Internet veloce, 30 milioni dall’Unione Europea

L’Unione Europea ha finanziato 13 progetti per sviluppare tecnologie innovative, in grado di fornire un accesso domestico a internet superveloce, superiore a 1 Gigabit/secondo, con notevoli ricadute sul piano economico, industriale e commerciale.

Con un modesto investimento di circa 30 milioni, si conta di fornire all’Europa un accesso superveloce a Internet entro il 2020.
Tutti i progetti si concentrano sull’aumento delle prestazioni e contemporanea riduzione dei costi operativi.

I progetti hanno come elemento comune lo sviluppo di applicazioni fotoniche.

I progetti, che si svolgeranno nell’arco di 24-36 mesi, sono stati selezionati in modo congiunto, nel 2010, dalla Commissione europea e da Austria, Germania, Israele, Polonia e Regno Unito.

Il fine è di sviluppare una tecnologia che consenta ai cittadini di ottenere un servizio più veloce senza costi aggiuntivi.
La Commissione fornisce ai progetti un terzo dei finanziamenti mentre le agenzie nazionali coprono il resto del fabbisogno.
I tredici progetti di ricerca costituiscono l’iniziativa Piano+, uno dei progetti Era Net+ del settimo programma quadro per la ricerca (7° PQ) della Commissione europea.

Modernizzare la direttiva sulle qualifiche professionali

Il libro Verde presentato lo scorso 27 giugno a Roma esprime la volontà di modernizzare la direttiva sulle qualifiche professionali. L’Ue ha intenzione di semplificare la direttiva sulle qualifiche professionali attraverso delle misure che mirano soprattutto alla modernizzazione delle tecnologie.

In particolare si vuole introdurre la Carta professionale europea e la possibilità di effettuare online tutte le procedure relative al riconoscimento delle qualifiche. La Carta emessa dall’autorità competente nello Stato membro di partenza dovrà verificare che i richiedenti siano in possesso delle adeguate qualifiche e soddisfino gli eventuali altri requisiti previsti dalla direttiva modernizzata.

Il sistema di informazione del mercato interno (IMI) potrebbe essere d’ausilio alla collaborazione tra autorità competenti. Come si legge nel documento “ciò richiederebbe che tutte le autorità che provvedono all’emissione e alla verifica della carta siano registrate nell’IMI, in modo che possano comunicare tra loro in caso di domande. Sono molte le autorità competenti dell’UE che hanno già effettuato la registrazione e altre dovrebbero iscriversi entro la fine del 2012”.

La carta professionale europea farà ricorso ai punti di contatto nazionali previsti dall’articolo 57 della direttiva, che forniscono già informazioni e assistenza ai professionisti che richiedono il riconoscimento delle proprie qualifiche. La seconda possibilità è di sfruttare gli sportelli unici previsti dalla direttiva sui servizi, trasformandoli in portali completi di amministrazione online, in grado di consentire ai prestatori di servizi di ottenere facilmente online qualsiasi informazione relativa alle proprie attività.

Entro il 20 settembre le associazioni dovranno presentare eventuali proposte e osservazioni alla Ue.

 

NO al trilinguismo Ue per Confindustria e il Ministro Ronchi

Confindustria lo dice chiaro e tondo:

“Pieno sostegno e apprezzamento per l’operato del Ministro delle Politiche Comunitarie Andrea Ronchi, in merito ai negoziati sulla traduzione del brevetto comunitario“.

Da una nota si legge:

“Il ministro ha tenacemente rifiutato un accordo discriminatorio nei confronti delle imprese italiane e, in un contesto difficile, ha mantenuto un atteggiamento costruttivo e aperto al dialogo. Il brevetto Ue é necessario, ma é inaccettabile che si determini un tale svantaggio competitivo per le imprese italiane. Con la scelta del trilinguismo, infatti, il nostro sistema produttivo si troverebbe a sopportare dei costi più alti rispetto ai concorrenti francesi o tedeschi”.

Confindustria

“Si augura che la Presidenza belga prosegua nello sforzo negoziale intrapreso, rifiutando con fermezza l’ipotesi di una cooperazione rafforzata in questo settore, perché contraria ad uno dei principi del mercato unico. Confindustria confida che un accordo possa essere raggiunto prima della fine dell’anno”.

