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L’UE tifa per l’imprenditoria rosa
Ma chi sono le mentori? Donne a capo di imprese affermate, con una lunga e brillante esperienza alle spalle, in grado di fornire consigli, informazioni e supporto alle colleghe più giovani e inesperte che si accingono a fondare la propria impresa.
“La creatività e le potenzialità imprenditoriali femminili rappresentano chiaramente una fonte di crescita economica – ha sottolineato il vicepresidente della Commissione UE Antonio Tajani. – Una miniera di nuovi posti di lavoro non ancora sfruttata, che va dunque ulteriormente sviluppata in Europa. In un momento di crisi non ci possiamo permettere di rinunciare a tale potenzialità. Incrementare il numero delle imprenditrici significa dare maggior potere economico alle donne e contribuire alla crescita”.
Donne al potere equivale a successo economico. La UE ne è convinta e ha stilato una classifica di ‘talenti’, se così vogliamo chiamarli, appannaggio esclusivo dell’imprenditoria femminile.
Le donne hanno la capacità di valutare ed esaminare tutti i pro e i contro che riguardano l’apertura di una nuova impresa, inoltre spesso portano avanti questa iniziativa senza lasciare una precedente occupazione, in modo da limitare i rischi legati a un possibile fallimento.
Ma le donne sono anche più prudenti: lo dimostra il fatto che alla base delle aziende guidate da donne c’è spesso un capitale iniziale inferiore rispetto a quello speso dagli uomini. Donne attente a non fare il passo più lungo della gamba, insomma.
Alessia Casiraghi
Confindustria vola a Seoul
La trentesima missione economica di sistema e’ guidata dalla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, accompagnata dal vice presidente per l’internazionalizazione, Paolo Zegna, e dal vice presidente dell’ABI, Guido Rosa.
Sono state circa 60 le aziende italiane ad aderire alla missione, 7 gruppi bancari, 7 associazioni industriali, insieme a Simest e Bocconi, per un totale di oltre 120 partecipanti.
Ma quale sarà il calendario della missione in Asia? Al centro del programma, il Forum economico Italia- Corea, volto a delineare le nuove opportunità per le imprese italiane e asiatiche dopo l’accordo di libero scambio (FTA) siglato tra Unione europea e Corea del Sud.
E poi ancora un workshop dal titolo ”Doing Business in Korea” , e numerosi seminari dedicati alla componentistica auto e ai beni di consumo made in Italy.
”La Corea appresenta oggi la 15ma economia mondiale e la quarta in Asia – ha precisato Emma Marcegaglia – numeri che danno la dimensione di un mercato che offre grandi potenzialità alle nostre aziende. Quello coreano e’ un sistema industriale tra i più avanzati al mondo, sia per innovazione di prodotto sia di processo, caratteristiche che ne fanno un potenziale ottimo partner per il nostro sistema industriale”. La presidente di Confindustria ha poi continuato sottolineando l’importanza dell’accordo siglato tra Italia e Corea. “L’entrata in vigore, lo scorso luglio, dell’accordo di libero scambio tra Ue e Corea da’ ulteriore slancio allo sviluppo delle relazioni industriali e commerciali”.
Nel 2010, l’economia coreana ha registrato una crescita del Pil del 6,2% , con previsioni di crescita del 3,9% nel 2011. Questo grazie anche al costante impegno da parte del governo coreano a incentivare l’opera di internazionalizzazione e promozione del proprio paese in ambito culturale, tecnologico ed economico sulla scena mondiale.
La Corea rappresenta inoltre il settimo paese esportatore al mondo, con un incremento di +24,2% nel primo semestre del 2011. Guardando all’Italia, nei primi 7 mesi del 2011 le nostre esportazioni in Corea hanno registrato una crescita dell’8,3% rispetto allo stesso periodo del 2010, mentre l’import dalla Corea e’ aumentato del 50,8%. Tra i prodotti italiani più esportati: macchinari di impiego generale e speciale, articoli di pelletteria, di abbigliamento, prodotti farmaceutici e chimici.
