Le imprese del turismo alla prova del nove

Il turismo dovrebbe essere il volano per far uscire l’Italia dalla crisi. Dovrebbe, perché a livello istituzionale in tanti si dimenticano della sua strategicità e le stesse imprese del turismo, spesso, fanno di tutto per respingere anziché attrarre turisti e operatori.

Rimane un dato di fatto: lo scorso anno le imprese turistiche sono tornate ad assumere e molte lo faranno anche quest’anno. Nel 2014, infatti, il 68% delle aziende italiane del turismo ha assunto del nuovo personale (mediamente da 1 a 5 persone) e per il 2015 il 47% intende farlo di nuovo, bilanciando inserimenti stabili e stagionali.

I dati sono stati rilevati nel rapporto “Work in Tourism – Future Jobs Trends in the Tourism” Industry, elaborato da Manpower relativamente a 700 aziende del turismo in 8 Paesi. La ricerca analizzar i modelli organizzativi di queste imprese, tratteggiandone le aree strategiche di sviluppo e le figure di cui necessitano per competere su un mercato sempre più digitalizzato e globalizzato.

Per quanto riguarda il settore del turismo in Italia, la ricerca sottolinea come esso sia solido e importante, ma ne tratteggia un vizio di base. A differenza di quanto accade in altri Paesi, le figure professionali del turismo assunte in Italia sono dedicate alle attività storiche del settore e si investe poco in innovazione. Nonostante le imprese siano a conoscenza dei trend del mercato turistico.

È un disallineamento singolare, che porterà per quest’anno il 54% delle nuove assunzioni in ruoli di produzione (tipicamente, per gli hotel, accoglienza, cucina e sala), nonostante gli operatori sappiano bene come i trend di mercato parlino di digitalizzazione e specializzazione. Ma figure in linea con questi trend, ossia responsabili comunicazione, social media manager, business developer e marketing specialist non sono ricercate. Qualche inserimento in più nelle aree digital, mentre all’estero le assunzioni in produzione del settore del turismo sono il 34%, mentre sono più gettonate le aree commerciali e marketing.

Alla base di questo fenomeno il fatto che solo il 15% delle aziende italiane ritiene che le risorse disponibili sul mercato del turismo corrispondano alle esigenze aziendali, a causa di importanti carenze gap linguistiche e scarse di competenze di marketing e di digital marketing.

Sempre guardando all’estero, invece, Manpower rileva che nel 57% dei casi si assumono le figure strategiche e il 35% delle aziende rileva un allineamento del mercato rispetto alle necessità aziendali.

Turismo industriale e della passione

Si parla tanto e sempre del turismo come del petrolio dell’Italia, della risorsa più importante per la nostra economia e bla bla bla. Senza contare che, purtroppo, non sono pochi i casi di servizi al turista scarsi, assistenza nel turismo inesistente, prezzi poco competitivi e qualità al di sotto della sufficienza.

Eppure le potenzialità e le occasioni per fare davvero del turismo un motore formidabile per la macchina Italia non mancano di certo. Lo conferma uno studio di Jfc, società di consulenza turistica e territoriale, dal quale emerge come il cosiddetto “turismo delle passioni” e quello legato ai grandi marchi dell’industria trovino nel nostro Paese una terra di elezione.

A guidare le passioni da trasformare in turismo, secondo Jfc, c’è lo sport, capace di generare oltre 7 milioni di pernottamenti. Enogastronomia, natura e fede seguono nella classifica di Jfc.

Inoltre, il made in Italy del turismo può contare sulla forza evocativa di grandissimi brand industriali di casa nostra, dei motori, all’enogastronomia, che potrebbero fare da forti traini al turismo tricolore, con un “valore potenziale pari a 1 milione e 860mila presenze, che si traducono in 126 milioni 500mila euro“, scrive Jfc.