Interpreti e traduttori: l’Europa assume

In arrivo opportunità di lavoro per interpreti e traduttori nelle istituzioni europee. L’ufficio selezione personale dell’Unione Europea (Epso) organizza nuovi concorsi per il reclutamento. La procedura di selezione, aperta il 13 luglio, è destinata a traduttori di lingua danese, tedesca, inglese, francese e slovena e a interpreti di lingua bulgara, inglese, olandese, rumena e slovena (per questi la selezione si aprirà la prossima settimana).

Per i traduttori, il reclutamento riguarderà il livello di ingresso di diplomati universitari (‘AD5’), mentre per gli interpreti sia il livello ‘AD5’ sia il livello ‘AD7’, che richiede maggiore esperienza professionale.

Sono le prime selezioni annuali per esperti in lingue organizzate dall’Epso. D’ora in avanti, si terranno ogni estate, in modo da permettere ai candidati interessati a intraprendere una carriera europea di essere informati su quando possono ‘iscriversi’. Le lingue richieste cambieranno da un anno all’altro in funzione dei bisogni di istituzioni e agenzie.

Nel complesso ambito internazionale delle istituzioni europee, il multilinguismo gioca un ruolo essenziale per permettere l’elaborazione di politiche e di leggi efficaci, destinate ai 500 milioni di abitanti che conta l’Unione europea“, ha commentato Maros Sefcovic, vicepresidente della Commissione europea responsabile per le relazioni interistituzionali e l’amministrazione.

Norme europee sulla concorrenza e la tutela degli scambi


Dalla Commissione Europea arrivano nuove norme che regolano e tutelano la concorrenza. Sono tenute in considerazione anche le vendite, sempre maggiori e veloci, via Internet così come  il commercio transfrontaliero.

E’ stato infatti adottato un nuovo regolamento di esenzione per categoria, che è proprio relativo agli accordi conclusi tra produttori e distributori rispetto alla vendita di prodotti e servizi.

E proprio il commercio transfrontaliero ha attirato l’attenzione dell UE, che ha considerato quanto questo aumenti la scelta dei consumatori e la concorrenza sui prezzi.

Il principio di base è lo stesso: le imprese sono libere di decidere come far distribuire i loro prodotti, purché gli accordi non prevedano prezzi fissati sia i produttori che i distributori non detengano una quota di mercato superiore al 30 per cento.

Stesso dicasi per le vendite online: i distributori autorizzati sono sempre liberi di vendere su Internet senza limitazioni riguardo alle quantità, ai prezzi e all’ubicazione dei clienti.

Questa la dichiarazione di Joaquín Almunia, vicepresidente della Commissione europea responsabile per la concorrenza: “Un’applicazione chiara e prevedibile delle norme di concorrenza agli accordi di fornitura e distribuzione è essenziale per la competitività dell’economia dell’Ue e per il benessere dei consumatori” . E poi: “I distributori dovrebbero essere liberi di soddisfare la domanda dei consumatori, sia nei punti vendita reali sia su internet. Le norme adottate garantiranno che i consumatori possano acquistare beni e servizi ai migliori prezzi disponibili ovunque nell’Ue, lasciando che le imprese prive di potere di mercato siano sostanzialmente libere di organizzare la propria rete di vendite come preferiscono”.

Paola Perfetti

Libertà d’impresa, l’Italia è ultima in Europa.

“L’Italia e’ il paese meno libero d’Europa, dal punto di vista economico”. Questo è quanto emerge da una ricerca condotta dall’Istituto Bruno Leoni per conto del Centro studi Confindustria. Il documento fa parte di un’analisi più ampia che sarà presentata al Forum di Parma “Libertà e benessere: l’Italia al futuro”, convegno biennale del CSC che si terrà venerdì e sabato. “Le nostre imprese – si legge nello studio – in una scala da zero a cento godono di una libertà pari a 35, ben sotto la media europea (57) e a distanza siderale dal paese più libero, l’Irlanda (74)”. Le motivazioni vanno dai vincoli legati alla pressione fiscale fino alla spesa pubblica. “In particolare, – continua lo studio – il 35 di libertà d’intrapresa rispecchia una pessima performance complessiva: nella libertà dal fisco l’Italia si posiziona all’ultimo posto con 31; nella libertà dallo Stato raggiunge 42 e solo quattro paesi fanno peggio (Francia, Grecia, Ungheria e Portogallo); nella libertà d’impresa (37), il Paese è penultimo, prima della Grecia; nella libertà dalla regolazione è ultimo sfiorando 18”.