Vendita online con intermediario: non c’è obbligo di fatturazione

Nella vendita online è previsto che non vi sia obbligo di trasmissione telematica dei corrispettivi regolata dall’articolo 2 decreto legislativo 127 del 2015 e non vi è l’obbligo di fatturazione, ma molti si chiedono se la vendita online effettuata tramite un incaricato, o meglio un intermediario, sia da assimilare alla disciplina della vendita online.

Vendita online con intermediario: la questione da risolvere

A tale questione ha risposto l’Agenzia delle Entrate con l’interpello 793 del 25 novembre 2021. La questione è stata sollevata da una società, con sede in Italia e che opera prevalentemente sul territorio nazionale, che si occupa di produzione e vendita di prodotti cosmetici e alimentari. La stessa infatti propone la vendita dei prodotti attraverso un intermediario. L’Istante sottolinea nell’interpello che l’incaricato ha il solo compito di ricevere e immettere ordini e non può effettuare acquisti in proprio per poi rivendere i prodotti ad altri acquirenti. Inoltre non può effettuare ordini per il cliente che poi a sua volta intenda rivendere i prodotti. Si tratta quindi di vendita tra la società produttrice/distributrice e il consumatore finale e l’intermediario semplicemente immette gli ordini.

Il venditore, una volta ricevuto l’ordine e il pagamento anticipato con strumenti tracciabili, provvede telematicamente a inviarlo all’azienda attraverso un’area riservata del sito dell’azienda, che a sua volta recapita i prodotti direttamente all’acquirente finale emettendo lo scontrino e il documento di trasporto. La società si è quindi chiesta quali fossero gli obblighi da rispettare dal punto di vista fiscale.

La risposta dell’Agenzia delle Entrate: interpello 793 del 2021

L’Agenzia delle Entrate nel fornire la risposta richiama la Risoluzione 274/E del 2009 in cui fornisce la definizione del commercio elettronico indiretto. Si tratta infatti di una transazione commerciale che avviene in via telematica sebbene l’acquirente riceva i prodotti fisici nella sede scelta secondo i canali tradizionali, cioè attraverso il vettore o spedizioniere.

Di conseguenza anche la vendita online tramite intermediario, prevedendo comunque un ordine immesso online deve essere considerato alla stregua di commercio elettronico e indiretto e di conseguenza non vi è l’obbligo di emissione della fattura, sebbene la stessa possa essere specificamente richiesta dall’acquirente e non vige l’obbligo di trasmissione telematica dell’operazione compiuta. Deve essere sottolineato che la fattura eventuale deve essere richiesta dal consumatore finale contestualmente all’effettuazione dell’operazione e non può essere richiesta in un momento successivo.

Nella risposta all’interpello l’Agenzia delle Entrate sottolinea che la società che si occupa di vendita elettronica o per corrispondenza è obbligata comunque ad adottare l’apposito registro dei corrispettivi giornalieri  dall’articolo 24 del Decreto IVA in conformità al DPR 696 del 1996 (Regolamento recante norme per la semplificazione degli obblighi di certificazione dei corrispettivi).

La risposta all’interpello dell’Agenzia delle Entrate sottolinea che resta comunque salva la possibilità per la società di utilizzare soluzioni di memorizzazione e trasmissione telematica delle operazioni all’Agenzia delle Entrate e di fatturazione.

 

E-commerce in ascesa, ma si deve ancora migliorare

Il commercio elettronico sta diventando sempre più importante nel nostro Paese, e a confermarlo sono o dati resi noti dall’Osservatorio Confesercenti: nei primi 10 mesi del 2013, infatti, l’e-commerce ha registrato l’apertura di ben 1905 attività, ovvero 472 nuove imprese in più rispetto allo stesso periodo dell‘anno precedente.

In percentuale, le imprese che si dedicano alla vendita online sono aumentate del 16,1%, ed ora sono attestate intorno alle 11.791 unità.
Non si tratta, comunque, di una crescita uniforme su tutto il territorio, poiché, se nel centro-nord l’aumento è del 14,3%, nel sud, che però parte da livelli inferiori, è del 21,3%.
Maggiore exploit è quello della Puglia, attiva nel settore con 670 imprese, delle quali 132 sono nate nel 2013.

Nonostante i numeri positivi, però, l’Italia rimane ancora indietro rispetto agli altri Paesi Ue, sia per volumi di vendita che per numero di imprese presenti e operanti sul web.
Questo divario culturale deve essere abbattuto per contribuire al rinnovamento del nostro sistema economico e produttivo.

