Banda larga Enel, vicini accordi con Wind e Vodafone

Da anni si parla di Enel come possibile soggetto impegnato nell’offerta di banda larga a livello nazionale e ora i tempi sembrano essere maturi. Lo ha confermato l’amministratore delegato dell’ex monopolista elettrico, Francesco Starace, di fronte alle commissioni Industria e Lavori Pubblici del Senato.

Noi abbiamo sempre detto che avremmo parlato con tutti e continuiamo a farlo. E’ più avanzato il discorso con Vodafone e Wind e al consiglio del 22 porteremo un accordo“, ha detto Starace, ufficializzando di fatto l’ormai imminente via libera al progetto banda larga di Enel.

L’avvio della banda larga distribuita dal gestore elettrico è legato all’installazione dei nuovi contatori digitali di seconda generazione che Enel conta di iniziare a distribuire da maggio, almeno nelle aree urbane nelle quali il mercato è in concorrenza: “Siamo allo stadio finale di un accordo per circa 250 città – ha detto Staracee siamo pronti ad allargarlo“.

Wind e Vodafone sono, al momento, le aziende più vicine all’accordo con Enel ma, ha comunicato Starace, “sono aperti tavoli con Telecom e Fastweb e anche Metroweb è in vario modo interessata. L’interesse degli operatori c’è“.

Ed è facile capire perché. Come ha spiegato l’ad di Enel, gli operatori telefonici potranno contare su costi di cablaggio con la banda larga Enel di circa il 30-40% inferiori agli attuali, grazie al fatto di poter utilizzare l’infrastruttura elettrica esistente. Un’infrastruttura che, a differenza di quella tlc che tocca 21 milioni di clienti finali, ne tocca 32 milioni.

In ogni caso, ha ricordato Starace, quello per la banda larga tra Enel e gli operatori di tlc “è un accordo commerciale, non credo che saranno azionisti“. Parallelamente, è possibile una “apertura all’ingresso nell’azionariato di investitori sia istituzionali sia privati, sia nazionali sa esteri“, come “fondi di investimento italiani e stranieri che potrebbero entrare non solo come finanziatori ma come soci“.

Infine, uno sguardo anche all’estero, dal momento che secondo Enel questo modello di gestione della banda larga può essere facilmente replicabile e scalabile: i “30 milioni di ulteriori possibili cablaggi in giro per il mondo – sostiene infatti Staracesono , una leva di creazione di valore per Enel non solo in Italia“.

Telecom Italia, dal Brasile ok alla scissione di Telco

Si va verso la definizione del rapporto tra Telecom Italia e la controllante Telco. L’autorità brasiliana delle telecomunicazioni, Anatel, ha infatti approvato la scissione di Telco, condizionata all’uscita della spagnola Telefonica dal capitale entro 18 mesi e al congelamento dei suoi diritti di voto per questo periodo.

Con lo scioglimento della holding, la società spagnola sarebbe diventata il primo azionista di Telecom Italia, che in Brasile controlla TIM Participacoes, concorrente di Vivo, controllata invece da Telefonica.

A fine giugno il cda di Telco aveva votato la scissione della scatola socia di Telecom Italia, un’operazione soggetta però all’approvazione di diverse autorità: Conselho Administrativo de Defesa Economica, Agencia Nacional de Telecomunicacoes, Comision Nacional de Defensa de la Competencia e, per quanto di competenza, Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni.

Dopo la scissione nasceranno quattro newco che si chiameranno Telco Te Spa, Telco AG, Telco IS e Telco MB, faranno capo rispettivamente a Telefonica, Generali, Intesa Sanpaolo e Mediobanca ed erediteranno le partecipazioni in Telecom Italia, oltre che i debiti della finanziaria. A Telefonica andrà il 14,77% di Telecom Italia (valorizzato in bilancio 0,92 euro per azione per complessivi 1,83 miliardi) e faranno capo debiti per 1,636 miliardi e dunque un patrimonio netto pari a 193,75 milioni

A Generali andrà inoltre il 4,32% di Telecom Italia a fronte di 479,1 milioni di debiti pro quota per un patrimonio netto di 56,7 milioni, mentre a Intesa Sanpaolo e Mediobanca andrà l’1,64% del gruppo Tlc (valorizzato 203,6 milioni da ciascuna) con debiti per 182 milioni e un patrimonio netto di 21,54 milioni.