Alessia Casiraghi
In Europa i costi del lavoro sono più elevati
Il tasso di occupazione, e della disoccupazione, di un Paese, non dipende solo dalla discrepanza tra domanda ed offerta, ma anche da una serie di altri fattori e, tra questi, non è da sottovalutare il costo che implica, per un’azienda, assumere un dipendente.
Non si tratta solo di erogare lo stipendio mensile, perché nella busta paga, oltre alla retribuzione netta, appaiono le trattenute fiscali e previdenziali, oltre al Tfr, trattamento di fine rapporto, che il datore di lavoro ha l’obbligo di versare quando la collaborazione si interrompe.
Prima di assumere nuova forza lavoro, quindi, ogni impresa deve prendere in considerazione l’entità dei costi che deve sostenere. E in parecchi casi, soprattutto in Europa, tali costi sono molto elevati.
Nel vecchio continente, infatti, i salari lordi, ovvero i costi del lavoro, sono più altri che altrove e, facendo una stima più dettagliata, la Svizzera è in testa a questa particolare classifica, poiché la retribuzione lorda mensile è di 4.650,5 euro, per un Pil procapite annuo pari a 47.182,2 euro. Al secondo posto c’è un Paese membro dell’Unione europea, la Danimarca, dove le buste paga del lavoratori sono, sempre considerando la cifra lorda, di 4.332,8 euro, con un Pil pro capite di 41.141,6 euro. Al terzo posto, il Lussemburgo, con uno stipendio medio di 4.255,9 e un Pil di 78.935,4 euro, molto più elevato rispetto a quello dei primi due Paesi della classifica in virtù del numero di abitanti.
Al quarto e al quinto posto troviamo, rispettivamente, Norvegia, con una cifra lorda di 4090,6 euro e un Pil di 57.142,6, il che lascia intendere una retribuzione netta molto elevata. Dietro la nazione scandinava, ecco l’Irlanda, dove la paga mensile di un lavoratore è in media di 3.938,4 euro e il Pil di 35.659, anche se, in questo caso, considerando che si tratta di rilevazioni risalenti al 2009, la situazione potrebbe essere molto cambiata. Ricordiamo, a questo proposito, che l’isola celtica è stata colpita pesantemente dalla crisi globale, con un conseguente aumento del debito pubblico triplicato in pochi anni.
Questi dati, provenienti dalla Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UNECE) e della Commissione statistica dell’Onu (UNSD), dimostrano come, tra i primi posti, non ci sia nessuna potenza economica europea, la prima delle quali, la Francia, si trova in decima posizione, dove i salari lordi sono in media di 2.902,3 euro e il Pil pari a 29.905,3 euro.
I cugini d’Oltralpe sono seguiti dal Regno Unito, che comprende Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord, dove imprese e enti pubblici sborsano in media 2.850,8 euro per la retribuzione dei loro dipendenti al lordo delle trattenute. Rispetto ai “rivali” transalpini, anche il Pil pro capite è più basso e ammonta a 25.562,3.
La maggiore potenza economica europea, la Germania, si trova al dodicesimo posto della graduatoria. In proporzione al reddito pro capite, piuttosto elevato, 29.399 euro annui, il costo del lavoro è relativamente basso: ogni dipendente percepisce in media uno stipendio lordo 2.686,1 euro al mese.
E l’Italia? In base ai dati dell’Onu rilevati nel 2009, il nostro Paese occupa la quindicesima posizione della classifica. I salari lordi sono in media di 2.321,2 euro al mese. I costi del lavoro sono quindi inferiori rispetto agli altri Paesi più industrializzati d’Europa. Ma il dato sul reddito pro capite annuo, pari a 25.598,6 euro, dimostra che anche la retribuzione netta è piuttosto bassa. Ciò significa che i costi che le imprese italiane devono sostenere per pagare i dipendenti sono alquanto elevati.
E da ciò si potrebbe spiegare anche l’alto tasso di disoccupazione e l’esercito dei lavoratori in nero, circa 3 milioni, nel nostro Paese.