Al momento, il cosiddetto turismo industriale muove numeri tutto sommato modesti: 412mila presenze per un fatturato di 25 milioni 100mila. Secondo Jfc sono almeno 166 le industrie che potrebbero fare da traino, nonostante sia per loro difficile individuare il ritorno che avrebbe un potenziale investimento sul settore del turismo o un suo potenziamento. Secondo Jfc, tuttavia, l’88,9% dei titolari sostiene di aver riscontrato un “crescente interesse dei visitatori“.

Quanto alle regioni che potrebbero avere un ruolo di primo piano nel turismo dell’industria, ce ne sono alcune di lunga tradizione industriale come Lombardia (18,4%) e Veneto (11,1%), ma anche la Toscana (10%), il Piemonte (9,5%), l’Emilia Romagna (6,8%), il Lazio (5,8%) e le Marche (5,3%).

Se le banche aiutano le imprese del turismo

UniCredit prova a scommettere e a investire sul turismo, su quello che da sempre è considerato il petrolio italiano, la grande ricchezza da valorizzare per sostenere e rilanciare l’economia del nostro Paese. Basti pensare che, nel 2013, il turismo, con un valore aggiunto del settore pari a 165 miliardi di euro, ha rappresentato il 10% del Pil nazionale e che, negli anni di crisi di domanda interna, ha contribuito a sostenere l’economia italiana con oltre un milione di occupati nel core business (2,6 milioni se si aggiungono anche i comparti indirettamente collegati).

Per provare a incrementare queste cifre già di tutto rispetto, UniCredit ha lanciato UniCredit 4 Tourism, il nuovo programma dell’istituto di Piazza Gae Aulenti costituito da quattro pilastri e dedicato alle imprese che operano nel settore del turismo.

Il primo pilastro, che si fonda sull’aspetto digitale, offre alle imprese la possibilità di conoscere in misura più approfondita il mercato e i concorrenti con l’obiettivo di gestire al meglio la propria reputazione e il proprio posizionamento online. L’uso di internet e delle nuove tecnologie hanno rivoluzionato il modo di viaggiare, facendo crescere enormemente le prenotazioni online delle vacanze e l’influenza dei social media sulle decisioni di viaggio.

Il secondo pilastro consiste nell’impegno a erogare, entro il 2018, 2 miliardi di euro di nuova finanza al turismo italiano, di cui circa il 75% destinato a imprese con fatturato inferiore a 5 milioni di euro, dato il carattere prevalentemente micro imprenditoriale del settore. Questo si traduce in una serie di prodotti dedicati come mutui fino a 22 anni, mutui stagionali e il bond Italia 4 Tourism, iniziativa della banca che consiste in finanziamenti a medio-lungo termine garantiti direttamente dal Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese. Ai prodotti bancari si aggiunge anche un’offerta dedicata al rinnovamento delle strutture con il supporto di finanziamenti a tasso agevolato.

Il terzo pilastro prevede soluzioni assicurative offerte da UniCredit in collaborazione con alcuni storici partner del settore turismo.

Il quarto pilastro consiste nel supportare l’accrescimento delle competenze finanziarie e le conoscenze di marketing e digitalizzazione degli operatori del turismo. Per questo UniCredit si propone di organizzare giornate di formazione denominate Tourism Day, che da giugno a dicembre si articoleranno in cinque tappe: Costa Smeralda, Treviso, Lecce, Catania, Firenze.

Turismo italiano alla prova del Natale

Ormai sono a un passo le festività natalizie, precedute dal tradizionale ponte dell’Immacolata, l’ultima occasione per il turismo italiano di dare un senso alla stagione 2014. Una stagione che, nei primi nove mesi dell’anno è stata tutt’altro che esaltante.

I quattro mesi estivi, nonostante la performance positiva dei turisti stranieri per gli alberghi italiani (+2% di presenze rispetto a settembre 2013, a fronte però di una domanda interna a -0,9%), hanno infatti fatto registrare per il turismo italiano un risultato di stagnazione (+0,1% di pernottamenti tra italiani e stranieri), calo determinato da un -0,6% degli italiani e un +0,9% degli stranieri.