Mercato dell’Ict in calo, la parola d’ordine è innovazione

 

Il mercato italiano dell’Ict ha segnato un calo nelle vendite significativo nel 2011: per quanto riguarda le sue componenti tradizionali (hardware, software e servizi) la contrazione è stata del 3,6% rispetto al 2010, mentre sul versate It si è passati dal – 1,4% di fine 2010 al -4,1% (Tlc da – 3,0% a -3,4%) del 2011. Nel dettaglio sono stati venduti 4.559 milioni di euro di hardware (- 9%), su cui ha pesato il calo nelle vendite di PC (6.370.000, -16,2%), non compensato dal boom dei tablet (858.000 pezzi, +100,2%), mentre il software ha dato prova di maggior tenuta (4.226 milioni di euro, 1%).

I dati sono il frutto del 43mo Rapporto Assinform relativo alle performance del settore Ict nel 2011: “a fronte di un aumento medio mondiale della domanda di Ict di + 4,4%, questi risultati mettono in luce in modo drammatico le difficoltà di ripresa della nostra economia, che fa ancora troppa, estrema, fatica ad agganciarsi all’innovazione digitale come motore della crescita” ha sottolineato Paolo Angelucci, presidente di Assinform.

I trend mondiali parlano chiaro: nel resto del mondo l’informatica è salita del 2,4% e le Tlc del 5,7% nel 2011; il mercato trainante resta quello degli Usa con l’It a +3,1% (+ 5,1 nel 2010) e la Germania con + 2,3% (+ 2,6% nel 2010). Fanalino di coda in Europa la Spagna con – 5,3%. E’ importante sottolineare però che, a differenza dell’Italia, il rapporto Spesa It/Pil nel 2011 nei Paesi sopracitati è stato molto più elevato (Usa 4,2%, Francia 3,4%, Germania e Uk 3,3%), mentre l’Italia, come la Spagna, si è fermato all’1,8%. La forbice tra innovazione e Italia si va allargando, diventando sempre più ampia.

Veniamo al 2012: nel primo trimestre il mercato delle telecomunicazioni ha totalizzato 9.960 milioni di euro, con un calo del 3,1% rispetto al 2011, mentre quello dell’IT è arrivato a quota 4.085 milioni di euro, segnando una contrazione del 3,4%, per un mercato complessivo dell’ICT pari a 14.045 milioni, in calo del 3,2%. Le previsioni per il 2012 parlano di un business complessivo pari a 56.599 milioni (-2,5%) con la componente telecomunicazioni a 39.530 milioni (-2,1%) e la componente IT a 17.119 milioni (-3, 1%).

Se il calo sembra contrarsi, a ciò si aggiunge una buona notizia, almeno secondo Paolo Angelucci, presidente di Assinform: “al calo della domanda Ict tradizionale, si sta contrapponendo l’emersione di un nuovo perimetro del mercato digitale, che tende ad ampliarsi in virtù della crescita delle componenti più innovative, legate alla penetrazione del web, allo sviluppo del cloud, all’Internet delle cose, all’uso di tablet, e-reader e smartphone”. Si tratta di un settore che è il frutto della convergenza fra tecnologie informatiche e di telecomunicazione, e che nel solo 2011 è stato di 69.313 milioni di euro, con un trend negativo più attenuato, dell’ordine di – 2,2 % rispetto al 2010.

Un nuovo trend in grado di compensare le perdite subite dal mercato tradizionale dell’Ict? Sembra proprio di si: “se il 2012 vedrà, secondo le nostre previsioni, un trend delle componenti tradizionali dell’Ict ancora in discesa, anche se con velocità attenuata, dell’ordine di – 2,5% , con le Tlc a -3,1% e l’It a -2,1%, prevediamo una crescita delle componenti innovative di +6,7% continua Angelucci.

Puntare su ricerca, sviluppo e innovazione sembra l’unica soluzione per salvare il mercato: rifocalizzarsi sugli asset innovativi e rimodellarsi in maniera efficiente su quelli tradizionali; crescere dimensionalmente sfruttando tutti gli strumenti a disposizione, innanzitutto capitale di rischio e reti d’imprese, investire massicciamente in Ricerca e Sviluppo. E a proposito di Agenda Digitale e Riforme dello Stato Angelucci sottolinea come sia necessario agire su latri 5 fronti:

  • risolvere il credit crunch: per le imprese It è fondamentale, perché essendo labour intensive sono particolarmente esposte alle problematiche finanziarie
  • riforma del lavoro: non deve essere piu “tossica” dell’attuale dell’art.18 bloccando la capacità di affrontare le sfide che pone il Global Digital Market
  • appalti: è indispensabile rivisitare la materia per l’It, eliminando le gare al massimo ribasso e rispettando i tempi di pagamento
  • riformare l’in-house per eliminare distorsioni di mercato e rivitalizzare la concorrenza nell’informatica pubblica
  • introduzione del Chapter 11 italiano per permettere la ristrutturazione delle imprese

