse di mantenere lo status quo, allora gli italiani, invocando la scissione, avrebbero le mani libere per valorizzare questa quota, anche autonomamente, cedendo le azioni del gruppo telefonico al miglior offerente.

Dalle indiscrezioni, sembra che Bernabè stia vagliando l’interesse di potenziali investitori asiatici, che sarebbero pronti a sottoscrivere un aumento di capitale riservato senza pretendere in cambio particolari diritti di governance.
Il presidente di Telecom avrebbe illustrato a diversi investitori di lungo termine un nuovo piano per risanare Telecom capace di creare valore per tutti, anche senza operazioni straordinarie, salvo tamponare l’emergenza debiti che si è creata quest’anno dopo che il margine lordo delle attività domestiche è sceso oltre ogni previsione.

L’ad Marco Patuano starebbe infatti lavorando a un nuovo piano industriale da presentare al consiglio del 19 settembre.
Della ricerca di nuovi investitori si sarebbe invece occupato Bernabè, e secondo fonti finanziarie, tra i candidati ci sarebbe il fondo sovrano del Qatar, che fra l’altro insieme alla Cdp ha recentemente sottoscritto un veicolo che dovrà investire nel made in Italy e nel turismo.

Vera MORETTI

Partnership tra Intesa San Paolo e Telefonica

Le startup più meritevoli al centro di un accordo tra il gruppo Intesa San Paolo e Telefonica: le imprese considerate più virtuose potranno infatti beneficiare di prestiti bancari vantaggiosi e garantiti dall‘istituto bancario.
I contributi sosterranno le aziende anche in caso di espansione all’estero.

La partnership coinvolge Intesa San Paolo Initiative (piattaforma end-to-end) e Wayra (acceleratore globale per startup di Telefonica) e prevede che i due gruppi contribuiscano alla crescita dei sistemi di innovazione e sviluppo tecnologico in Europa e in America Latina.

Marco Lattuada, responsabile Global Industry Telecom e Media della divisione Corporate Investment Banking di Intesa San Paolo, ha illustrato così il progetto: “Intesa Sanpaolo StartUp Initiative ha sempre seguito un approccio sistemico, che riunisce i più qualificati investitori internazionali, le istituzioni e le società per massimizzare le possibilità di successo degli imprenditori più promettenti. La partnership con Wayra Telefonica rappresenta un naturale passo avanti, sfruttando la convinzione comune che l’innovazione di base è uno dei fattori determinanti per la competitività globale“.

Vera MORETTI

Avanade fa crescere il BYOD

Se è vero, come ha annunciato il report Morgan Stanley Market Trends, che alla fine del 2012 oltre la metà dei dispositivi di rete sarà in grado di navigare in modalità wireless e la maggior parte di essi verrà utilizzata sui luoghi di lavoro, Avanade, società che si occupa di soluzioni tecnologiche e servizi informatici, potrà dare un notevole supporto alle aziende.

Avanade ha anche effettuato una ricerca a settembre 2012 che ha coinvolto 599 dirigenti C-level e decision maker IT in 19 Paesi: da questa indagine è emerso che il BYOD (Bring Your Own Device), è in continua crescita.
A conferma di ciò, vi è il 61% delle aziende, che in Italia raggiungono il 63%, che conferma l’utilizzo, da parte dei dipendenti, dei propri dispositivi privati sul luogo di lavoro.

Più nel dettaglio, in Italia il 93% degli intervistati dichiara che almeno un dipendente fa uso di un dispositivo personale per scopi lavorativi e oltre la metà degli intervistati (54%), dichiara che la maggioranza dei dipendenti utilizza gli smartphone per consultare email, documenti online e calendario. In Italia la percentuale di chi si avvale di questi strumenti per le attività di base è del 47%.

I tablet, inoltre, nonostante la loro giovane età, sono già considerati strumenti cruciali in un mondo multi-device. Di fatto, un terzo delle aziende (33% a livello globale, 37% in Italia) riporta che la maggior parte dei dipendenti utilizza i tablet per operazioni di base, mentre un altro 33% sottolinea come i dipendenti li impieghino per attività aziendali avanzate come CRM, project management, creazione contenuti e analisi dati. In quest’ultimo caso l’Italia registra una percentuale più alta, pari al 47%.

Ugo Castellani, Mobility & Outsourcing Director di Avanade Italy, ha dichiarato: “La ricerca mostra quanto l’utilizzo dei tablet sia diventato fondamentale sul luogo di lavoro: in meno di tre anni questi prodotti sono diventati indispensabili. Le aziende hanno imparato a riconoscere i vantaggi apportati al loro business e derivanti dall’utilizzo dei tablet: ecco perché è importante disporre di soluzioni IT ad hoc per consentire ai propri sistemi di massimizzare le opportunità tecnologiche e di business. Con il rilascio di Microsoft Windows 8 e di Windows Phone 8, sarà disponibile una nuova gamma di soluzioni di mobility per le aziende e per i dipendenti volte a migliorare significativamente le performance aziendali”.

La collaborazione tra Avanade e Microsoft ha portato alla creazione di una applicazione per Windows 8 chiamata “Nomad Connection”, ideata per Telefònica, azienda di telecomunicazioni che fornisce soluzioni di comunicazione, informazione e intrattenimento a oltre 300 milioni di clienti in Europa e America Latina.
Si tratta di un’applicazione che ha il merito di migliorare il livello del servizio erogato ai clienti, permettendo l’acquisto di servizi Internet on demand come i servizi di roaming e la possibilità di connettersi automaticamente alla rete desiderata.

A questo proposito, Castellani specifica: “Per sfruttare al massimo i vantaggi apportati dalla mobility sia a impiegati che clienti, le aziende stanno ridisegnando la propria struttura di business. La ricerca Avanade rivela che le aziende stanno modificando i processi di business come le vendite e il marketing, nonché rivedendo alcune posizioni aziendali, come lo staff HR, al fine di sfruttare al massimo l’utilizzo dei device mobili e le nuove tecnologie consumer. Si evidenziano pertanto i primi segni di un cambiamento in atto all’interno delle imprese e di come questo abbia un impatto su fatturati, profitti e servizio clienti”.

Vera MORETTI