Secondo il Presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, si tratta di “un risultato fortemente al di sotto delle aspettative” e ha ragione a lagnarsi. Lo stallo delle presenze, unito al calo dei prezzi degli alberghi certificato dall’Istat (-1,3% ad agosto e meno -2,4% a settembre rispetto ai corrispondenti mesi dello scorso anno), lascia intravedere una chiusura in rosso per i conti del 2014 del turismo italiano, con il fatturato complessivo degli alberghi ancora ben al di sotto dei livelli precrisi.

Tutto il settore si muove con fatica, zavorrato da mille vincoli burocratici e da una pressione fiscale senza eguali – ha proseguito Boccama la situazione di difficoltà è particolarmente grave nelle località prevalentemente orientate al mercato italiano, funestate da una stagione all’insegna del maltempo e della crisi economica. Sin quando non ripartirà la domanda interna, continueremo a guardare con estrema preoccupazione a questo importantissimo segmento, che costituisce il cinquanta per cento della nostra clientela”.

Bocca auspica poi che “si metta mano con celerità a tutta una serie di semplificazioni, che possono imprimere nuovo impulso ai consumi ed agli investimenti, senza oneri per le finanze pubbliche. Ad esempio, agevolare il rilascio dei visti turistici, anche per via telematica, non ostacolare gli alberghi che vogliono offrire ai propri clienti servizi accessori, facilitare il cambio di destinazione d’uso degli immobili, applicare i medesimi limiti all’uso del contante che vigono nei Paesi confinanti”.

Inutile dire che, per il turismo italiano, il ponte dell’Immacolata e le vacanze di Natale 2014 sono due appuntamenti da non mancare. Senza nascondersi dietro alle avverse condizioni meteo o alla crisi, quanto, invece, partendo dal colmare le lacune, le arretratezze e la supponenza che hanno trasformato l’industria turistica da risorsa inesauribile a imbarazzante vetrina verso l’estero.

2013 di ripresa per il turismo italiano

Nonostante le previsioni “nere”, il turismo italiano, durante il secondo semestre 2013 ha registrato dati positivi, che rivelano una, seppur debole, ripresa.

L’indagine è stata condotta da Unioncamere Isnart, che ha comparato i dati relativi al primo semestre dello scorso anno, inferiori di un punto percentuale rispetto allo stesso periodo del 2012, con quelli del secondo, durante il quale è stato registrato una crescita del 4,3%.

Nel periodo gennaio-giugno 2013, infatti, sono state occupate il 34% delle camere presso le strutture ricettive italiane, mentre da luglio a dicembre ne è stata occupata quasi la metà, arrivando così al 49%.

A fronte di questi dati, il comparto del turismo ricettivo ha concluso l’anno con il 45% delle camere vendute, corrispondente a +4,4% rispetto al 2012.

Vera MORETTI

Un Natale in casa… vacanza

C’è la crisi? Viaggiare costa troppo? Gli hotel sono un salasso? Meglio la casa vacanza. Questa, almeno, sembra essere stata la tendenza delle recenti vacanze natalizie per gli italiani. Non un semplice “Natale con i tuoi”, ma un vero boom del business del turismo in casa vacanza.

Il portale Casevacanza.it ha monitorato i trend della domanda e dell’offerta da un lato, e il volume delle prenotazioni dall’altro, e ha rilevato che le case delle località turistiche hanno, in buona parte, registrato il tutto esaurito.

Secondo Francesco Lorenzani, responsabile di Casevacanza.it, “il 2013 è stato l’anno di vera esplosione del fenomeno delle case vacanza in Italia e non è un caso che il picco di richieste si sia registrato proprio alla fine di dicembre e all’inizio di gennaio. Il settore degli alloggi extra alberghieri ha registrato, rispetto al 2012, un incremento delle prenotazioni che sfiora il 30%. Le case vacanze sono viste come strutture più economiche rispetto agli hotel, ma anche più flessibili e pratiche per chi si muove con bambini, anziani o in grandi gruppi”.