L’argomento è stato anche trattato in occasione del convegno organizzato da Confesercenti Puglia tenutosi a Bari lo scorso 24 febbraio, durante il quale è emersa l’importanza cruciale dell’approccio strategico da seguire per poter avviare, e soprattutto mantenere il proprio business online.

Per questo motivo, Confesercenti, rivolgendosi principalmente alle piccole e medie imprese che operano nel turismo, nel commercio e nei servizi, ha voluto spronarle ad innovarsi e considerare la vendita online come complementare al commercio tradizionale.

A tal proposito, Confesercenti, nell’immediato futuro, metterà a punto un pacchetto completo per l’e-commerce che preveda assistenza tecnica commerciale ed informatica, formazione, adempimenti burocratici e consulenza finanziaria.

Questo progetto si propone di raggiungere il maggior numero possibile di imprese per portare l’innovazione e, di conseguenza, l’e-commerce con le opportunità di business che ne discendono, a prezzi contenuti e con tempi di risposta velocissimi nelle piccolissime, piccole e medie imprese pugliesi, in collaborazione con Banca Sella ed altri eventuali partner locali.

Vera MORETTI

Le PMI italiane prendono in largo in rete

La Mia Impresa Online.it piace sempre di più. Sono 27 mila le piccole e medie imprese italiane che hanno deciso di aderire al progetto che consente di creare il proprio sito internet in modo semplice, gratuito e senza avere conoscenze tecniche.

Le PMI conoscono e sfruttano le potenzialità del web, aprendosi alla ricerca di mercati oltre i loro abituali confini. Il 25% delle aziende entrate nel progetto di digitalizzazione “La Mia Impresa Online.it” ha dato il via a campagne pubblicitarie online, raggiungendo così fette di mercato nuove in tempo reale. L’11% delle aziende 2.0 ha invece puntato al commercio elettronico, abilitando la vendita di beni e servizi anche sul web.

Ma quali sono i settori che per primi hanno scelto di varcare i meri della rete? Secondo i dati raccolti da “La Mia Impresa Online.it” a prevalere sono i settori edili e immobiliari, seguiti dalla ristorazione. Strano ma vero, un’aziende su tre viene dal Sud, dove il Mezzogiorno è stato più reattivo rispetto al Centro ad imbarcarsi nella rivoluzione onlie.

Notevole l’interesse crescente da parte delle PMI nel lancio di campagne pubblicitarie tra il pubblico online, grazie a una collaborazione con Google, Seat Pagine Gialle, Register.it, Poste italiane. Anche se il cammino è ancora lungo: Agenda Digitale Europea rivela che appena il 4% delle aziende vende beni e servizi online, mentre il 16% compie acquisti. Dati che ci fanno sprofondare tutti al di sotto della media europea.

Alessia Casiraghi

Amazon Italia vende in conto terzi

Amazon offre visibilità, credibilità e logistica alle imprese italiane che  vogliano vendere i propri prodotti sulla sua piattaforma, in concorrenza con eBay, altro gigante mondiale dell’e-commerce.

Al nuovo servizio di Amazon si accede con unabbonamento mensile di 39 euro, e si può caricare il proprio inventario sia sul sito italiano, che su quello di altri Paesi europei.
Amazon trattiene il 15% del prezzo di vendita su cd, dvd e libri e il 7% sugli altri articoli.

Decine di milioni di persone consultano mensilmente Amazon per acquistare principalmente libri e molti altri generi di prodotti, usufruendo di una serie di servizi alcliente del più alto livello.
Tra questi, la modalità d’acquisto “1-Click” che rende l’esperienza di acquisto estremamente facile.

Amazon ha lanciato nel novembre scorso il sito con il suffisso .it e nei primi mesi di questo 2011 ha aperto una filiale in Italia, con una politica commerciale molto aggressiva.

Secondo gli ultimi dati di Netcomm, nel 2010 in Italia l’e-commerce ha fratturato 6,5 miliardi di euro, contro i 182 miliardi degli Usa.
Per la prima volta la Penisola ha superato l”1% del totale del retail, che si confronta con il 10% del Regno Unito, il 7% della Germania, il 5% della Francia. E’ pari al 12% il numero di italiani che ha fatto almeno un acquisto in rete, contro il 42% della media europea.