A Roma la riunione dell’EACB

Appuntamento a Roma il prossimo 20 giugno la riunione del Comitato Esecutivo della Associazione Europea delle Banche Cooperative (EACB).
L’incontro è organizzato dall’Associazione Nazionale delle Banche Popolari e da Federcasse, la Federazione Nazionale delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali.

Questa volta, all’ordine del giorno ci saranno le tematiche relative al sistema creditizio continentale, che, con l’entrata in vigore dell’Unione Bancaria, sta per adottare normative che modificheranno sostanzialmente il contesto di riferimento.

Tali normative, infatti, sono state tarate quasi esclusivamente sui grandi gruppi gestiti in forma di società di capitali che, se non adottate con criteri di proporzionalità capaci di riconoscere la ricchezza e la biodiversità dei sistemi bancari come quello cooperativo, rischiano di penalizzare una componente essenziale allo sviluppo delle economie locali e della democrazia economica.

La riunione verrà aperta dai presidenti di Federcasse e dell’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari, rispettivamente Alessandro Azzi e Emilio Zanetti, e durante i lavori si provvederà anche alla nomina del nuovo board, che vede attualmente alla Presidenza il francese Christian Talgorn del Credit Agricole, nonché alla nomina a vice presidente di un rappresentante della cooperazione bancaria italiana.

L’incontro verrà seguito, alle 13 circa, da una conferenza stampa congiunta dei vertici dell’EACB, di Federcasse e della Associazione Nazionale delle Banche Popolari.

Vera MORETTI

Approvato il fondo di salvataggio previsto dall’Ue

E’ stato dato l’ok all’accordo intergovernativo che prevede un fondo salva-banche europeo, previsto dall’Unione bancaria.
La firma dei rappresentanti dei 26 stati membri è avvenuta mercoledì 14 maggio, che ha segnato dunque l’avvio dell’accordo sul “trasferimento e la mutualizzazione dei contributi al fondo unico”.

L’accordo completa la regolamentazione recentemente adottata dal Parlamento Ue che crea il meccanismo unico di risoluzione (SRM), come è stato specificato dal comunicato emanato dal Consiglio: “Il SRM ha lo scopo di assicurare il fallimento ordinato delle banche senza ricorrere ai soldi dei contribuenti”.

Si farà ricorso sistematico al bail-in, cioè contributo dei privati come azionisti e obbligazionisti, in linea con la direttiva su risanamento e risoluzione adottata all’inizio di maggio (BRRD), e sarà poi possibile il ricorso al fondo comune (SRF).
In base all’accordo intergovernativo (IGA) il fondo sarà costituito in otto anni, raggiungendo almeno l’1% del totale dei depositi coperti di tutti gli istituti di credito autorizzati in tutti gli Stati membri partecipanti. La stima per il fondo è che arrivi a 55 miliardi.
Ogni Stato raccoglierà la sua parte con una tassa sulle banche e la trasferirà al fondo comune, che inizialmente sarà costituito da compartimenti nazionali che poi durante gli otto anni si fonderanno.

Questa mutualizzazione dei compartimenti nazionali sarà del 40% il primo anno e del 20% il secondo, e il contributo proseguirà poi in modo progressivo fino a riempire tutto il fondo.
Il contributo di ogni singola banca sarà aggiustato in proporzione al profilo di rischio.

Nel periodo di transizione, cioè fino a che il fondo non sarà pienamente operativo, in caso di necessità si farà ricorso ad un finanziamento ponte che verrà dagli Stati, sostenuti da contributi delle banche, o dal fondo salva-Stati Esm “usato con le regole correnti” cioè prestando agli Stati.

Vera MORETTI

UniCredit supporta le imprese per i debiti delle PA

Le banche vanno incontro alle imprese?
Nel caso di UniCredit, a quanto pare sì. La dichiarazione di Federico Ghizzoni, amministratore delegato dell’Istituto di credito, ha lasciato intravedere che la sua banca è pronta ad acquistare dalle imprese i crediti nei confronti della pubblica amministrazione: “Abbiamo un plafond di 10 miliardi per queste operazioni ma è stato utilizzato poco perché le pubbliche amministrazioni non certificano i loro debiti. Se con le norme annunciate le certificazioni arriveranno non avremo problemi a rilevare quei crediti“.

Ghizzoni, inoltre, interpellato sulla critica situazione in Russia, Ucraina e Turchia, tutti paesi nei quali UniCredit è presente, si è detto positivo, specificando che: “per l’Ucraina abbiamo già accantonato oltre 600 milioni, la nostra esposizione è limitata allo 0,4 per cento del totale dei crediti del gruppo e stiamo valutando la cessione. La Russia ha contribuito con 500 milioni al risultato di gruppo ed è rilevante anche per l’attività di credito, ma siamo lì da 25 anni e ne abbiamo già viste molte. In Turchia ci sono tensioni politiche e si prevede un rallentamento nella seconda metà dell’anno ma noi stiamo continuando ad investire“.

Il bilancio dell’Istituto di credito per il 2013 si è chiuso in rosso per 14 miliardi, avendo svalutato gli avviamenti e accantonato 13,7 miliardi al fondo rischi su crediti. Questa mossa è stata spiegata dall’AD come la volontà di avviare un nuovo ciclo, e con la consapevolezza che il 2014 sta già producendo nuovi utili, considerando, ad esempio, che i crediti deteriorati sono cresciuti dell’11% rispetto al 20% del sistema nel suo complesso, ma soprattutto che , nell’ultimo trimestre, quella crescita si è ridotta allo 0,2%, e viaggia verso la stabilità.

Per quanto riguarda l’effetto dell’Unione Bancaria sui conti UniCredit, Ghizzoni ha dichiarato: “E’ difficile valutare, sappiamo che nel 2012 la crisi del mercato interbancario ha determinato per noi maggiori costi lordi per 250 milioni di euro. Ma quello che ci aspettiamo dall’Unione Bancaria più che l’aumento dei margini è una migliore circolazione della liquidità, che dovrebbe rendere più omogenei i tassi dell’area a livelli più bassi con un miglioramento delle condizioni per le imprese italiane”.

Vera MORETTI