Se si scelgono sempre più voli low-cost, si torna a viaggiare in bus e i tour operator parlano di cali superiori al 30% per le prenotazioni in hotel durante le vacanze di Natale, chi non rinuncia alla vacanza vuole risparmiare: la casa vacanza, pare essere l’ideale in questo senso, perché unisce il risparmio alla libertà di gestione.

A crescere, tuttavia, non è solo la domanda ma anche l’offerta di affitti turistici. L’esigenza di “fare cassa” e di mettere a reddito un immobile poco usato, la volontà di diventare piccoli imprenditori nel settore turistico e la semplicità di gestione delle case vacanza sono tutti fattori che hanno fatto aumentare il numero di immobili dati in affitto: la crescita, in media, rispetto allo scorso anno è stata pari al 20%, con picchi del 50% e oltre in alcune zone del Paese.

Il fenomeno, tuttavia, non si sta sviluppando uniformemente in tutto il Paese, limite tipico dell’Italia. Sul fronte della domanda, le regioni da cui arriva il maggior interesse per le prenotazioni sono Lombardia e Lazio, mentre le regioni nelle quali la domanda è cresciuta maggiormente sono Campania e Piemonte; sul fronte dell’offerta, invece, la concentrazione maggiore di case vacanza si ha in Puglia, Sicilia e Toscana: Puglia e Sicilia sono le regioni che nel corso dell’anno hanno visto la crescita maggiore rispetto al 2012.

Turismo, che Natale è stato? Siamo ancora fermi a 20 anni fa?

di Davide PASSONI

Tante volte dalle pagine di INFOIVA ci siamo occupati dell’industria italiana del turismo, sottolineando quanto sia vitale per l’economia del nostro Paese e quanto, come spesso accade per le eccellenze e le “filiere” del made in Italy, chi ne fa parte soffra di un male pericoloso: quello di ragionare, muoversi e decidere in ordine sparso.

Si fa sempre un gran parlare dipingendo la nostra industria turistica come il “petrolio” d’Italia, l’immensa ricchezza da valorizzare ecc.., ma poi le politiche latitano o si dimostrano insufficienti. I nodi, tipicamente, vengono al pettine nei periodi di maggior movimento e afflusso verso il nostro Paese: i ponti di primavera, le vacanze estive, il periodo natalizio, quello appena trascorso.

Nodi grossi, inestricabili che la crisi ha avuto il merito, diciamo noi, di portare in evidenza. Fino a quando la gente aveva di che spendere e spandere, anche quando l’offerta turistica italiana era nel complesso mediocre o comunque non all’altezza di quella di altri Paesi europei o del Mediterraneo, le magagne potevano essere nascoste serenamente sotto al tappeto. Ora non più. I soldi sono pochi, la voglia di avere servizi di livello spendendo, se non poco, quantomeno il giusto è sempre più evidente, le arretratezze o le fregature non passano più. Ecco perché, poi, italiani e stranieri preferiscono passare le proprie vacanze lontano dall’Italia.

Sarà successo così anche in queste ultime festività natalizie? INFOIVA cercherà di capirlo in questa settimana anche perché, se i dati sono negativi, il tempo per recuperare è sempre meno. Passate le Feste, ormai Pasqua e la primavera sono dietro all’angolo. Esagerati? Forse, ma il turismo e il turista non sono più quelli di 20 anni fa: assurdo gestirli o attirarli con politiche vecchie e poco integrate.

Il lago trionfa nell’estate 2013

L’estate è ormai un ricordo ma, prima di archiviarla del tutto, l’Osservatorio Nazionale del Turismo di Unioncamere ne ha voluto fare un bilancio approfondito, alla luce dei dati relativi a tutta la stagione, settembre compreso.