Vera Moretti
Dall’Ue un piano per l’export delle Pmi
La strategia dell’Ue si baserà sulla cooperazione industriale con i Paesi dell’America Latina, grazie a importanti accordi che spazieranno dal turismo all’innovazione, dallo sfruttamento delle materie prime sudamericane all’industria aerospaziale.
Tajani ha sottolineato l’importanza del sostegno all’internazionalizzazione delle Pmi in Europa, forti dei numeri che portano sul mercato: “Ci sono 23 milioni di Pmi, che rappresentano il 99,8% delle aziende europee – ha chiosato il vicepresidente –, di cui soltanto il 13% conduce e sviluppa attività al di là dei confini del mercato europeo“.
Rimborso Iva Ue, entro il 30 settembre l’invio delle istanze
Per gli operatori italiani
L’istanza deve essere inoltrata esclusivamente per via telematica alle Entrate: i contribuenti stabiliti nel territorio italiano richiedono il rimborso dell’imposta assolta in un altro Stato membro relativamente a beni e servizi acquistati o importati, presentando apposita istanza all’Agenzia con Entratel o Fisconline o tramite gli intermediari abilitati.
Il Fisco italiano, nei successivi 15 giorni, inoltrerà la domanda di rimborso allo Stato membro competente, dopo aver effettuato i seguenti controlli:
– i codici utilizzati per la descrizione dell’attività e dei beni devono corrispondere a quelli richiesti dallo Stato competente per il rimborso;
– il periodo del rimborso non deve essere superiore a un anno solare né inferiore a un trimestre solare, salvo che si tratti del rimborso relativo alle operazioni eseguite nella parte rimanente dell’anno o nei casi di cessazione o di inizio di attività;
– i requisiti richiesti dallo Stato membro per il rimborso devono essere rispettati nella relativa domanda;
– l’importo del rimborso non deve essere inferiore al minimo consentito;
– il pro-rata provvisorio deve essere valido (come stabilito dagli articoli 174 e 175 direttiva 2006/112/Ce);
– l’ammontare detraibile dell’Iva indicato nella domanda non è diverso da quello che risulta dall’applicazione della percentuale di detrazione dichiarata.
Entro 4 mesi dal ricevimento della documentazione, l’amministrazione estera darà comunicazione diretta al contribuente sull’esito della richiesta di rimborso, erogando la somma spettante nei 10 giorni successivi alla comunicazione.
Per gli operatori di altri Stati Ue
Possono richiedere il rimborso per gli acquisti effettuati in Italia tramite la propria Amministrazione finanziaria, che la inoltrerà all’Agenzia delle Entrate. Anche in questo caso, il termine ultimo per inviare le domande è il 30 settembre dell’anno successivo a quello per il quale è richiesto il rimborso.
L’ammontare della richiesta di rimborso riferita a periodi infrannuali non può essere minore di 400 euro; se inferiore, il rimborso spetta annualmente, sempre che di importo non inferiore a 50 euro.
Il Centro operativo di Pescara decide sulle richieste nei 4 mesi successivi alla ricezione; i 4 mesi possono diventare 6 o 8 se il Centro ritiene necessario procedere alla richiesta di informazioni. L’erogazione dei rimborsi avverrà nei 10 giorni successivi alla comunicazione di accoglimento della richiesta.
Per gli operatori extra Ue
Medesimo termine (30 settembre) anche per le richieste di rimborso, relative ad acquisti effettuati in Italia da parte degli operatori residenti in Svizzera, Norvegia e Israele, Paesi con uii l’Italia ha stipulato accordi di reciprocità. Dovranno presentare il modello Iva 79 in forma cartacea al Centro operativo di Pescara.
Rischi sul lavoro? Arriva OiRA
L’UE ha lanciato OiRa, l’applicazione web utile alle pmi per limitare i rischi di infortuni sul lavoro. Si tratta di una web app innovativa, ed è stata creata per più di 20milioni di imprese attive in Europa.
La Online interactive Risk Assessment, da cui OiRa, in grado di tracciare una valutazione dei rischi sul posto di lavoro, assicura standard di alto livello per quanto riguarda la prevenzione e la sicurezza.