L’Italia vive ancora in una dimensione di arretratezza dal punto di vista dell’utilizzo delle tecnologie informatiche, e questo colpisce anche le piccole e medie aziende che molto spesso puntano troppo poco a innovazione e imprese digitali. Per fare qualche esempio, nel nostro Paese le imprese italiane che acquistano on-line sono meno del 20%, contro la media europea del 30%, e ancora, è bassissimo il numero delle aziende che vendono on-line, raggiungendo valori del 2%, contro il 12-13% europeo. Colpa degli acquirenti? La popolazione italiana che usa spesso Internet non supera il 54%, mentre in Europa va oltre 71%), e fra questi, la popolazione che acquista on-line è meno del 15% (Europa 40%), senza dimenticare che le famiglie italiane con accesso alla banda larga sono poco più del 53%.

Parole d’ordine: investire e innovare. Magari dandosi appuntamento al Salone Smau 2012, in programma dal 17 al 19 ottobre a FieraMilanoCity, per fare il punto all’information e communication technology.

VIENI A SMAU 2012: INFOIVA TI REGALA L’INGRESSO

Alessia CASIRAGHI

Il Tlc dice sì all’agenda digitale

I deputati firmatari delle proposte di legge Paolo Gentiloni (Pd), Antonio Palmieri (Pdl) e Roberto Rao (Udc) annunciano: ”La commissione Trasporti e telecomunicazioni della Camera ha approvato ad ampia maggioranza il testo unificato della proposta di legge sull’agenda digitale, relatrice l’onorevole Bergamini”.

E’ un grande passo in avanti per l’intero Paese, che intende dare un forte impulso alla modernizzazione della pubblica amministrazione e offrire nuove possibilità alle startup e alle imprese innovative italiane -aggiungono-. Di fronte a un segnale cosi chiaro, ad una cosi ampia condivisione politica su questo tema, siamo certi che il governo vorrà colmare al più presto lo ‘spread’ che lo separa dal Parlamento, valorizzando il lavoro della commissione su cui si è realizzata una significativa convergenza politica”.

”Ora attendiamo gli esiti del lavoro del governo, con il decreto Digitalia: in assenza di rapide determinazioni -concludono Gentiloni, Rao e Palmieri- siamo pronti anche a chiedere la sede ‘legislativa’, per imprimere un’accelerazione decisiva su questo tema, fondamentale per il presente e per il futuro del nostro Paese”.

Collabor@ nuovo servizio cloud per le Pmi di Telecom Italia

Telecom Italia, in tendenza con gli altri operatori di telecomunicazioni, si sta concentrando nella fornitura di nuovi servizi definiti cloud, ovvero basati sulla fruizione online. L’ultimo arrivato si chiama Collabor@ e prevede di incentivare le imprese attraverso la fornitura di servizi di videoconferenza pensata ad hoc per le riunioni a distanza. L’offerta rientra in Impresa Semplice, brand con cui l’ex monopolista firma i prodotti dedicati alle piccole e medie imprese. La vera novità del servizio sta nella sua convergenza: permette infatti di essere usufruito per via telematica, tramite smartphone e telefono fisso.

Il funzionamento è semplice, basta registrarsi al servizio per avere subito accesso ad una piattaforma che permette di invitare colleghi a riunioni in videoconferenza, utilizzando anche le rubriche già utilizzate con altri servizi o software come Skype, Windows Messenger, Lotus Sametime, Yahoo Messenger, Google Talk. L’integrazione è possibile anche con Outlook, attraverso l’installazione di plugin è infatti possibile creare un bottone per l’invio di inviti.

Vantaggi per le imprese derivano dal risparmio in fase organizzativa e alleggerimento delle attività di segreteria oltre che azzeramento dei costi per le trasferte. Attraverso Collabor@ è inoltre possibile condividere documenti e video in tempo reale, condividere lo schermo del pc (utile ad esempio per i corsi di formazione ai dipendenti), chattare, veicolare sondaggi per raccogliere feedback elaborati in tempo reale.

Il costo dell’offerta è di 40 € al mese, ma al momento è prevista una valutazione gratuita della durata di 4 mesi. Per maggiori informazioni si rimanda al sito dedicato.

Mirko Zago