Contrariamente a quanto ci si aspettava, non si tratta di soli segni negativi, come invece era accaduto nel 2012. Rispetto all’anno scorso, infatti, il 2013 ha registrato segnali di ripresa sia a luglio (+2,2%), sia in agosto (+3,3%), con, rispettivamente, il 64,4 e il 74% delle camere occupate.

A stupire non sono solo i numeri, per i quali ci si aspettava una vera e propria debacle, ma anche le destinazioni scelte dai turisti che hanno scelto il Belpaese come meta delle vacanze: niente “pinne, fucile ed occhiali”, o comunque meno del previsto, mentre una vera e propria impennata ha interessato laghi e città d’arte.

Non si può certo dire che il Sud e le sue incantevoli spiagge sia stato snobbato, ma l’incremento maggiore arriva dal Nord Est e dal Centro, che hanno saputo meglio soddisfare le esigenze di coloro che desideravano proposte diverse da spiagge e mare cristallino.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha commentato positivamente questo inaspettato trend: “Questa estate le nostre imprese hanno finalmente visto i primi ritorni sugli investimenti effettuati in questo lungo periodo di crisi. Certo, non possiamo ancora parlare di ripresa, soprattutto in termini economici. Il nostro sistema di offerta, che continua a proporsi all’estero con la qualità e l’unicità dell’ospitalità italiana, registra, infatti, una risposta positiva da parte dei mercati stranieri. In Italia poi la contrazione dei consumi per la vacanza si sta arrestando, forse anche grazie alla prospettiva di una minore tassazione sui beni primari come la casa”.

A gioire non sono solo gli hotel, (+2,3% a luglio e +3,6% ad agosto, ma anche le strutture extra-alberghiere (+2,2% a luglio e +3,1% ad agosto).

In brusca frenata si è però conclusa l’estate, con il mese di settembre in calo dell’1,2% per le camere occupate, ferme perciò al 36,5%, ma hanno saputo “tenere” gli hotel di categoria alta, che vantano clienti affezionati che, anno per anno, rinnovano i loro soggiorni presso le strutture preferite.
Gli hotel, c’è da riconoscerlo, hanno saputo offrire proposte allettanti ai potenziali turisti, contenendo i prezzi dei loro 4 e 5 stelle, in controtendenza con l’aumento degli 1 e 2 stelle (+4,1%).

A distinguersi dalla media in tutto il periodo sono le imprese ricettive del Nord Est, che occupano il 71,1% delle disponibilità a luglio (+4,5%), il 78,6% ad agosto (+4%) e il 38,9% a settembre (-3,5%). Buone anche le performance delle imprese ricettive del Centro che, con un’occupazione camere in linea con la media generale, recuperano rispetto al 2012 soprattutto nel mese di settembre (37,9%, +6,5%).

Se la zona del Nord Ovest ha saputo confermare i risultati della scorsa estate, non si può affermare lo stesso per Sud ed Isole, che devono fare i conti con una stagione meno brillante, in lieve flessione a luglio (-0,5%), in ripresa ad agosto (+2,0%), ,a in sensibile calo a settembre (-6,9%).

Scettro per il gradimento maggiore nei mesi estivi rispetto alle proprie disponibilità di alloggio spetta al lago: 83,5% le camere vendute in luglio e 87,2% quelle d’agosto, con tassi di crescita davvero sensibili rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente (+9,3% a luglio, +12,9% ad agosto).

Al mare, dove le imprese vedono un recupero più moderato (+2,7% a luglio, +3,2% ad agosto), luglio vede occupate il 68,7% delle camere, mentre si registra l’80,5% ad agosto.

In discreta crescita anche le città d’arte italiane, che realizzano a luglio il 63,4% (+2,5%), ad agosto il 68,3% (+4,2%) e prolungano la stagione estiva fino a settembre, occupando il 47,7% delle camere (+7%).