Ma vediamo come funziona: si parte dall’individuazione dei rischi al supporto nelle azioni preventive e nel tracciamento delle papabili contromisure ad hoc, fino ad un costante monitoraggio quotidiano delle attività.
OiRa è già disponibile in diverse lingue, tra cui inglese e francese, nonché una versione per il Risk assessment anche su smartphone.
Il progetto, che ha l’obiettivo di ridurre drasticamente il numero di morti bianche, incidenti sul lavoro e i casi di malattie professionali, è stato presentato durante il 19esimo Congresso mondiale sulla sicurezza e la salute sul lavoro, che ha avuto luogo a Istanbul.
L’applicazione multimediale è free e scaricabile sul sito ufficiale OiRa.
Giulia Dondoni
Nuove garanzie per i finanziamenti
L’Unione Europea attraverso il FEI (Fondo Europeo per gli Investimenti), mette a disposizione delle imprese un plafond di garanzie di 560 milioni di euro con l’obiettivo di sostenere specifiche politiche di sviluppo e di crescita del tessuto economico italiano.
Per sfruttare appieno le opportunità concesse dall’Unione Europea e per usufruire dei fondi europei, è nata FidiGar un’associazione temporanea d’impresa (ATI) tra confidi. Una collaborazione sinergica che coinvolge tre importanti Confidi del territorio nazionale: Eurofidi, Sardafidi e Apiveneto Fidi.
Scopo di Fidigar è facilitare l’accesso al credito delle Pmi, promuoverne gli investimenti in tecnologia e innovazione, stimolare la nascita di nuove attività nonché l’incremento dell’occupazione, supportare le aziende nelle necessità di circolante e liquidità.
Sempre più tasse per gli europei
Il brusco calo del Pil avrebbe portato l’Europa a calmierare la pressione fiscale. Il raffronto 2008-2009 evidenzia una riduzione della pressione fiscale generalizzata. Il peso delle tasse resta comunque altissimo, pari a oltre il 30% in più rispetto ad America e Giappone.
L’aumento dell’IVA è stato di +1,3 punti dall’inizio della crisi economico-finanziaria. In particolare nell’Unione Europea dei 27, dove è passato dal 19,4% nel 2008 al 20,7% nel 2011. Tra i Paesi più “opprimenti” troviamo Svezia, Belgio e Olanda.
In Italia, le imposte sui redditi delle persone fisiche presentano una differenza 2000-2011 da 45,6 a -0,3. Le imposte sui redditi delle società da 31,4 a -9,9. A preoccupare maggiormente l’innalzamento della tassazione sul lavoro, che arriva a sfiorare il 50%, così come le tasse sul consumo (circa il 30%) e le tasse sul capitale (circa 20%).
Fondo di garanzia per le imprese dei media
Per facilitare l’accesso al finanziamento commerciale per le imprese attive nel settore audiovisivo, l’Unione europea ha promosso un Fondo di garanzia per le produzioni media, il Media production guarantee fund, all’interno del Programma Media.
Il Fondo dispone di 8 milioni di euro, che per effetto leva, possono garantire crediti agevolati alle imprese, per complessivi 160 milioni di euro.
La nuova misura ha lo scopo di garantire prestiti accordati dalle banche nazionali ai produttori di film nei 32 Paesi Media, ossia gli Stati dell’Unione europea, i Paesi membri dello Spazio economico europeo, nonchè la Svizzera e la Croazia.
Il Fondo è operativo a partire dal 2011 attraverso due organismi finanziari privati incaricati dalla Commissione europea: l’Ifcic, Institut pour le financement du cinéma et des industries culturelles di Parigi (www.ifcic.fr), e la Sgr, la Sociedad de garantia reciproca di Madrid (www.audiovisualsgr.com).
Tutta la documentazione utile è disponibile nei due siti indicati. Per ulteriori informazioni può essere utile consultare i siti di Media desk Italia o Antenna Media Torino (www.media-italia.eu).