Le aree di campagna del turismo verde confermano i risultati a luglio (54,2%, -0,6% rispetto al 2012) e settembre (32,4%, -0,3%), mentre nel mese di agosto, con il 64,4% di camere occupate, recuperano del +2,6%.

Nelle località termali, dove l’occupazione camere si attesta al 52,8% a luglio (-0,4%) e solo al 63,2% ad agosto (-4,1%), si recupera sullo scorso anno solo nel mese di settembre (42,1%, +3,9%).

Pollice verso, invece, per la montagna, con tassi di occupazione sempre in calo: 55% a luglio (-3,2%), 67,9% ad agosto (-4,2%), 28,1% a settembre (-1,9%).

Questa situazione si riflette anche andando ad analizzare le tipologie ricettive, dove il calo più sostanzioso si registra nei rifugi alpini (-9,9,% a luglio, -5,4% ad agosto, -7,2% a settembre) mentre si confermano tra le imprese extralberghiere i risultati positivi dei villaggi turistici (+14,3% a luglio, +12,5% ad agosto, +8,4% anche a settembre).

Vera MORETTI

Turismo, una stagione decisiva per le piccole imprese

 

di Davide PASSONI

Non è la prima volta che su Infoiva ci occupiamo dell’industria italiana del turismo. Lo abbiamo già fatto, per esempio, lo scorso anno, quando al tema abbiamo dedicato due focus proprio a cavallo dell’estate, per parlare di prospettive e bilanci. Oppure lo scorso febbraio, in occasione della Bit, la Borsa internazionale del Turismo di Milano

Torniamo sull’argomento a un anno di distanza dagli speciali estivi e lo facciamo perché siamo convinti che quello turistico sia uno degli asset più importanti che il nostro Paese può sfruttare per rilanciare la propria economia e che, guarda caso, vede nella piccola impresa, spesso familiare, il cardine sul quale gira la maggior parte delle realtà del settore.

Un settore che non si sottrae a un vizio tipico dell’impresa italiana: quello di andare in ordine sparso. Regioni, province, città tendono a promuoversi in maniera autonoma, mancano l’idea e la forza di una gestione centrale e unitaria della promozione turistica del Paese. Lo stesso portale Italia.it, che dovrebbe costituire l’ingresso principale per gli stranieri all’offerta turistica a culturale della Penisola, non è ancora al livello di analoghi portali di alte nazioni europee nostre “concorrenti”.

Se a questo si aggiunge una politica che spende sempre meno in tutela del patrimonio artistico e tende sempre di più a fare cassa nei settori che maggiormente possono essere “spremuti” (vedi tassa di soggiorno), ecco che, anche qui, i piccoli che fanno il grosso sono costretti a chinare il capo e a fare i conti con bilanci sempre più magri.

Hai voglia, poi, a parlare dell’apertura al turismo proveniente dai Paesi emergenti come la grande promessa per salvare il turismo… Quanti operatori, albergatori, ristoratori hanno gli strumenti giusti per capire e soddisfare i loro bisogni e le loro richieste, spesso molto singolari e lontani anni luce da quelli del turista straniero “standard”?

Solo due esempi di come, sul turismo, si sentono spesso solo chiacchiere e buoni propositi. Noi ancora aspettiamo fatti e, in questa settimana, cercheremo di capire che aria tira sul settore sentendo voci e analizzando dati. Anche perché la bella stagione (anche se il tempo finora è stato piuttosto ballerino) è ormai avviata e non possiamo fallire: un altro anno di vacche magre e questa volta per le piccole imprese turistiche che ancora tengono botta potrebbe essere la fine.

Fare Sistema: la chiave per la ripresa del turismo italiano

 

Infoiva non poteva non salutare questa settimana a tutto turismo senza interpellare Marco Serioli, direttore exhibitions Fiera Milano. La scorsa settimana il polo espositivo ha ospitato BIT 2013, fulcro D.O.C. di un sistema di networking intorno al quale hanno ruotato anche le piccole imprese legate al mondo dell’ospitalità e alle sue risorse. Com’è andata?

Quali prospettive sono emerse dall’ultima Bit relativamente al settore turistico italiano?
Bit 2013 si è aperta con un convegno inaugurale in cui il Ministro Gnudi ha presentato ufficialmente il Piano Strategico per il Turismo. Si tratta di un segnale forte di attenzione verso il settore, un piano atteso da anni. La scelta di Bit come sede privilegiata per presentarlo è la conferma che il settore fieristico, e la Borsa Internazionale del Turismo, in particolare, svolge un ruolo di traino importante.

Avete già avuto un feedback dagli espositori presenti?
Il feedback dei nostri espositori ci dice che, chi si è preparato bene alla manifestazione, ha fatto molto business, incontrando anche molti stranieri. Nonostante la crisi, infatti, il numero degli operatori professionali in Bit è rimasto costante, mentre abbiamo riscontrato un comprensibile calo nel pubblico.
Il punto sta proprio qui: prepararsi, fare sistema. Il turismo italiano ha ancora ampi margini di crescita: abbiamo asset unici al mondo, che nessuno può imitare. Ma, in un mercato sempre più globalizzato, non possiamo più andare in ordine sparso confidando che, per vedere Roma o Venezia, “tanto i turisti vengono lo stesso”.
Basti pensare che oggi sono sul mercato destinazioni che 40 anni fa, quando eravamo primi al mondo, non erano nemmeno aperte al turismo internazionale. La Cina, per esempio, che non a caso quest’anno era ospite d’onore a Bit 2013: è già la terza destinazione al mondo ed entro il 2015 sarà anche il primo mercato outgoing, con importanti flussi verso l’Italia. E le economie emergenti in genere, che alla Bit di quest’anno erano protagoniste.
Dobbiamo coordinarci di più e fare sistema. Se lo facciamo, l’obiettivo indicato dal Piano di passare dall’11 al 13-14% di quota di mercato nella nostra area di riferimento, quella euro-mediterranea, è assolutamente alla nostra portata.

Si tratta di un settore che soffre di molti mali. Quali i più gravi?
Il turismo subisce innanzitutto le stesse dinamiche che affliggono in generale l’economia italiana in questo periodo.
Anche la grande frammentazione dell’offerta diventa un problema quando dobbiamo confrontarci sui mercati internazionali, dove invece i Paesi nostri concorrenti, come Francia e Spagna, possono contare su imprese di grandi dimensioni.
Ma il quadro non è solo negativo: gli imprenditori del settore hanno dimostrato un’eccezionale capacità di risposta in questi anni, sviluppando nuove proposte che rispondono alle esigenze dei target emergenti.

Lo chiediamo anche a lei: quali sono gli “anticorpi” su cui può contare per guarire?
Innanzitutto, come dicevo, l’eccezionale spirito imprenditoriale dei nostri operatori, che in questi anni hanno letteralmente creato dal nulla nuovi segmenti di offerta. Basti pensare al boom degli agriturismi, e all’enogastronomia in generale, ma anche alle molte modalità nuove in cui è stato declinato il turismo culturale, o al turismo della natura.
Per continuare a svolgere un ruolo di primo piano nell’industria turistica globalizzata, l’Italia, considerando anche la nostra struttura dei prezzi, non può che puntare sulla fascia alta e sviluppare un turismo di qualità. Dobbiamo puntare al segmento Affluent, i turisti con alta capacità di spesa, che amano il Made in Italy e lo stile di vita italiano. Il “brand Italia” è di certo un “anticorpo” molto potente: è fortissimo nel mondo ed è particolarmente apprezzato proprio nelle economie che crescono di più, come la Cina o la Russia.
Un anticorpo vincente è senz’altro puntare ancora di più sui turismi tematici, valorizzando l’incredibile varietà di paesaggi, culture, tradizioni enogastronomiche del nostro paese, di un’ampiezza probabilmente unica al mondo.
Dobbiamo anche sviluppare una politica continuativa di grandi eventi che attraggano flussi importanti di turisti, con l’obiettivo di fidelizzarne delle quote importanti. Expo 2015 è l’esempio principe di questo approccio, solo dalla Cina i Tour Operator locali si sono impegnati a portare un milione di persone. Dobbiamo far sì che non rimanga un momento isolato, ma sia il volano di una crescita costante.

In Italia la ricettività turistica è sinonimo, per la maggior parte dei casi, d’impresa familiare. Vantaggio o svantaggio? Perché?
In se stesse le dimensioni non sono né un vantaggio né uno svantaggio, sono una caratteristica. Il nostro intero tessuto economico è dominato da PMI, spesso di eccellenza, che esportano in tutto il mondo. I lati positivi delle dimensioni ridotte sono la flessibilità e la personalizzazione – pensiamo alla riviera romagnola –; quelli negativi, la minore capacità d’innovazione e d’investimento e, talvolta, una preparazione meno adeguata ad accogliere i turisti internazionali. Sarebbe importante rafforzare nella ricettività i nostri campioni nazionali, mettendoli in grado di competere con le grandi multinazionali anglosassoni, francesi e spagnole.
Una “via italiana” potrebbe venire dal nuovo strumento delle Reti d’Impresa, che può riunire aziende che rimangono indipendenti – un requisito spesso irrinunciabile per molti imprenditori italiani – ma uniscono le forze su alcuni punti chiave, moltiplicando la capacità di investire. Anche le associazioni di categoria possono svolgere un ruolo importante, specie nella preparazione, là dove le PMI non possono arrivare con i propri mezzi.

Qual è il suo punto di vista sulla fiscalità che grava sulle imprese turistiche? Eccessiva, giusta, è un freno…?
Non è un segreto per nessuno che in Italia la pressione fiscale sia eccessiva in generale, e le aziende turistiche non fanno eccezione.
A saldi invariati, sarebbe importante riuscire a modulare la leva dell’Iva per portare le aliquote del turismo a livelli paragonabili a quelli dei nostri concorrenti più diretti, Francia e Spagna, che in media hanno aliquote più basse delle nostre.
Il vero problema è il riequilibrio della fiscalità generale, soprattutto liberando dall’eccesso di tassazione il lavoro e le attività produttive.

Per molte imprese italiane il 2013 sarà un anno decisivo: scampare o morire? Anche nel turismo siamo arrivati a tanto?
Non sarei così drastico.. Se consideriamo il mercato globale, che ormai è l’unico vero mercato, il turismo è un settore in costante crescita e anche nel 2013 crescerà, tra il 3 e il 5%. Anche lo scorso anno, il calo di presenze degli italiani è stato compensato dagli arrivi di stranieri e la bilancia dei pagamenti turistica ha incrementato il suo surplus. Anche nel turismo ci sono naturalmente tante imprese in difficoltà, ma un certo livello di ristrutturazione fa parte di qualsiasi crisi. Quello che dobbiamo fare è favorire la riconversione in altri settori delle attività che sono ormai fuori mercato, ad esempio facilitando il cambio di destinazione d’uso per gli immobili della ricettività, e concentrare gli aiuti sulle imprese che invece possono restare sul mercato sviluppando nuovi modelli di business.

Che cosa dovrebbe fare il prossimo governo, a suo parere, per rilanciare l’impresa turistica italiana?
Dovrebbe innanzitutto riprendere e sviluppare l’ottimo lavoro che è stato fatto con il Piano Strategico. Noi come sistema fieristico siamo pronti a dare il nostro apporto in questo senso e già portiamo all’estero molte fiere Made in Italy promuovendo l’Italia come sistema-paese.

 

Paola PERFETTI